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Università degli Studi di Verona Facoltà di Medicina e Chirurgia A.A. 2007-2008

Università degli Studi di Verona Facoltà di Medicina e Chirurgia A.A. 2007-2008. Master 1° livello in Management per funzioni di coordinamento delle professioni sanitarie Insegnamento: Sociologia della famiglia e della reti assistenziali dott. ssa Francesca Gennai. Programma.

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Università degli Studi di Verona Facoltà di Medicina e Chirurgia A.A. 2007-2008

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  1. Università degli Studi di Verona Facoltà di Medicina e Chirurgia A.A. 2007-2008 Master 1° livello in Management per funzioni di coordinamento delle professioni sanitarie Insegnamento: Sociologia della famiglia e della reti assistenziali dott. ssa Francesca Gennai

  2. Programma • La famiglia e le sue trasformazioni: strutture familiari nel passato e nella società contemporanea (22 aprile). • Famiglia e politiche sociali: modelli di politiche familiari e politiche di cura per gli anziani (5 maggio 9:00 – 13:00). • Il lavoro di cura della e nella famiglia: come cambia il concetto di cura familiare nel ciclo di vita della famiglia (9 giugno 14:00 – 17:15). • Le risorse familiari: la figura del care giving e l'impatto sulla famiglia (10 giugno 9:00 – 13:00).

  3. ...altre informazioni • Ricevimento: • giorno: 5 maggio, 9 e 10 giungo • h 13:00 – 14:00 • aula della lezione.

  4. Argomenti del giorno: • Il concetto di Politiche familiari; • Evoluzione delle politiche familiari in Europa; • Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa; • Gli organismi di rappresentanza della famiglia; • Il consiglio per le politiche familiari del Comune di Trento; • Politiche di cura per gli anziani.

  5. Riepilogo dei dati demografici in Europa • Fertilità: il tasso di fertilità si è stabilito intorno a 1,45 figli per donna e quindi ben al di sotto del tasso di sostituzione della popolazione; • Matrimoni: il numero dei matrimoni è diminuito da 8 matrimoni per 1000 abitanti degli anni ‘60 a 5.1 matrimoni per 1000 abitanti del 1999 in questo stesso periodo il numero dei divorzi è passato da un divorzio ogni 15 matrimoni a 1 su 3; • Età della popolazione: la popolazione europea con più di 60 anni di età è pari al 21%. Il numero più alto lo troviamo in Italia, Grecia e Germania. Il tasso di dipendenza è pari a 38,6%.

  6. Riepilogo dei dati demografici in Europa • Composizione familiare Maggiore diffusione delle convivenze more uxorio, delle famiglie monogenitoriali, delle step – families ovvero delle famiglie ricostrituite anche se con una forte differenza fra i paesi del nord Europa e i paesi del sud (Irlanda compresa); • Donne : Crescente impiego nel mondo del lavoro extradomestico e conseguentemente una riduzione del loro ruolo di casalinghe.

  7. Riepilogo dei dati demografici in Europa • Composizione familiare Maggiore diffusione delle convivenze more uxorio, delle famiglie monogenitoriali, delle step – families ovvero delle famiglie ricostrituite anche se con una forte differenza fra i paesi del nord Europa e i paesi del sud (Irlanda compresa); • Donne : Crescente impiego nel mondo del lavoro extradomestico e conseguentemente una riduzione del loro ruolo di casalinghe. Tutti questi cambiamenti hanno portato a porre maggior attenzione alle famiglie ed alle politiche che le riguardano

  8. Politica familiare come politica pubblica Le politiche pubbliche sono un modo per collegare tra loro gli eventi eterogenei, che avvengono in differenti contesti istituzionali, che spesso si dipanano per lunghi periodi di tempo, con molteplici protagonisti, ma che, nonostante questi sfasamenti, possono essere ricondotti a un tratto comune: sono tentativi messi in atto per fronteggiare un problema collettivo, mobilitando risorse pubbliche per avviarne la soluzione, oppure, adoperandosi per negarne la rilevanza e accantonare ogni provvedimento. (Regonini, 2001)

