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Dott. Severo Rosa sibepsi@libero.it 339/4382816

25 ottobre 2013 Bilancio sull’affidamento condiviso . Alienazione parentale: sindorme si, sindrome no. Come la realtà supera le definizioni. Dott. Severo Rosa sibepsi@libero.it 339/4382816. La Pas di Gardner (1984).

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  1. 25 ottobre 2013Bilanciosull’affidamentocondiviso.Alienazione parentale: sindorme si, sindrome no. Come la realtà supera le definizioni Dott. Severo Rosa sibepsi@libero.it 339/4382816

  2. La Pas di Gardner (1984) • La manifestazione principale della PAS consiste nel rifiuto immotivato del figlio a mantenere i rapporti con il genitore non affidatario, rifiuto accompagnato da una forte e non giustificata campagna di denigrazione. Tale campagna di denigrazione è il risultato di una programmazione diretta e indiretta del genitore alienante e del contributo attivo del bambino(Gardner, 2001).

  3. 1. Otto sintomidella PAS di Gardner • la campagna di denigrazione, nella quale il bambino mima e scimmiotta i messaggi di disprezzo del genitore «alienante» verso quello «alienato». In una situazione normale ciascun genitore non permette che il bambino esibisca mancanza di rispetto e diffami l’altro. Nella PAS, invece, il genitore «alienante» non mette in discussione tale mancanza di rispetto, ma può addirittura arrivare a incoraggiarla; • larazionalizzazione deboledell’astio, per cui il bambino spiega le ragioni del suo disagio nel rapporto con il genitore alienato con motivazioni illogiche, insensate o, anche, solamente superficiali (esempi citati, «Alza sempre la voce quando mi dice di lavarmi i denti», oppure «Mi dice sempre “Non interrompere!”»); • la mancanza di ambivalenza, per la quale il genitore rifiutato è descritto dal bambino come «completamente negativo» laddove l’altro è visto come «completamente positivo»;

  4. 2. Otto sintomidella PAS di Gardner • il fenomeno del pensatore indipendente indica la determinazione del bambino ad affermare di essere una persona che sa ragionare senza influenze e di aver elaborato da solo i termini della campagna di denigrazione senza input del genitore «alienante»; • l’appoggio automatico al genitore «alienante» è una presa di posizione del bambino sempre e solo a favore del genitore «alienante», qualsiasi genere di conflitto venga a crearsi; • l’assenza disensodi colpa, per il quale tutte le espressioni di disprezzo nei confronti del genitore «alienato» trovino giustificazione nel fatto di essere meritate, sorta di «giusta punizione»;

  5. 3. Otto Sintomidella Pas di Gardner • gli scenari presi a prestito, ovvero affermazioni che non possono ragionevolmente provenire direttamente dal bambino, quali ad esempio l’uso di frasi, parole, espressioni o la citazione di situazioni normalmente non patrimonio di un bambino di quell'età per descrivere le colpe del genitore escluso; • infine, l’estensione delle ostilità alla famiglia allargata del genitore rifiutato, che coinvolge, nell’alienazione, la famiglia, gli amici e le nuove relazioni affettive (una compagna o un compagno) del genitore rifiutato.

  6. Passaggio da Sindrome a “Disturbirelazionali”: • Con il termine sindrome si intende, in medicina, un insieme segni clinici individuali che rappresentano le manifestazioni di una o diverse malattie. • Le problematiche affini all’alienazione vengono categorizzate nel DSM-V nei disturbi relazionali.

  7. AlienazioneParentale • Le conclusioni della comunità scientifica non consentono di considerare il bambino come “malato” in quanto influenzato negativamente da un genitore; attualmente si ritiene più correttamente che si possa parlare di “Alienazione Parentale” e non di “Sindrome di Alienazione Genitoriale”, ritenendo che essa coinvolga una relazione tra almeno tre persone, ciascuna delle quali dà il proprio personale contributo in misura variabile da caso a caso. Il fatto che il maltrattamento non costituisca una sindrome, non significa che non esista il grave fattore di rischio evolutivo

  8. Patologiarelazionale • Il fenomeno origina da una patologia della relazione che include il bambino ed entrambi i genitori, ognuno dei quali porta il proprio contributo. • Va anche detto che la scelta del termine ‘alienazione’ lascia comunque dei dubbi. Il termine ‘disaffezione genitoriale’ è più adeguato ed esplicito”

  9. Alienazione e disafezione: la costruzionedeicostrutti di significato • L’alienazionerichiamal’individuazionedeicolpevoli; • La disafezioneindividuaunaproblematicarelazionale, checomporta un grave fattore di rischioevolutivopsicoaffettivo, appropositodella quale ognicomponentedellafamiglia ha un ruolo di cura.

