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Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

Corso di Storia delle Relazioni Internazionali. A.A. 2012/2013 Giovanni Bernardini bernardini@fbk.eu. Verso il bipolarismo militarizzato. Nascente contrapposizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica: si manifesta inizialmente in Europa, attorno alla questione tedesca ma non solo

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  1. Corso di Storia delle Relazioni Internazionali A.A. 2012/2013 Giovanni Bernardini bernardini@fbk.eu

  2. Verso il bipolarismo militarizzato • Nascente contrapposizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica: si manifesta inizialmente in Europa, attorno alla questione tedesca ma non solo • Divisione in due blocchi contrapposti che fanno riferimento a una superpotenza anche in termini di valori, modelli politici, sociali ed economici

  3. Verso il bipolarismo militarizzato • Prima il Piano Marshall, poi la stipula dell’Alleanza Atlantica, segnano la rinuncia definitiva al sogno rooseveltiano e il ripiegamento su una soluzione geopoliticamente più modesta, ma ideologicamente, economicamente e culturalmente più coesa

  4. Verso il bipolarismo militarizzato

  5. Verso il bipolarismo militarizzato • Fu la nascita di un “impero su invito” (definizione di GeirLundestad)? • Certamente l’egemonia statunitense sulla parte occidentale del continente europeo assunse un carattere più sottile, adattabile e in buona misura auspicabile da cui vi si “sottometteva”. A cominciare dal benessere, dalla crescita dei consumi, dalla “democratizzazione” della vita sociale • Questo non significa che la scelta di dar vita a un campo occidentale non fornisse potenti armi di propaganda interna e internazionale

  6. Verso il bipolarismo militarizzato

  7. Verso il bipolarismo militarizzato • Di certo, dal punto di vista materiale l’Europa occidentale beneficiò immensamente della nuova condizione di guerra fredda più di qualunque altra area del mondo: stabilizzazione democratica, rimozione di ogni minaccia di risorgente nazionalismo o totalitarismo, benessere • L’esempio più classico è il processo di integrazione europea, iniziata con la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) nel 1951. L’impulso è statunitense, i vantaggi (economici e non solo) sono tutti europei

  8. Verso il bipolarismo militarizzato • A est, tra il 1949 e il 1952 c’è un ulteriore “giro di vite” nei paesi dell’area di influenza sovietica. Epurazioni continue fino alla rimozione di qualunque residuo di identità nazionale e potenziale deviazione dalla “sovietizzazione” • Caso Jugoslavia: un monito • Brutale sfruttamento economico dell’ “impero” a favore della rinascita sovietica

  9. Verso il bipolarismo militarizzato • In sostanza: per quanto l’influenza statunitense sull’Europa occidentale abbia generato distorsioni della vita politica democratica, in termini relativi queste passavano in secondo piano a confronto di quanto accadeva nella parte orientale

  10. Verso il bipolarismo militarizzato • Tuttavia, nel 1949 due eventi mostrarono che, se si interpretava la contrapposizione con l’Unione Sovietica attraverso le lenti della “Guerra fredda”, questa non si esauriva entro i confini in cui essa era sorta, ovvero l’Europa • Il processo di decolonizzazione complessificava la vita internazionale, nel momento in cui enormi territori del mondo diventavano indipendenti o si avviavano a farlo (India e Indonesia, per esempio)

  11. Verso il bipolarismo militarizzato • Due eventi nel 1949 inducono al pessimismo gli osservatori occidentali: • L’Unione Sovietica completa il proprio progetto di armamenti nucleari: ora gli Stati Uniti non detengono più il monopolio • In Cina si conclude la guerra civile con la vittoria del Partito Comunista di Mao Ze-dong. • Entrambi gli eventi hanno ripercussioni psicologiche enormi negli Stati Uniti