  9. Nesso famiglie – politiche sociali • Due i campi per osservare l’area di interferenza fra sfera pubblica e sfera privata: • Obbligazioni finanziarie e di mantenimento che definiscono chi dovrebbe finanziariamente dare sostegno a chi (contenute nelle politiche sociali destinate al reddito); • Obbligazioni di cura che prescrivono chi dovrebbe fornire cura a chi (contenute principalmente nei servizi pubblici sociali e sanitari)

  10. Politica familiare: concetto indefinito Con politiche familiari ci si riferisce ad un ampio spettro di misure legislative, di sussidi monetari e servizi destinati alle famiglie, aventi la finalità il miglioramento del benessere familiare.

  11. Politiche familiari 1° misura concreta in termini di famiglia a livello europeo nel 1989 EuropeanObservatory on National Family Politicies; 1989, documento europeo Communication on Family Policies per l’individuazione dei fattori da monitorare: • l’inclusione e la considerazione della dimensione familiare nella creazione di appropriate politiche comunitarie; • la valutazione dell’impatto di altre politiche sulla famiglia; • la riconciliazione fra vita professionale, vita familiare e la condivisione delle responsabilità familiari; • l’adozione di misure per proteggere certe categorie di famiglie soprattutto quelle monogenitoriali e quelle numerose; • una protezione speciale verso le famiglie povere . L’unione Europea non ha competenza in materia di politica familiare, non c’è pertanto una comune politica familiare.

  12. Politiche familiari – Nazioni Unite 1924, 1959, 1989 Dichiarazione dei diritti dei bambini Diritti riconosciuti nella convenzione: alla salute, all’educazione e ad un adeguato standard di vita riguardo alla nutrizione, casa e vestiario. Si riconosce l’importanza della famiglia e il diritto al supporto pubblico. Anno 1994: Anno internazionale della famiglia.

  13. Il percorso della politica family friendly • 1° periodo: 1870 – 1929 rapida industrializzazione e urbanizzazione , la maggior parte delle famiglie ha salari bassi, condizioni di vita povere e ambienti di lavoro insalubri e pericolosi. Primi schemi per la maternità e primi centri per mamme e bambini. Interventi di denaro per madri bisognose, vedove e orfani. Interventi limitati e selettivi

  14. Il percorso della politica family friendly • 2° periodo: 1930 – 1944 forte declino della fertilità e da grossi cambiamenti nella famiglia. Minaccia data dal basso tasso di fertilità, instabilità familiare e indebolimento dell’autorità paterna. Politiche nataliste, con bonus per nascite, matrimoni e comportamenti restrittivi in termini di concentrazione e aborto.

  15. Il percorso della politica family friendly • 3° periodo: 1945 – 1959 ritorno ad alti livelli di fertilità e la famiglia appare più forte e consolidata. In questo periodo diventa centrale l’attività dei governi rivolta a rafforzare ed espandere il supporto alle famiglie. Fu l’età dell’oro del welfare state basato su principi di universalismo e di supporto per tutti. Furono introdotti gli assegni familiari su base universalistica, fu dato particolare rilievo alla diade madre bambino supportata da politiche familiari che incoraggiavano la famiglia tradizionale (male breadwinner family)

  16. Il percorso della politica family friendly • 4° periodo: 1960 – 1974 è caratterizzato da una crescente preoccupazione per la povertà e se nel periodo precedente hanno prevalso criteri di universalità questo è caratterizzato da un ritorno a criteri più selettivi. Introdotti benefit per le famiglie a basso reddito e con un solo genitore, considerate a rischio povertà. Pressioni verso i governi per garantire un più equo accesso al mercato del lavoro e un maggiore controllo verso le nascite.

  17. Il percorso della politica family friendly • 5° periodo: dal 1975 in poi, basso livello di fertilità, crescente entrata delle donne nel mondo del lavoro, diversificazione delle forme familiari, riassetto dei sistemi di incentivazione verso le famiglie. Interventi a supporto delle madri lavoratrici e per le famiglie con figli piccoli che di solito sono quelle più povere, politiche pro nataliste e comportamenti atti ad incoraggiare le famiglie con più figli.

