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DEFINIZIONE RAPPORTO CON ALTRE POLITICHE PUBBLICHE CAPITALE SOCIALE

DEFINIZIONE RAPPORTO CON ALTRE POLITICHE PUBBLICHE CAPITALE SOCIALE SVILUPPO LOCALE POLITICHE DI SOSTEGNO AL REDDITO Aspetti NORMATIVI/LEGISLATIVI Legislazione in ambito “sociale”

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DEFINIZIONE RAPPORTO CON ALTRE POLITICHE PUBBLICHE CAPITALE SOCIALE

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Presentation Transcript


  1. DEFINIZIONE RAPPORTO CON ALTRE POLITICHE PUBBLICHE CAPITALE SOCIALE SVILUPPO LOCALE POLITICHE DI SOSTEGNO AL REDDITO Aspetti NORMATIVI/LEGISLATIVI Legislazione in ambito “sociale” UE – Stato- Enti locali Poteri e Funzioni degli Enti Locali Ipotesi di ricerca Povertà – Esclusione Sociale definizione orientamenti Sostegno – Contrasto – Inclusione dati CITTADINANZA SOLIDALE in BASILICATA COPES

  2. Organizzazione delle Attori istituzionali coinvolti Politiche Sociali Obiettivi – Benificiari a livello regionale Risultati – Valutazione legislazione regionale CITTADINANZA SOLIDALE COPES DATI quadro demografico – sociale – economico REGIONALE (popolazione residente, bilancio demografico, occupazione, disoccupazione) Povertà nazionali (ISTAT, SVIMEZ, FORMEZ, CIES) regionali

  3. Le politiche di sostegno al reddito in Basilicata. Ridefinizione degli assetti normativi e legislativi delle politiche sociali a livello locale. cap. I Autonomie locali e politiche di assistenza sociale cap. II Le politiche di sostegno al reddito cap. III Il sistema regionale di welfare cap. IV Le politiche di sostegno al reddito in Basilicata

  4. Autonomie locali e politiche di assistenza sociale Autonomie locale e decentramento amministrativo evoluzione storica - dottrina amministrativisitica fine 1800 lo Stato unitaria personalità giuridica - Costituzione repubblicana lo Stato viene suddiviso in Stato Ordinamento e Stato Persona esistenza di comunità minori: Territorialmente localizzate Esprimono valori e interessi propri Promotori di un indirizzo politico-amministrativo proprio, non subordinato a quello statale Articolo 5 della Costituzione: “il tratto tipico dell’autonomia locale risiede nel fatto che l’organo fondamentale degli enti locali territoriali è il popolo in corpo elettorale e che conseguentemente essi derivano il proprio indirizzo politico amministrativo, non dallo Stato ma dalla propria comunità”

  5. Autonomie locali e politiche di assistenza sociale Anni ‘70 nascita Regioni a statuto ordinario decentramento, modello di amministrazione fondato sulla programmazione e sulla partecipazione Paradosso decentramento amministrativo accentramento economico finanziario Legge 382/1975 definizione di servizi sociali: “polizia urbana e rurale, beneficienza pubblica, assistenza sanitaria, ospedaliera e scolastica, musei e biblioteche degli enti locali” d. lgs 112/1998: Servizi alla persona e alla comunità: “assistenza sociale, tutela della salute, servizi sociali, istruzione scolastica, formazione professionale, beni e attività culturali, spettacolo e sport” Legge 142/1990 Nuovo ordinamento delle autonomie locali: Comuni rappresentano le proprie comunità e ne curano gli interessi e lo sviluppo legge Bassanini ‘97+ bis ‘99: riordinamento, razionalizzazione, semplificazione; azioni per obiettivi e risultati; principio di Sussidiarietà: ogni funzione amministrativa deve essere attribuita al livello di governo più vicina ai cittadini riforma titolo V Costituzione 2001: Comuni ente che erogano servizi per soddisfare i bisogni della collettività e dei cittadini, con poteri e funzioni che li rendono direttamente responsabili del loro operato politico verso le rispettive comunità RESPONSABILITA’ POLITICA + STRUMENTI DI AMMINISTARZIONE E GESTIONE DI UNA COMUNITA’/TERRITORIO COME ESPRESSIONE DELLE ESIGENZE DEFINITE LOCALMENTE NECESSITA’ DI CONOSCERE I TERRITORI IN CUI SI OPERA

