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I rischi per la salute

Society affluent: i beni di consumo, durevoli o non, una volta utilizzati, e divenuti dunque rifiuti di cui disfarsi, necessitano di una sistemazione. I rischi per la salute. Ambiente e salute. I rischi per la salute sono largamente legati al degrado ambientale ed ai modelli di vita.

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I rischi per la salute

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Presentation Transcript


  1. Society affluent: i beni di consumo, durevoli o non, una volta utilizzati, e divenuti dunque rifiuti di cui disfarsi, necessitano di una sistemazione I rischi per la salute

  2. Ambiente e salute • I rischi per la salute sono largamente legati al degrado ambientale ed ai modelli di vita. • La dimostrazione che molti processi patologici trovano una loro eziopatogenesi in cause ambientali, quali l’accumulo di inquinanti nell’aria, nell’acqua, nel suolo e nel cibo, e l’esistenza su scala mondiale di gravi ed irreversibili dissesti ambientali, hanno sollecitato una crescente attenzione verso questi temi.

  3. Ambiente e salute • Ambiente degradato, esposizioni occupazionali a sostanze nocive e modelli di vita scorretti sono responsabili del 75% delle patologie e delle cause di morte. • È necessario, quindi, promuovere la salute anche attraverso scelte di tutela ambientale.

  4. Che cosa è la Diossina? • L’inquinante più pericoloso perché più comunemente diffuso è la Diossina. • La diossina è una delle sostanze tossiche che si liberano nell’aria se si incendiano materiali organici, in presenza di cloro e derivati. • Inquina terreno, falde acquifere, vegetali.

  5. Che cosa è la Diossina? • Si accumula nell’organismo di uomini ed animali, in particolare nel tessuto adiposo e nel fegato. • Se per una fortunata ipotesi, si potesse interrompere l’avvelenamento, il periodo di dimezzamento della quantità già assorbita, nell’uomo, è di sette anni.

  6. Le Diossine • Le diossine, dal punto di vista chimico, sono una classe di composti organici la cui struttura base consta di un anello con quattro atomi di carbonio e due di ossigeno (sono all’incirca 200 sostanze). Tetra-cloro-dibenzo-diossina (TCDD)

  7. Gli effetti tossici sull’organismo • Danneggia il sistema immunitario (aumento della mortalità in seguito ad esposizione al virus dell’influenza o altri virus potenzialmente non letali). • Danneggia il sistema endocrino (colpisce in particolare timo e tiroide). • Danneggia fegato, pancreas e reni.

  8. Gli effetti tossici sull’organismo • Durante la gravidanza induce effetti demascolinizzanti nella prole maschile. • Colpisce i testicoli e la prostata con effetti di minore fertilità. • Causa tumori al fegato, al palato, alla lingua, al polmone ed induce altre neoplasie a causa della diminuzione delle difese immunitarie. • Oltre alle malformazioni e ai tumori, la diossina fa aumentare le malattie degenerative del sistema nervoso, come l'Alzheimer.

  9. CENSIMENTO SITI POTENZIALMENTE INQUINATI DALLA DIOSSINA Vaste aree delle province di Caserta e di Napoli risultano inquinate dalla diossina. In alcune aree della Campania come Acerra e Cercola sono stati misurati nel terreno picchi di 50 e più pg di diossina (a Seveso per 49,6 pg, intervenne l’Esercito con reparti specializzati per la bonifica). Valori normali: 3 pg/grammo di terreno

  10. CORRISPONDENZA TRA LA LOCALIZZAZIONE DI ALTI CONTAMINATI CENSITI E LA PERCENTUALE DI SAU SU SAT Le aree più inquinate sono quelle più sfruttate per l’agricoltura e l’allevamento. La Diossina è entrata nel ciclo alimentare e si accumula ogni giorno nell’organismo. SAU: superficie agricola utilizzata SAT: superficie agricola totale

  11. SITI CONTAMINATI IN CONSEGUENZA DI SMALTIMENTI ILLEGALI La pratica di incendiare le aree di smaltimento illegale dei rifiuti è molto comune. Le province di Caserta e di Napoli sono diventate la pattumiera d’Europa. Le aree sfruttate per lo smaltimento legale ed illegale dei rifiuti sono sempre le stesse.

  12. Come siamo arrivati a questo punto? • L’industria petrolchimica moderna produce un’infinità di prodotti: plastica, vernici, oli lubrificanti, ecc., che, se bruciati, emanano oltre duecento diverse varietà di diossina più o meno tossica. • Il risultato è che nel mondo esiste una diffusa contaminazione da diossine che uno studio americano ha valutato in 0,9 – 10 pg/mL di siero ematico nelle città industriali.