  18. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa • Edelman (1967): 4 configurazioni di politiche per la famiglia • Kuijsten (1994): 4 profili; • Espin – Andersen (1990): 4 modelli; • Fux (2002): 3 tipi di regimi delle politiche familiari ; • Kauffaman (2002): 4 tipi di politiche familiari in base alla tipologia di diritto; • Donati (1991): il modello AGIL

  19. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa • Edelman (1967): 4 configurazioni di politiche per la famiglia. Distinzione politica esplicita vs implicita Politica familiare esplicita: • Certo grado di autonomia istituzionale (es. ministero della famiglia); • Il discorso politico si focalizza sulle questioni personali. Politica familiare implicita: • Misure rivolte ai problemi familiari, ma non c’è legittimazione nel discorso politico.

  20. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa • Edelman (1967): 4 configurazioni di politiche per la famiglia

  21. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa • Kuijsten (1994): Alto Basso Supporto ecologico Basso Alto Supporto economico

  22. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa • Kuijsten (1994): • Profilo A: alti interventi di tipo economico ed ecologico che permettono alle famiglie molte opzioni di scelta su come organizzare e gestire la loro vita; • Profilo B: alto livello economico e basso livello ecologico. Il primo garantisce alle famiglie un reddito minimo, ma mancano interventi strutturali che non facilitano l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro. Rimane il modello tradizionale di famiglia; • Profilo C: alti interventi a livello ecologico, bassi a livello economico. Non si compensa il costo di avere figli, ma si promuove la partecipazione delle donne al mondo del lavoro; • Profilo D: non c’è aiuto in nessuno dei due ambiti.

  23. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa • Espin – Andersen (1990): • Modello universalista: la politica familiare coincide con l’ampliamento di provvedimenti e benefici agli individui per sostenere le loro responsabilità genitoriali a prescindere dai vincoli familiari (in particolare a prescindere dal matrimonio) e indifferenti al sesso. Lo scopo è massimizzare l’autonomia e i diritti. Modello scandinavo; • Modello liberale: la politica familiare lascia ai privati, individui e famiglie, le responsabilità familiari, anche se li sostiene con vari misure generalmente selettive. Modello olandese e britannico. • Modello corporativo: la politica familiare riflette lo spirito di protezione sociale basato su categorie professionali: la sicurezza è sinonimo di assicurazione sociali obbligatorie in funzione dell’occupazione professionale e della protezione del nucleo familiare del lavoratore. Prototipo: paesi del centro Europa e Germani

  24. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa • Modello mediterraneo: • Un sistema di sostegno del reddito corporativo e fortemente frammentato con all’interno una spiccata polarizzazione: picchi di generosità (per le pensioni) verso gli strati alti della popolazione (leggi i funzionari pubblici) coesistono con la mancanza totale di protezione; • Un basso grado di penetrazione dello Stato nella sfera della fornitura del benessere e un miscuglio altamente collusivo tra attori e istituzioni pubbliche e private; • La forte influenza della Chiesa cattolica; • La persistenza del clientelismo e la formazione di elaborate macchine per la distribuzione selettiva di benefici monetari; • Un distacco dalla tradizione corporativa con l’introduzione di un sistema di sicurezza sanitario; • La mancanza di un’efficace macchina amministrativa, cultura politica priva di senso civico e della debolezza della società civile; • La presenza di una polarizzazione ideologica all’interno del sistema partitico.

  25. Il risultato… • Modello di famiglia mediterranea:

  26. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa • Fux (2002): 3 regimi di politiche familiari Regime statalista: forte governo centrale che ha il potere e le risorse per intervenire in materia di politica familiare. Lo scopo è supportare gli stili di vita discriminati e di creare uguaglianza fra le varie forme di famiglia e i sessi. Paesi protestanti, dove la secolarizzazione e la modernizzazione si sono avuti presto. Le conseguenze sono : • Una forte partecipazione delle donne al sistema educativo e al mondo del lavoro; • Facilitazione del processo di pluralizzazione degli stili di vita; • La caduta dei tassi di fecondità in questi paesi è avvenuta prima degli altri quindi si avverte presto una variazione di tendenza; • Ricerca della democodification: un grado in cui gli individui o le famiglie possono supportare uno standard di vita socialmente accettabile indipendentemente dalla partecipazione al mercato del lavoro.

