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Relazioni istituzionali e Gestione della responsabilità sociale d’impresa

Relazioni istituzionali e Gestione della responsabilità sociale d’impresa. 13. I public affairs e il lobbying. -------------------------------------------- Stefano Scarcella Prandstraller. Le origini.

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Relazioni istituzionali e Gestione della responsabilità sociale d’impresa

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  1. Relazioni istituzionali e Gestione della responsabilità sociale d’impresa 13. I public affairs e il lobbying -------------------------------------------- Stefano Scarcella Prandstraller

  2. Le origini • Dal XVIII secolo nel Regno Unito il termine lobby è utilizzato per designare l’anticamera della Camera dei Comuni, dove si vota con la “division bell”. • Successivamente, per lobbies si intendono le aree degli edifici parlamentari in cui i rappresentanti dei gruppi di pressione cercavano il contatto con i membri del Parlamento. • il primo emendamento della Costituzione americana del 1787 riconosce il diritto del cittadino di rivolgersi ai decisori pubblici per tutelare i suoi interessi con la formula: “the right to petition the government for a redress of grievances”; • il 14 marzo del 1794 la Library of Congress usa il termine lobby nella richiesta ufficiale di sgombero dei corridoi del Congresso degli Stati Uniti “infestati da questuanti professionisti”.

  3. Politica e modernità • Contrapposizione tra lo Stato come “realtà dell’Io morale” e società civile come “luogo della divisione” (W.F.Hegel): • inevitabile dialettica tra pretesa unità dell’interesse generale ed effettiva pluralità e inevitabile divergenza degli interessi particolari, insita nella concezione moderna dello Stato. • L’essenza della politica nella modernità è in una funzione particolare della vita collettiva capace di “creare l’unità dal molteplice” (G. Burdeau). • L’individuo della società borghese subisce la tirannia delle opposizioni tra esistenza borghese-particolare e civile-universale o politica, e tra sfera privata e sfera pubblica. (T.W. Adorno e M. Horkheimer)

  4. La democrazia degli interessi In una democrazia complessa occidentale e avanzata vi è un implicito o esplicito riconoscimento dei GRUPPI DI INTERESSE(legittimazione sociale, rappresentatività, accreditamento) L’equilibrio si fonda sulla competizione degli interessi. Ma: L’interesse generale non è la sommatoria degli interessi particolari … cosa è l’interesse generale? I gruppi di interesse hanno poteri diversi Il decisore ‘paralizzato’ sceglie il gruppo di interesse più efficace (potente?, giusto?, l’ultimo?....) lo Stato dovrebbe garantire le stesse opportunità a tutti i gruppi di interesse (democraticità di accesso)

  5. L’interesse generale • In teoria, in una democrazia rappresentativa ogni decisione pubblica viene assunta tenendo conto dell’interesse generale; • L’interesse generale non è la sommatoria degli interessi particolari, ma qualcosa di intrinsecamente diverso: • A) nei modelli continentali si identifica con alcuni principi e priorità stabili e garantiti nelle costituzioni, che dovrebbero essere un imperativo di sistema impermeabile alle varie maggioranze di governo; • B) nei modelli anglosassoni coincide con gli interessi rappresentati dal majority party, che ha ricevuto il voto degli elettori ed ha il diritto di governare, pur con il costante controllo dell’opposizione.

  6. Le organizzazioni e il processo decisionale pubblico • Ogni organizzazione che operi nella società e sul mercato si trova ad essere coinvolta nel processo decisionale pubblico, spesso indipendentemente dalla propria volontà, per cui: • 1) deve attentamente osservarne le dinamiche al fine di prevedere le possibili decisioni che potranno favorire od ostacolare il raggiungimento dei suoi obiettivi; • 2) deve attivare relazioni proattive: • A) con i diversi soggetti della decisione pubblica; • B) con coloro che ne influenzano opinioni, atteggiamenti e comportamenti; • per contribuire a orientare quella decisione in una direzione favorevole ai suoi obiettivi.

  7. Public affairs e lobbying • Le relazioni istituzionali come funzione dell’org.ne si rapportano alle istituzioni pubbliche in due distinti ambiti di attività: • i public affairs, più ampio, finalizzato a instaurare relazioni stabili e durature tra le organizzazioni e le istituzioni pubbliche, per informarle e orientare i loro processi decisionali; • Il lobbying, più specifico, che è l’attività di relazione e di comunicazione finalizzata a esercitare pressione sul processo decisionale pubblico relativo all’iter di approvazione, abrogazione o modifica di una norma legislativa per influenzarlo in modo favorevole al proprio interesse rappresentato; • il relatore istituzionale in tal caso si rapporta con i soggetti che o direttamente vi prendono parte, o comunque lo influenzano. • Il lobbying rappresenta una componente dei public affairs.

