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LA LEGISLAZIONE URBANISTICA

QUADRO ISTITUZIONALE DELLA PIANIFICAZIONE IN ITALIA. PRINCIPALI ISTITUZIONI E RELATIVE COMPETENZE TERRITORIALIORGANI ISTITUZIONALI REGIONALI E COMUNALIMODELLO GERARCHICO DELLA STRUMENTAZIONE URBANISTICA TRADIZIONALEGLI STRUMENTI URBANISTICI DELLA PIANIFICAZIONE REGIONALE IN PUGLIA (LR 56/1980)MO

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LA LEGISLAZIONE URBANISTICA

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    1. LA LEGISLAZIONE URBANISTICA QUADRO ISTITUZIONALE DELLA PIANIFICAZIONE IN ITALIA PIANO URBANISTICO TERRITORIALE TEMATICO "PAESAGGIO" (DGR 1748/2000) LEGGE REGIONALE n.20 del 27.7.2001 (BUR n.128 del 24.8.2001) Ing. Domenico Camarda - PoliBaDau Corso ANCE - Taranto, 6 luglio 2002

    2. QUADRO ISTITUZIONALE DELLA PIANIFICAZIONE IN ITALIA PRINCIPALI ISTITUZIONI E RELATIVE COMPETENZE TERRITORIALI ORGANI ISTITUZIONALI REGIONALI E COMUNALI MODELLO GERARCHICO DELLA STRUMENTAZIONE URBANISTICA TRADIZIONALE GLI STRUMENTI URBANISTICI DELLA PIANIFICAZIONE REGIONALE IN PUGLIA (LR 56/1980) MODELLO STANDARD PROCEDURALE DI APPROVAZIONE DEGLI STRUMENTI URBANISTICI (LR 56/1980)

    3. ISTITUZIONI ELETTIVE E COMPETENZE TERRITORIALI (1) STATO Sino al 1972. Funzioni di controllo, di indirizzo e coordinamento della pianificazione territoriale degli enti locali e centrali sul territorio nazionale REGIONI A partire dal 1972. Competenze nella pianificazione territoriale (attribuite dallo Stato con DPR n.8 del 15.1.1972). Funzioni di controllo, di indirizzo e coordinamento della pianificazione territoriale degli enti locali e centrali sul territorio regionale AREE METROPOLITANE A partire da1 1990. Competenze nella pianificazione territoriale (attribuite dallo Stato con legge n.142 dell’8.6.1990, salvo recepimento nella legislazione regionale)

    4. ISTITUZIONI ELETTIVE E COMPETENZE TERRITORIALI (2) PROVINCE A partire da1 1990. Competenze nella pianificazione territoriale (attribuite dallo Stato con legge n.142 dell’8.6.1990, salvo recepimento nella legislazione regionale) COMUNI Competenze nella pianificazione del territorio comunale (salvo approvazione degli organi superiori: lo Stato sino al 1972, le Regioni dal 1972) e sub-comunale

    5. ISTITUZIONI NON ELETTIVE E COMPETENZE TERRITORIALI (1) CONSORZI ASI (SISRI) A partire da1 1967. Competenze nella pianificazione territoriale nelle aree di sviluppo industriale (attribuite dallo Stato con DPR n.1523 del 30.6.1967). Finalità orientate alla promozione dello sviluppo industriale COMUNITA’ MONTANE A partire da1 1971. Competenze nella pianificazione territoriale e nella programmazione economica nei territori delle comunità montane (attribuite dallo Stato con legge n.1102 del 3.12.1971). Finalità orientate alla eliminazione degli squilibri socio-economici, alla difesa del suolo e alla protezione della natura

    6. ISTITUZIONI NON ELETTIVE E COMPETENZE TERRITORIALI (2) AUTORITA’ DI BACINO A partire da1 1989. Competenze nella programmazione e nella pianificazione territoriale nei bacini idrografici (attribuite dallo Stato con legge n.183 del 18.5.1989). Finalità orientate alla difesa del suolo mediante interventi di risanamento idrogeologico ENTI PARCO A partire da1 1991. Competenze nella pianificazione territoriale nei parchi (attribuite dallo Stato con legge n.394 del 6.12.1991). Finalità orientate alla salvaguardia e alla valorizzazione dell’ambiente

