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Consorzio Intercomunale Socio – Assistenziale “Valle di Susa”

Liceo “Norberto Rosa” Scuola polo - Susa. Consorzio Intercomunale Socio – Assistenziale “Valle di Susa”. LE RELAZIONI D'AIUTO NEI CONFRONTI DELLE PERSONE DISABILI E DELLE LORO FAMIGLIE NEL CONTESTO SCOLASTICO Matilde Lanfranco – Anna Olivero - Remo Ughetto

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Consorzio Intercomunale Socio – Assistenziale “Valle di Susa”

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Presentation Transcript


  1. Liceo “Norberto Rosa” Scuola polo - Susa Consorzio Intercomunale Socio – Assistenziale “Valle di Susa” LE RELAZIONI D'AIUTO NEI CONFRONTI DELLE PERSONE DISABILI E DELLE LORO FAMIGLIE NEL CONTESTO SCOLASTICO MatildeLanfranco – Anna Olivero - RemoUghetto Liceo Norberto Rosa – Bussoleno – 18 aprile 2013 ù - 1

  2. CAMBIANO l'APPROCCIO delle FAMIGLIE l'APPROCCIO MEDICO e la RESPONSABILITÀ degli Enti Locali

  3. Crisi dei modelli • La riflessione professionale, culturale ed etica sulla qualità della vita delle persone disabili e sulla relazione educativa evidenziano l'importanza dei contesti sociali (ICF); • Mettono in crisi modelli basati su modalità “frontali” di relazione; • Le famiglie chiedono più riconoscimento e mettono in crisi enti, servizi e operatori • Si stanno creando le basi per il lavoro in rete 3

  4. Cambiamento: ApproccioRAZIONALEe DIALOGICO • Il focus è il processo, non solo i risultati; • metodi e riflessione della “ricerca-azione”; • Rinuncia alle logiche della linearità, • si riferisce a prassi di reti territoriali; • Attenzione all'agire; • È emotivamente faticoso • È il più interiorizzato dalla coscienza collettiva; • È rassicurante riguardo all'ansia del valutare e del divenire; • Separazione dei momenti e dei soggetti che progettano da quelli che operano; • non c'è partecipazione; 4

  5. LE RELAZIONI DI AIUTO Sono relazioni mirate: • Non al raggiungimento di obiettivi definiti a priori da altri; • Non al cambiamento, all'apprendimento di nozioni, all'adattamento, all'aggiustamento MA ALL'INDIVIDUAZIONE DI OBIETTIVI INDIVIDUALIZZATI, mirati ALLA REALIZZAZIONE DEL VERO SE' SUL PIANO DI REALTA'

  6. Elementi di riflessione - 1 • ASCOLTO e DIALOGO: • “dichiarazione di Madrid” • Dichiarazione ONU dei diritti delle persone disabili. Ratificata dall’Italia con legge 3 marzo 2009, n 18. • ICF e dialogo interdisciplinare • La legislazione; • Valorizzazione delle risorse e della rete della persona della famiglia e del contesto sociale 6

  7. Elementi di riflessione – 2BERTRAND SCHWARTZ <… Per dare ad un’azione tutte le possibilità di riuscita bisogna, da una parte, proporre progetti ambiziosi, dall’altra, ricercare e utilizzare gli elementi suscettibili di produrre un meccanismo di auto-riscaldamento > B. Schwartz, Modernizzare senza escludere, 1995 CREDENZE E ASPETTATIVE DI TUTTI GLI STAKEHOLDER INFLUENZANO LE AZIONI DELL’INDIVIDUO Inserimento lavorativo persone svantaggiate - Luca Faccenda 02/03/2012 18

  8. Elementi di riflessione - 3 • La crescita l’adattamento e il cambiamento dipendono: • Dalla disponibilità e dagli stimoli che il contesto esterno offre alle persone. • Dal desiderio e dalla volontà personale di crescere e cambiare • Dalla disponibilità al cambiamento e all’accettazione del cambiamento da parte delle famiglie

  9. Scuola Servizi socio-sanitari (devono) POSSONO armonizzare e ottimizzare: • il desiderio di cambiamento delle persone • il bisogno di cambiamento delle famiglie. Per raggiungere questi obiettivi lo strumento è rappresentato dalle relazioni di aiuto basate sull'ATTENZIONE sull'ASCOLTO sulla stesura collettiva del PEI

  10. Le relazioni di aiuto intervengono sui luoghi comuni • Riferiti alle persone Disabili • Non capisce • Non ce la farà mai • Poverino • È piccolo, fragile ...

  11. Le RELAZIONI DI AIUTO TRA: Riabilitazione Crescita Normatività Atteggiamenti “paterni” Chiediamo ad una persona e ad un sistema famigliare di CAMBIARE il cambiamento genera sempre RESISTENZE Affettività Accoglienza Cura Atteggiamenti “materni”

  12. Le relazioni di aiuto • alle persone disabili vengono attribuiti molti problemi • a volte si arriva a dire che la persona disabile è il problema Cerchiamo, attraverso la comunicazione e la relazione, di “passare” la convinzione che nessuna persona “è’” un problema e che i problemi sono indissolubilmente legati alle soluzioni

  13. ATTRAVERSO LE RELAZIONI DI AIUTO • Si “prova” a riportare al centro dei vissuti e delle relazioni La PERSONA • La PERSONA “disabile” • La PERSONA “compagno” di classe • La PERSONA “docenti” • La PERSONA “genitori” • Si “prova” ad innescare un meccanismo che porti a distinguere i ruoli dalle persone che li rivestono