  27. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa • Fux (2002): 3 regimi di politiche familiari Regime familistico: forte fiducia nelle capacità della famiglia ad auto organizzarsi. La parentela e la famiglia non sono viste come istituzioni, ma come attori politici influenti. La famiglia gioca un ruolo importante nella risoluzione dei conflitti e nell’integrazione sociali e quindi deve essere supportata. Uso si assegni familiari, esistono politiche a sostegno dell’ingresso della donna nel mondo del lavoro anche se non sono favorevoli all’uguaglianza fra i sessi, perché il ruolo delle donne è visto soprattutto come madre e casalinga. Le politiche familiari sono caratterizzate da atteggiamenti conservatori. I paesi di riferimento sono: Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia, ma anche Francia, Austria e Germania.

  28. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa • Fux (2002): 3 regimi di politiche familiari Regime individualistico: il termine politica familiare mostra una non accentuata preferenza politica se non addirittura astensione politica. La tolleranza e l’uguaglianza vengono considerati i due valori fondamentali cui si fa riferimento in questo assetto. I comportamenti che derivano sono così classificabili: • Polarizzazione nella scelta (diventare genitori o scelta volontaria del non procreare); • Propensione a posticipare le nascita è più accentuata che in altri paesi; • Il processo di partecipazione delle donne al mondo del lavoro è iniziato più tardi e in maniera più debole; • A causa della necessità di doversi occupare da soli della conciliazione famiglia – lavoro, esiste una forte polarizzazione nei tassi di occupazione (baby – break e re – entry); • Convivenze che influenzano il processo di polarizzazione; • La genitorialità motiva le coppie a trasformare la loro unione in matrimonio. Regno Unito e Svizzera

  29. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa • Kauffaman (2002): 4 tipi di politiche familiari in base alla tipologia di diritto • Il gruppo dei paesi che hanno adottato il Codice civile francese; • Il gruppo dell’Europa centrale che ha adottato la legislazione della Prussia e della Germania; • Gli stati scandinavi che formano un gruppo separato caratterizzato da tradizioni comuni; • Il gruppo influenzato dalla British Common Law, in specifico la Gran Bretagna.

  30. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa Il gruppo dei paesi che hanno adottato il Codice civile francese: politica familiare che nasce in Francia nel XIX secolo finalizzata a: istituzionale – familiare e quella natalistica. 1920 fu annunciata una carta dei Diritti della Famiglia; 1989 status legale alle unioni consensuali. Spesso la Francia è catalogata come “conservatrice” e “familista” per il legame con il codice napoleonico, secolare ma patriarcale. Altrettanto influenzati sono paesi come l’Italia, Belgio, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Spagna

  31. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa Il gruppo dei paesi che hanno la legislazione della Prussia e Germania: politica familiare esplicita ma a basso contenuto simbolico. Il diritto tedesco sostiene maggiormente i diritti delle donne. La costituzione di Weimar del 1919 parla per la prima volta di uguaglianza dei sessi nella famiglia e di un miglioramento dei figli illegittimi. Sostiene la famiglia riconoscendo il capitale umano che porta. Il sistema è orientato verso il modello male breadwinner family. Si acquisisce lo status legale di famiglia solo con il matrimonio, per questo è più alta la % di matrimoni dopo la nascita del primo figlio. Germania, Austria, Svizzera, Grecia e Turchia.