  12. Verso il bipolarismo militarizzato • In realtà, né gli Stati Uniti avevano mai potuto impedire la vittoria dei comunisti in Cina, né l’Unione Sovietica l’aveva favorita (almeno fino alle ultime fasi). In questo senso, è un caso emblematico nella storia della “Guerra fredda” • Nel 2/50 viene firmato un trattato di alleanza tra Cina e URSS: l’impressione a occidente è di aver perso il paese più popoloso del mondo, e che questo sia automaticamente un vantaggio per l’altro campo. Primo fallimento del “containment”

  13. Verso il bipolarismo militarizzato • Isteria diffusa negli Stati Uniti: l’avanzamento del comunismo è anche frutto del tradimento di un nemico interno. Dal 1950 esplode il fenomeno della “caccia alle streghe di McCarthy”. L’anticomunismo diventa un fattore culturale e pervade tutte le sfere della società (cinema, editoria, scuole): mobilitazione nazionale. Dal 1953 il fenomeno inizia a declinare

  14. Verso il bipolarismo militarizzato • NSC-68: direttiva strategica che ridefinisce il “containment” in termini ideologici e operativi • Mutamento fondamentale dal linguaggio usato da Kennan: l’URSS non è più una potenza opportunistica ma cauta, ma “una fede fanatica, antitetica alla nostra [che] cerca di imporre la propria autorità assoluta sul resto del mondo” “Un conflitto tra l’idea di libertà e la società della schiavitù”

  15. Verso il bipolarismo militarizzato Il Cremlino avrebbe perseguito “la sovversione o violenta distruzione” delle strutture sociopolitiche dell’intero mondo non sovietico • ATTENZIONE: non è un documento di propaganda, ma una riflessione del massimo organo di sicurezza degli Stati Uniti per uso interno • Non si tratta più di egemonia su una o l’altra area del globo, ma di una polarizzazione tra libertà e schiavitù

  16. Verso il bipolarismo militarizzato • QUINDI: “una sconfitta delle libere istituzioni in qualsiasi luogo è una sconfitta ovunque” • Torna ad affacciarsi la “lezione di Monaco” (1938): ogni cedimento contingente al totalitarismo è un cedimento in ogni luogo • Soluzione: rapido aumento della forza politica, economica e militare degli Usa e degli aleati (gli USA dedicavano il 6% del PIL agli armamenti, l’URSS i 14%. E’ un calcolo falsato da lenti ideologiche)

  17. Verso il bipolarismo militarizzato • subordinare le considerazioni di bilancio attuali al rischio che fosse in gioco la stessa indipendenza nazionale nel lungo periodo • Il problema però era: come convincere la popolazione che l’aumento delle spese per la difesa fosse necessario? • “Korea came along and saved us” (Dean Acheson, SegretariodiStato, 1950)

  18. La guerra di Corea

  19. La guerra di Corea • Il 25 giugno 1950 le peggiori previsioni del NSC-68 sembrano avverarsi • Nel sud della Corea si instaura un regime autoritario filoccidentale, nel nord quello comunista di Kim Il Sung • Elezioni volute dall’ONU nel 1948: il nord non partecipa; nascono due repubbliche che si scontrano continuamente lungo il 38° parallelo • USA e URSS ritirano le truppe perché il territorio era giudicato di scarso valore strategico

  20. La guerra di Corea • Convinzione di Stalin che gli Stati Uniti non sarebbero intervenuti in caso di conflitto tra sole truppe coreane (dichiarazione di Acheson: la Corea non rientrava nel perimetro difensivo USA) • Assenso e supporto a Kim Il Sung, ma soltanto a condizione che non vi fosse coinvolgimento di truppe sovietiche • Quale ruolo giocò la “carta cinese”? • Sul campo la vittoria iniziale del nord è schiacciante

  21. La guerra di Corea • MA: dopo il NSC-68 nessuna area del mondo era periferia, nell’ottica del conflitto bipolare • Reazione forte di Truman, appelli alla nazione • Richiesta al Consiglio di Sicurezza ONU di autorizzare l’intervento armato • In assenza del delegato sovietico per protesta (altrimenti l’URSS avrebbe esercitato il diritto di veto!), il Consiglio di Sicurezza autorizza l’invio di una missione militare internazionale sotto comando USA