    7. ORGANI ISTITUZIONALI REGIONALI SETTORE URBANISTICO REGIONALE costituito da tecnici ed esperti, funzionari pubblici COMITATO URBANISTICO REGIONALE formato da esperti e politici, rappresentanti dei comuni, delle province, delle organizzazioni professionali GIUNTA REGIONALE Costituita da rappresentanti della maggioranza di governo CONSIGLIO REGIONALE Costituito dai rappresentanti eletti dall’intera comunità

    8. ORGANI ISTITUZIONALI COMUNALI SETTORE TECNICO COMUNALE costituito da tecnici ed esperti, funzionari pubblici COMMISSIONE/I TECNICA/HE formata/e da esperti e rappresentanti della maggioranza e delle minoranze politiche COMMISSIONE CONSULTIVA formata da esperti ed un rappresentante per ogni componente politica presente nel consiglio comunale, nominati ad hoc dall’amministrazione comunale con delibera di consiglio comunale GIUNTA COMUNALE costituita da rappresentanti della maggioranza di governo CONSIGLIO COMUNALE costituito dai rappresentanti eletti dall’intera comunità

    9. MODELLO GERARCHICO DELLA STRUMENTAZIONE URBANISTICA TRADIZIONALE (1) SCHEMA Livello 1: Piano relativo ad un territorio più ampio (ad.es. il territorio regionale) di carattere generale e schematico Livello 2: A tale piano segue, e vi è formalmente subordinato, un piano applicato ad un territorio più limitato (ad.es. il territorio comunale), e quindi più di dettaglio, anche se pure esso alla scala di strumento generale e non attuativo Livello 3: Segue, infine, sempre gerarchicamente subordinato ai precedenti, il piano di dettaglio vero e proprio, nonché attuativo (esteso, ad esempio, ad una porzione del territorio comunale).

    10. MODELLO GERARCHICO DELLA STRUMENTAZIONE URBANISTICA TRADIZIONALE (2) PROBLEMATICHE Mancanza di approccio strategico Mancanza di partecipazione democratica Eccessiva rigidità e burocraticità del processo Lentezza della procedura di formazione e approvazione Sfasamento di contenuti e di tempi tra le azioni condotte a differenti livelli gerarchici Conflitti di competenze tra enti preposti al controllo di stessi ambiti territoriali.

    11. STRUMENTI URBANISTICI IN PUGLIA (1) (LR 56/1980) STRUMENTI URBANISTICI DI AREA VASTA P.U.T.R. (Piano Urbanistico Territoriale Regionale) Recepisce gli indirizzi economici e sociali della programmazione nazionale e regionale e indica il modo e le procedure per la loro coordinata realizzazione sul territorio regionale. Individua le zone da destinare alla localizzazione dei servizi pubblici di interesse nazionale e regionale. Indica le aree e/o gli ambienti da sottoporre a specifica disciplina di tutela, potendo disporre prescrizioni immediatamente operative. Stabilisce, articolandoli per ambiti territoriali omogenei, i principali parametri da osservare nella formazione degli strumenti urbanistici di livello inferiore.

    12. STRUMENTI URBANISTICI IN PUGLIA (2) (LR 56/1980) STRUMENTI URBANISTICI DI AREA VASTA (continuaz.) P.U.T.T. (Piano Urbanistico Territoriale Tematico) Strumento di pianificazione territoriale regionale di tipo settoriale. P.U.I. (Piano Urbanistico Intermedio) Strumento di pianificazione territoriale dell’ente intermedio, quest’ultimo oggi identificabile nell’ente provincia STRUMENTO PRINCIPALE DELLA PIANIFICAZIONE COMUNALE P.R.G. (Piano Regolatore Generale)

    13. MODELLO STANDARD PROCEDURALE DI APPROVAZIONE (LR 56/1980) FORMAZIONE: Redazione del piano, solitamente, mediante affidamento di incarico a progettisti esterni all’ente promotore ADOZIONE: Recepimento del piano da parte dell’ente promotore, in seno all’organo istituzionale rappresentativo dell’intera comunità PUBBLICAZIONE: Deposito del piano per la pubblica visione e per un arco di tempo prestabilito, al fine di consentirne la consultazione e la presentazione di eventuali osservazioni tese a conseguire miglioramenti nell’interesse della collettività RIADOZIONE: Nuova adozione del piano da parte dell’ente promotore in seno all’organo rappresentativo dell’intera comunità, con le controdeduzioni relative alle osservazioni proposte. APPROVAZIONE: Approvazione del piano da parte dell’ente, competente in pianificazione del territorio, istituzionalmente preposto a quello promotore

