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PFIII. IL MULINO DEL PO

PFIII. IL MULINO DEL PO. CREDITI. SULLE ORME DEGLI ESTENSI TRA TERRA E ACQUA: docente di riferimento Silvana Onofri. PFIII 1: classe III F, indirizzo scientifico–tecnologico, Liceo Classico “L. Ariosto”. Docente referente: Cinzia Solera. Hanno collaborato Silvana Onofri e Silvia Malagò.

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  1. PFIII. IL MULINO DEL PO

  2. CREDITI SULLE ORME DEGLI ESTENSI TRA TERRA E ACQUA: docente di riferimento Silvana Onofri. PFIII 1: classe III F, indirizzo scientifico–tecnologico, Liceo Classico “L. Ariosto”. Docente referente: Cinzia Solera. Hanno collaborato Silvana Onofri e Silvia Malagò. PFIII 2, 3: classe IV G e IV C Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “O. Vergani”. Docente referente: Maura Tortonesi. Hanno collaborato: Edda Tugnoli, Rossana Bonfatti, Donatella Benetti.

  3. PFIII – R. BACCHELLI: Il MULINO DEL POTre giorni Accompagnati dalle parole di Bacchelli seguiremo le tracce di Lazzaro Scacerni a Ferrara e sul Po, visiteremo una città caratterizzata dal suo ancestrale rapporto con il fiume, con i suoi miti (Fetonte) e le sue leggende (Chiozzino). In bicicletta ripercorreremo le tappe delle giornate ferraresi di Lazzaro Scacerni alla ricerca del tesoro della Madonna di Spagna, ritrovandone le tracce nella città moderna, nei suoi monumenti e luoghi d’arte e, alla ricerca dell’origine del nome Scacerni, visiteremo i palazzi cinquecenteschi della Ferrara rinascimentale. E saranno ancora le parole di Bacchelli ad accompagnarci dalla Darsena ferrarese al Mulino sul Po. Dal mulino, costruito dagli ultimi maestri d'ascia, in legno robusto con il tetto, come una volta, fatto con le canne di palude, si percorrerà, in bicicletta, il Percorso letterario Bacchelliano tra casolari e terre coltivate. Seguiremo la storia del pane ferrarese, dal chicco di grano, alla macinatura nei mulini sul Po, alla modellazione della coppia, il “pan ritorto” così chiamato dal conte palatino Cristoforo da Messisburgo, lo scalco degli estensi che lo aveva pensato per i banchetti di corte.

  4. PFIII 1. PRIMA GIORNATA Lazzaro in città: il tesoro della Madonna di Spagna Quella loro Madonna era assai “milagrosa”, e coperta di doni. In bicicletta, insieme a Lazzaro, alla ricerca del tesoro della Madonna di Spagna, andremo negli stretti vicoli del ghetto, assisteremo all’esecuzione di Fratognone nella piazza Travaglio, ci recheremo al convento delle Orsoline per ottenere lo scioglimento del “sortilegio”, infine, insieme a lui, sotto le mura degli Angeli ci parrà di sentire le grida strazianti dell’Urlon del Barco, il diavolo sconfitto dai Gesuiti e di vedere l’ingegnere idraulico Chiozzino che, protetto dai frati esorcisti di San Domenico, continua a irreggimentare le acque del Po.

  5. PFIII-1 Percorso di visitaIn bicicletta MATTINA: 1. Accoglienza all’Ariosto: distribuzione di materiali didattici. Tra le pagine di un archivio storico: i disegni degli ingegneri idraulici. 2. Il Barco e le mura degli Angeli tra mito e storia. 3. Le mura e la Porta di San Giovanni 4. Dalla Porta S. Giovanni alla Piazza. 5. Tra le strade del ghetto, alla ricerca del tesoro della Madonna di Spagna. La Sinagoga. 6. P.zza Travaglio e l’esecuzione di Fratognone. 7. Il Palazzo del Chiozzino e il patto col Diavolo. 8. La Chiesa degli inquisitori: S. Domenico e l’impronta del diavolo Magrino. Il Raguseo e il mistero del Palazzaccio. La colpa di Lazzaro. 9. Sosta pranzo: (cestino Vergani) al Parco Massari. POMERIGGIO: 10. Il Duomo e i suoi mostri: troviamo Coniglio Mannaro. Il Duomo, la Madonna miracolosa e l’assoluzione dal “sacrilegio” 11. Il Castello Estense e le rotte del Po: il “padimetro”. 12. Suor Eurosia e lo scioglimento del sortilegio. 13. Il cerchio si chiude: “Urlon del Barco” alla Porta degli Angeli. Cena con degustazione di piatti tipici; pernottamento in ostello o albergo a tre stelle, prima colazione. Ariosto di sera: I Motimmoti: Lungo il filo dell'acqua, rappresentazione teatrale ispirata al Mulino del Po.