  6. Le politiche sociali e i modelli di welfare Come agiscono le politiche pubbliche e le politiche sociali? risposta politica e di governo a problemi di rilevanza collettiva, come e perché e con quali effetti i diversi sistemi politici risolvono problemi di rilevanza collettiva “ corsi di azione volti a definire le norme, gli standard e le regole in merito alla distribuzione di alcune risorse e opportunità considerate rilevanti per le condizioni di vita e dunque meritevoli di essere garantiti dall’autorità dello Stato” M. Ferrera In Europa e in occidente Diamante del Welfare: Stato, Mercato, Famiglia associazioni intermedie PERSEGUIRE IL BENESSERE DEI CITTADINI PROTEGGENDOLI DAL BISOGNO E DAI RISCHI SOCIALI ESISTENTI, IN UN DATO MOMENTO STORICO E IN UNA DATA SOCIETA’ L’insieme delle politiche sociali è chiamato Welfare State : due modelli principali 1- universalistico: schemi di protezione uguali, basati su solidarietà e redistribuzione 2- occupazionale: basato sulla posizione occupazionale Classificazione di Esping-Andersen: 3 modelli o regimi 1- Liberale demercificazione 2- Socialdemocratico destratificazione 3-Conservatore-Corporativo

  7. Il modello di Welfare italiano Modello mediterraneo ed europeo, insieme alla Spagna, Portogallo, Grecia • Struttura economica • Livello e tasso di sviluppo spesa pensionistica alta • Struttura demografica e sociale max sostegno in denaro • Sistema politico-istituzionale min erogazione di servizi • Modello migratorio spesa sociale bassa rispetto UE • Mercato del lavoro • Ruolo della Chiesa ITALIA Distorsioni Funzionali Dicotomia tra soggetti deboli e soggetti forti prevalenza erogazioni pensionistiche a discapito di altre politiche “famiglia di origine resta il punto di riferimento principale, in molti casi l’unico ammortizzatore sociale disponibile per il soddisfacimento di bisogni e di tutela dei rischi attraverso l’attivazione di quella rete di solidarietà intergenerazionali e parentali” M. Ferrera

  8. COMMISIONE ONOFRI 1997 Lacune del sistema di Welfare: • Spesa inadeguata • Elevata frammentazione, istituzionale e categoriale • Prevalenza dei trasferimenti in danaro (90% - 93%) a discapito dei servizi • Marcata differenziazione territoriale • Assenza di una rete di sicurezza sociale di ultima istanza Proposte • Incremento delle risorse • Razionalizzazione degli interventi • Utilizzo dell’universalismo selettivo • Maggiore disponibilità di servizi Assenza di una normativa quadro nazionale Forte disomogeneità territoriale Definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, strumento unitario per l’accertamento della condizione economica DIRITTI SOCIALI AREA DI RESIDENZA

  9. Sussidiarizzazione delle Politiche Sociali Y. Kazepov Per comprendere il sistema di Welfare è fondamentale capire/analizzare la DIMENSIONE TERRITORIALE SISTEMA DECENTRATO + MOLTIPLICAZIONE ATTORI COINVOLTI + GOVERNANCE MULTILIVELLO Tendenze trasformazioni organizzative 1- implicita: interazione tra contesto socio economico e istituzioni anni 70-80 2- esplicita: approvazione di riforme istituzionali che ri-orientano da anni 90 in poi Esiti di queste tendenze? Positivi modificazione ruolo attori coinvolti ampliamento raggio d’azione soluzioni autonome nuova modalità d’interazione a problematiche locali Negativi coordinamento territoriale istituzionalizzazione delle differenze sub-nazionali partecipazione e rappresentanza dei vari soggetti coinvolti