  13. Come siamo arrivati a questo punto? • In Campania lo smaltimento dei rifiuti speciali e tossici è diventata una delle principali attività illecite delle cosche camorristiche. • Queste aree sono diventate oggi le “terre della diossina”, riscontrata nel latte vaccino, sui terreni, nel foraggio.

  14. Come siamo arrivati a questo punto? • Nella primavera 2002, ha inizio la cosiddetta “emergenza diossina”, dovuta alle concentrazioni anomale di diossine riscontrate in alcuni campioni di latte ovino e ovocaprino, rilevate nell’ambito di un programma nazionale di controllo realizzato dal Ministero della Salute (attività di analisi, controllo e monitoraggio su alimenti e matrici ambientali, finalizzati ad indagare la causa di tale anomala presenza).

  15. Come siamo arrivati a questo punto? • I campioni di latte del 2002 risultati positivi provenivano da allevamenti ubicati in 3 comuni della provincia di Napoli (Marigliano, Mariglianella e Brusciano) e 3 della provincia di Caserta (Villa Literno, Castelvolturno e Casal di Principe). • Successive indagini hanno confermato la presenza degli stessi microinquinanti in campioni di latte provenienti da altre greggi stanziate nei medesimi territori.

  16. Come siamo arrivati a questo punto? • Nel marzo 2003, sulla base di risultati di ulteriori analisi effettuate dalle ASL su campioni di latte (bovino, bufalino e ovicaprino) e su altre tipologie di alimenti (in particolare carne e uova), sono state poste sotto sequestro 38 aziende, di cui 31 in provincia di Caserta e 7 in provincia di Napoli (Marigliano, Cercola, Acerra, Brusciano e Nola).

  17. Come siamo arrivati a questo punto? • IL CASO MARFELLA: sono stati riscontrati 74 pg di diossina per mL, oltre 7 volte il livello base di riferimento in città industriali, che è di 10 pg/mL (indagine eseguita presso il Consorzio Interuniversitario Nazionale La Chimica per l'Ambiente, che ha sede a Porto Marghera, e, per le controanalisi, presso il Pacific Rim Laboratories, in Canada).

  18. Come siamo arrivati a questo punto? • I valori delle analisi di Marfella sono peggiori perfino rispetto a quelli che i 2 laboratori hanno riscontrato negli organismi di Giampiero Angeli e di Mario Cannavacciuolo, gli altri due uomini cavia che si sono sottoposti all'indagine: 45 pg/mL nel primo caso, 47 nel secondo caso.

  19. Come siamo arrivati a questo punto? • Angeli vive a Castelvolturno, a mezzo chilometro dal luogo in cui, come ha accertato una inchiesta del procuratore Donato Ceglie, sono stati illegalmente sversati e sepolti i fanghi tossici provenienti dagli impianti industriali di Porto Marghera.

  20. Come siamo arrivati a questo punto? • Cannavacciuolo è un pastore di Acerra e risiede in località Pantano, a un passo dal costruendo inceneritore, in quegli ettari di terreno avvelenati dagli sversamenti abusivi di diossina effettuati dalla ditta Pellini e dagli scarichi incontrollati della Enichem.

  21. Come siamo arrivati a questo punto? • Mario Cannavacciuolo è il fratello di Vincenzo, il pastore ucciso da un tumore, dopo che centinaia di pecore del suo gregge, avvelenate dalla diossina accumulata in anni di pascolo sui terreni acerrani, sono morte o sono state abbattute. • Nel sangue di Vincenzo Cannavacciuolo, prelevato poco prima che morisse, e pure inviato per le analisi a Porto Marghera ed in Canada, sono stati riscontrati valori di diossina pari a 255 pc/mL.

  22. Come siamo arrivati a questo punto? • Stiamo parlando di una sostanza liposolubile e persistente, assunta per il 90% tramite la catena alimentare. • Napoli si approvvigiona di frutta e verdura esattamente in quelle zone, un tempo agricole, che sono state prescelte dalle ecomafie per sversare i rifiuti o dove sono state aperte discariche legali e mal gestite. • Il caso Marfella sta a dimostrare chiaramente che la diossina ci arrivi direttamente in tavola.

  23. Come siamo arrivati a questo punto? • Essendo prelievi effettuati su persone che abitano in comuni differenti della regione, Napoli, Acerra, Castelvolturno, appare chiaro che l'emergenza riguarda sia chi vive ad un passo dagli sversatoi, sia chi consuma i prodotti coltivati nei campi limitrofi alle discariche illegali, a quelle mai bonificate e a quelle utilizzate dalle ecomafie.