  10. M. Glauco, N. Bartone, P. Bianco, “Maltrattamento e Abusoall’Infanzia” n.2 del 2013 • L’alienazioneapparepertinentenellesituazioni in cui ilfenomenodellasuggestione di un genitoreaidanni del minoresiadichiaratodall’evidenzadeifatti e non ricercatoattraverso un disfuzionamentorelazionale.

  11. Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza • La nozione di Alienazione Parentale(non di PAS) è inoltre riconosciuta come possibile causa di maltrattamento psicologico dalle Linee Guida in tema di abuso sui minori della SINPIA (2007). La SINPIA ribadisce come sia importante adottare le precauzioni e le misure necessarie, come impongono le recenti sentenze della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, per garantire il diritto del minore alla bigenitorialità e tutelarlo dagli ostacoli che lo possono minacciare .

  12. DSM-V (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) e idisturbirellazionali • “Un problema di relazione può essere significativo dal punto di vista clinico sia perché può essere la causa che porta l'individuo a cercare l’assistenza medica sia perché può rappresentare il problema che influenza il percorso, la prognosi o il trattamento di ogni tipo di disturbo fisico o mentale dell'individuo”.

  13. Quattro categorie di problemirelazionali • V61.20 (Z62.820) Problema di relazione genitore-bambino; • V61.8 (Z62.891)Problemi relazionali tra fratelli; • V61.8 (Z62.29) Crescere lontano dai genitori; • V61.29 (Z62.898) Bambini che risentono di una relazione genitoriale conflittuale.

  14. 1) V61.20 (Z62.820) Problema di relazione genitore-bambino (manca l’analisi triadica) • Solitamente, un problema nella relazione genitore-bambino compromette le sfere comportamentali, cognitive o affettive: • Esempi di problemi comportamentali includono un controllo genitoriale inadeguato, litigi che arrivano fino alla minaccia o la violenza fisica; o ancora aggirare i problemi senza risolverli.

  15. 2) V61.20 (Z62.820) Problema di relazione genitore-bambino (manca l’analisi triadica) • I problemi cognitivi possono includere il malinterpretare le intenzioni dell'altro, l'ostilità, l'usare l'altro come capro espiatorio e un immotivato sentimento di abbandono; • I problemi affettivi possono includere sentimenti di tristezza, apatia o rabbia nei confronti dell'altra figura coinvolta nella relazione.

  16. V61.8 (Z62.891)Problemi relazionali tra fratelli • Questa categoria dovrebbe essere usata quando l'attenzione clinica si concentra sul sistema di interazione tra fratelli che è associato a un siginificativo indebolimento del rapporto familiare o individuale o con lo sviluppo di sintomi in uno o più dei fratelli o quando un problema relazionale tra fratelli influisce sul percorso, la prognosi o il trattamento di qualsiasi tipo di disordine fisico o mentale tra fratelli. Questa categoria può far riferimento sia a bambini che ad adulti coinvolti in una relazione tra fratelli. I fratelli in questo contesto comprendono fratelli biologici, solo di padre o solo di madre, acquisiti, in affidamento o adottivi.

  17. V61.8 (Z62.29) Crescere lontano dai genitori • Questa categoria dovrebbe essere usata quando l'attenzione clinica si concentra su problematiche del bambino cresciuto lontano dai genitori o quando il fatto di crescere a distanza interferisce con il percorso, la prognosi o la cura di ogni tipo di disordine fisico e mentale […]. (Problemadelladiagnosispecifica del casorispettoallagenericità del problema). Questacondizione non si verifica per ordine o decisione di un tribunale.

  18. V61.29 (Z62.898) Bambini che risentono di una relazione genitoriale conflittuale • Questa categoria viene usata quando l'attenzione clinica si concentra sugli effetti negativi di una relazione genitoriale conflittuale (come per esempio nel caso di pesanti conflitti, sofferenza o abbandono) sul bambino inserito in tale famiglia. Ne derivano effetti a livello di disordini sia mentali che fisici del bambino.

  19. Livelli di gravità di Alienazione (e di disaffezione) • In accordo con Gardner, Gulotta, Cavedon e Liberatore (2008) hanno descritto tre diversi tipi di AP: lieve, moderata e grave. • Nel tipo lieve, la disaffezione é relativamente superficiale ed il figlio collabora alle visite col genitore denigrato, ma si dimostra a tratti ipercritico e poco disponibile. • Nel tipo moderato, la disaffezione é più profonda: il figlio appare più aggressivo ed irrispettoso e la campagna di denigrazione può essere quasi continua. • Nel tipo grave, le visite al genitore alienato possono essere impedite da vissuti e intense manifestazioni di persecuzione/ostilità da parte del figlio.