  8. Comunicare con le istituzioni pubbliche • Per le organizzazioni profit e no profit comunicare con le istituzioni pubbliche è importante per due motivi: • 1) perché tutti i settori di attività sono sottoposti a una crescente regolamentazione e le organizzazioni devono monitorarel’evoluzione del contesto legislativo e regolamentare in cui operano e saper valutare quali decisioni possono favorire oppure ostacolare i loro obiettivi; • 2) perché può creare nuove opportunità di crescita nel proprio ambito di attività, e costituire un’occasione di sviluppo a favore dei propri interessi. • Per le istituzioni pubbliche l’attività di ascolto nei confronti delle organizzazioni serve a compiere scelte più adeguate, consapevoli e responsabili perché basate su informazioni e analisi di specialisti del settore.

  9. Le relazioni con le istituzioni pubbliche • Per le organizzazioni instaurare e mantenere relazioni durature con le istituzioni pubbliche in passato era funzionale ad assolvere correttamente gli adempimenti previsti dalla legge, mentre oggi è invece: • un modo di promuovere il loro ruolo sociale; • un’occasione per creare opportunità di crescita e di sviluppo, che nascono dal dialogo e dalla conoscenza reciproca (partnership in progetti, reti sociali, nuovi modelli di governance, proposte di semplificazione normativa). • L’organizzazione-rete ha creato una cultura della sinergia tra pubblico, impresa e no profit per obiettivi comuni, che traggono vantaggi nel lavorare insieme e nell’instaurare un patto, rafforzando il reciproco contributo all’utilità sociale.

  10. I public affairs • Sono un servizio specialistico delle relazioni pubbliche volto a sviluppare e mantenere relazioni simmetriche e durature tra le organizzazioni e le istituzioni pubbliche. • Per le org.ni l’obiettivo è informare i decisori pubblici sui temi di proprio interesse, sulle proprie aspettative ed esigenze, per ottenere un riconoscimento dei propri interessi in termini di: • legittimità= conformità alle norme giuridiche, alle norme del sistema sociale e ai valori del sistema culturale; • adeguatezza = compatibilità con l’interesse generale e, in una certa misura, con gli interessi particolari di altri soggetti. • le reti di relazioni attivate attraverso le attività di public affairs coinvolgono quattro principali categorie di soggetti: i portatori di interesse, i mediatori, i pubblici influenti e le istituzioni pubbliche

  11. I portatori di interesse • Sono tutti quei soggetti che operano nel contesto in cui le istituzioni pubbliche svolgono le proprie funzioni e che hanno legittimi e specifici interessi di natura economica e sociale. • Vi rientrano i cittadini, come le organizzazioni profit e no profit. • Possono cercare di esercitare una qualche influenza sulle istituzioni pubbliche con modalità: • A) dirette, quando la rappresentanza di interessi è esercitata attraverso contatti diretti tra il portatore di interessi e le istituzioni pubbliche (grandi imprese, soprattutto multinazionali, e associazioni no profit con visibilità e capacità di mobilitazione); • B) mediate, quando i portatori di interesse si relazionano con le istituzioni pubbliche attraverso la mediazione delle associazioni di rappresentanza: sindacali, di categoria, tutela di interessi sociali

  12. I portatori di interesse • A) organizzazioni profit e no profit • 300 uffici di rappresentanza di imprese egruppi di imprese europee e multinazionali a Bruxelles con compiti di: • a) monitoraggio dell’iter legislativo comunitario • b) svolgimento di altre attività di public affairs • B) gruppi di interesse: • anomici = più o meno spontanei per manifestare la propria posizione di disagio verso una determinata decisione pubblica • non associativi= di matrice etnica, religiosa o culturale • istituzionali = associazioni nate per svolgere funzioni diverse dalla rappresentanza degli interessi (es. associazioni sportive) • associativi = nati con lo scopo di rappresentare gli interessi dei membri (associazioni di categoria, territoriali o professionali)