  24. SEBIORECStudio Epidemiologico BiomonitoraggioRegione Campania • La Regione Campania ha promosso lo studio Sebiorec, che prevede il prelievo di campioni di sangue di 780 persone e del latte materno di 50 donne, in 13 Comuni delle province di Napoli e Caserta, per analizzare il contenuto di diossine e di metalli pesanti. • L’inizio dei prelievi e delle interviste è previsto per il mese di febbraio 2008.

  25. Diossina e salute in Campania:parte un nuovo studio • La lista delle persone coinvolte sarà composta casualmente, in modo proporzionale alla popolazione locale, in una fascia di età che va dai 20 ai 64 anni e in Comuni scelti per diverso livello di rischio ambientale. • Lo studio sarà realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità con la collaborazione di Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Osservatorio Epidemiologico, Registro Tumori presso l’Asl Napoli 4 e di cinque tra le Aziende Sanitarie Locali della Regione Campania.

  26. Diossina e salute in Campania:parte un nuovo studio • “Si tratta di informazioni indispensabili per verificare se il livello di contaminazione ambientale abbia aumentato davvero l’esposizione della popolazione e per capire i rischi che ciò può determinare”, spiega Fabrizio Bianchi, dirigente di ricerca dell’IFC-CNR di Pisa. “E’ dunque un’indagine non sulla salute ma sul livello di esposizione pregressa o recente a contaminanti pericolosi la cui presenza è riconosciuta nell’ambiente, che prevede anche un questionario sulle abitudini di vita e di lavoro, indispensabile per capire i dati analitici che verranno ottenuti”.

  27. Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana, correlazione tra rischio ambientale da rifiuti, mortalità e malformazioni, a cura del Dipartimento della Protezione Civile • Mortalità generale: + 9% uomini; + 12% donne. • Mortalità per tumore del fegato e dei dotti biliari: + 21% uomini; + 29% donne. • Mortalità per tutti i tumori: + 1% in entrambi i sessi. • Mortalità per il tumore polmonare: + 2%. • Mortalità per il tumore allo stomaco: + 5% negli uomini. • Mortalità per malattie del sistema circolatorio: + 2% + 3% . • Mortalità per disturbi circolatori dell’encefalo: + 5% + 7% . • Mortalità per malattie dell’apparato digerente: + 4% + 5%. • Mortalità per cirrosi epatica: + 7% + 8%. • Mortalità per diabete: + 4% nelle donne.

  28. Per quanto riguarda le malformazioni congenite si osserva un eccesso di rischio dell’84% per le malformazioni del sistema nervoso e dell’83% per le malformazioni congenite dell’apparato urogenitale. • “Lo studio di correlazione… conferma l’ipotesi che eccessi di mortalità e di malformazioni tendano a concentrarsi nelle zone dove è più intensa la presenza di siti conosciuti di smaltimento dei rifiuti. L’associazione è statisticamente significativa per numerosi esiti sanitari”. Questi effetti sono legati “… alla compromissione di numerosi matrici ambientali (aria, acqua, suolo, alimenti). Ed ancora: “La concentrazione di eccessi di rischio nelle aree nelle quali la pressione ambientale da rifiuti è maggiore suggerisce che le esposizioni legate al trattamento dei rifiuti siano responsabili di una quota non trascurabile di mortalità e di malformazioni… Le limitazioni dello studio… producono verosimilmente una sottostima del rischio”.

  29. Ciò che già si sapeva • Kathryn Senior and Alfredo Mazza: Italian “Triangle of death” linked to waste crisis. The Lancet Oncology, volume 5, number 9, 1 September 2004. • P. Altavista et al.: Mortalità per causa in un'area della Campania con numerose discariche di rifiuti. Epidemiologia e Prevenzione, 2004, 28 (6): 311-321.

  30. Gli interventi • LEGALIZZAZIONE DI SITUAZIONI DI FATTO ILLEGALI: molte discariche abusive inserite tra i siti inquinati da risanare o chiuse perché non rispondenti alle norme di sicurezza, dato lo stato di emergenza, sono state riaperte invece che essere bonificate. • UBICAZIONE DEI TERMOVALORIZZATORI, DEI SITI DI STOCCAGGIO DELLE ECOBALLE, E DELLE DISCARICHE: non si tengono in alcun conto le risultanze delle poche e superficiali analisi fatte sul territorio dall’ARPAC, anzi, si vanno ad aggiungere inquinanti ad altri inquinanti già presenti nel terreno, nelle falde acquifere, negli animali e nella popolazione.