  6. 1-3. Le Mura, porta S. Giovanni, tra campagna e città Cencioso indosso, magro e irsuto, pallido in viso del pallore di chi vive in palude, Lazzaro Scacerni poteva ben dare il sospetto d’aver il male nelle vene, quando comparve alla porta di San Giovanni. Faceva già buio, benchè la sera fosse ancor lontana, causa il folto nebbione. Sembrava d’accostare, attraverso l’invisibile campagna silenziosa, per la strada deserta, una città di morti. Gli sorsero innanzi, vicine, nella nebbia le torri cupe della antica porta fortificata, rotonde e massicc[i]e. t Porta di San Giovanni http://xoomer.alice.it/brdeb/opere/bacchelli.htm

  7. 4. Dalla porta S. Giovanni alla piazza Camminava lungo il muro per una strada larga senz’ un’ anima e senza voci; e la nebbia non lasciava scorger tre passi distante; e non trapelava lume dalle finestre chiuse. Soltanto dagli orti, abbondanti in quel quartiere, la campanella d’un convento o d’un oratorio squillava… Da una bottega aperta, parecchie lucerne gettavano sulla strada un chiarore vivido…il fornaio voleva garantirsi che nessuno allungasse le mani ai panetti senza pagare… La coppia

  8. 5. Il ghetto Così si trovò dietro il Duomo e imboccò la strada dei Sabbioni. […] Il ghetto era popoloso, e strada dei Sabbioni, che vi menava, era piena di mormorio fitto e trito, e di saluti dei solleciti rincasanti. Si sentiva odore della cucina ebraica. Le campane gravi del Duomo e di San Paolo annunciavano l’or di notte … http://www.ferraraterraeacqua.it/Siti/Ebraica/default.htm

  9. La Sinagoga Erano state rimesse in vigore da poco alcune delle antiche interdizioni contro gli ebrei. Se non la rotella di fettuccia gialla cucita dalla parte del cuore, le autorità promettevano di rimettere le porte sulle tre entrate del ghetto ferrarese, e gli ebrei dovevano esser rientrati per l’ora del coprifuoco … http://www.comune.fe.it/museoebraico/museoebraico.htm

  10. Il tesoro Così discorrendo […] era arrivato all’angolo di Vignatagliata…. Bussò alla porta chiodata della casa antica degli Annobon… Tornò l’Annobon con un sacchettino di cuoio: “Riscontrate. Io me ne lavo le mani”. La cupidigia, mentre scorrevano gli ori e le gemme fra le dita, le faceva tremanti, e accendeva gli occhi di Scacerni…

  11. Dal tesoro al patibolo … si meravigliò tra San Romano e San Paolo, che dalle imposte di qualche osteria filtrasse ancora un lume, poiché si credeva a notte tarda … dalle osterie trapelava una fragranza ghiotta e grassa … … e di qui, più pomposo che mai, entrava sotto gli archi bassi e sotto quella specie di ballatoi e di balconi, che ancora si vedono attraversare e cavalcare la strada delle Volte. […] Era in città vecchia, tra le volte basse, i chiassuoli stretti e torti, i vicoli angusti, per lo più abitati da gente di malaffare …

  12. 6. La punizione: l’esecuzione di Fratognone a Piazza Travaglio Si seppe la sentenza di Giovanni Rizzoli, detto Fratognone... : la morte mediante taglio della testa da eseguirsi nella solita piazza del Travaglio a porta San Paolo…Il Travaglio… rintronava di martellate sul legno. Gi aiutanti dell’esecutore finivano di inchiodare il palco e vi drizzavano, quadra e tozza, la macchina da decapitare, introdotta dai Francesi e rimasta usuale a Ferrara. Il palco non arrivava al petto di un uomo della statura di Scacerni. La città dormiva ancora…

  13. 7. Il mago Chiozzino, dal libro degli incanti al patto col diavolo …Si vuole che Urlone abitasse già in Barco e vi si facesse sentire, specie nelle notti tempestose, anni e secol prima che il cabalista e astrologo Chiozzini si trasferisse dalla nativa Mantova a Ferrara, comprando, per andarci a stare con la famiglia, palazzo Palmiroli in Ripagrande, dietro il ramparo di Piangipane. E qui il Chiozzini diventò anche mago, scavando in cantina, dove trovò una cassetta con dentro il libro degli incanti, e la formola per chiamare il diavolo…un omiciattolo…storto, sbilenco da tutte le parti, panciuto su gambette esili, di pelo rosso che gli mangiava la fronte, rinselvava gli occhi volpini, riempiva gli orecchi.

  14. 8. La Chiesa degli inquisitori: S.Domenico e l’impronta del diavolo Magrino Il Chiozzino aveva varcata la soglia della vicina chiesa di San Domenico, con tale sforzo da cadere ansante e quasi esamine sopra la prima panca. Era salvo. Magrino, o piuttosto ormai col suo vero nome Urlone, girava vorticosamente attorno alla chiesa. Chiozzini, esorcizzato dai domenicani, pentito, sostenne poi con lui una disputa in sillogismi e in tutte le lingue; resistette a tutte le tentazioni e persecuzioni; e lo confinò nel Barco deserto …