    14. PIANO URBANISTICO TERRITORIALE TEMATICO "PAESAGGIO" (DGR 1748/2000) CONTENUTI, OBIETTIVI E CAMPO DI APPLICAZIONE DEL PIANO ARTICOLAZIONE DELLA NORMATIVA ELABORATI E ATTUAZIONE DEL PIANO AMBITI TERRITORIALI ESTESI PIANI URBANISTICI TEMATICI DI SECONDO LIVELLO AMBITI TERRITORIALI DISTINTI INTERVENTI DI RILEVANTE TRASFORMAZIONE

    15. CONTENUTI DEL PIANO Il Piano si articola con riferimento a: a) la suddivisione e perimetrazione del territorio regionale nei sistemi delle aree omogenee per i caratteri costitutivi fondamentali delle strutture paesistiche quali: Sistema delle aree omogenee per l'assetto geologico, geomorfologico e idrogeologico; Sistema delle aree omogenee per la copertura botanico/vegetazionale e del contesto faunistico attuale e potenziale che queste determinano; Sistema delle aree omogenee per i caratteri della stratificazione storica dell'organizzazione insediativa; b) la individuazione e classificazione delle componenti paesistiche costitutive della struttura suddetta; c) la definizione e regolamentazione degli interventi e opere aventi carattere di “rilevante trasformazione territoriale”.

    16. OBIETTIVI E CAMPO DI APPLICAZIONE Disciplina i processi di trasformazione fisica e l'uso del territorio allo scopo di: tutelare l’identità storica e culturale dello stesso, rendere compatibile la qualità del paesaggio, delle sue componenti strutturanti con il suo uso sociale, promuovere la tutela e la valorizzazione delle risorse disponibili. È piano urbanistico territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici, come previsto dalla legge n.431/85, e risponde ai requisiti di contenuto di cui alla LR56/80. Campo di applicazione sono le categorie dei beni paesistici di cui alla L.1497/39, e alla L.431/85 e ulteriori articolazioni e specificazioni.

    17. ARTICOLAZIONE DELLA NORMATIVA "Obiettivi" di salvaguardia e valorizzazione paesistica; "Indirizzi" per la contestualizzazione di obiettivi e la definizione di modalità d’intervento in strumenti sottordinati negli ‘ambiti estesi’; "Direttive" di regolamentazione per le procedure e le modalità di intervento negli strumenti sottordinati e di esercizio di funzioni amministrative attinenti la gestione del territorio; "Prescrizioni" di base direttamente vincolanti e applicabili distintamente a livello di salvaguardia provvisoria e/o definitiva nel processo di adeguamento, revisione o nuova formazione degli strumenti di pianificazione sottordinati; Sono direttamente e immediatamente vincolanti, prevalgono rispetto a tutti gli strumenti di pianificazione vigenti "Criteri" di definizione dei requisiti tecnico-procedurali di controllo e di specificazione e/o sostituzione delle prescrizioni di base. Le norme contenute nel Piano non trovano applicazione all'interno dei “territori costruiti”.

    18. TERRITORI COSTRUITI I territori costruiti sono così definiti: Aree tipizzate dagli strumenti urbanistici vigenti come zone omogenee "A" e "B"; Aree tipizzate come zone omogenee "C", oppure come zone "turistiche", "direzionali", "artigianali", "industriali", "miste" se, alla data del 6.6.1990, incluse in uno strumento urbanistico esecutivo regolarmente presentato; Aree che, ancorché non tipizzate come zone omogenee "B": (i) o ne abbiano di fatto le caratteristiche (ai sensi del D.I. n.1444/1968), vengano riconosciute come regolarmente edificate (o con edificato "sanato" ai sensi della L.47/1985), e vengano perimetrate su cartografia catastale con specifica Delibera di C.C.; (ii) o siano intercluse nell'interno del perimetro definito dalla presenza di maglie regolarmente edificate, e vengano perimetrate su cartografia catastale con specifica Delibera di C.C.

    19. ELABORATI DEL PIANO Fra gli elaborati del piano, quelli rappresentanti gli A.T.E. (in scala 1: 25000) e quelli rappresentanti gli A.T.D. (in scala 1: 25000) costituiscono il riferimento delle norme tecniche di attuazione del PUTT/P assumono efficacia prescrittiva, assieme alle norme stesse e agli allegati elencati.