  22. La guerra di Corea • L’invio di truppe in Corea si accompagna alla creazione di un perimetro difensivo (contenimento) attorno alla Cina: • Taiwan messa sotto protezione di una flotta statunitense • Rafforzata la difesa delle Filippine • Moltiplicata l’assistenza militare alle forze francesi in Indocina • Definito trattato di pace col Giappone che ne assicurava il rapido rilancio economico e la difesa da parte delle truppe statunitensi di stanza

  23. La guerra di Corea • Quadruplicate le spese in bilancio per la difesa: obiettivo della superiorità strategica ovunque. L’economia interna si orienta verso la Guerra fredda • Ultimo punto: predisporre una solida difesa militare anche in Europa, dove c’era un altro paese diviso, la Germania (VEDI OLTRE)

  24. La guerra di Corea

  25. La guerra di Corea • Operazioni belliche: recupero del sud, tentazione di riunificare il paese con le armi e ottenere una vittoria di grande prestigio • A ottobre le truppe superano il confine con il nord • Stalin chiede ai cinesi di inviare divisioni; c’è in ballo anche la possibilità di liberare la Cina dalla presenza USA sui confini, Taiwan compresa • Mao teme per la sopravvivenza della Repubblica Popolare

  26. La guerra di Corea • Il 19 ottobre forze sudcoreane e americane entravano a Pyong-yang; Kim Il Sung riparava in URSS • Reazione cinese con un’offensiva da centinaia di migliaia di uomini • In meno di un mese, le sorti del conflitto sono completamente rovesciate e le truppe cinesi entrano a Seoul • Intensi bombardamenti e controffensiva: la linea si stabilizza intorno al 38° parallelo

  27. La guerra di Corea • Da parte dei comandi statunitensi, si suggerisce di attaccare le basi militari su territorio cinese (anche con armi atomiche) • Truman e l’amministrazione bloccano l’iniziativa (controversia pubblica). I rischi di un attacco al territorio cinese o sovietico erano troppo alti per le ripercussioni altrove (Europa) • Un effetto di deterrenza che fu connaturato alla stessa Guerra fredda

  28. La guerra di Corea • Stalin contrario all’armistizio: sostanziale disinteresse per le questioni asiatiche; interessato piuttosto che il problema coreano distogliesse forze americane dall’Europa • Dopo due anni, la morte di Stalin, e l’elezione alla Presidenza Usa di D. Eisenhower, si sarebbe raggiunto un armistizio. NON una pace (che infatti ancora oggi manca)

  29. La guerra di Corea • Oggi è chiamata “la guerra dimenticata” • In realtà la Corea è stato un conflitto tra i più sanguinosi del ventesimo secolo • Devastazione di un intero paese • Su 30 milioni di cittadini coreani, in tre anni ne morirono circa 2,5 milioni • Morti oltre mezzo milione di cinesi • 36.000 statunitensi (in tutta la guerra del Vietnam sarebbero stati 58.000) a fronte di centinaia di migliaia di unità inviate (si stimano intorno a 400.000)

  30. La guerra di Corea • Una guerra in cui cade ogni distinzione tra militari e popolazione civile • Episodi ancora oscuri, sui quali si inizia a fare luce dopo 60 anni: l’ “estate del terrore” in Corea del Sud (100.000 esecuzioni di oppositori politici all’inizio del conflitto); ordini alle truppe USA di sparare anche sulla popolazione in cerca di rifugio, per il sospetto che si trattasse di militari nordcoreani che tentavano di infiltrarsi; esecuzioni sommarie di massa di tutte le parti in causa

  31. La guerra di Corea

  32. La guerra di Corea • L’invio di truppe in Corea si accompagna alla creazione di un perimetro difensivo (contenimento) attorno alla Cina: • Taiwanmessa sotto protezione di una flotta statunitense • Rafforzata la difesa delle Filippine • Moltiplicata l’assistenza militare alle forze francesi in Indocina • Definito trattato di pace col Giappone che ne assicurava il rapido rilancio economico e la difesa da parte delle truppe statunitensi di stanza