  13. Da gruppi di interesse a gruppi di pressione • L’attività di public affairs di organizzazioni e gruppi diventa davvero efficace nel momento in cui • il gruppo di interesse riesce a diventare gruppo di pressione • ciò può avvenire se il gruppo dispone di qualcosa per influenzare la decisione: un mezzo di pressione, che può essere costituito: • dall’entità numerica del gruppo dietro gli interessi rappresentati ( impatto sull’opinione pubblica) • dalla disponibilità di informazioni e conoscenze tecniche sulle specifiche questioni

  14. I portatori di interesse • C) Le istituzioni pubbliche possono essere a loro volta portatori di interessi in relazioni interistituzionali, che possono avere carattere orizzontale o verticale; • hanno carattere orizzontale quando riguardano istituzioni pubbliche appartenenti allo stesso livello di governo • hanno carattere verticale quando riguardano istituzioni pubbliche appartenenti a livelli di governo diversi • l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani - ANCI e l’Unione delle Province Italiane – UPI ne rappresentano in modo organizzato gli interessi • possono essere costituite alleanzeo coalizioni tra diversi portatori di interesse per aumentare l’efficacia del proprio processo di influenza nei confronti delle istituzioni pubbliche

  15. Alleanze e coalizioni • La differenza fra alleanze e coalizioni sta nel diverso grado di formalizzazione dell’accordo fra le parti: • alleanze = sono per lo più occasionali e informali • coalizioni = prevedono entità ad hoc preposte alla loro gestione • hanno più possibilità di successo se sono costruite intorno a forze sociali e politiche che abbiano un buon grado di autorevolezza e alta capacità di mediazione • il numero di interessi messi in comune dai soggetti che fanno parte dell’alleanza o della coalizione può variare; • issue network of influence = quando sono realizzati accordi monotematici tra soggetti che condividono un solo interesse in gioco ma divergono su molti altri interessi; • può essere messo in comune un numero di interessi molto alto .

  16. I mediatori • mediatori = svolgono un ruolo di cerniera in due modi: • A) argomentano, rafforzano e approfondiscono le tematiche oggetto d’attenzione dei portatori d’interesse; • B) influenzano gli atteggiamenti dell’opinione pubblica e le decisioni delle istituzioni pubbliche; • 1) professionisti di publicaffairs = rappresentano gli interessi delle organizzazioni per le quali operano; • 2) media = efficace cassa di risonanza dei messaggi che i portatori di interesse intendono veicolare alle istituzioni pubbliche; • nei public affairs l’obiettivo delle relazioni con i media è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica informandola e creando consenso attorno agli interessi rappresentati ed alle argomentazioni addotte a riguardo.

  17. I mediatori • 3) centri studi e di ricerca = svolgono una funzione di garanzia, di esperti super partes, poiché forniscono ai portatori di interesse dati, informazioni e analisi tecniche di cui potersi avvalere a supporto degli interessi rappresentati; • 4) società di sondaggi di opinione = poiché il sondaggio di opinione è finalizzato a ricostruire le percezioni dell’opinione pubblica attraverso l’intervista di un campione statisticamente rappresentativo, i suoi risultati possono influenzare le scelte dei decisori istituzionali, in quanto li richiamano alla necessità di tener conto del consenso attorno a determinate opinioni • 5) comunità locali e opinion leader = possono incidere sul processo decisionale pubblico, orientando le scelte delle istituzioni e talvolta accelerando o ritardando l’iter di approvazione dei provvedimenti legislativi

  18. I livelli di governo • Le istituzioni pubbliche sono gli apparati preposti allo svolgimento di funzioni e compiti di interesse pubblico; • svolgono le rispettive funzioni in differenti livelli di governo: • il livello territoriale, ove operano le Regioni e gli enti locali: le Province, i Comuni, i comprensori e le comunità montane; • il livello nazionale, ove operano gli organi costituzionali dello Stato (Parlamento, Governo, Magistratura, Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale), le autority e i Ministeri; • il livello comunitario, ove operano le istituzioni dell’Unione Europea: il Parlamento Europeo, il Consiglio, la Commissione, il Comitato Economico e Sociale, la Corte di Giustizia; • il livello internazionale, ove le principali istituzioni di riferimento sono l’O.N.U, l’O.C.S.E-OECD e la Banca Mondiale.