  20. Violazionedeidirittirelazionali:livelli di intervento • Le implicazioni psicosociali e giuridiche della violazione dei diritti relazionali dei soggetti coinvolti in tali situazioni giustifica la messa in atto di interventi e di provvedimenti psicosociali e giudiziari volti alla tutela dei diritti stessi, i quali varieranno di caso in caso a seconda dell’età del minore coinvolto, della sua capacità di autodeterminazione e delle responsabilità dell’uno e dell’altro genitore.

  21. 1. Disaffezione: due poli • Da un lato, i casi in cui il figlio si trova coinvolto in una immotivata campagna di denigrazione da parte di un genitore e si allinea passivamente sulle sue posizioni secondo dinamiche relazionali riconducibili ad un “conflitto di lealtà”; • Dall’altro, i casi in cui le motivazioni presenti nel figlio e nel genitore prescelto sono giustificate ed alimentate dai comportamenti negativi (in senso commissivo od omissivo) dei quali si è reso responsabile il genitore rifiutato (Van Gijseghem, 2003).

  22. 2. Disaffezione: la dinamicacircolaretriadica • In mezzo esiste una variegata quantità di condizioni intermedie, accomunate dalla presenza di un conflitto genitoriale all’interno del quale ognuno dei soggetti si identifica in un ruolo e realizza alleanze secondo logiche e nessi causali circolari, nei quali risulta difficile identificare precisamente “vittime” e “carnefici”.

  23. Multifattorialità e livelli di analisi • Analisi emotiva e di personalità su ciascun membro della famiglia; • Analisi relazionale diadica di ogni coppia (fra i due genitori, fra ciascun genitore ed il figlio); • Analisi delle transazioni a tre: LTP e studio sperimentale della Fruggeri;

  24. 1. Graviproblematiche del genitoreprescelto • Risulta possibile uscire dall’ambito dei Problemi Relazionali allorquando il genitore “alienante” presenti specifiche problematiche di natura psicopatologica che provocano e sostengono i suoi comportamenti. Il DSM-5 descrive, tra i FactitiousDisorders, il Factitiousdisorderimposed on another,: "falsification of physical or psychologicalsigns or symptoms, or induction of injury or disease, in another, associated with identifieddeception". La definizione ricalca quella relativa alla Sindrome di Munchausen per Procura contenuta nel DSM-IV, condizione che si associa spesso a denunce infondate di abusi e di violenze rivolte da un genitore contro l’altro con coinvolgimento del figlio.

  25. 2. Comportamenti del genitorepresceltochealimentano la disaffezione • alienatori naif, caratterizzati da un atteggiamento sostanzialmente passivo nella relazione con il figlio; • alienatori attivi, che sono abili nel distinguere i propri bisogni da quelli del figlio ma che tendono ad avere problemi nell’elaborazione o nel contenimento dei propri sentimenti di odio, aggressività, amarezza e li trasmettono più o meno consapevolmente al figlio; • Il genitore iperprotettivo: egli si immagina che è l’unico genitore “buono”, e per questa ragione si sente investito in modo legittimo dell’autorità per educare i figli.

  26. 1. Danni al minoredeterminati dal conflittogenitoriale • Come scrivono P. Kernberg e coll. (2000, p. 239), “L’intensità e la cronicità degli scambi genitoriali, particolarmente in quel 10% di divorzi descritto come ad alta conflittualità, influenza in modo vario la sviluppo da parte del bambino di tratti patologici di personalità. (…) La loro immagine di sé è deteriorata ed inadeguata. Cercano di affrontare il mondo poggiando sul proprio giudizio, disattendendo inflessibilmente i segnali dei propri sentimenti. Le emozioni sono sospette e devono essere evitate. I bambini, di conseguenza, coartano ogni espressione dei sentimenti e deprivano se stessi degli ulteriori scambi emotivi con gli altri, così cruciali per uno sviluppo sano.

  27. 2. Danni al minoredeterminati dal conflittogenitoriale • Gli affetti che sperimentano più facilmente sono la rabbia e l’alienazione (all'atto dell'allontanare o dell'estraniare da sé e, quindi, all'atto di prendere distanza da qualcuno o da qualcosa); affermano un qualche senso di sé assumendo una posizione oppositiva. Le loro conclusioni riguardo se stessi, gli altri e le situazioni che sperimentano sono distorte perché la loro capacità di vedere e pensare accuratamente sul mondo è disfunzionante”.Kernberg P. et al., I Disturbi di personalità nei bambini e negli adolescenti. Giovanni FioritiEditore, Roma, 2000.