  33. La guerra di Corea • Create altre organizzazioni di sicurezza collettiva, vagamente su modello del Patto Atlantico: • ANZUS (Australia, New Zealand, UnitedStates) del 1951 • SEATO (Southeast Asia TreatyOrganization) nel 1954, che include Francia, Australia, Filippine, Nuova Zelanda, Pakistan, Gran Bretagna, Stati Uniti e Tailandia. Chi rimane fuori (es. India e Indonesia) è considerato “ostile”, anche se animato da ragioni di mero anticolonialismo

  34. La guerra di Corea • CentralTreatyOrganization (CENTRAL o CENTO) nel 1955, formata da Gran Bretagna, Iran, Irak, Pakistan, Turchia. Soltanto più tardi gli Stati Uniti faranno il loro ingresso ufficiale. Ma già nel 1958 è in crisi a causa del ritiro dell’Irak(che apre relazioni diplomatiche con Mosca e si dichiara non allineato) • Quadruplicate le spese del bilancio statunitense per la difesa: obiettivo della superiorità strategica ovunque. L’economia interna si orienta verso la Guerra fredda

  35. La guerra di Corea

  36. La guerra di Corea • “Agli occhi di Washington, le tensioni legate alla decolonizzazione perdevano quindi la dimensione positiva dell’autodeterminazione […] per assumere […] l’ombra sinistra dell’avanzare del comunismo o dell’allentarsi del controllo occidentale” • Le prime vittime sono l’Iran e il Guatemala (1953-1954)

  37. La nascita della NATO • Soprattutto, lo sviluppo più eclatante si ebbe in Europa: gli Stati Uniti vogliono e cercano di imporre il riarmo della Repubblica Federale Tedesca e l’integrazione militare e difensiva degli europei occidentali (dopo l’avvio di quella economica) • La ragione è nella sproporzione di forze militari in campo tra Armata Rossa e piccoli eserciti nazionali europei + truppe statunitensi che, per ragioni di costi, non potranno rimanere in Europa per sempre

  38. La nascita della NATO • Da parte tedesca c’è l’immediato favore del governo: priorità dell’ancoraggio a occidente rispetto alle prospettive di riunificazione. Ma la lotta politica interna è forte con i socialdemocratici • Nel resto d’Europa, c’è grande timore per motivi evidenti • Forte propaganda dei comunisti e di molti partiti socialisti: presentata come la preparazione di una nuova guerra

  39. La nascita della NATO • Nel 1952 Stalin tenta di bloccare un progetto per lui estremamente negativo: proposta di riunificazione di una Germania neutrale, smilitarizzata e slegata da alleanze. Nonostante qualche tentazione, alla fine viene ignorata dagli occidentali. • Nel 1953 muore Stalin, ma i suoi timori sembrano ancora più reali: dopo due mesi si verificano gravi disordini a Berlino Est. • Il regime di Mosca, privo del suo leader indiscusso, sembra particolarmente fragile e ben presto vittima di un’aspra lotta di successione

  40. La nascita della NATO • l progetto di una Comunità Europea di Difesa (esercito integrato europeo) viene affossato dal parlamento francese • Si giunge a un piano B: Germania con un suo esercito (per quanto limitato) all’interno della NATO insieme con gli altri eserciti europei. La differenza sostanziale rispetto a tutti gli altri dispositivi del “contenimento”: la NATO è una forza militare permanentesotto comando integrato (e non un patto di assistenza e mutua difesa)

  41. La nascita della NATO • Il 9 maggio 1955 la RFT entra a far parte della NATO • Una settimana dopo nasce il Patto di Varsavia, organizzazione speculare dall’altra parte della cortina di ferro • La Guerra Fredda europea è sigillata militarmente e sarebbe rimasta tale fino all’89, nonostante crisi periodiche