  19. Gli obiettivi dei public affairs • A) atti dovuti, costituiti dall’ottenere le informazioni necessarie al fine di adempiere alle prescrizioni di leggi e regolamenti; • B) ambiti di opportunità: • 1) promuovere ruolo e missione; migliorare la visibilità dell’organizzazione presso le istituzioni pubbliche; • 2) promuovere trasparenza e legalità di gestione; rassicurare le istituzioni in merito alla conduzione delle proprie attività nel rispetto di criteri di trasparenza e legalità; • 3) rappresentare i legittimi interessi in relazione a norme • prima o dopo l’approvazione di una nuova legge; • esplicitare la propria posizione su materie di competenza; • fornire un’adeguata informazione alla domanda pubblica; • creare partnership con le istituzioni pubbliche.

  20. Gli approcci ai public affairs • approccio adattivo, quando l’organizzazione si adegua in modo passivo alle richieste del contesto istituzionale ed ai suoi eventuali cambiamenti; • approccio reattivo ofire fighting: l’organizzazione di massima si adegua alle richieste del contesto istituzionale, ma reagisce a quei cambiamenti di cui teme ricadute poco favorevoli; • approccio proattivo, quando è la stessa organizzazione a promuovere un cambiamento istituzionale, facendo pressione sui decisori pubblici e sensibilizzando l’opinione pubblica; • approccio interattivo, quando l’organizzazione pone l’attività di ascolto e di monitoraggio del contesto istituzionale come premessa di un dialogo costruttivo, continuativo e di fiducia con gli interlocutori pubblici, per divenire un punto di riferimento e un partner certo e affidabile per loro in quel settore.

  21. Le fasi dell’attività di public affairs • 1) monitoraggio e interpretazione del contesto, che riguarda il contesto politico, istituzionale e sociale in cui l’organizzazione opera e le tematiche soggette ad attuale o potenziale regolamentazione, le dinamiche istituzionali, i cambiamenti di ruolo nelle istituzioni e i movimenti di opinione; vi rientra la comprensione dell’infrastruttura del processo di decision making e la posizione e i rapporti di forza tra i vari decision makers; comporta seguire i lavori parlamentari sui siti di Camera e Senato; • 2) presa di posizione su tematiche di interesse, che comporta l’individuazione delle tematiche più rilevanti; l’assunzione di una posizione condivisa dalla coalizione dominante per il sostegno dei propri interessi; il rendere ben espliciti gli interessi e gli obiettivi perseguiti, spiegarli e argomentarli con precisione in un position paper; lo stabilire un dialogo con gli interlocutori chiave e progettare specifiche iniziative di public affairs;

  22. Le fasi dell’attività di public affairs • 3) selezione del sistema di interlocutori chiave, che implica accertare con precisione quali siano le istituzioni pubbliche competenti ed i soggetti politici influenti nel processo di decision making, e anche quali interlocutori condividano la medesima posizione o almeno una posizione compatibile, per pervenire ad una lista di soggetti (politici, org.ni, gruppi, movimenti) con cui è necessario relazionarsi per sostenere le posizioni assunte e negoziare per creare eventuali coalizioni o alleanze; • 4) identificazione dei messaggi chiave, essenziale per spiegare, argomentare e comunicare la propria posizione agli interlocutori selezionati; implica la raccolta di fatti, dati, informazioni oggettive a supporto delle posizioni assunte e la formulazione di messaggi di sintesi emotivi e razionali; si deve puntare a raccogliere il consenso e il supporto attivo di una parte dell’opinione pubblica.

  23. Le fasi dell’attività di public affairs • 5) scelta delle modalità e degli strumenti di comunicazione da impiegare con gli interlocutori pubblici e altre org.ni, gruppi ed opinione pubblica;comprende in modo combinato la modalità diretta, attraverso contatti personali, incontri e colloqui per portare gli interessi all’attenzione dei decisori pubblici con un playbook, e quella indiretta attraverso i mediatori per creare attorno agli interessi il supporto dell’opinione pubblica, in modo che le istituzioni pubbliche siano a loro volta sensibilizzate; • 6) valutazione dei risultati;l’indicatore del grado in cui le decisioni prese dalle istituzioni pubbliche siano favorevoli agli interessi presenta dei limiti di rappresentatività, in quanto una decisione pubblica ha tempi lunghi ed è spesso influenzata da altri fattori non controllabili, per cui ne sono preferibili altri.