    20. ATTUAZIONE DEL PIANO Il piano si attua attraverso: la pianificazione paesaggistica di secondo livello piani urbanistici tematici di secondo livello parchi regionali e relativi piani strumenti urbanistici generali (conformi al PUTT/P) strumenti urbanistici esecutivi con specifica considerazione dei valori paesistici da strumenti generali conformi o non al PUTT/P piani di intervento di recupero territoriale rilascio di: (i) autorizzazioni paesaggistiche, (ii) pareri paesaggistici, (iii)?attestazioni di compatibilita' paesaggistica, (iv) verifiche di compatibilita' paesaggistica.

    21. AMBITI TERRITORIALI ESTESI: generalità A: VALORE ECCEZIONALE B: VALORE RILEVANTE C. VALORE DISTINGUIBILE D: VALORE RELATIVO E: VALORE NORMALE

    22. AMBITI TERRITORIALI ESTESI: indirizzi di tutela AMBITO A: conservazione e valorizzazione eliminazione dei detrattori AMBITO B: conservazione e valorizzazione eliminazione dei detrattori e/o mitigazione degli effetti negativi cautela negli interventi di trasformazione del territorio AMBITO C: salvaguardia e valorizzazione dell'assetto attuale se qualificato trasformazione dell'assetto attuale, se compromesso, per il ripristino e la qualificazione trasformazione compatibile con la qualificazione paesaggistica AMBITO D: valorizzazione degli aspetti rilevanti AMBITO E: valorizzazione delle peculiarità del sito L'individuazione degli ASE del PUTT/P e le prescrizioni di base, fatte salve specifiche situazioni derivanti da una puntuale documentata situazione dei siti che ne giustifichi la non osservanza/modificazione, sono recepite dai piani sottordinati.

    23. PIANI URBANISTICI TEMATICI DI 2° LIVELLO Al fine della redazione dei Piani Urbanistici Tematici di secondo livello, le aree perimetrate dal PUTT/P, con i rispettivi indirizzi di tutela, sono state: TREMITI TESTA DEL GARGANO GROTTE E MASSERIE VALLE DEI TRULLI GRAVINE GALLIPOLI OTRANTO

    24. AMBITI TERRITORIALI DISTINTI (1) Si specificano in riferimento ai sottosistemi: Assetto geologico, geomorfologico e idrogeologico; Copertura botanico-vegetazionale, colturale e presenza faunistica; Stratificazione storica dell'organizzazione insediativa. Per ciascuno dei sottosistemi e delle relative componenti, le norme relative agli ATD specificano: "Definizione", che individua l'ambito nelle sue caratteristiche e nella sua entità minima strutturante; "Individuazione", che definisce le caratteristiche per la definizione dell'area di pertinenza (spazio fisico di presenza) e dell'area annessa (spazio fisico di contesto); "Regimi di tutela", che definiscono i criteri generali di indirizzo: rimandano ai piani sottordinati la perimetrazione; specificano in loro assenza le grandezze per individuare le aree; "Prescrizioni di base", che precisano per le aree di pertinenza e per le aree annesse gli interventi: (a) non ammissibili, (b)ammissibili, (c) ammissibili con il preventivo rilascio dei provvedimenti di attuazione demandata all'Ente Locale.

    25. AMBITI TERRITORIALI DISTINTI (2) COMPONENTI GEO-MORFO-IDROGEOLOGICHE Emergenze, coste, corsi d'acqua, versanti e crinali COMPONENTI BOTANICO-VEGETAZIONALI Boschi e macchie, beni naturalistici, zone umide, aree protette, beni diffusi nel paesaggio agrario COMPONENTI STORICO-CULTURALI Zone archeologiche, beni architettonici extraurbani, paesaggio agrario e usi civici, punti panoramici

    26. AMBITI TERRITORIALI DISTINTI (3) ESEMPIO: LE COSTE L'individuazione delle due fasce, con rispettive prescrizioni di base, porta a: Area di pertinenza = Area litoranea, fatta da: zona adlitoranea (fascia compresa tra linea di battigia e batimetrica di 5 mt. per coste sabbiose, 10 mt per coste rocciose); zona litoranea (fascia di profondità di 100 mt). Area annessa: fascia della profondità di 200 mt dal perimetro della zona litoranea verso l'entroterra. Prescrizioni nell'area litoranea: mantenimento manufatti esistenti, nuove costruzioni mobili stagionali, sistemazioni idrauliche, infrastrutture a rete Prescrizioni nell'area annessa: oltre i primi 100 mt. dell'area annessa, sono consentiti anche edifici con h. max. 7,00 mt, ecc.