  14. IMMAGINE DI SE’ IDENTITA’ PERSONALE • Le persone disabili e le loro famiglie, spesso hanno in comune un VISSUTO FATTO DI SCONFITTE, di DOLORE non solo fisico, di umiliazioni e di etichette • Ciascuno di noi è in forte misura CIÒ CHE LE RELAZIONI E LE COMUNICAZIONI IN CUI E’ INSERITO, GLI RIMANDANO. Credersi sbagliati e “storti” vuol dire agire in modo adeguato a tale credenza • Chi presta relazioni di aiuto – il docente, il docente di sostegno: • Collabora per rimandare un’ immagine positiva che permetta alla persona disabile di vedere anche le proprie abilità reali e potenziali • Stimola la famiglia a PROGETTARE POSITIVAMENTE il FUTURO (PROGETTO DI VITA)

  15. Le relazioni di aiuto ATTUARE CORRETTI INTERVENTI DI VICARIANZA Le persone con disabilità gravi hanno bisogno di figure con funzioni vicarianti. La vicarianza non è la sostituzione Raffaello Belli : “funzione disabilitante dell’industria della disabilità” POSSONO sostenere la RESILIENZA delle FAMIGLIE proprietà dei metalli di resistere a stress chimici e fisici senza perdere le caratteristiche originarie Nelle scienze umane è la capacità di affrontare le avversità della vita Un modo di affrontare le difficoltà, la disabilità, la malattia, senza definirsi sconfitti, disabili, malati È un concetto dinamico È la capacità dei definirsi “persona con disabilità” e non disabile, malato, pazzo, ...

  16. stabilire una RELAZIONE di AIUTO significa: • Tradurre obiettivi, principi e azioni in relazioni, rispettando gli orientamenti valoriali, pragmatici ed etici. • Non improvvisare bensì pianificare, organizzare (PEI !!!); • Rivolgersi a persone : • Che fruiscono / subiscono la relazione (I Disabili, famiglia); • Che la erogano (gli Operatori). 16

  17. I vissuti delle famiglie Quello che è “NORMALE” per gli insegnati / operatori NON LO È per le famiglie: Ogni volta che si incontra un”esperto” le famiglie RI-VIVONO IL TRAUMA SUBITO AL MOMENTO DELLA COMUNICAZIONE DELLA DIAGNOSI

  18. Relazioni insegnanti / famiglie Gli insegnanti non si relazionano MAI con “un” allievo disabile, ma hanno a che fare con una “storia”, con le aspettative, le paure e le illusioni di un contesto complesso: il sistema familiare. Gli ALUNNI DISABILI SONO PRESI IN MEZZO all'immaginario, alle attese e alle paure dei genitori, degli insegnanti, dei medici, della società: essere se stessi è affar duro per persone fragili in età evolutiva.

  19. COSA UN RAGAZZO DISABILE SA FARE O NON SA FARE è l'esito dei condizionamenti e delle “credenze” e dal ruolo che gli adulti gli riconoscono e gli permettono. Per questo sarebbe più corretto parlare di “cosa a questo ragazzo è chiesto e permesso di fare; quale ruolo questo ragazzo è legittimato a ricoprire” . Emerge la necessità di impegnarsi in progetti espansivi, opporsi al riduzionismo, volare alto non solo sulle questioni che riguardano il sapere. L'apprendimento passa attraverso l'Essere e non solo attraverso il Sapere. CHIEDIAMOCI: questi alunni speciali, CHI SONO, POI COSA FANNO E COSA SAPREBBERO FARE E A QUALI CONDIZIONI (ICF)

  20. Come si concilia la mission della scuola di trasmettere informazioni saperi e nozioni, rivolta a chi ha strumenti cognitivi adeguati, e quella di formare, di “rendere adulti”, di rendere responsabili, autonomi e dignitosi tutti i propri allievi??

  21. Esiti delle “ATTESE” degli insegnanti Attese BASSE da parte della scuola verso il bambino disabile: spesso le famiglie tenteranno di forzare quello che sentono limitante per i propri figli e vivranno la relazione con gli insegnanti come una sfida rispetto al risultato che i loro figli possono conseguire.

  22. Attese ALTE: le famiglie spesso si sentono inadeguate perché hanno una percezione più limitata, più infantile, più grave del loro bambino e faranno di tutto (è ovvio: in modo inconsapevole) per squalificare l'insegnante. Esiti delle “ATTESE” degli insegnanti

  23. Il vissuto dell'insegnante di sostegno - vive dinamiche parentali nei confronti dell'allievo e a volte entra in conflitto affettivo con le famiglie - si sente l'unico responsabile - in positivo e negativo - di ciò che avviene all'allievo

  24. La conseguenza della comunicazione non sintonica o conflittuale tra scuola e famiglia è a danno dei bambini che vivranno tensioni, attribuzioni di competenze e di ruoli contrastanti e non potranno che essere … confusi. E' necessario cercare e mantenere ALLEANZE POSITIVE con le famiglie

  25. Uno strumento imprescindibile è il PEI che, da una procedura, PUO' diventare la base del dialogo e confronto tra adulti e uno strumento per accompagnare la crescita dei ragazzi.

  26. Se crediamo in una società inclusiva e accogliente è necessario Aiutare chi aiuta, Sostenere chi sostiene Lavorare insieme.

  27. La libertà“... La libertà non è star sopra un albero,non è neanche un gesto o un’invenzione,la libertà non è uno spazio libero,libertà è partecipazione.Da "Dialogo tra un impegnato e un non so"Giorgio Gaber 1972 27

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