  24. Gli indicatori di valutazione • 1) la visibilità degli interessi rappresentati, attraverso il numero e i contenuti degli articoli di stampa e dei servizi radio e televisivi, oltre che delle interviste di opinion leader e decisori pubblici sul tema oggetto dell’intervento; si può controllare in che misura e in che modo vengono riportate le posizioni espresse dall’organizzazione con l’analisi testuale con approccio lessicometrico ed ermeneutico di questi materiali e confrontare i risultati ottenuti con quelli di altri portatori di interesse; • 2) il livello di conoscenza e di comprensione della posizione da parte degli interlocutori pubblici, attraverso l’analisi dei testi di interviste e dibattiti parlamentari o consiliari, in cui è rilevata l’eventuale presenza o assenza di concetti, argomenti e informazioni forniti dall’organizzazione;

  25. Gli indicatori di valutazione • 3) gli atteggiamenti e le opinioni delle istituzioni pubbliche sulle posizioni, che sono anche indicatori significativi della direzione che il processo decisionale potrebbe assumere; • 4) la qualità e l’intensità della mobilitazione dell’opinione pubblica a supporto della posizione, che è un indicatore di efficacia della capacità di suscitare interesse attraverso la comunicazione indiretta o create alleanze e coalizioni; • 5) il capitale informativo e relazionale accumulato durante l’intervento; il capitale informativo è l’ammontare di conoscenze e di informazioni raccolte sulle tematiche di interesse e sul contesto sociale, politico e istituzionale; il capitale relazionale è costituito dal numero e dalla qualità delle relazioni sviluppate tra l’organizzazione e gli interlocutori chiave, che può essere ricostruito con la network anaysis.

  26. Gli strumenti di back office • A) strumenti di back office, di cui il professionista si serve soprattutto nelle prime fasi del processo: • 1) database dei contatti, ove vanno registrati nominativi, recapiti e dati relativi a decision maker, influenti, giornalisti e opinion leader, e da cui deve essere ricavata una mailing list, che deve essere continuamente aggiornata; • 2) calendario dei lavori istituzionali, in cui vengono riportati i tempi di lavoro degli interlocutori pubblici chiave per valutare la tempistica delle attività di comunicazione; • 3) resoconti sommari d’aula, ove sono riportate le attività svolte alla Camera, al Senato e nelle Commissioni; • 4) mappa dei rapporti di potere, per ogni tematica di interesse, che descrive i soggetti influenti , i rapporti di reciproca influenza, le prese di posizione, alleanze e coalizioni.

  27. Gli strumenti di comunicazione • 1) il position paper è un documento sintetico su un tema rilevante in cui viene descritto il quadro generale in cui il tema si è sviluppato, le forze coinvolte, le loro posizioni, e il relativo peso, il dibattito in corso e la posizione assunta dall’org.ne; può essere diffuso all’interno dell’org.ne, ma è essenzialmente “ad uso esterno”, destinato a decisori, giornalisti e influenti; • 2) il dossierè un documento a uso interno, in cui vengono analizzate le posizioni dei decisori pubblici e degli influenti su una specifica questione e sono raccolti gli argomenti e i dati di supporto della tesi sostenuta dall’organizzazione; • 3) il policy brief è un documento ad uso interno che analizza le uscite sui media e le dichiarazioni rilasciate in occasione di eventi e di convegni dai decisori pubblici riguardo la tematica.

  28. Gli strumenti di comunicazione • 4) i testi tecnici, che includono proposte di legge, di decreti o di emendamenti; bozze di interrogazioni parlamentari che si intendono far presentare da politici, cui è necessario fornire una documentazione a supporto e talora una testo completo; • 5) il playbook, che è una sintesi scritta, tipo cartella stampa, di una pagina della questione, con i dati e la posizione dell’org.ne e gli argomenti chiave a suo sostegno, in modo da fornire elementi sintetici, precisi e immediatamente comprensibili ad un decisore o influente con poco tempo a disposizione; • 6) le audizioni parlamentari, che consistono nell’esposizione da parte di un rappresentante dei portatori di interesse della propria posizione in aula, di solito senza possibilità di replica.

  29. Gli strumenti di comunicazione • 7) gli incontri con i decisori pubblici, che devono essere preparati con molta attenzione e nel cui corso: • A) devono essere forniti fatti e informazioni obiettive; • B) devono essere presentati tutti gli interessi e le posizioni attualmente dibattute, compresi i punti di vista contrari e le relative contro argomentazioni; • B) ogni argomento deve essere spiegato separatamente, avendo cura di essere brevi per lasciare il tempo a domande dell’interlocutore; • C) deve essere lasciato qualcosa di scritto, sia esso un playbook, un position paper, o un testo tecnico, con tutti i recapiti per poter essere prontamente ricontattati.