    27. INTERVENTI DI RILEVANTE TRASFORMAZIONE E' definita opera di rilevante trasformazione territoriale quella derivante dalla infrastrutturazione del territorio, comportante modificazioni permanenti nei suoi elementi strutturanti. Per tali opere, qualora non siano soggette a V.I.A. (ai sensi del DPCM 377/1998, del DPCM 27/12/1989 e successive modificazioni e integrazioni), il PUTT/P prescrive che il progetto sia integrato con lo studio di impatto paesaggistico e sia sottoposto a verifica di compatibilita' paesaggistica per ottenere l'attestazione di compatibilita' paesaggistica.

    28. LEGGE REGIONALE n.20 del 27.7.2001 (BUR n.128 del 24.8.2001) ENUNCIAZIONE DI PRINCIPI LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE REGIONALE LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE PROVINCIALE LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE COMUNALE LE DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI

    29. ENUNCIAZIONE DI PRINCIPI (1) LA LEGGE MIRA AD ASSICURARE: Sussidarietà, mediante la concertazione tra i diversi soggetti coinvolti, in modo da attuare il metodo della copianificazione; Efficienza e celerità dell’azione amministrativa attraverso la semplificazione dei procedimenti; Trasparenza delle scelte, con la più ampia partecipazione; Perequazione. Problemi: Partecipazione e perequazione, in particolare, rimangono sostanzialmente affermazioni di principio nella successiva articolazione normativa: generica la norma inerente alla perequazione, di tipo “tradizionale” e di fatto non estesa a tutti i soggetti è la partecipazione.

    30. ENUNCIAZIONE DI PRINCIPI (2) LA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO SI ARTICOLA NEI LIVELLI: Regionale Provinciale Comunale PARTECIPANO ALLA PIANIFICAZIONE GLI ENTI PUBBLICI AVENTI IL COMPITO DI GARANTIRE L’INTERESSE PUBBLICO CONNESSO AL GOVERNO E ALL’USO DEL TERRITORIO.

    31. LA PIANIFICAZIONE REGIONALE (1) DRAG (Documento Regionale di Assetto Generale) CONTENUTI Il DRAG definisce le linee dell’assetto del territorio e gli obiettivi da perseguire mediante i livelli di pianificazione provinciale e comunale. In particolare determina: Il quadro degli ambiti rilevanti ai fini della tutela e della conservazione dei valori ambientali e dell’identità sociale e culturale; Indirizzi, criteri e orientamenti per la formazione, il dimensionamento e i contenuti degli strumenti di pianificazione provinciale e comunale, nonché i criteri per la formazione dei PUE (Piani Urbanistici Esecutivi); Lo schema dei servizi infrastrutturali di interesse regionale.

    32. LA PIANIFICAZIONE REGIONALE (2) PROCEDURE DI FORMAZIONE Il Presidente della G.R. convoca la Conferenza programmatica regionale, con ANCI, UPI, associazioni, forze sociali, economiche e professionali; Per l’elaborazione dello schema di DRAG, indice una CdS, con le amministrazioni statali, per acquisirne manifestazioni di interesse; La G.R., tenendo conto delle risultanze della Conferenza di servizi e sentito il Consiglio Regionale, adotta lo schema di DRAG; Lo schema di DRAG è pubblicato sul BUR, con avviso su GU e quotidiani; I Comuni e le Province possono inviare alla Regione “proposte integrative”, gli altri soggetti pubblici (di governo e uso del territorio) “indicazioni”, le associazioni “osservazioni” entro 60 gg. dalla pubblicazione sul BUR; La G.R., decorsi i termini di 60 gg., approva il DRAG, con “specifica considerazione” delle “proposte” avanzate da Comuni e Province; Il DRAG è pubblicato sul BUR, con avviso su GU e quotidiani; il DRAG ha efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione sul BUR; Le variazioni e gli aggiornamenti del DRAG sono adottati con lo stesso procedimento, riducendo i termini a 30 gg.

    33. LA PIANIFICAZIONE PROVINCIALE (1) PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) CONTENUTI In conformità e in attuazione del DRAG, il determina gli indirizzi generali di assetto del territorio e, in particolare, indica: Le diverse destinazioni del territorio in relazione alla prevalente vocazione delle sue parti; la localizzazione di massima delle maggiori infrastrutture e delle principali linee di comunicazione; Le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica, idraulico-forestale, consolidamento del suolo e regimazione delle acque; Le aree per parchi o riserve naturali. EFFICACIA Assume efficacia di piano di settore nell’ambito delle materie inerenti la protezione della natura e la tutela dell’ambiente, delle acque, del suolo, delle bellezze naturali.