  10. Processo di sussidiarizzazione è discrezionale, produce effetti diversi a seconda dei contesti Politiche sociali Doppia natura Nazionale Locale Ripartizione definizione criteri risorse economiche e modalità di erogazione FNPS Disallineamento: diversa capacità delle istituzioni di affrontare il cambiamento Desincronizzazione misure adottate: frammentato quadro socio-politico e socio-economico PERSISTENZA DISEGUAGLIANZE SOCIALI

  11. PRIME MISURE DI ASSISTENZA Act for the Relief of the Poor: 1601 Elisabetta I d’Inghilterra primo provvedimento sui poveri, imponeva alle comunità locali di farsi carico dei poveri New Poor Law 1834 Reddito minimo garantito 1948 Regno Unito 1961 Germania 1974 Danimarca e Belgio 1975 Irlanda Pensione sociale 1956 Francia 1969 Italia e Belgio 1980 Spagna 1988 Portogallo

  12. ASSISTENZA SOCIALE IN ITALIA 1862 congregazioni di carità: assistenza pubblica Opere pie: istituzioni private di beneficienza di matrice cattolica 1890 legge Crispi: attribuzione personalità giuridica pubblica alle opere pie 1898: assicurazione obbligatoria contro gli infortuni 1919: assicurazione di vecchiaia e disoccupazione Periodo fascista: Opera Nazionale per invalidi di guerra, combattenti, maternità e infanzia 1937:Enti Comunali di assistenza (sost. Congregazioni di carità): assistenza poveri, minori, orfani ecc… Art. 38: Stato responsabile del benessere dei cittadini Art. 117: potestà legislativa e amministrativa alle regioni in materia di assistenza e beneficienza pubblica 1952: integrazione al minimo della pensione previdenziale 1969: pensione sociale 1971: pensione di invalidità civile 1980: indennità di accompagnamento 1988: assegno per il nucleo famigliare

  13. REDDITO MINIMO DI INSERIMENTO Prima sperimentazione biennio ‘99-’00 39 comuni Sostegno economico Servizi di accompagnamento al reinserimento lavorativo e sociale: Programmi occupazionali, formativi, di recupero scolastico, di sostegno e integrazione alle responsabilità familiari LOGICA DI ATTIVAZIONE DEI SINGOLI Attribuzione di competenza Piano normativo centrale (criteri uniformi su territorio nazionale) Ai Comuni progettazione degli interventi di inserimento Risorse 90% FNPS 10% comuni Spesa complessiva 476 miliardi di lire Soggetti coinvolti 90315 di cui 88.7 % nel Mezzogiorno,11.3% Centro-Nord Proroga per ulteriore biennio,306 comuni coinvolti

  14. REDDITO MINIMO DI INSERIMENTO Aspetti positivi Collaborazione e partnership tra amministratori e attori coinvolti Apertura tema al dibattito politico nazionale Aspetti negativi Estrema variabilità locale Mancata corrispondenza tra sussidio erogato e costo della vita Mancata adozione dell’ISEE Sovraccarico funzionale dei comuni e mancato affidamento agli Ambiti Territoriali Mancata utilizzazione di personale in possesso di professionalità specifiche Bassa capacità istituzionale organizzzativo-finanziaria Inefficacia dei programmi di inserimento lavorativo Scarsa collaborazione tra Comuni e Centri per l’Impiego “l’assenza di un istituto non categoriale di garanzia di un RMI costituisce il più significativo limite che caratterizza l’approccio italiano alla questione della povertà e delle politiche di contrasto ad esse” CIES, 2010

  15. Il sistema regionale di welfare Legislazione regionale • 50/1980: gestione coordinata dei servizi sociali e sanitari • 25/1997: “Riordino del sistema socio-assistenziale”, ridefinizione di competenze tra gli Enti (142/90, 59/97) • Convergenza azioni sanitari e sociali • Centralità Ente locale • Integrazione e coordinamento con il privato sociale • Accordi di programma come strumento tecnico-giuridico • Approccio globale e sistemico AMBITI TERRITORIALI: gestione associata PIANI DI ZONA: strumento di gestione e di programmazione (suss. + concert.) PIANO SOCIO-ASSISTENZIALE: definizione obiettivi, programmazione (dall’assistenzialismo alla prevenzione) OSSERVATORIO REGIONALE SULLE POLITICHE SOCIALI: dati, monitoraggio