  32. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa Il gruppo dei paesi scandinavi: uguaglianza fra i generi ed equiparazione fra figli nati dentro e fuori il matrimonio. I figli sono completamente slegati dalla situazione relazione fra i genitori: il sistema di sicurezza così come quello della tassazione sono rivolti esclusivamente al singolo. La Svezia ha il più alto tasso di occupazione femminile, la famiglia è considerata un’agenzia della società e non il regno della privacy. La sicurezza sociale non è basata sul lavoro.

  33. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa Il gruppo influenzato dalla British Common Law: è aliena una regolamentazione politica comprensiva della famiglia. La famiglia è vista come una un’unità economica. La famiglia è considerata come una questione privata in cui lo stato non deve intervenire. L’alto tasso di occupazione femminile è da leggersi come una necessità da parte delle classi del ceto basso piuttosto che un effetto della politica di conciliazione. I servizi per bambini sono rivolti a quelli in stato di bisogno; il fine è quello di alleviare la povertà e promuovere il benessere del bambino.

  34. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa Donati (1991): il modello AGIL (mezzi, fini, norme, valori) • Il modello scandinavo; • Il modello anglosassone; • Il modello francese; • Il modello tedesco; • Il modello mediterraneo

  35. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa G Fini Il modello …… I Norme A Mezzi Politiche implicite/esplicite L Valori

  36. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa G Fini Uguaglianza di genere Il modello scandinavo: I Norme Diritti concepiti in senso universalistico A Mezzi Politiche implicite L Valori Completa e totale uguaglianza fra i generi e gli individui al di là delle responsabilità familiari

  37. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa G Fini Autosufficienza delle famiglie Il modello anglosassone: I Norme La famiglia è una questione privata in cui lo stato non deve interferire A Mezzi Politiche implicite L Valori Uguaglianza come valore fondamentale. Il governo è legittimato ad interferire solo in caso di indigenza

  38. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa G Fini Sostegno alla natalità Il modello francese I Norme Il supporto alle famiglie è visto come una responsabilità del governo A Mezzi Politiche esplicite L Valori Famiglia tradizionale come cellula della società

  39. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa G Fini Conservazione della famiglia Il modello tedesco: I Norme I governi si assumono solo in parte la responsabilità di governare la famiglia A Mezzi Politiche esplicite L Valori Famiglia tradizionale

  40. Le tipologie sociologiche delle politiche familiari in Europa G Fini Sostegno alla famiglia tradizionale Il modello mediterraneo: I Norme La famiglia va sostenuta in quanto svolge una funzione importante nella società A Mezzi Politiche implicite L Valori Famiglia tradizionale importante nella risoluzione dei conflitti e nell’integrazione sociale

  41. Gli organismi di rappresentanza della famiglia: da funzioni consuntive a compiti di authorities locali Riconoscimento della soggettività sociale della famiglia attraverso la valorizzazione delle esperienze di privato sociale attuate dal privato sociale in particolare dalle associazioni di famiglie. Lo scopo è far si che le associazioni svolgano maggiormente un ruolo di governance, ovvero di indirizzo sulle scelte relative alle politiche familiari. Dagli anni ‘90 riconoscimento dell’associazionismo privato: • Legge 328/2000 si sancisce a livello nazionale il ruolo dell’associazionismo familiare affermando che il “sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali sostiene la cooperazione, il mutuo aiuto e l’associazionismo familiare (art. 16, comma 1); • Riforma titolo V della Costituzione, 3/2001, le politiche familiari e sociali sembrerebbero passar in mano alle regioni • Art 6 328/2000: la titolarità della programmazione e della realizzazione degli interventi e dei servizi sociali aspetta al comune, le regioni propongo le linee di azioni ed il frame culturale.

