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Politiche pubbliche (governance) e amministrazioni pubbliche

Politiche pubbliche (governance) e amministrazioni pubbliche. Continua…. Italia: alcune peculiarità. Politiche pubbliche : Negoziazioni opache e dinamiche collusive nei rapporti fra attori pubblici e attori privati: all’ombra della gerarchia.

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Politiche pubbliche (governance) e amministrazioni pubbliche

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Presentation Transcript


  1. Politiche pubbliche (governance) e amministrazioni pubbliche Continua…

  2. Italia: alcune peculiarità Politiche pubbliche: • Negoziazioni opache e dinamiche collusive nei rapporti fra attori pubblici e attori privati: all’ombra della gerarchia. • Paci (1989): politiche sociali, party government e “incorporazione di blocchi di privato”.

  3. Le parole d’ordine del cambiamento: governance • La costruzione di una fitta trama di interazioni fra interessi pubblici e privati è per noi una tradizione, così come la sua opacità. • Qual è la novità? • Possibilità che le interazioni siano visibili, formalizzabili. • Apertura, inclusività..

  4. Amministrazioni pubbliche e governance: quale cambiamento? • La fase che si è avviata dagli anni 90 fa intravedere la possibilità di un cambiamento • Le attese maggiori sono suscitate dai nuovi approcci e strumenti dell’azione pubblica che si diffondono nel policy making: • Negoziazione • Partecipazione • Integrazione • Territorializzazione

  5. Amministrazioni pubbliche e governance: quale cambiamento? • Negoziazione: esplicita, formalizzata, (contrattualizzazione) • Integrazione: pluralità di attori, coordinamento • Partecipazione: accountability, miglioramento del processo democratico, sviluppo delle capacità cooperative (amministrazione condivisa)

  6. Casi Riforma dei servizi idrici del 1994 (legge Galli): Gli obiettivi della riforma erano quattro: • superare la frammentazione nella gestione del servizio, che all’epoca contava una miriade di piccole strutture; • realizzare un ciclo integrato dell’acqua (dalla fonte allo smaltimento); • separare le funzioni di gestione, concentrate nei Comuni, da quelle di regolazione, programmazione e controllo; • introdurre un sistema di tariffe. Più che una liberalizzazione in senso proprio, riorganizzazione e razionalizzazione del servizio, attraverso la creazione di un sistema integrato di governo e l’individuazione di un gestore unitario per ogni ambito territoriale. Alle Regioni veniva affidato il compito di definire gli ambiti territoriali e ai Comuni, associati fra loro, la regolazione locale del servizio. Quanto ai soggetti gestori, le associazioni dei Comuni erano libere di orientarsi verso società di natura giuridica pubblica, privata o mista. • Fonte: Citroni, Giannelli e Lippi (2008)

  7. Riforma dell’acqua • Le aggregazioni di comuni realizzate secondo quanto previsto dalla legge sono spesso gusci istituzionali vuoti di expertise e poteri effettivi. • Le decisioni che contano vengono prese altrove: “nelle segreterie locali dei partiti (poco), negli accordi bilaterali tra sindaci (molto), nelle scelte delle giunte provinciali e (soprattutto) nei consigli di amministrazione delle preesistenti aziende speciali e delle associazioni di categoria che le rappresentano” (Citroni, Giannelli, Lippi, Profeti, 2007). • Gli attori, pubblici e privati, che siedono ai tavoli decisionali tendono a “tenere insieme dei reticoli di interessi molto forti e molto localizzati: sono quelli degli enti locali, ma in misura sempre maggiore anche quelli di banche e finanziarie, costruttori, e altre società di servizi che mirano all’espansione industriale e finanziaria “ (Citroni, Lippi, 2006, p. 272).

  8. La riforma dell’acqua • “[…] al di là delle variazioni sul tema presenti nei singoli contesti locali, chi governa l’acqua sono solitamente pochi soggetti, per di più scarsamente identificabili con i ruoli e le procedure della democrazia rappresentativa, in quanto facenti aggio su risorse politiche e di potere di carattere personale ed esclusivo (ad esempio rapporti di amicizia, posizione strategica nelle reti di relazioni, rapporti privilegiati con interessi locali ecc.)” (Citroni, Giannelli, Lippi, Profeti, 2007).