  30. L’importanza di essere sintetici “I lobbisti sono quelle persone che per farmi comprendere un problema impiegano dieci minuti e mi lasciano sulla scrivania pochi fogli di carta. Per spiegarmi lo stesso problema, i miei collaboratori impiegano tre giorni e decine di pagine.” (John Fitzgerald Kennedy)

  31. Il lobbying • Il lobbying, se correttamente esercitato, è essenziale e costruttivo e si può certamente affermare che è un elemento essenziale di ogni regime democratico (Wragg, 1992) • Ciò in quanto le informazioni veicolate attraverso il lobbying: a) ampliano il quadro di riferimento del legislatore, • b) mostrano tutti i lati di una questione controversa; • c) illustrano i punti di vista delle parti direttamente coinvolte; • d) contribuiscono ad arricchire il processo dialettico di formazione delle decisioni. • Il lobbying comprende le iniziative di associazioni di interessi diffusi (lavoro, ambiente, no profit, cultura e consumo) ; • assicura al decisore consapevole che vengano realmente affrontati tutti gli aspetti relativi a un determinato argomento.

  32. Il lobbying negli U.S.A. • il lobbying è una vera e propria professione regolamentata; • la sua disciplina è contenuta nel Lobbying Act del 1946, poi sostituito dal Lobbying Disclosure Act del 1995, • è previsto il rispetto di regole etiche e deontologiche; • i lobbisti devono prestare giuramento e registrarsi in un elenco presso la Segreteria del Senato o del Congresso o presso l’organo decisionale presso il quale intendono operare; • devono dichiarare i dati dell’org.ne, del gruppo o dei clienti per cui prestano la propria attività e gli obiettivi di detta attività. • ogni lobbista deve presentare una relazione semestrale obbligatoria con tutte le attività svolte, le leggi e gli atti di governo cui tali attività si riferiscono, i contatti avuti con membri del parlamento, del governo federale e di istituzioni pubbliche, le spese, gli onorari, i compensi e le altre entrate.

  33. Il lobbying in altri ordinamenti • Anche Canada, Australia e Germania hanno leggi sul lobbying • Nel Regno Unito i parlamentari devono informare una commissione etica dei rapporti intrattenuti con lobbisti. • L’obiettivo è quello di assicurare un minimo di trasparenza alle azioni di chi svolge abitualmente attività di rappresentanza di interessi presso il processo decisionale pubblico. • La International Public Relations Association – IPRA ha adottato uno specifico codice di comportamento per i public affairs. • A livello europeo l’attività di lobbying è regolamentata da un codice di condotta adottato dalla Society of European Affairs Professionals – SEAP, l’associazione di settore dei professionisti europei dei public affairs, nel 2005.

  34. Il lobbying in Italia • In Italia il dibattito sulla regolamentazione è in corso; • due proposte di legge sono state presentate nel 1976 e 1998. • è stata proposta anche l’istituzione di una authority sulla trasparenza nei public affairs. • Sono in vigore le seguenti Leggi Regionali: • Toscana: L.R. 18 gennaio 2002 n.5, intitolata Norme per la trasparenza dell’attività politica e amministrativa del Consiglio regionale che prevede l’accreditamento e l’iscrizione su di un apposito registro presso il Consiglio regionale dei rappresentanti di organizzazioni e gruppi di interesse. • Molise: L.R. 22 ottobre 2004, dai contenuti molto simili.

  35. La nuova legge regionale dell’Abruzzo • Il 14 dicembre 2010 l’Abruzzo ha approvato la L.R. Disciplina sulla trasparenza dell’attività politica ed amministrativa e sull’attività di rappresentanza di interessi particolari • per lo svolgimento dell'attività di rappresentanza di interessi particolari, i gruppi d'interesse possono chiedere di essere accreditati mediante l'iscrizione nel Registro pubblico dei rappresentanti di interessi particolari, istituito presso il Consiglio regionale; • il fatto che l’accredito dei rappresentanti degli interessi particolari sia previsto solo come facoltativo e non come obbligatorio, unitamente ad altre carenze, ha suscitato molte critiche tra gli stessi professionisti di public affairs.

  36. La posizione della FERPI • La FERPI sostiene dal 1976 “la necessità di una regolamentazione dell’attività lobbistica”; • pone in evidenza “l’esigenza che ciascun luogo della decisione pubblica assicuri al lobbista registrato un servizio di assistenza e consulenza”; • ciò affinché tutte le lobby abbiano una pari opportunità di accesso ai decisori e “chiunque ne abbia titolo possa avere una corretta rappresentazione del processo decisionale pubblico, in termini di: • A) soggetti attivi; • B) interessi rappresentati; • C) obiettivi perseguiti.

