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L’effetto Edison e il diodo

L’effetto Edison e il diodo. Lezione del corso di Storia della Tecnologia 18/04/2008 Filippo Nieddu. L’effetto Edison. La spiegazione dell’effetto Edison.

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L’effetto Edison e il diodo

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Presentation Transcript


  1. L’effetto Edison e il diodo Lezione del corso di Storia della Tecnologia 18/04/2008 Filippo Nieddu

  2. L’effetto Edison

  3. La spiegazione dell’effetto Edison • La lampadina è connessa in entrambi i casi all’alimentazione; nel circuito di sinistra l’elemento metallico all’interno del bulbo è connesso al polo positivo, mentre in quello di destra lo è al polo negativo. Il riscaldamento del filamento produce elettroni (particelle elementari di segno negativo), attratti dal polo positivo e respinti da quello negativo. Nel circuito di sinistra gli elettroni fluiscono così verso l’elemento metallico polarizzato positivamente, dando luogo a un circuito chiuso; nel circuito di destra, gli elettroni, pur prodotti per riscaldamento del filamento, non fluiscono verso l’elemento, che in questo caso è polarizzato negativamente, e li respinge. • La corrente del circuito di sinistra fu rilevata per mezzo di un galvanometro, rappresentato nei circuiti dal cerchio con la freccia all’interno. • Edison immaginò l’invenzione come destinata alla misura di correnti variabili all’interno di un circuito, e al più all’apertura o alla chiusura di un circuito per mezzo dell’ago di un galvanometro ad essa collegato. L’ago, muovendosi per effetto della variazione di corrente, chiudeva o apriva un circuito, fungendo da interruttore.

  4. Intensità di corrente (positiva) Verso di percorrenza del circuito Tempo Verso di percorrenza del circuito Intensità di corrente (negativa) Il funzionamento del diodo / 1

  5. Il funzionamento del diodo / 2

  6. Il funzionamento del diodo / 3 • Avere a disposizione una corrente continua permetteva l’integrazione del segnale, ossia la sua accumulazione, a mezzo di condensatori. Il segnale ricevuto era di bassissima potenza, e il suo accumulo e successivo rilascio ne consentivano l’ascolto in cuffia a mezzo di un ricevitore di tipo telefonico. Ciò permise il passaggio dalla trasmissione di tipo booleano (segnale / assenza di segnale) a una modulazione delle onde: era nata la radiotelefonia. • La valvola funzionava come raddrizzatore, e svolgeva sufficientemente bene questa funzione sia alle basse frequenze della rete elettrica ordinaria, sia a quelle alte proprie della trasmissione senza fili. A maggiore corrente in ingresso nel circuito corrispondeva un suono di frequenza maggiore; così, a corrente minore corrispondeva un suono di frequenza minore in uscita dal telefono.

  7. Riferimenti bibliografici essenziali • Chiara OTTAVIANO, Mezzi per comunicare, Torino : Paravia, 2000 • Chiara OTTAVIANO et al., L’Italia al telefono, CD-ROM, Milano : Telecom, 2002 (v. anche http://italiaaltelefono.alice.it/)

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