  9. Casi Contratti di quartiere: • A certe condizioni, creazione di nuove strutture istituzionali e nuove pratiche sociali di partecipazione (Donolo, 2005). Un elemento che gioca a favore è la presenza in alcuni quartieri di forme di organizzazione degli abitanti che attivano una pluralità di punti di vista. Ma l’intera esperienza della “prima generazione” dei Contratti documenta che un fattore di successo determinante è il ruolo che le amministrazioni comunali sono chiamate a svolgere nel sostenere, riconoscere e mediare questa pluralità (Bricocoli, 2007).

  10. Casi Patti territoriali: • i risultati migliori, rispetto alla produzione di beni collettivi per la competitività, sono stati conseguiti dove sia il governo locale sia gli attori collettivi hanno guidato i processi, e dove un quadro istituzionale stabile ha favorito la creazione di fiducia reciproca fra soggetti pubblici e privati. Fra l’altro, in Italia ciò è avvenuto proprio nel mezzogiorno, cioè in condizioni iniziali di elevata debolezza istituzionale e scarso capitale sociale. Perciò, è opportuno “abbandonare il dualismo che contrappone il vecchio government con la nuova governance “ (Burroni, Crouch, Keune, 2005).

  11. Ruolo delle amministrazioni pubbliche • Regia • Enabling • Funzione terza: mediazione e composizione della pluralità • Regolazione (lo Stato regolatore) • Condivisione o aggregazione?

  12. Quali risultati, quali effetti della governance partecipata ? • Efficacia, efficienza ecc. • Sviluppo potenziali cooperativi (CS) • Democratizzazione • Empowerment – sviluppo capabilities

  13. Valutazione La valutazione Valutare un processo decisionale inclusivo significa domandarsi: • le decisioni raggiunte sono state effettivamente prese in modo efficiente, sono risultate eque, stabili e sagge? E, se no, perché? • le relazioni tra i partecipanti sono effettivamente migliorate e hanno generato nuove possibilità per il futuro? I soggetti coinvolti hanno imparato a camminare con le loro gambe? E, se no, perché? … è molto difficile rispondere in modo rigoroso a queste domande e che le risposte saranno sempre controverse. La valutazione non è in grado di dare certezze, ma può aiutare i promotori a capire quali sono le difficoltà, le cose che non funzionano o non hanno funzionato. Può aiutarli a ridefinire i problemi, a ripensare l’impostazione del percorso prescelto e a intravedere nuove possibilità. Serve quindi per apprendere. Da Bobbio L., a cura di, 2004, A più voci

  14. Valutazione Perché l’esercizio di valutazione sia serio deve essere svolto da un soggetto esterno che, proprio perché non coinvolto nella progettazione e nella gestione del processo, può offrire una visione disincantata, aiutare i soggetti coinvolti a cogliere aspetti che, da soli, non avrebbero la possibilità di vedere. Il valutatore esterno non deve presentarsi come un giudice che debba decidere se il processo è andato bene o è andato male (nella quasi totalità dei casi non sarà assolutamente in grado di dare un giudizio così netto), ma piuttosto come un esperto che, studiando il processo e i sui suoi risultati con specifiche metodologie di indagine, può mettere in luce aspetti nascosti Da Bobbio L., a cura di, 2004, A più voci

  15. Valutazione Che ruolo possono avere i partecipanti al processo? Il valutatore esterno deve lavorare a stretto contatto con il committente e con gli altri stakeholder. Gli attori che hanno partecipato al processo (o che vi partecipano) non sono soltanto oggetto di osservazione da parte del valutatore, ma sono soggetti attivi della valutazione. Il ruolo del valutatore non viene confinato a quello meramente tecnico di colui che è capace ad usare in modo rigoroso metodi o strumenti analitici sofisticati, siano essi quantitativi o qualitativi: deve diventare una sorta di facilitatore, capace di condurre i diversi attori coinvolti all’interno di un processo di auto-valutazione ed apprendimento. Da Bobbio L., a cura di, 2004, A più voci

  16. Valutazione • Quali metodologie? Le metodologie da usare nella valutazione dipendono dalle domande che sono state sollevate (e non viceversa). Toccherà ai valutatori proporre le metodologie opportune attraverso gli incontri preliminari con il committente e gli altri stakeholder. A seconda del problema sul tappeto possono essere usati sia metodi quantitativi che qualitativi: il punto fondamentale è raggiungere un buon accordo tra il committente e il valutatore sugli aspetti su cui indagare e sui metodi per farlo. Da Bobbio L., a cura di, 2004, A più voci

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