  16. Il sistema regionale di welfare Legge regionale 4/2007 “Rete Regionale Integrata dei servizi di Cittadinanza Solidale” • Diritti sociali mediante l’attivazione di servizi e interventi improntati a UNIVERSALITA’, SELETTIVITA’, RESPONSABILITA’, EQUITA’ • Rete organizza e coordina gli interventi • Il cittadino al centro • Dall’assistenza all’inclusione • Sussidiarietà orizzontale e verticale • Leale collaborazione tra i livelli istituzionali • Esaltazione del ruolo delle comunità, promozione partecipazione attiva AMBITO SOCIO-TERRITORIALE (Conferenza Istituzionale dell’Ambito Socio-Territoriale) TAVOLI DI CONCERTAZIONE EFFICIACIA ED EFFICIENZA

  17. Ambito socio-territoriale Conferenza istituzionale Gestione associata e coordinata Programmazione e controllo Proprio regolamento, Comune capofila, Ufficio del Piano Sociale Piano Intercomunale dei Servizi Socio-Sanitari di ciascun ambito Consulta Regionale Permanente: organo di consultazione, parere obbligatorio sul Piano Regionale Ribadita la necessità dell’istituzione dell’Osservatorio (repertorio delle professioni sociali) art. 26 della L R n. 4/2007 soppresso dopo 6 mesi

  18. STRUTTURA TERRITORIO POPOLAZIONE POPOLAZIONE TOT. 587.517 (2011) MONTAGNA 45,9% COLLINA 42,1% PIANURA 12,0% QUADRO SOCIO- DEMOGRAFICO ED ECONOMICO • DECRESCITA POPOLAZIONE • RIPRESA DEL SALDO MIGRATORIO • INVECCHIAMENTO POPOLAZIONE • ELEVATI TASSI DI DISOCCUPAZIONE • ELEVATI TASSI DI DISOCCUPAZIONE GIOVANILE-FEMMINILE

  19. LE POLITICHE DI SOSTEGNO AL REDDITO LEGGE REGIONALE 3/2005: istituzione del programma Cittadinanza solidale Sperimentazione 2 anni misure universali e selettive di contrasto alla povertà e all’esclusione Erogazione di un sostegno monetario + reinserimento lavorativo, azioni di formazione contratto di inserimento DOM. PRESENTATE 9943 INDIVIDUI COINVOLTI 30.872 Costi: 41 milioni di euro: 34,5 FSE TOT. CONTRATTI 3221 6,3 Regione

  20. Valutazione intermedia del programma Ottobre 2007 Nucleo di Valutazione degli Investimenti Pubblici Analisi delle percezione dei soggetti coinvolti dimensione soggettiva Metodologia utilizzata: • Individuazione indicatori di risultato e di impatto: metodologie statistiche • Customer satistaction: grado di soddisfazione sulla qualità dei servizi erogati agli utenti • Focus group: attori istituzionali, la gestione del programma

  21. VALUTAZIONE INTERMENDIA DEL PROGRAMMA OTTOBRE 2007 • Giudizio positivo sia partecipanti sia operatori • Mappatura regionale del disagio Regione 1- migliorare la comunicazione 2- revisione dei percorsi 3- prospettive di occupabilità Complessità e sovraccarico istituzionale e gestionale Costo 32 anziché 41 - Sostegno monetario per attività lavorative valide - Non interruzione - Monitoraggio e valutazione

