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Il consumo di sostanze come media simbolicamente generalizzato

Il consumo di sostanze come media simbolicamente generalizzato. Dove si comperano le sostanze.

ziya
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Il consumo di sostanze come media simbolicamente generalizzato

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Presentation Transcript


  1. Il consumo di sostanze come media simbolicamente generalizzato

  2. Dove si comperano le sostanze • Non faccio uso di farmaci nel senso che, a parte la pappa reale schifosa che mi da mia madre a primavera, non prendo niente, a meno che non sia ammalato sul serio. Una volta però ho trovato in bagno una boccetta di valium, non ho saputo resistere e l’ho provato, così per la sensazione. Era bestiale, potevi avere anche l’interrogazione il giorno dopo, essere ultra agitato e ti facevi trenta gocce e non te ne fregava più niente. Dopo un po’ ci ho preso gusto e lo facevo per la sensazione. Poi una volta me lo sono portato in gita scolastica così per fare e mia madre al ritorno me l’ha beccato e si è incazzata come una bestia e da quel giorno in bagno il valium non c’è più. • Scusa, toglimi una curiosità, cosa te ne fregava di prenderti il valium in gita scolastica? • Ma così perché volevo provare, c’è quella canzone di Vasco Rossi che dice “10 gocce di valium per sentirsi meglio”, io me ne sono preso trenta la prima volta e sono stato da dio. In gita me lo sono portato per dormire perché sapevo che avremmo dormito poco e allora quando decidevo di andare a letto volevo addormentarmi subito. • (M., 17 anni)

  3. Smoking in the boys room • […] di sicuro nella mia scuola c’erano più impasticcati di quanto si pensasse e ne succedevano di tutti i colori del tipo che la gente fumava le canne nei bagni oppure che si presentava con i cartoni (minuscoli francobolli imbevuti di LSD) e si affrontava la mattinata in acido. Quindi molte sostanze c’erano a scuola. Le canne non erano le sole che potevi incontrare. (F. 19 anni)

  4. Aggregazione formale e informale • La scuola o qualsiasi altra modalità di aggregazione formale costituiscono ambienti in cui le dinamiche dei mondi paralleli continuano ad esistere e riprodursi: sotto la superficie di un’organizzazione codificata dei ruoli, le culture giovanili anifestano la loro presenza, usando le delimitazioni create dalla visibilità della struttura organizzativa come veri e propri palcoscenici per le loro pratiche. In questo senso è dunque possibile descrivere il rapporto che lega aggregazione formale e uso di sostanze e, sempre in questo senso, è possibile parlare dei labili confini che delimitano i due mondi.

  5. Gli struzzi • Quasi sempre infatti la presenza delle sostanze all’interno della scuola – o la scoperta del loro utilizzo in un’ampia o ristretta cerchia d’alunni – viene costantemente accolta da insegnanti e presidi con incredulità, sgomento e sorpresa, mentre è un dato assolutamente accettato e condiviso che il fenomeno droga sia diffuso in maniera assai vasta e diversificata negli ambienti giovanili.

  6. T.A.Z. • Un elemento che conforta questa interpretazione mi è stato dato anche dall’attività di osservazione diretta dei luoghi d’aggregazione informale. Vi sono, sparse sul territorio urbano luoghi o, se si preferisce, zone franche, in cui il consumo di droghe leggere sembra venire del tutto tollerato.

  7. Una città un po’ così… • […] Ormai le canne qua a Bologna se le fanno tutti e ovunque. Non so ma è strano, la legge mica è cambiata eppure qui è molto più libero. • Dalle tue parti è diverso? • Da noi se ti fai le canne per strada niente niente arriva subito la polizia o la gente ti guarda storto. Non esiste proprio. Bisogna stare molto attenti… Qui ora si fanno le canne pure in Piazza Maggiore, ma hai visto che succede in Piazza Maggiore alla sera? Sui gradini ci staranno 100 persone che si fanno le canne con il vino la chitarra, pare di stare ad un concerto e invece sei in pieno centro. Ora in Piazza Verdi con la bella stagione si fanno le canne da ogni parte. Questa cosa è pazzesca secondo me. Io lo so che ci possono essere posti tipo il Livello dove la cosa è tollerata, ma qui sembra essere tollerata da per tutto. • (G., 20 anni)

