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Risorse evolutive in ambito sociale

Risorse evolutive in ambito sociale. L’accezione positiva del concetto di “rischio”. Il rischio non deve essere visto necessariamente come pericolo o fonte di “danno” evolutivo Rischio come opportunità di attribuire alla realtà, ai confini relazionali e alle regole sociali nuovi significati.

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Risorse evolutive in ambito sociale

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Presentation Transcript


  1. Risorse evolutive in ambito sociale

  2. L’accezione positiva del concetto di “rischio” • Il rischio non deve essere visto necessariamente come pericolo o fonte di “danno” evolutivo • Rischio come opportunità di attribuire alla realtà, ai confini relazionali e alle regole sociali nuovi significati

  3. Come il rischio diventa un’opportunità? • Utilizzando la propria esperienza • Attivando le risorse disponibili e quelle potenziali • Imparando a orientarsi tra le alternative possibili • Presenza di guida, sostegno e tutela

  4. In famiglia • Se la famiglia ha la capacità di adattarsi alle situazioni stressanti, modificando o rinegoziando ruoli e regole relazionali • Lasciando ai singoli membri, compresi i più piccoli, una sufficiente “libertà di movimento” all’interno del sistema familiare

  5. La capacità dei minori • Anche i più giovani hanno le capacità di superare i disagi soggettivamente percepiti • Apprendimento e potenziamento di competenze relazionali • Meccanismi protettivi e autoprotettivi • Meccanismi regolativi e autoregolativi

  6. La “resilienza” (1 di 2) • Capacità adattivo-evolutiva del minore di andare oltre le esperienze traumatiche vissute, attraverso una negoziazione delle situazioni di rischio, che gli consente di affrontare in modo funzionale il passaggio tra le varie fasi di sviluppo • “deregolamentazione” del ciclo di vita • Meccanismi “protettivi” dati dalla capacità di apprendere e usare strategie sociali, emotive e cognitive per il superamento delle situazioni stressanti

  7. La “resilienza” (2 di 2) • Interagiscono variabili intraindividuali, familiari e sociali • Intraindividuali: coping, da tocope, affrontare, fronteggiare; una buona autostima, atteggiamento positivo nei confronti della realtà e un locus ofcontrolinterno • Essere “indipendenti” piuttosto che “anticonformisti”

  8. L’importanza della scuola • Sperimentazione dell’autoefficacia percepita • Esercizio nelle abilità di problemsolving • Confronto con situazioni relazionali alternative a quella familiare • La scuola può controbilanciare i fattori di rischio • Anche altri ambienti extrascolastici possono fornire risorse sociali per lo sviluppo

  9. La prevenzione della devianza • Senza prevenzione la società è costretta a “inseguire” il fenomeno • Forme alternative alla punizione, con coinvolgimento in attività sociali • Legislazione rivolta alla “risocializzazione attiva”: funziona limitatamente perché a) la devianza dipende, più che dalle potenziali punizioni, dalle condizioni sociali e culturali b) non è la severità della pena che intimorisce, ma la probabilità percepita di subirla, che dipende dall’esperienza del deviante • Interventi che mirano al coinvolgimento sociale sono più utili di quelli di tipo sanzionatorio • Dimostrazione di percorsi alternativi all’uso della devianza per il raggiungimento dei propri obiettivi

  10. Possiamo prevedere la devianza? • Potenziali segnali di rischio presenti durante la prima infanzia: • Ipervigilanza di fronte a stimoli avversi • Attribuzione di ostilità a variabili relazionali ambigue • Tendenza a reagire aggressivamente nelle situazioni sociali • Valutazione positiva di comportamenti aggressivi

  11. Le reciproche influenze • Gli esseri umani tendono a lasciarsi influenzare da chi li circonda • Trovare sostegno negli altri aiuta a perseverare nelle nostre scelte • Rimanere isolati nelle proprie posizioni può indurre a rinunciarvi, tuttavia, il sostegno funziona anche se discontinuo, se rappresenta una terza via, e se permette di raggiungere l’indipendenza in un’area è probabile che lo consenta anche per altre

  12. È nato prima l’uovo o la gallina? • L’ambiente influenza i singoli • L’ambiente è “fatto” dai singoli • I singoli influenzano l’ambiente • Chi influenza chi?

  13. Risposta: • Tutti influenzano tutti! • Ognuno di noi può agire sull’ambiente e modificarlo • Nessuna azione rimane senza conseguenze

  14. Autostima e autoefficacia percepita • La prima si riferisce a un giudizio globale su di sé • La seconda si riferisce alla “convinzione” che la persona nutre su di sé di saper organizzare una serie di azioni che le permetteranno di raggiungere un determinato obiettivo • Le agenzie che agiscono su entrambe sono soprattutto: famiglia, scuola, gruppo dei pari

  15. Empowerment (potenziamento) • Autoefficacia percepita + strategie di coping + comprensione critica e realistica delle variabili che influenzano la vita • > empowerment = > capacità di influenzare il proprio destino

  16. Aspetti positivi degli stereotipi • Senza stereotipi, per quanto incompleti e inesatti, la conoscenza dei gruppi e delle categorie sarebbe dominata dal caos e dai conflitti • Agevolano le interazioni, es.: “gli altri non sono pericolosi” • Gli stereotipi hanno sempre un “nocciolo di verità” che ci permette di prevedere (approssimativamente) il comportamento altrui

  17. Conformismo e indipendenza • Quali sono le differenze?

  18. L’altruismo • Altruisti si nasce o si diventa? • Le ricerche dimostrano che l’ambiente sociale nel quale si è immersi è determinante nella scelta tra comportamenti “antisociali” e “prosociali” • Le norme sociali sono fondamentali: secondo quella della “reciprocità” tendiamo ad aiutare chi ci aiuta • Esistono anche “modelli” positivi

  19. Le emozioni influenzano lo sviluppo sociale • Gioia e interesse provati durante interazioni con altre persone daranno una buona impressione e saranno la base per la costruzione di una rete sociale

  20. Il bambino e gli altri bambini • L’importanza del gioco • La nascita del sentimento di “amicizia” • La nascita del senso di “collaborazione”

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