  42. Nikita Kruscioval potere • Krusciov emerge dalla lotta di potere come nuovo leader (Segretario del PCUS) dell’Unione Sovietica • Insistenza sul riarmo, ma anche sulle necessità di sviluppo e consumi che fino a quel momento erano state duramente sacrificate • Tra il 1953 e il 1958 l’Unione Sovietica conosce il suo boom economico: ambizione a superare l’Occidente su questo terreno entro gli anni ‘60

  43. Nikita Kruscioval potere • Su questa base, Per Krusciovla Guerra Fredda si declina anche come coesistenza competitiva di modelli di sviluppo • Il processo di decolonizzazione, ormai impetuoso, e fortemente appoggiato da Mosca, è percepito come un’opportunità di “aggirare” il contenimento • Di fatto, né Stati Uniti né Unione Sovietica accettano l’idea che la coesistenza possa essere semplicemente pacifica

  44. Le due crisi del 1956 • Nasser, presidente dell’Egitto, portavoce del nazionalismo arabo anti- e post-coloniale • Progressivo avvicinamento a Mosca, che può fornire armi, tecnologia, materiali per lo sviluppo • In luglio viene nazionalizzato il canale di Suez. I proventi dovevano servire per lo sviluppo dell’Egitto • Gran Bretagna e Francia fortemente ostili per ragioni economiche, politiche e di conservazione di quanto rimaneva dei loro imperi

  45. Le due crisi del 1956 • Piano concordato con Israele: • quest’ultimo avrebbe attaccato l’Egitto in ragione del suo crescente potere militare e della chiusura del canale • Francia e Gran Bretagna sarebbero intervenute per ristabilire la situazione (di fatto, per recuperare il controllo del canale) • Critiche diffuse da tutti i paesi di recente indipendenza contro l’operazione “neocoloniale” • Ma soprattutto: fortissima censura di Stati Uniti e Unione Sovietica

  46. Le due crisi del 1956 • Quando Washington minaccia di interrompere ogni sostegno economico a Londra, di fatto le operazioni militari finiscono • Riconoscimento internazionale del possesso egiziano del Canale • Conclusioni da trarre: • Il colonialismo di vecchio stampo è ormai finito e non rientra più nella nuova logica bipolare • Il Medio Oriente diventa un altro terreno di battaglia per la Guerra Fredda, anche in ragione delle sue riserve strategiche

  47. Le due crisi del 1956 • XX Cogresso del Partito Comunista dell’URSS: Krusciov denuncia i crimini di Stalin • Reazioni destabilizzanti nel movimento comunista internazionale e nel blocco dell’est • In Ungheria la rivolta inizia come una manifestazione studentesca, ma presto diventa una vera insurrezione popolare • Nuovo governo di ImreNagy: dopo riforme interne, viene anche annunciata l’uscita dal Patto di Varsavia

  48. Le due crisi del 1956 • Dopo molte discussioni interne, il governo sovietico decide l’intervento militare per “ristabilire l’ordine” • Scontri durissimi con più di 2.000 morti ungheresi • Più di 200.000 ungheresi fuggono in poco tempo

  49. Le due crisi del 1956 • Conclusioni: • Colpo enorme al prestigio sovietico • Critica allo stalinismo non significa rinuncia alle “esigenze” di sicurezza: per difendere il proprio blocco, Mosca è disposta anche a usare la forza • D’altro canto, gli Stati Uniti non possono (e non vogliono?) fare nulla per ricacciare indietro l’Unione Sovietica dal suo dominio sull’Europa Orientale. Quindi il contenimento, per quanto dispendioso e di lunga durata, rimane l’unica strategia possibile

  50. Un mondo più complesso • La crisi di Suez aveva rivelato un elemento che stava cambiando il mondo: • nel 1945 i paesi rappresentati all’ONU erano 51 • nel 1960 erano 99 • nel 1975 erano 144 • Lo sgretolamento degli imperi, la decolonizzazione e il proliferare di nuovi stati sovrani mutavano in modo sostanziale le relazioni internazionali

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