  8. Negli ambienti caratterizzati da un’organizzazione codificata, le azioni orientate allo scopo sono visibili mentre latenti sono quelle orientate all’identità. Il contrario avviene negli ambiti informali d’aggregazione che, in funzione dell’assenza di un’organizzazione codificata dei ruoli, ho definito come mondi paralleli. • I confini tra i due mondi sono assai labili. Nella maggior parte dei casi l’organizzazione codificata diviene il palcoscenico su cui vengono ad essere rappresentate pratiche tipiche dell’aggregazione informale. Le sostanze circolano in modo indistinto tra i due mondi. In alcuni casi può essere la loro presenza a rendere riproducibili le pratiche dei mondi paralleli all’interno delle agenzie formali di formazione e aggregazione. • Ciò fa sì che la sostanza si configuri come oggetto culturale. Questo significa alludere non ad un loro consumo massificato ma ad un’incessante attività di attribuzione di significati sia alle droghe, sia ai diversi stili generati nel consumarle che la continua ripetizione di questi processi. Anche alle sostanze vengono agganciati universi simbolici che, in virtù di questo rapporto privilegiato, circolano alla loro stessa velocità. • La valenza culturale della sostanza è dimostrata nel nostro preciso caso (cioè Bologna) soprattutto dalla trasformazione degli spazi urbani e dalla tolleranza spesso mostrata in modo paradossale nei confronti del consumo.

  9. Cosa mi dici degli studenti che prendono sostanze? • E che vuoi che ti dica, ognuno fa quello che sente. Ora è facile comperarla, sta da per tutto e chi vuole se la prende, anche amici miei. Una volta eravamo al Link e questi si sono tutti impasticcati in modo molto pesante, eccessivo. Io e altri due mie amiche no. Mi fa paura. Ogni tanto fumo e basta. Quella sera non ti dico la paranoia: erano tutti ammattiti, noi eravamo in macchina con uno e non volevano più andare via, per farci accompagnare a casa è stata un’odissea. Avevano occhi pazzeschi. (L., 19 anni)

  10. In che senso puoi fare quello che vuoi? • Dipende da come lo fai, puoi calare e fumare ma nel modo giusto senza cadere nel baratro. Io penso che quando tu riesci a dare alla cosa il giusto peso non potrai mai infognarti in brutte situazioni cioè che la “pasta” resta l'unica ragione della tua vita. La pasticca è solo il mezzo per divertirti e non il fine […] quelli che identificano il divertimento non tanto con la “disco” ma con le “paste” ecco quelli sono gli scoppiati e infatti dopo un po’ finiscono con il venderle e farsi brutte storie che finiscono male • Come finiscono? • Ma di solito con la polizia in casa alla mattina alle 6 di domenica che perquisisce la casa con i tuoi genitori completamente scioccati […] • Sembra sia capitato a te… • No a me no, anche perché non faccio parte di quei giri, ma conosco ragazzi che hanno fatto quella fine ed era inevitabile perché è stata la logica conseguenza di periodi, anni da paura, con pasticche e pasticche calate e spacciate, notti insonni, tensione a mille, insomma uno schifo (M., 17 anni)

  11. Scusa tu ora hai 19 anni appena compiuti e dici di aver smesso di andare in discoteca... • Si ho cominciato ad andarci che avevo 14, 15 anni ma ci andavo con gente più grande che aveva sui 18 o 19 anni, gente che comunque adesso non vedo più e di cui non ho neanche un gran bel ricordo... • Perché? • Erano e sono credo… tutti molto fuori, si sono mangiati il cervello a suon di “cale”, c’erano certe sere in cui succedevano cose che se ci penso adesso da star male, una volta uno di questi si era mangiato 5 o 6 “paste” poi si è sentito male e erano tutti talmente fuori che non si riusciva a fare niente. • Poi come hai fatto? • Io ero rimasta con questo che cadeva da tutte le parti e non gli si vedeva più la pupilla solo il bianco degli occhi, continuavo a cercare i miei amici e non capivano un accidente, insomma un panico e poi è arrivata una ragazza che mi ha aiutata, ha preso dell'acqua e lo abbiamo steso su un divanetto, poi la botta gli è scesa e dopo un po’ si è ripreso. (G., 19 anni)

  12. il punto fondamentale rappresentato dal materiale empirico è dato dal tipo di sostanza di cui si parla quando si raccontano vicende di abuso. Come si può notare si tratta sempre di eccitanti, nel particolare di ecstasy.