  37. Il processo lobbistico in Italia • In Italia hanno reso più complesso il processo lobbistico: • 1) il processo di riforma della PA, con l’affermazione legislativa dei principi di accesso, di informazione, di consultazione, di comunicazione e di partecipazione ai procedimenti amministrativi e in generale ai processi decisionali pubblici; • 2) i processi di devolution e di sussidiarietà verso l’alto (Unione Europea) e verso il basso (regioni ed enti locali); • 3) il crescente interesse dei decisori verso pratiche in grado di dare una continua visibilitàpersonale nel sistema dei media; • 4) la pervasività con cui ormai ogni organizzazione ritiene di dover autorappresentare i propri interessi.

  38. La natura degli interessi rappresentati • In base alla natura degli interessi rappresentati, si distingue tra: • A) il lobbying di influenza, nel quale prevale la rappresentazione di argomentazioni per sostenere gli interessi di un’organizzazione nella sfera economica o nel consolidamento di posizioni di potere; • B) il lobbying di pubblico interesse, nel quale prevale la rappresentazione di argomentazioni per sostenere valori etici, diritti connessi e conseguenti misure da adottare nell’interesse generale. • entrambi i tipi di lobbying possono essere esercitati sia dalle imprese, che dalle organizzazioni no profit.

  39. Le finalità delle attività di lobbying • In base alle finalità, si distingue tra: • A) finalità difensive, che consistono nell’impedire o ritardare un danno potenziale o diminuirne uno reale, in cui il lobbying è volto a impedire o ritardare l’emanazione di una legge perché l’org.ne ritiene che possa arrecare dei danni alla propria attività, o limitare i benefici e i vantaggi competitivi; • B) finalità espansive, per cui il lobbying è volto a promuovere l’approvazione di una nuova legge, perché l’organizzazione la ritiene favorevole ai propri interessi che possono consistere nell’accesso a nuovi mercati o a gare e commesse pubbliche o comunque nello sviluppo di opportunità.

  40. Le modalità di comunicazione impiegate • In base alle modalità di comunicazione impiegate si distingue tra: • A) dirette, se prevedono l’instaurazione di contatti personali con parlamentari ed altri decisori, attraverso colloqui telefonici, incontri personali o partecipazione ad audizioni conoscitive, per sensibilizzare il decisore sulla tematica e creare un contatto personale; i primi sono di tipo esplorativo, per conoscere le aspettative e gli interessi del decisore e farsi conoscere; • B) indirette, se si sensibilizza l’opinione pubblica perché eserciti delle pressioni sui decisori pubblici, come nel caso delle grassroots campaigns, che sono campagne di comunicazione per sensibilizzare la comunità locale, i gruppi di interesse e l’opinione pubblica e suscitare la loro pressione nei confronti delle istituzioni e dei decisori pubblici.

  41. Le grassroot campaigns • Si basano sul presupposto che l’opinione pubblica in grado di influenzare opinioni e comportamenti dei decisori pubblici. • Le condizioni di efficacia sono soprattutto due: • 1) riuscire a mobilitare persone interessate alle tematiche; • 2) che le persone contattate siano disponibili a manifestare le proprie opinioni con un gesto concreto (andare a una manifestazione, firmare una petizione, inviare una e-mail); • richiedono strumenti di coordinamento, come numeri verdi, direct mailing tramite e-mail, siti web e forum su internet; • sono spesso la coerenza dei messaggi e la velocità di comunicazione a decretarne il successo o il fallimento. • Internet facilita la raccolta e la diffusione di informazioni e serve per creare e alimentare gruppi di interesse virtuali e coordinare azioni locali a supporto di strategie globali.

  42. Le fasi del lobbying • Il processo di lobbying si compie in tre fasi: • 1) il lavoro dei “competenti della materia”, che devono studiare la questione ed elaborare la posizione da assumere, “tenendo conto di tutte le possibili implicazioni per l’organizzazione”; • 2) la decisione del vertice dell’organizzazione di procedere; • 3) la rappresentazione della posizione decisa da parte del lobbista presso i decisori pubblici. • Le organizzazioni, di fronte alla lentezza ed alla crescente complessità dei processi decisionali pubblici, tendono ad un ricorso a modelli orizzontali, che richiedono l’integrazione di competenze diverse e specialistiche.