  15. Il Raguseo e il mistero del Palazzaccio. La colpa di Lazzaro. …il Palazzaccio aveva conosciuto tempi migliori … Scacerni salì i gradini consunti dello scalone, e sul loggiato s’indirizzò a una porta…un uomo in zimarra turchesca, con una papalina alla schiavona in capo, apparve …Scacerni si vide deprezzar l’oro di dodici carati e anche meno; disprezzare i diamanti …e le perle erano tutte scaramazze …tanto che quando il Raguseo gli offrì duemila scudi, fu un sollievo inaspettato… Quivi il Raguseo, pervenuto alla soglia del portone, mise un grido che giunse a Scacerni sull’ultimo gradino della scala…Fratognone e Scacerni l’avevano seguito passo passo…Come se una forza arcana e vetustissima lo legasse sull’ucciso all’uccisore, Scacerni allungò la destra a quella [di Fratognone] incrociandole sul morto che giaceva fra loro.

  16. 9.Sosta pranzo al Parco Massari (cestino Vergani: pane e salume ferrarese, companatico, frutta di stagione).

  17. FETONTE: UN MITO LEGATO ALL’ACQUA Tra i miti legati al territorio vi è quello che narra la tragica corsa attraverso il cielo di Fetonte, figlio del Sole. Il giovane si pose alla guida del cocchio di fuoco e, essendo inesperto, si trovò indifficoltà, perse il controllo dei cavalli e il carro uscì dalla sue rotta bruciando cielo e terra. Giove intervenne e con un fulmine sbalzò Fetonte dal carro. Il suo corpo precipitò nel fiume Eridano, in seguito chiamato Po. Le sorelle, le Eliadi, lo piansero tanto che gli dei, impietositi, le trasformarono in pioppi…. (liberamente tratto da Ovidio, Metamorfosi II ) http://www.belpaese.it/ferrara/palazzo-comunale.html

  18. 10. Il duomo e i suoi mostri: alla ricerca di Coniglio Mannaro …durava un resto della strana fantasia, che all’antico scultore delle porte del duomo di Ferrara ha suggerito tante bestie semiumane e tanti uomini semibestiali; durava, segnatamente, il famoso e secolare spavento dell’uomo lupo. Allora, burlandosi del suo viso di coniglio feroce, la gente soprannominò Giuseppe Scacerni, piacevolmente, Coniglio mannaro; e giuravano ridendo che la notte, invece d’allupare diabolicamente, e di correre per le terre con l’urlo orrendo del lupo mannaro bramoso di sgozzare i viandanti attardati, si doveva accontentare, lui, di inconiglire, con una voce sottile, con uno squittio di “barbastèl”, ossia di pipistrello ed avventarsi alle galline sviate dal pollaio: Coniglio mannaro. ... http://www.frara.it/monumenti_in_citta/duomo.htm

  19. Il Duomo, la Madonna miracolosa e l’assoluzione dal “sacrilegio” Se ti accosti ai sacramenti, dopo che abbi accettato il mio lascito, li profani e ti danni: o ti piacciono i quattrini, o hai paura dell’inferno.- …Scaceni…ebbe la penitenza: atti di contrizione….Promise inoltre d’andare in pellegrinaggio… all’altare miracoloso della Madonna dell’Atrio, in Duomo di Ferrara, veneratissima, per offrire un ex voto per grazia ricevuta e in espiazione dell’oltraggio…

  20. 11. Chiozzino e il “retto sentiero ”: le opere dell’ ingegnere idraulico Chiozzini…, aveva indirizzata la mente e la scienza, tornato sul retto sentiero, a stendere un progetto per bonificare le valli; per rimandare ai bolognesi il Reno, già dalla costor malizia e da un antico errore immesso nel Po di Ferrara, che ne riuscì interrato; e per ridare acqua al Volano e commercio al porto di Ferrara e a tutti quelli del litorale, a dispetto dei veneziani, antichi e ostinati nemici e oppressori della prosperità fluviale e marittima ferrarese. Padimetro http://www.castelloestense.it/

  21. 12. Madre Eurosia e la liberazione di Lazzaro dai”travagli” del diavolo -Sentite, Madre, quella volta che fu ammazzato il Raguseo… -Figlio mio, non sono il vostro confessore. -Ho patito molto, e patisco. -Chi vi travaglia? …-Il diavolo,-disse Scacerni sommessamente… - Dite dunque su: chi sono quelli che il Signore tribola?... -Quelli a cui vuol bene…Possiamo ringraziarlo -E allora è già ringraziato …E quando sarete tentato e tribolato, non dite mai:” E’ troppo.”

  22. 13. Sulle mura: dalla città alla campagna Salì sul bastione alberato, e si trovò all’altezza della nebbia, che sulla città stava dileguando, e lì fuori, sul vasto sterpeto e sulle basse boscaglie e sui maligni acquitrini del piano, dai bastioni, fino al Lagoscuro e al Po stagnava uguale, come un immenso lenzuolo. La Porta degli Angeli In quel terreno di fuori, in altri tempi, rinselvatichirono e affogarono i giardini coltissimi d’alcune fra le più famose “delizie” dei signori estensi,… La plaga si chiamava e si chiama ancora il Barco … il popolo collocò nel Barco tregende diaboliche, convegni maledetti …

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