  13. I sequestri ed il consumo di MDMA Europa • 4 tonnellate del 1991 • 40 e passa del 2001 Mondo • la stima la produzione annua pare superiore alle 500 tonnellate. • il numero degli individui che durante il 2001 avrebbe fatto uso di stimolanti sintetici almeno due volte ha superato la quota di 40 milioni Dati UNDOC 2003

  14. La regina del mercato La cocaina si è trasformata in una droga di massa

  15. consumo di sostanze e stilizzazione del sé • «Quando si è diffusa questa cosa a Bologna, io andavo in giro con la siringa che usciva dal giubbotto di jeans. Era fico farsi d’eroina, serviva tra l’altro a conoscere le ragazze. Se Andrea Pazienza non si fosse fatto sarebbe stato strano, tutti si facevano. Adesso è out allora era in.» (Giorgio Lavagna, musicista) Andrea Pazienza

  16. consumo di sostanze e stilizzazione del sé • Che differenza c’è tra consumare MDMA e consumare eroina? • «C’è la differenza del divertimento. Perché quando io prendo una pasticca mi diverto come un matto, ho un’onda di felicità che mi fa ballare e star bene con i miei amici e questo è divertimento. Una canna te la fai con i tuoi amici mentre fai due chiacchiere o guardi un film. Una pera no. Rimani lì imbambolato, non ti reggi nemmeno in piedi, insomma sei all’ultimo stadio, non ce la fai a stare nemmeno con gli altri drogati perché hanno tutti gli occhi chiusi persi nel loro viaggio.» (M., 18 anni, studente bolognese)

  17. Afasie della prevenzione “macro” • LA DROGA TI SPEGNE (a me delle due accende…) • O CI SEI O TI FAI (io quando mi faccio ci sono meglio, e poi che significa farsi? Io calo, fumo, pippo, ecc.) • LA VITA È STUPEFACENTE (la mia vita si svolge con gli stupefacenti, ed è una vita normale)

  18. Le sostanze nella comunicazione • Due mesi di ricerca su 5 programmi televisivi (Le Iene, Mai dire lunedì, The Munchies, Zelig, Italospagnolo) rivolti al pubblico giovanile hanno rilevato 49 riferimenti espliciti al tema del consumo di sostanze. • Di queste 49 unità semantiche solo 2 avevano un diretto rimando al consumo di sostanze come problema sociale. • Tutte le altre 47 unità utilizzavano il tema delle sostanze non come oggetto ma come canale della comunicazione.

  19. Sostanze e senso comune Mino Martinelli, il filosofo Frengo, il cronista

  20. Media e senso comune • Il contenuto comunicativo è sempre doppio. Nella comunicazione di un messaggio è sempre contenuta una rappresentazione ideale del suo ricevente. • Non è la ripetizione del contenuto specifico a produrre un senso comune, ma la ripetizione della rappresentazione.

  21. Le sostanze come oggetti culturali • Non significa per forza alludere ad un loro consumo massificato, ma ad un’incessante attività di attribuzione di significati alle sostanze, ai diversi stili generati nel consumarle, alla continua ripetizione di queste pratiche. Sia chi consuma sia chi NON consuma condivide questi universi semantici.

  22. Vecchie e giovani forme della morale «In generale di droga se ne parla. Magari sono curiosi di capire che cos’è l’ecstasy o comunque fanno commenti generali sul fenomeno. Una volta, non so perché il discorso sia finito lì, ma a me sembrava normale… ho detto che conoscevo gente che consumava hashish e pillole e che sapevo anche di miei… conoscenti che ogni tanto le vendevano. Mio padre mi ha chiesto serio serio perché non li denunciavo alla polizia. Me l’ha pure ripetuto un paio di volte. Come domanda mi ha davvero spiazzato, sono restato in silenzio senza sapere come… rispondere! Cosa dovevo rispondere?!» (M., 20 anni, studente bolognese)

  23. Niklas Luhmann (1927-1998)

  24. Doppia contingenza • Parsons: ego dipende da alter ed alter da ego nell’ottenimento delle reciproche gratificazioni • Luhmann: contingenza non significa dipendenza ma selezione che lascia sullo sfondo le altre selezioni come possibilità attuabili.

  25. Doppia contingenza e interpretazione • L’azione è sempre valutata dall’attore. • Io non so nulla di ciò che passa per la mente di alter, delle strategie cioè che alter usa nel conferire senso alla propria azione. • Le personalità per Luhmann sono totalmente intrasparenti e idiosincratiche. • Che differenza c’è con l’impostazione Parsonsiana?

  26. Senso • Concetto di senso in Luhmann: “Il concetto di senso indicando la soggettività dell’intendere è spesso dequalificato a non scientifico” (1973) • Es: l’interpretazione della cultura giovanile è appunto un’interpretazione, vale a dire qualcosa di soggettivo. Un altro ricercatore osservando le stesse pratiche potrebbe scrivere analisi differenti. Non è tutto. Anche lo stesso ricercatore potrebbe, nel corso del tempo, cambiare idea e sconfessare ciò che ha scritto in passato.