  31. Gli interventi • Le ecoballe, nate per la conservazione temporanea dei rifiuti secchi precedentemente vagliati, in Campania sono diventate permanenti. Avvengono perdite di percolato che fuoriescono dai depositi perché le ecoballe contengono rifiuti praticamente non selezionati. • I termovalorizzatori, in Campania, dovrebbero funzionare al massimo delle loro capacità, per smaltire lo spaventoso arretrato.

  32. Gli interventi • Esistono circa 6 milioni di tonnellate di rifiuti compattati in ecoballe (CDR) depositati sul territorio della regione in attesa di essere “valorizzati” mediante l’incenerimento. • Per ogni tonnellata di rifiuto bruciato c’è un contributo statale (CIP6) di 55 euro. • E se le ecoballe non possono essere bruciate, perché non a norma?

  33. L’inceneritore • Quando s’inceneriscono i rifiuti, avviene la loro trasformazione in qualcosa d’altro, e questa trasformazione è ottenuta tramite l’applicazione di energia sotto forma di calore. • Quindi bruciare l’immondizia significa trasformarla in particelle tanto piccole da farle scomparire alla vista. • Con i cosiddetti “termovalorizzatori”, che utilizzano temperature altissime,la trasformazione produce particelle ancora più minute e, dunque, più tossiche.

  34. L’inceneritore • Al momento attuale, la legge prescrive che l’inquinamento particolato dell’aria sia valutato determinando la concentrazione di particelle che abbiano un diametro medio di 10 micron. • Nulla si dice ancora, invece, a proposito delle polveri più sottili: particelle con un diametro di 2,5 micron, da 1 e da 0,1 micron.

  35. Le nanoparticelle • Queste particelle sono inorganiche, non biodegradabili e non biocompatibili, vale a dire che l’organismo non possiede meccanismi per trasformarle in qualcosa di eliminabile. • Ciò rende l’innesco per la malattia “eterno”, dove l’aggettivo eterno va inteso secondo la durata della vita umana. • Una volta che siano riuscite a penetrare nell’organismo innescano tutta una serie di reazioni che possono tramutarsi in malattie, le nanopatologie.

  36. Le nanoparticelle • Le particelle di cui si è detto hanno dimensioni piccolissime, da qualche centesimo di millimetro fino a pochi milionesimi di millimetro, e più queste sono piccole, più la loro capacità di penetrare intimamente nei tessuti è spiccata. • Tanto spiccata da riuscire perfino, in alcune circostanze e al di sotto di dimensioni inferiori al micron (un millesimo di m millimetro), a penetrare nel nucleo delle cellule senza ledere la membrana che le avvolge.

  37. Che cosa si deve fare? • Uno dei problemi di cui tener conto nell’incenerimento dei rifiuti è la quantità di residuo che si ottiene. • Nel processo d’incenerimento occorre aggiungere all’immondizia calce viva e una rilevante quantità d’acqua. • Da una tonnellata di rifiuti bruciata escono una tonnellata di fumi, da 280 a 300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti (la cui tossicità è enorme), 650 kg di acqua sporca (da depurare) e 25 kg di gesso.

  38. Che cosa si deve fare? • Il che significa il doppio di quanto si è inteso “smaltire”, con l’aggravante di aver trasformato il tutto in un prodotto altamente patogenico. • Oltre al particolato inorganico bisogna tener conto di tutto il resto, dalle diossine (ridotte in quantità ma non eliminate dall’alta temperatura), ai furani, agl’idrocarburi policiclici, agli acidi inorganici (cloridrico, fluoridrico, solforico, ecc.), all’ossido di carbonio, ecc.

  39. Affermare, poi, che incenerire i rifiuti significa non ricorrere più alle discariche è falso, dato che le ceneri vanno “smaltite” per legge (decreto Ronchi) in discariche per rifiuti tossici speciali di tipo B1. • Si mediti, anche, sul fatto che l’incenerimento comporta il mancato riciclaggio di materiali come plastiche, carta e legno. I “termovalorizzatori” devono funzionare ad alta temperatura e, per questo, hanno bisogno di quei materiali che possiedono un’alta capacità calorifica, vale a dire proprio le plastiche, la carta e il legno che potrebbero e dovrebbero essere oggetto di tutt’altro che difficile riciclaggio.

  40. Che cosa si deve fare? • Incenerire i rifiuti è una pratica che non si regge su alcun razionale, se non altro perché i rifiuti non vengono affatto smaltiti ma raddoppiati come massa e resi incomparabilmente più nocivi. • Subcommissario Giulio Facchi, intervista del 2002: “Se la raccolta differenziata raggiungesse la percentuale del 40% sarebbe sciocco prevedere impianti di incenerimento dei rifiuti…Il 40% dei rifiuti riciclabili si può raggiungere in 6 mesi”.

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