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Corso di Antropologia Culturale

Corso di Antropologia Culturale. PERCORSO 1: MEMORIE, LUOGHI, TERRITORI I territori delle feste. giovedì 24 OTTOBRE 2013. Dai luoghi “ tradizionali ” alle nuove pratiche degli spazi. Uno studio di caso : Pontelagoscuro.

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Presentation Transcript


  1. Corso di Antropologia Culturale PERCORSO 1: MEMORIE, LUOGHI, TERRITORI I territori delle feste giovedì 24 OTTOBRE 2013

  2. Dai luoghi “tradizionali” alle nuove pratiche degli spazi

  3. Uno studio di caso : Pontelagoscuro Paese alle porte di Ferrara, bombardato durante la II Guerra Mondiale e in parte ricostruito = sede di accoglienza migrazioni (Marche)

  4. Chiusura della miniera di Cabernardi (zolfo) 1952 = processo migratorio al nuovo Petrolchimico di Ferrara Insediamento nuclei familiari a Pontelagoscuro: processo lungo e a tratti difficile

  5. Difficoltà di interazione tra ferraresi e marchigiani, sentimento di perdita delle proprie radici e “tradizioni” “Le altre donne ferraresi, appena arrivate qua non ci accettavano, dicevano che eravamo venuti qua a togliergli il lavoro… Sulla faccia non ci dicevano niente, però nei negozi, magari, se c’era la gente che arrivavi, dicevano: ‘Sti terroni sono venuti qua... Una volta mi sono anche un po’ incavolata. Intanto non siamo terroni e poi non siamo venuti a levà niente a nessuno – dico – perchè guardi che noi – dico – abbiamo dovuto lascià le case, la terra, quello che avevamo, tutto per venì qua. Io stavo bene anche là non creda che siamo venuti qua felici e contenti… io non gliel’auguro neanche mai a lei signora – gli ho detto – io a lei non gliel’auguro neanche mai che deve fa come noi: prender su tutto, quei due stracci, e partire” (Aa.Vv., op.cit., p.173).

  6. D- Ti senti più marchigiana o più ferrarese? • Y- Adesso forse mi sento un po’ più ferrarese, però on è neanche una questione di sentirsi, l’unica cosa di cui mi rendo conto e spesso quando ci penso mi faceva star male, adesso, magari con più esperienza di vita ci penso di meno, è che: qui non ho radici e là non ho più rami. Come un albero tagliato a metà: fino a metà tronco son vissuta là, da metà tronco in su sono vissuta qua. Però ecco, se per esempio mi metto a parlare con la gente che qui c’è nata, a me manca quel pezzo. Di essere piccolo, di conoscere, di avere in comune i professori della scuola, quello non ce l’ho. E laggiù, quando vado giù, non mi ritrovo perchè al di là di tutto e nonostante il progresso la mentalità è molto diversa. Quindi c’è un concetto diverso della vita, c’è un concetto diverso di affrontarla, forse anche i valori o le cose importanti sono diverse “. • 4 Intervista 19-01-2007, informatore YM.

  7. Il prolungato contatto culturale dà luogo a forme diverse di acculturazione: l’esempio dell’alimentazione Migranti marchigiani chiamati “mangiabietole” = nel corso del tempo bietola entrata nella cucina ferrarese Pane marchigiano gradualmente introdotto anche a Pontelagoscuro Progetto “Teatro Comunitario” (2005): raccogliere le memorie e documentare i vissuti dei migranti marchigiani e dei ferraresi

  8. Video: il teatro comunitario di Pontelagoscuro

  9. Uno studio di caso tra immigrazione e ri-abitazione degli spazi: il quartiere Vallette di Torino Quartiere nella zona nord-est di Torino. Primi insediamenti dagli anni ‘60 del XX secolo Prima di quella data in quel quartiere non esistono memorie collettive

  10. I primi costruttori di memorie sono gli immigrati meridionali Quartiere Vallette: primo luogo di sosta più o meno temporanea dei migranti

  11. Questione dell’abitare: I più fortunati: ospitati nei retrobottega di amici/parenti I meno fortunati: locande delle Vallette (250 lire: letto e pasto caldo); soffitte abbandonate, mansarde, luoghi insani Nascono le baraccopoli alle Vallette (materiali di recupero, II mano) che diventeranno i quartieri popolari. Problemi di speculazione edilizia