  28. La co-costruzionedell’Alienato • prima della separazione avevano un legame adeguato e sereno con il minore. Tendono ad essere maggiormente sensibili verso i propri figli, ad avere maggiore consapevolezza del proprio comportamento; • prima della separazione avevano un legame non soddisfacente, o addirittura distaccato, con il proprio figlio. In questo caso tra genitori e figli si osservano relazioni limitate, superficiali ed ambivalenti, di scarsa qualità dal punto di vista del supporto psicologico.

  29. Gestionedellarabbiadell’alienato • Rabbia abbandonica: il genitore si allontana dal figlio, smette di interessarsi; • Rabbia intrusiva: il genitore avanza pretese ed impone modalità educative; • Rabbia distruttiva: il genitore attacca verbalmente o fisicamente i figli o l’ex coniuge; • Rabbia affettiva: il genitore esprime sé, anche in modo forte, ma nel rispetto dell’altro.

  30. 1) Le danze familiari (Minuchin, 1977: analisi triadica) • La coalizione. È definita come l’unione tra due persone a danno di un terzo. Uno dei genitori si allea con un figlio in una coalizione rigidamente definita contro l’altro genitore. Nel caso delle famiglie separate possiamo osservare, frequentemente, una coalizione madre – figlio che esclude il padre. Sono i casi in cui i figli arrivano a rifiutare ogni forma di dialogo e anche di incontro con l’altro genitore.

  31. 2) Le danzefamiliari • La triangolazione. È definita come una coalizione instabile in cui ciascun genitore desidera che il figlio parteggi per lui contro l’altro; quando il figlio si schiera con uno dei genitori, l’altro definisce la sua presa di posizione come un tradimento. Se c’è una triangolazione, il figlio rimane come paralizzato in quanto cerca di dare ragione e affetto sia all’uno che all’altro.

  32. 3) Le danzefamiliari • La deviazione. Due persone in conflitto tra loro spostano il conflitto su un terzo. Nelle famiglie separate in cui il conflitto originario non è esplicitato per cui non è possibile negoziarlo e risolverlo, il figlio può arrivare ad agire comportamenti devianti o a presentare manifestazioni sintomatiche in quanto entrambi i genitori sono rigidi sul loro modello educativo

  33. Principio di legalità e di benificità • Come scrive Sergio (2010, p. 96), “il compito dell’esperto chiamato dal giudice a compiere accertamenti e valutazioni dunque è divenuto più complesso, perché la decisione giudiziaria non si limita più a stabilire discrezionalmente con esclusivo riferimento all’interesse del minore ‘a quale dei coniuge i figli sono affidati’, ma è diretta a garantire il soddisfacimento e l’esercizio dei diritti anche relazionali dei soggetti -figli in età minore e genitori, agli ascendenti e parenti di ciascun ramo genitoriale.

  34. Progetti di intervento • La disaffezione Parentale impone la messa in atto di provvedimenti coordinati a livello giudiziario e psicosociale – Qualora ci si trovi di fronte ad una reale disaffezione Parentale, si pone la necessità di assumere a livello giudiziario decisioni volte a tutelare i diritti relazionali dei soggetti coinvolti alla luce del superiore interesse del minore.

  35. La nostra modalità di intervento • Sviluppo di autoconsapevolezza di quanto sta avvenendo nella dinamica familiare • Intervento psico-educativo: richiesta ad ognuno dei genitori di modificare alcuni comportamenti e atteggiamenti • Ridefinizione dei significati introducendo punti di vista differenti e cercando di far nascere nuove letture delle dinamiche relazionali • Sviluppo di proposte operative da parte di genitori al fine del raggiungimento di obiettivi condivisi.

  36. Ugo Sabatello: “Sono convinto, invece, che in età evolutiva la consulenza non possa avere solo un valore conoscitivo propedeutico alla decisione del giudice ma debba essere strumento di intervento e di stimolo”. Da Minori e Giustizia n. 2/2008, Franco Angeli

  37. Malagoli Togliatti e LubranoLavadera(2009): “dobbiamoorientarci verso un lavoro di ricomoposizione e riparazionedeilegamifamigliari, in cui vi sia un riconoscimento da parte di ciascuno di aver contribuitoallasituazionedisfunzionale […] percorsiindividualideigenitori […] interventiprecisi e coordinatifraambitogiuridico e psicologico.

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