  22. Programma Regionale Co. P. E.S. Accompagnamento e uscita da Cittadinanza Solidale NOVITA’ • ISE a ISEE 4.800 EURO ANNUI • CONTRIBUTO MONETARIO: MAX 300 EURO PER 1 PERSONA MAX 250 PER VALORE DEL COEFICENTE • PATTO DI CITTADINANZA TRA COMUNITA’ SOLIDALE E NUCLEO FAMILIARE • PRESA IN CARICO DELLA RETE ISTITUZIONALE E SOCIALE • PER 2010 6 MILIONI DI EURO

  23. GOVERNANCE COPES COMUNE: INDIVIDUAZIONE FAMIGLIE DA INSERIRE NEL PROGRAMMA PROMUOVE E SOTTOSCRIVE IL CONTRATTO DIINSERIMENTO SOSTIENE ATTUA E VERIFICA LA PARTECIPAZIONE AL PROGETTO DI INCLUSIONE EROGA L’ASSEGNO MENSILE PROVINCIA: ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELL’INSERIMENTO LAVORATIVO PROMOZIONE E SOSTEGNO DI AZIONI, PROTOCOLLI DI INTESA TRA COMUNI, AMBITI SOCIO-TERRITORIALI, AZIENDE SANITARIE REGIONE: SOSTEGNO ALL’ ATTUAZIONE CON I DIPARTIMENTI COMPETENTI MONITORAGGIO, VALUTAZIONE SUPPORTO, ASSISTENZA TECNICA EROGA AI COMUNI LE RISORSE FINANZIARIE

  24. AMBITI SOCIO-TERRITORIALI PROMOZIONE ATTIVITA’ DI PRESA IN CARICO DEI BENEFICIARI STIPULA, AVANZAMENTO E VERIFICA DEI PROGETTI DI INCLUSIONI INDIVIDUARE IL RESPONSABILE-PROFESSIONISTA DI CIASCUN PROGETTO DI INCLUSIONE ORGANIZZARE E GESTIRE IN SINERGIA CON GLI ALTRI ATTORI ISTITUZIONALE, GLI INTERVENTI DI COESIONE SOCIALE DOMANDE PRESENTATE 8029 ACCOLTE 7456 ACCOLTE E AMMESSE AL BENEFICIO 2796 CONTRATTI FIRMATI 2779

  25. POVERTA’ STATO INDIVIDUALE- FAMILIARE DI SCARSITA’ DI RISORSE MATERIALI IN UN DATO MOMENTO IN UN DETERMINATO LUOGO QUANTIFICABILE STATISTICAMENTE ESCLUSIONE SOCIALE PROSPETTIVA TEMPORALE AMPIA DIMENSIONE DINAMICA ETEROGENEITA’ SITUAZIONI DI DEPRIVAZIONE (economica, relazionale, sociale, formativa, lavorativa, abitativa, ecc..) MULTIDIMENSIONALITA’ FENOMENO: livello macro reciprocità/socialità; lavoro/consumi; sistema welfare livello micro: traiettorie biografiche

  26. Misurazione POVERTA’ ASSOLUTA RELATIVA BENESSERE MEDIO POSSEDUTO DALLA POP DI RIFERIMENTO BENI E SERVIZI INDISPENSABILI DETERMINAZIONE SOGLIA REDDITO CONSUMI EUROSTAT: POVERA’ RELATIVA CHI POSSIEDE MENO DEL 60% DEL REDDITO MEDIANO DEL PAESE ISTAT: SPESA MEDIA PER CONSUMI • SCALE DI EQUIVALENZA NUMEROSITA’ NUCLEO FAMILIARE • VARIABILITA’ DELLA COMPONENTE MONETARIA PROBLEMA: IL CONCETTO DI ESCLUSIONE SOCIALE????