  12. Interazione e pregiudizi dei piemontesi di Torino Come in ogni contesto migratorio di ieri come oggi, il problema della convivenza si pone in modo evidente Interazione con altri migranti di altre provenienze

  13. Nel corso del tempo il quartiere Vallette sollecita la necessità di un’appartenenza comune e sfocia in una una ri-plasmazionedel luogo Punti comuni tra i migranti: lavoro in fabbrica, difficile rapporto con i piemontesi, necessità di soluzioni immediate, di non sentirsi soli

  14. Il senso di appartenenza è fatto di ricordi e nostalgie molto diverse tra loro, ma è tenuto insieme da sentimenti comuni, dall’idea di far parte di un gruppo

  15. “La pasta impastata a casa di Caterina (calabrese) con l’aggiunta dell’uovo di Maria (pugliese)” diventa motivo di unione La cura dei figli: “Pia gli prepara una pasta asciutta e gli fa fare i compiti fino a quando io non arrivo. La Pia è una signorina anziana torinese, ed è brava, anche se qualche volta non capisco cosa dice, però mi aiuta tanto”

  16. I casi di de-territorializzazione dei panorami etnici mostrano come, nei contesti migratori, si formino delle “diaspore di memoria” = opposizione tra la “città” e il paese natio “La città è fatta di strade grigie e asfaltate, di nebbia, di nuvole grigie, di odori strani come l’umidità mischiato all’odore acre dei fumi delle ciminiere, mentre al paese è tutto azzurro, colorato, profumato di profumo di fiori e di sughi che ti fanno sentire l’odore della casa, della famiglia, dei mestieri del falegname e del calzolaio..” Il territorio negli anni assume lineamenti familiari perché è creato e plasmato ad hoc dagli immigrati: “perché non sei solo un numero, ma acquisti la dignità come uomo”

  17. Molto spesso le comunità diasporiche elaborano una memoria dei luoghi e dei vissuti d’origine molto particolare Memorie delle persone che rimangono più dinamiche Memoria passata, più radicale rispetto alle usanze, feste, abbigliamento ecc

  18. LUOGHI, SPAZI, NON-LUOGHI

  19. Alcune definizioni di luogo: “Luogo antropologico”: Spesso antropologi identificano luogo di ricerca con i loro abitanti. Importanza del mutamento quando si parla di luoghi (M. Augé) Luogo di memoria: Luoghi costruiti su “fondi di memoria” collettivi. Luoghi che generalmente non esistono più, perché legati al passato (P. Nora)

  20. “luogo antropologico” è: relazionale identitario storico Coloro che vivono riconoscono dei riferimenti “dati per scontati” (es. luogo costruito dagli antenati) Mappa di contatti tra abitanti di un luogo, ma non solo: abitazioni, posti pubblici, suddivisioni territorio Costitutivo dell’identità singola e collettiva

  21. Da “space” a “place”… Spazio inteso in modo più astratto di quello di luogo. Si applica ad una estensione, ad una distanza tra due cose o punti Luogo inteso in modo più affettivo, comprensivo di dimensione storica (vera o fittizia non importa), legame con territorio e patrimonio Passaggio nella considerazione da parte degli antropologi da spazio a luogo (da space a place)

  22. …e da luogo a non-luogo Non-luogo: tutto ciò che non è identitario, relazionale, storico Non-luoghi come prodotto della surmodernità: non integrano luoghi antichi e “luoghi della memoria” Nei non-luoghi si moltiplicano punti di transito e occupazioni provvisorie

  23. Diversi modi di intendere i non-luoghi Per altri autori i n.l. sono polarità sfuggenti dei luoghi: i luoghi non si cancellano mai del tutto, i n.l. non si completano mai del tutto (es.le vie aeree, ferroviarie, Internet ecc). I n.l. sono una sorta di “ri-composizione” dei luoghi Per alcuni autori (De Certeau) i n.l. hanno un’essenza negativa: come se il luogo mancasse. I n.l. mutano i luoghi in “passaggi”

  24. Luoghi e non luoghi a confronto? n.l. come creatori di solitudine Luoghi come creatori di spazi sociali Si fondano su spazi nati per determinati fini (trasporto ecc) e sulle relazioni che gli individui instaurano con essi Compenetrazione di luoghi e non luoghi. Ogni luogo ha un suo non-luogo e ogni non-luogo idealmente sogna il luogo (es.luoghi di passaggio/casa di campagna “radicata” nel territorio)

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