  42. Gli organismi di rappresentanza della famiglia a livello regionale • Consulte: si qualificano come organismi propositivi e consultivi della regione in materia di politiche familiari. Hanno il compito di esprimere pareri e formulare proposte in merito alla programmazione regionale. Nella esperienza della Basilicata la consulta ha il compito di effettuare ricerche e indagini sulle problematiche in campo familiare; • Commissioni: (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Liguria). Hanno il compito di valorizzare il ruolo e l’autonomia della famiglia nell’adempimento delle sue funzioni sociali, esprimendo pareri su tutte le proposte e i disegni in materia familiare e formulando proposte; • Osservatori: (Val D’aosta, Lazio e Sicilia) verificare l’evolversi delle condizioni di vita e delle problematiche della famiglia, analizzandone le situazioni di disagio, devianza, violenza e monoparentalità, nonché il rapporto tra responsabilità familiari, impegni lavorativi e accesso ai servizi socio – assistenziali. Orientare le politiche familiari, analisi e monitoraggio degli interventi,

  43. Gli organismi di rappresentanza della famiglia a livello municipale Centri di aggregazione e di sensibilizzazione. Fra le esperienze: • Consulta comunale dei servizi sociali e della famiglia (Bareggio); • Consulta per la vita sociale e per le politiche della famiglia (Brescia); • Consulta permanente delle associazioni della fmiglia (Forlì) • Spazio aperto famiglia e consiglio delle politiche familiari (Trento)

  44. Il consiglio per le politiche familiari di Trento Il percorso partecipato, il Consiglio per le politiche familiari, intende promuovere un nuovo modo di far emergere, progettare, realizzare e valutare le politiche per la famiglia. Fulcro di questo processo è l’istituzione della prima Alleanza locale per la famiglia a livello nazionale.

  45. Cosa significa costruire un’Alleanza locale per la famiglia (ALF) L’Alleanza locale per la famiglia è un nuovo modo di fare politica a partire da/per/con/e a favore della famiglia. Costruire una Alleanza locale significa uscire definitivamente dalla stagione delle politiche assistenziali e dirette dall’alto, per generare politiche sussidiarie che abbiano al centro la famiglia con le sue relazioni vitali nel suo territorio e nel suo effettivo ciclo di vita.

  46. I protagonisti I protagonisti attivi delle Alleanze locali sono tutti gli attori sociali (stakeholder) che hanno che fare con la famiglia in un determinato territorio. La famiglia, innanzitutto, le sue reti di relazioni, le associazioni familiari e il mondo del privato sociale, le parrocchie, le realtà educative (scuole e associazioni) e per il tempo libero, le aziende, i servizi dell’amministrazione pubblica, e tutti quei soggetti che generano benessere per i membri della famiglia

  47. Cosa sono le Alleanze locali • Sono delle unioni progettuali di soci politico/amministrativi, imprenditoriali, sindacali, associativi,, parrocchiali, etc… • Sono delle piattaforme (interfacce) per i contatti tra diversi attori, forum di discussione, fucine di idee, arene deliberative delle famiglie e un punto di partenza per accordi e misure di vario tipo. • Ogni Alleanza locale elabora progetti pilota che sono poi possono essere realizzati in collaborazione con il Comune

  48. Cosa generano le Alleanze locali: • reti di attori che si interessano delle famiglie; • concreti miglioramenti per le famiglie, attraverso progetti in diversi ambiti di azione: conciliazione tra famiglie e lavoro, assistenza ai bambini, trasporti ed abitazione, formazione ed educazione, informazione e consigli, sostegno ai ruoli familiari di padri e madri, salute, etc.; • possibilità di partecipazione alle decisioni rilevanti per la famiglia a livello comunale.

  49. Quali scopi vogliono raggiungere: ·  vogliono promuovere la creazione di unioni progettuali per le famiglie; · dare impulso alle Alleanze locali attraverso una messa in rete delle diverse esperienze; · portare in primo piano all’attenzione politica, economica e della società nazionale il tema della famiglia; · contribuire a rendere “family friendly” l’ambiente cittadino, comunale, di quartiere ed aziendale.

  50. Per chi sono utili le Alleanze locali: • alle città ed ai comuni, che diventano così più attrattivi per le famiglie; • agli imprenditori che all’interno delle alleanze possono realizzare e sviluppare offerte di servizi extralavorativi per i propri occupati; • ai promotori, in quanto il loro impegno a favore delle famiglie all’interno delle Alleanze trova maggior riconoscimento, maggiore forza e un’ampia piattaforma di lavoro.

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