  27. DATI POVERTA’ RELATIVA

  28. POVERTA’ ASSOLUTA

  29. PROBLEMI REATIVI ALLA MISURAZIONE DELLA POVERTA’ LIVELLO DI VITA RITENUTO ACCETTABILE DEFIZIONE DI UN PANIERE DI BENI E SERVIZI ESSENZIALI, IN GRADO DI ASSICURARE ALL’INDIVIDUO E AL SUO NUCLEO FAMILIARE UNO STANDARD DI VITA SUFFICIENTE AD EVITARE GRAVI FORME DI ESCLUSIONE IL SUO VALORE MONETARIO RAPPRESENTA LA SOGLIA DI POVERTA’ ASSOLUTA MANCA UNA DEFINIZIONE UNIVOCA DEL CONCETTO DI POVERTA’ PASSAGGIO DA CONCETTO POVERTA’ ALLA SUA MISURAZIONE?? IDENTIFICAZIONE DELLE AREE DI CONSUMO-REDDITO QUALI VOCI INCLUDERE QUANTIFICAZIONE MONETARIA

  30. ISTAT + CIES DEFINIZIONE ED INDIVIDUAZIONE DELLA MISURA DI POVERTA’ DIFFICOLTA’ MANCA UNA DEFINIZIONE UNIVOCA DI OPERATIVIZZAZIONE DEL CONCETTO: DA IDEA AD INDICATORE APPROCCIO RELATIVO CONDIZIONE DI SVANTAGGIO DI ALCUNI SOGGETTI RISPETTO AL ALTRI DISEGUAGLIANZA QUANDO SI TRADUCE IN POVERTA’? INDIVIDUAZIONE DI UN PARAMETRO DELLA DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE PER INDIVIDUARE E COSTRUIRE LA SOGLIA DI DEMARCAZIONE PER CLASSIFICARE LE FAMIGLIE IN POVERE E NON POVERE

  31. PRINCIPALI COMPENENTI DEL PANIERE • ALIMENTARE • ABITATIVO NEL TEMPO • RESIDUALE ADEGUAMENTO AL VOLORE MONETARIO IN EUROPA POVERO: CHI HA UN REDDITO EQUIVALENTE INFERIORE AL 60% DELLA MEDIANA NAZIONALE DELLA POPOLAZIONE

  32. UTILITA’ SOCIALE DELLA RICERCA SOCIOLOGICA COMPRENSIONE CONOSCENZA OSSERVAZIONE STRUMENTO PRIVILEGIATO RENDERE CHIARI I TERMINI DELLE DELL’AUTO-OSSERVAZIONE E SCELTE DI UNA SOCIETA’ DELL’AUTO CONSAPEVOLEZZA DEI GRUPPI SOCIALI RAPPORTO TRA REALTA’ FINI DESIDERATI DOMANDE CONOSCITIVE MEZZI DISPONIBILI IPOTESI DI RICERCA REALIZZAZIONE RICERCA RISULTATI DECISORE POLITICO AGISCE DECIDE IN UN CONTESTO DI MANCATA CONOSCENZA DEI FENOMENI SOCIALI

  33. OSSERVATORIO REGIONALE SULLE POLITICHE SOCIALI Art. 21 legge 328/2000: Stato, Regioni, Province, Comuni istituzione del Sistema Informativo Servizi Sociali Art. 2 L. R. n. 3/2005 Art.18 L R. n. 4/2007 Raccolta sistemica di dati COMPRENSIONE Analisi delle dinamiche CONOSCENZA Iniziative di studio e ricerca OSSERVAZIONE Monitoraggio REALTA’ Valutazione Divulgazione più ampia possibile

  34. BIBLIOGRAFIA • RAPPORTI CIES • RAPPORTI FORMEZ • REGIONE BASILICATA - LA DIMENSIONE TERRITORIALI DELLE POLITICHE SOCIALI IN ITALIA, Y. KAZEPOV, ROMA CAROCCI 2009 • LE POLITICHE DI ASSISTENZA SOCIALE, I. MADAMA, IL MULINO 2010 • IL SISTEMA SANITARIO DELLA BASILICATA NEL 2010-2011, AMMALARSI MENO CURARSI MEGLIO, A. D’ADAMO E B. POLISTENA, Mc GRAW HILL, 2012 • ELEMENTI DEL WELFARE LUCANO, AVVIO DEL SISTEMA INFORMATIVO SOCIALE E DELLA PRIMA RELAZIONE SOCIALE REGIONALE, E. GREGORI E G. PATERNITI, FRANCO ANGELI, 2012

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