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IL VIOLINO

IL VIOLINO. Le Origini Del Violino.

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IL VIOLINO

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Presentation Transcript


  1. IL VIOLINO

  2. Le Origini Del Violino • Il violino è nato a Cremona più di quattrocento anni fa dalle mani di artigiani esperti in seguito a ricerche empiriche secolari, prendendo lentamente la forma che conosciamo oggi. Deriva da strumenti antichi come il rebab introdotto in Europa dai Mori nell'ottavo secolo. Partendo da questi strumenti primitivi, si svilupperanno il ribeca, la giga e poi la viola da braccio.E' nel dicembre del 1523 che troviamo nel registro della tesoreria di Savoia, la parola violino scritta per la prima volta.Grazie al lavoro di bravi artigiani del medioevo e poi del rinascimento, si raggiunge un equilibrio tra le forme e la sonorità. Il violino appare in Italia nella prima meta del XVI secolo probabilmente prima del 1530 ed è parente stretto della viola da braccio e della lira da braccio. Prima nasce come violino barocco, poi si trasforma in violino moderno a partire della fine del 700 per le richieste dei musicisti desiderosi di avere uno strumento più potente e più comodo da suonare. La differenza sarà minima e risiede soprattutto nel manico. Sono proprio gli italiani a portare il violino all'apice del suo sviluppo con Andrea Amati (1505-1577) e Antonio Stradivari (1644-1737). Difficile, comunque attribuire con certezza la paternità del violino, che potrebbe invece appartenere al bresciano Gasparo Bertolotti detto Gasparo da Salò. Fino alla meta del XVIII secolo, il violino viene suonato in posizione libera. Il suo posto sotto il mento non è ancora una regola fissa. Con l'arrivo della mentoniera (la prima fu fabbricata nel 1830), il violino viene tenuto sempre di più tra la spalla e il mento anche grazie alla spalliera, permettendo così di far scorrere, sulla tastiera, la mano sinistra liberata dal compito di sostenere lo strumento.Il violino è lo strumento virtuosistico per eccellenza e diventa la voce della musica genericamente definita "classica"

  3. DESCRIZIONE DEL VIOLINO • Il violino è composto da: • Tavola armonica o Cassa armonica, di legno, avente una forma molto caratteristica. • Manico, in legno per sostenere la tastiera. • Cavigliere, parte finale a voluta del violino dove si stringono le corde • Cordiera, serve per tenere salde le corde da un lato. • Ponticello, sostegno per reggere le corde affinché si possa permette lo strofinio. • Tastiera, sottile lunga tavola dove si poggiano sulle corda le dita dell'esecutore. • Riccioli, applicati sul dorso della cassa per consentire la risonanza del suono. • Corde, ben quattro. • Piroli, uno per ogni corda.

  4. MATERIALI ADOTTATI • Il piano armonico, la catena, l'anima ed altri piccoli rinforzi interni alla cassa vengono costruiti con l'abete rosso, un legno leggero, ma molto resistente ed elastico, adatto a trasmettere le vibrazioni, che a questo scopo viene selezionato di venatura diritta e regolare Fondo, fasce, manico - spesso anche il ponticello - sono in legno d'acero dei Balcani, un legno duro e più "sordo" il cui compito è quello di riflettere più che di trasmettere il suono; a volte vengono usati anche legni meno nobili come il pioppo, il faggio o il salice. le parti della montatura - come piroli, capotasto, cordiera, reggicordiera, bottone - sono realizzati in legno duro da ebanisteria, soprattutto ebano, palissandro o bosso, capotasto e reggicordiera a volte sono in osso, la tastiera è quasi sempre di ebano, la cordiera a volte è di metallo, plastica o carbonio. Alcuni strumenti antichi, erano rifiniti in avorio o riccamente intarsiati, ma anche oggi alcune parti possono essere rifinite con intarsi in osso o madreperla. Le corde un tempo erano fatte utilizzando budello animale, soprattutto di pecora, lavato, trattato ed arrotolato a formare un filo: questo genere di corde, con pochi adattamenti tecnologici, venne usato fino alla prima metà del XX secolo. Tali corde sono ancora usate abitualmente nelle "esecuzioni filologiche", nelle quali l'uso di strumenti e tecniche esecutive propri dell'epoca della composizione costituisce uno degli elementi guida dell'interpretazione musicale. Tuttavia, queste corde hanno una tendenza accentuata a perdere l'accordatura in conseguenza alle condizioni esterne (temperatura ed umidità) ed al riscaldamento prodotto dalla mano dell'esecutore, a deteriorarsi e a rompersi con maggior facilità rispetto alle corde moderne. • Le moderne corde del La, Re e Sol sono dotate di un'anima in fibra sintetica (nylon, rayon, o anche carbonio), oppure in budello, circondata da un avvolgimento di seta e sempre rivestite esternamente con una sottile fascia di metallo (acciaio, alluminio, argento e persino oro) per conferire una maggiore massa all'insieme, così da permettere di produrre le note più gravi mantenendo la corda abbastanza sottile. La corda del Mi (la più acuta, detta cantino) è quasi sempre costituita da un unico sottile filo di acciaio armonico. Le corde con anima sintetica sono oggi utilizzate più frequentemente, dal momento che permettono di ottenere un suono intenso e brillante con maggiore durata e stabilità nell'accordatura. Per contro degradano più rapidamente rispetto a quelle con anima in budello. Il suono delle corde con anima in budello è più potente, caldo e morbido, ma il prezzo di vendita è più alto. La scelta viene generalmente fatta in base alle caratteristiche dello strumento, all'uso che se ne fa, al repertorio che si intende eseguire e alle preferenze individuali dello strumentista.