    34. LA PIANIFICAZIONE PROVINCIALE (2) PROCEDURE DI FORMAZIONE (anche delle varianti) Il Presidente della G.P. indice una CdS con le amministrazioni statali, comunali, Comunità Montane, Autorità di Bacino, Consorzi di Bonifica, per acquisirne le manifestazioni di interesse; Il Consiglio P., su proposta della G.P., adotta lo schema di PTCP, lo deposita presso la segreteria e lo pubblica sul BUR con avviso su almeno due quotidiani a diffusione provinciale; I Comuni possono far pervenire alla Provincia le “proposte”, e le organizzazioni le “osservazioni” entro 60gg dalla pubbl. sul BUR; Il C.P., entro 60 gg., delibera su quanto pervenuto con “specifica considerazione delle proposte” avanzate da Comuni, adotta il PTCP e lo trasmette alla GR per controllo compatibilità col DRAG; La Giunta Regionale si pronuncia entro il termine perentorio di 120 gg., con silenzio-assenso (il termine di 120 gg. può essere interrotto e riavviato una sola volta, se la G.R. richiede chiarimenti e/o documenti); Se la G.R. delibera la non compatibilità del PTCP con il DRAG, la Provincia indice una Conferenza di servizi tra i Presidenti della G.R. e della Provincia (copianificazione), e le modifiche necessarie vanno individuate entro 60gg, pena la definitiva non compatibilità; Gli esiti devono essere recepiti GR entro 30 gg., con silenzio-assenso; Il C.P. approva il PTCP e lo pubblica sul BUR e su almeno due quotidiani diffusi nella provincia, con efficacia dal giorno successivo.

    35. LA PIANIFICAZIONE COMUNALE (1) PUGI (Piano Urbanistico Generale Intercomunale) E’ facoltà dei Comuni procedere alla formazione di un PUGI. Con delibere del C.C., i Comuni approvano e presentano alla Giunta Regionale un documento congiunto, con uno studio di fattibilità dell’iniziativa e un quadro economico degli oneri. La Giunta Regionale individua le modalità di sostegno ai Comuni che intendono procedere alla formazione di un PUGI. PUG (Piano Urbanistico Generale) CONTENUTI (Il PUG si articola in previsioni strutturali e programmatiche) Le previsioni strutturali: Identificano le linee fondamentali dell’assetto del territorio comunale, derivanti dalla ricognizione della realtà socio-economica, dell’identità ambientale, storica e culturale dell’insediamento, anche con riguardo alle aree da valorizzare e tutelare per gli aspetti ecologici e produttivi; Determinano le direttrici di sviluppo dell’insediamento nel territorio comunale, del sistema delle reti infrastrutturali e delle connessioni con i sistemi urbani contermini.

    36. LA PIANIFICAZIONE COMUNALE (2) CONTENUTI del PUG (continuaz.) Le previsioni programmatiche del PUG: Definiscono, in coerenza con il dimensionamento dei fabbisogni nei settori residenziale, produttivo e infrastrutturale, le localizzazioni delle aree da ricomprendere in PUE, stabilendo quali siano le trasformazioni fisiche e funzionali ammissibili; Disciplinano le trasformazioni fisiche e funzionali consentite nelle aree sottoposte alla previa redazione di PUE. La redazione di PUE è obbligatoria per le aree di nuova urbanizzazione, ovvero per le aree da sottoporre a recupero. Problemi: Mancanza di chiarezza nella distinzione fra previsioni strutturali e previsioni programmatiche; Non emergono fra le previsioni strutturali, e ancor meno fra quelle programmatiche, riferimenti alle problematiche ambientali.