  27. Senso • “Però, preso a sé, il concetto di senso può essere chiarito più facilmente del concetto di soggetto e, quindi, è opportuno non definire il senso attraverso il soggetto ma, viceversa, definire il soggetto attraverso il senso e, cioè, come un sistema che si serve del senso” (Luhmann, 1971: 4)

  28. Giochi da spiaggia • La sabbia in sé non è osservabile come puro medium, per osservare la sabbia occorre imprimere in essa della forme.

  29. Castelli costruiti sulla sabbia • Per esempio un castello. Una volta che abbiamo realizzato una forma nella sabbia però, siamo consapevoli che quella è solo una delle forme possibili. Tutte le altre forme, il cui numero è pressoché infinito, restano possibilità sempre presenti.

  30. Forma e medium • Con l’esempio della sabbia abbiamo spiegato la differenza che c’è tra ciò che Luhmann chiama forma e ciò che invece definisce come medium. Il medium è quindi una quantità di elementi accoppiati in modo sciolto (i granelli che fanno la sabbia) sui quali è possibile imprimere delle forme attraverso legami più stretti (bagno la sabbia e ci faccio un castello).

  31. Il senso quindi è un concetto che in realtà indica una distinzione: forma e medium. Per senso si debbono intendere cioè quelle forme impresse in un medium. • Il concetto di senso non risolve la contingenza del mondo, ma la rende comunicabile e quindi gestibile

  32. Se ciascuno agisce in modo casuale, ne è consapevole ed è consapevole del fatto che lo stesso fanno gli altri, com’è possibile trovare dei collegamenti vale a dire un conferimento di senso negli altri? Mediante una circolarità: faccio quello che vuoi se tu fai quello che voglio io.

  33. Che differenze ci sono con Parsons?

  34. in Talcott Parsons il problema dell’ordine è sempre già risolto, gli attori non possono esistere come attori se non come già orientati secondo un sistema valoriale condiviso. L’azione è sempre una selezione tra possibili alternative certo ma questa selezione non è né casuale né semplicemente determinata dalle circostanze: dipende piuttosto da una valutazione delle alternative orientata culturalmente. Vale a dire orientata da un complesso di simboli (cognitivi/cattettici/valutativi) che sono condivisi dalla società.

  35. In Luhmann invece no. In Luhmann la proposta è radicale: l’ordine sociale si forma a prescindere da un orientamento valoriale condiviso, attraverso l’elaborazione di contesti comunicativi che permettono di allocare efficacemente le proprie selezioni e le proprie aspettative.

  36. Questi contesti comunicativi sono i mezzi di comunicazione generalizzati simbolicamente. • Come mai li chiama mezzi di comunicazione e non mezzi di interscambio? • Da quanto detto che rapporto c’è tra il sistema sociale ed i media?

  37. Non è affatto possibile nel paradigma sistemico inaugurato da Luhmann risolvere il problema della doppia contingenza attraverso l’introduzione del concetto di norma e l’elaborazione del meccanismo dell’interscambio. Quindi i media non possono essere il frutto di una dinamica interna ai 4 (e solo 4) prerequisiti funzionali

  38. Al contrario, i media sono delle conquiste evolutive che innescano lo sviluppo di sistemi sociali specifici. • Rispetto a Parsons l’impostazione è rovesciata: non più un sottosistema che costituisce un proprio linguaggio specifico, ma linguaggi specifici che innescano la costituzione di sistemi sociali.

  39. Quindi, il numero possibile dei media non è affatto predeterminato. La storia evolutiva della società e costellata dall’emersione di media specifici e dall’innesco di specifici sistemi di funzione. • La ricerca si concepisce quindi come l’analisi delle possibilità che certe pratiche hanno di candidarsi al ruolo di media della comunicazione.

  40. I media simbolici di interscambio • Media simbolico: applica condizionamenti alla selezione di ego al fine di rendere più probabile la sua accettazione da parte di alter. Solo così sono possibili le proposte indecenti.

  41. In Parsons la base di sicurezza dei media simbolici di interscambio era data sempre dal consenso sui valori • In Luhmann no, la base di “sicurezza” del media è data dal suo rapporto con i bisogni e le funzioni del corpo. I media sono linguaggi che simbolizzano esigenze e processi corporali

  42. Media e simboli simbiotici • Danaro (bisogno) • Potere (forza fisica) • Arte (percezione) • Amore (pulsione sessuale) • Verità (percezione) • E le sostanze?

  43. Stato di coscienza come simbolo simbiotico • Qui abbiamo tutta una struttura sociale (aspettative di ruolo) abilitata da uno stato di coscienza indotto e simbolizzato da musica e sostanze

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