  5. Il legno utilizzato per la bacchetta dell'archetto è generalmente di origine tropicale (soprattutto il legno di Caesalpinia echinata chiamato comunemente pernambuco o verzino), ma oggi si sta affermando sempre di più la fibra di carbonio come materiale di ottimo rendimento e prezzo contenuto per la fascia di qualità media. Nel passato venivano anche usati altri tipi di legno, come il legno ferro o il legno serpente (Brosimum guianense), tipici degli archi del periodo barocco. • Normalmente si scelgono crini di cavalli maschi, per ragioni oggettive: l'urina che bagna la coda della femmina li rende più deboli alla tensione e quindi risulterebbero meno adatti allo scopo

  6. Dimensioni di un violino • Un violino 1/16 accanto a un 4/4. • Un violino di dimensioni standard è denominato intero o 4/4, ed è destinato a suonatori che hanno raggiunto le misure di un adulto; la sua lunghezza complessiva è generalmente di 59 cm, mentre lo standard per la lunghezza della cassa armonica è di 35,6 cm; questa dimensione è una standardizzazione delle esperienze dei costruttori del periodo della liuteria classica, presso i quali può variare dai 34 cm (il cosiddetto "violino 7/8") ai 38 cm. I violini di Antonio Stradivari hanno la cassa armonica lunga più di 36,2 cm nel periodo "sperimentale" (1691-1698), mentre si assestano tra i 35 ed i 35,8 nella maturità. • I bambini che suonano il violino utilizzano strumenti di dimensioni ridotte, che, pur avendo le varie parti proporzionalmente più piccole, sono funzionalmente identici ai violini di dimensioni normali. Questi strumenti sono realizzati nei tagli di tre quarti (corrispondente a una lunghezza della cassa da 32 a 34 cm), mezzo (da 30 a 32 cm) e così via fino al sedicesimo. • Occasionalmente, un adulto di piccola corporatura può usare un violino 7/8, anziché uno di dimensioni standard. Talvolta chiamati "violini da donna", hanno una cassa armonica lunga 34-35 cm.

  7. Antonio Stradivari

  8. I SUOI VIOLINI

  9. LA SUA VITA • Nacque presumibilmente a Cremona nel 1644, data desunta dalle etichette dei suoi strumenti (alcune fonti indicano anche il 1649 o il 1650), da Alessandro Stradivari. Non conosciamo il nome della madre che non può essere identificata con la tradizionale Anna Moroni in quanto questa era sposa di un Alessandro Stradivari morto nel 1630, ben prima della nascita del nostro Antonio. Alcuni hanno supposto che potesse essere stato apprendista dal 1667 al 1679 dell'illustre liutaio Nicola Amati, ma molti elementi, tra cui la diversità negli strumenti, fanno propendere i più per l'ipotesi che non lo sia stato. • Nel 1680 Stradivari aprì la propria bottega in piazza San Domenico, dove costruì la maggior parte dei suoi strumenti, con l'aiuto dei figli, tra cui Francesco ed Omobono. Egli cominciò a mostrare la sua originalità diversificando la propria produzione da quella dei modelli di Amati: migliorò la curvatura, uniformò lo spessore e l'inclinazione del legno e intensificò il colore della vernice. Sapeva scegliere come pochi altri il legno da usare per i suoi strumenti. Secondo Simone Fernando Sacconi (uno tra i massimi liutai e restauratori del novecento) per la preparazione dei legni Stradivari usava un composto di silicato, potassio e calcio. I suoi strumenti sono identificati dall'iscrizione sul cartiglio: Antonius Stradivarius Cremonensis Faciebat Anno [data]. • Si ritiene che i suoi migliori strumenti furono costruiti tra il 1698 e il 1730, raggiungendo l'apice della manifattura nel quinquennio tra il 1725 - 1730. Dopo il 1730, molti strumenti portano la firma sub disciplina Stradivarii, probabilmente costruiti dai figli. Oltre ai violini, Stradivari creò anche arpe, chitarre, viole, violoncelli, liuti e tiorbe, si stima oltre 1100 strumenti musicali in tutto. Circa 500 - 600 di questi strumenti sono ancora esistenti. Antonio Stradivari morì il 18 dicembre1737 a Cremona, venne sepolto nella Basilica di San Domenico, che sorgeva nell'area degli attuali giardini pubblici di Piazza Roma, dove è posta una lastra tombale a suo ricordo. • lastra tombale a suo ricordo.

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