    37. LA PIANIFICAZIONE COMUNALE (3) PROCEDURE DI FORMAZIONE del PUG: Il C.C. adotta, su proposta della G.C., un DPP (Documento Programmatico Preliminare) contenente gli obiettivi e i criteri di impostazione del PUG; Il DPP è depositato presso la segreteria del Comune con notizia mediante pubblicazione su almeno tre quotidiani a diffusione provinciale; Chiunque può presentare proprie osservazioni al DPP entro 20 gg.; La G.C., sulla base del DPP e delle eventuali osservazioni, propone l’adozione del PUG al C.C:, che lo adotta depositandolo presso la segreteria, con pubblicazione (v.sopra) e manifesti nei luoghi pubblici; Chiunque può presentare osservazioni al PUG entro 60 gg.; Il Consiglio Comunale, entro i successivi 60 gg., esamina le osservazioni proposte e adegua il PUG alle osservazioni accolte; Il PUG così adottato viene inviato alla G.R. e alla G.Prov. per il controllo di compatibilità con il DRAG e con il PTCP, ove approvati. Qualora il DRAG e/o il PTCP non siano stati ancora approvati, la Regione effettua il controllo di compatibilità rispetto ad altro strumento regionale di pianificazione territoriale, ivi inclusi i piani sovracomunali ex L.R. n.56/1980, ovvero agli indirizzi regionali della programmazione socio-ecomica e territoriale ai sensi del D.lgs. 267/2000; La G.R. e la G.P. si pronunciano entro il termine perentorio di 150 gg. dalla ricezione del PUG, con silenzio-assenso;

    38. LA PIANIFICAZIONE COMUNALE (4) PROCEDURE DI FORMAZIONE del PUG (continuaz.): Se la G.R. o la G.P. deliberano la non compatibilità del PUG, il Comune promuove, a pena di decadenza delle misure di salvaguardia, entro il termine perentorio di 180 gg. dalla data di invio del PUG, una C.d.S. con i Presidenti di G.R. e G.P. e il Sindaco (copianificazione), e le modifiche necessarie vanno individuate entro 30 gg., pena la definitiva non compatibilità e decadenza delle misure di salvaguardia; Gli esiti vanno recepiti da G.R. e/o G.P. entro 30 gg., con silenzio-assenso; Il C.C. approva il PUG e la deliberazione è pubblicata sul BUR, su almeno due quotidiani diffusi nella provincia e mediante manifesti affissi nei luoghi pubblici, con efficacia dal giorno successivo.

    39. LA PIANIFICAZIONE COMUNALE (4) PROCEDURE DI FORMAZIONE del PUG (continuaz.): Se la G.R. o la G.P. deliberano la non compatibilità del PUG, il Comune promuove, a pena di decadenza delle misure di salvaguardia, entro il termine perentorio di 180 gg. dalla data di invio del PUG, una C.d.S. con i Presidenti di G.R. e G.P. e il Sindaco (copianificazione), e le modifiche necessarie vanno individuate entro 30 gg., pena la definitiva non compatibilità e decadenza delle misure di salvaguardia; Gli esiti vanno recepiti da G.R. e/o G.P. entro 30 gg., con silenzio-assenso; Il C.C. approva il PUG e la deliberazione è pubblicata sul BUR, su almeno due quotidiani diffusi nella provincia e mediante manifesti affissi nei luoghi pubblici, con efficacia dal giorno successivo.

    40. LA PIANIFICAZIONE COMUNALE (4) PROCEDURE DI FORMAZIONE del PUG (continuaz.): Se la G.R. o la G.P. deliberano la non compatibilità del PUG, il Comune promuove, a pena di decadenza delle misure di salvaguardia, entro il termine perentorio di 180 gg. dalla data di invio del PUG, una C.d.S. con i Presidenti di G.R. e G.P. e il Sindaco (copianificazione), e le modifiche necessarie vanno individuate entro 30 gg., pena la definitiva non compatibilità e decadenza delle misure di salvaguardia; Gli esiti vanno recepiti da G.R. e/o G.P. entro 30 gg., con silenzio-assenso; Il C.C. approva il PUG e la deliberazione è pubblicata sul BUR, su almeno due quotidiani diffusi nella provincia e mediante manifesti affissi nei luoghi pubblici, con efficacia dal giorno successivo.

    41. LA PIANIFICAZIONE COMUNALE (5) PEREQUAZIONE URBANISTICA Al fine di distribuire equamente, tra i proprietari interessati da interventi, i diritti edificatori attribuiti dalla pianificazione urbanistica e gli oneri conseguenti alla realizzazione degli interventi di urbanizzazione, il PUG può riconoscere la stessa suscettività edificatoria alle aree comprese in un PUE. PUE (Piani Urbanistici Esecutivi) CONTENUTI E FINALITÀ I PUG sono attuati mediante PUE di iniziativa pubblica, privata o mista. Il PUE può essere attuativo del PUG, oppure previsto dalla vigente normativa statale o regionale, ivi compresi i programmi integrati (L.n.179/1992), i programmi di recupero urbano (D.L.398/1993, L..493/1993) e i programmi di riqualificazione urbana (D.M.31.12.1994). Questi ultimi sono approvati dal C.C. con le modalità previste per i PUE ai sensi della L.R. n.56/1980, oppure, se non conformi ai PUG vigenti e/o adottati, con accordo di programma (D.lgs.267/2000). Nei programmi integrati di intervento i Comuni perseguono obiettivi di riqualificazione, particolarmente in centri storici, zone periferiche, aree produttive dismesse o dismettibili. Fino alla formazione del DRAG la pianificazione comunale di iniziativa pubblica può essere affidata ai proprietari, previo convenzionamento per garantire il perseguimento del pubblico interesse.