  43. I ruoli del lobbying • l’issue manager, che ha la responsabilità di coordinare l’attuazione delle politiche pubbliche di un’organizzazione su una determinata questione di rilevante interesse; • l’account, che deve seguire e soddisfare tutte le esigenze e le aspettative del cliente interno (la funzione o complesso di funzioni dell’organizzazione) che beneficerà o sarà penalizzato dal risultato dell’azione di quelle politiche; • l’analista, che è la figura che possiede competenze specifiche sul tema e che analizza tutte le variabili che influiscono sul raggiungimento dell’obiettivo; • l’advocate, che è la figura del lobbista in senso stretto, incaricata di rappresentare la posizione dell’organizzazione verso gli attori del processo decisionale pubblico.

  44. Le competenze del lobbying • Ciascuna figura richiede competenze professionali diverse: • le capacità relazionali e di comunicazione interpersonale sono essenziali per l’account e l’advocate; • la conoscenza approfondita delle procedure e delle tecniche inerente ai processi decisionali pubblici su cui si intende intervenire è propria dell’advocate e dell’analista; • analista e account sono esperti della materia specifica”; • l’issuemanager deve avere tanto la conoscenza di tutti i termini della questione, che può investire più materie, quanto le competenze manageriali per la gestione dell’intero processo. • Tutte e quattro le figure dovranno avere competenze specifiche nelle tecniche d’informazione, comunicazione, argomentazione, negoziazione e lavoro di gruppo.

  45. Il lobbying presso le istituzioni dell’Unione Europea • Le istituzioni dell’U.E. rivestono nella regolamentazione di questioni di pubblico interesse un ruolo sempre più incisivo non solo per gli Stati membri dell’U.E., ma anche per gli enti pubblici e privati e per le persone fisiche e giuridiche che vi operano; • ciò data l’immediata efficacia dei regolamenti comunitari nei territori degli Stati membri e gli effetti vincolanti delle direttive comunitarie sulla loro legislazione in ormai molte materie; • ciò rende sempre più necessario per i portatori di interesse conoscere a fondo i meccanismi di funzionamento delle istituzioni U.E. e le specificità dei loro processi decisionali; • Il sistema decisionale comunitario è definito come di multi-level-government, poiché vi contribuiscono apporti e influenze dei livelli di governo comunitario, nazionale e sub-statuale;

  46. Il lobbying presso le istituzioni dell’U.E. • In una attività di multi-level-lobbying, si ha a che fare con: • il Ministro che rappresenta il proprio governo nel Consiglio; • il membro della Commissione espressione del proprio Stato; • gli altri Commissari e funzionari delle Direzioni Generali della Commissione Europea; • parlamentari del Parlamento Europeo; • le istituzioni del livello di governo nazionale e sub-statuale; • i rappresentanti di org.ni profit e no profit portatrici di interesse. • Si deve cercare di stringere intese, alleanze e coalizioni. • nella sola Bruxelles operano 10.000 lobbisti di circa 3.000 diversi gruppi di interesse, istituzioni pubbliche territoriali ed organizzazioni profit e no profit, e 100 studi legali specializzati. • Burson-Marsteller, The Definitive Guide to Lobbying the European Institutions, Burson-Marsteller, 2005.

  47. Gli errori da non fare • Non ricercare l’interesse generale ovvero non manifestare l’utilità sociale della propria richiesta (riconoscimento e preesistenza del bisogno rispetto all’attività del lobbista) • Non conoscere il funzionamento della macchina decisionale (importanza della segmentazione e mappatura dei decisori) • Denunciare gli errori del decisore (il lobbying ideologico e/o moralista non paga) • Non agire all’inizio del processo (agire in modo preventivo è l’imperativo del lobbista) • Non perseguire una strategia inclusiva (cercare di aggregare intorno al proprio interesse più gruppi di interesse)

  48. Gli errori da non fare • Avere una tattica senza strategia ed eccedere in improvvisazioni (mai esprimere un bisogno piuttosto che un interesse inquadrato in una strategia) • Voler sempre parlare con il vertice (scarsa rilevanza della rappresentanza politica rispetto alla legittimazione funzionale) • Sembrare oggettivi (evitare la sindrome del “lobbista fatalista” = l’accoglibilità della propria richiesta non è da subito autoevidente a tutti) • Assistere alla distribuzione delle “pratiche” (mai varcare la barriera tra funzionari e pubblico) • … Fairemarcher la femme!

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