    42. LA PIANIFICAZIONE COMUNALE (6) PROCEDURE DI FORMAZIONE dei PUE Il PUE può essere redatto e proposto da: Comune; Proprietari di una superficie catastale >= 51% dell’area interessata; Società di Trasformazione Urbana. Decorso inutilmente il termine previsto dal PUG per la redazione del PUE su iniziativa del Comune, il PUE può essere proposto da b) e c). In tal caso, è adottato dal C.C. entro 90 gg. dalla ricezione della proposta. Entro 30 gg. dall'adozione il PUE è depositato in visione per 15 gg. consecutivi presso la segreteria, con avviso sull’Albo Comunale e su almeno due quotidiani a diffusione provinciale. Se riguarda aree con vincoli specifici, contestualmente al deposito, il Sindaco indice una CdS con le Amministrazioni competenti per l’emanazione dei necessari atti di consenso. Entro 15 gg. dalla fine del deposito, chiunque può presentare osservazioni. Nel termine perentorio di 30 gg. dall'acquisizione degli atti di consenso dell’eventuale CdS, il CC approva il PUE e si pronuncia sulle osservazioni La deliberazione di approvazione è pubblicata sul BUR e il PUE acquista efficacia dal giorno successivo. Il PUE può apportare varianti al PUG qualora non incida nelle previsioni strutturali del PUG, ferma l’applicazione delle procedure descritte.

    43. LA PIANIFICAZIONE COMUNALE (7) PROCEDURE DI FORMAZIONE dei PUE (continuaz.) Non costituiscono variante al PUG le modifiche di: a) Perimetrazioni del PUG, per la trasposizione del PUE sul terreno; b) Localizzazioni di insediamenti e relativi servizi che non comporti aumento di quantità e carico urbanistico superiore al 5%. La variante al PUE segue lo stesso procedimento di formazione. Se non modifica dimensionamento globale del PUE, perimetro, indici di fabbricabilità, dotazioni di spazi pubblici, la variante è approvata con delibera di C.C., previa acquisizione di eventuali atti di consenso. In caso di inerzia e/o inadempienza nelle procedure fin qui descritte, si applicano le disposizioni di cui ai successivi poteri sostitutivi. EFFICACIA DEL PUE La deliberazione di approvazione del PUE ha efficacia di dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza degli interventi ivi previsti, ai fini della acquisizione pubblica degli immobili mediante espropriazione. Il PUE è attuato in un tempo non superiore a dieci anni, salvo specifiche disposizioni di leggi statali. Decorsi i termini stabiliti per l’attuazione, rimane efficace, per la parte di PUE non attuata, l’obbligo di osservarne le previsioni, mentre, ai fini espropriativi, decadono gli effetti della pubblica utilità delle opere previste.

    44. LE DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI Norme di prima attuazione Gli strumenti comunali di pianificazione urbanistica già adottati alla data di entrata in vigore della presente legge, sono approvati secondo la L.R.56/1980. Le varianti già adottate alla data di entrata in vigore della presente legge, fino all’approvazione delle stesse, seguono le disposizioni della L.R. n.56/1980. Le varianti non adeguate alla L.R. n.56/1980 e/o non conformi alle prescrizioni della presente legge possono essere formate solo per la realizzazione di PdZ (L.n.167/1962), PIP (L.865/1971) e per la realizzazione di opere pubbliche e/o progetti di adeguamento agli standards urbanistici (L.1/1978). Le varianti agli strumenti comunali di pianificazione urbanistica adeguati alla L.R. n.56/1980 e non conformi alle prescrizioni della presente legge possono essere formate e seguono le disposizioni stabilite dalla vigente legislazione regionale e statale. Esse devono conformarsi al DRAG, ove esistente. I PUE, nelle more della definizione del DRAG, sono formati secondo le disposizioni stabilite dalla L.R. n.56/1980.

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