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Diseguaglianze economiche: definizioni, tendenze, politiche

Diseguaglianze economiche: definizioni, tendenze, politiche. Michele Raitano “ Sapienza ” Universit à di Roma. Possibili tematiche da analizzare. Dimensioni e tendenze della distribuzione dei redditi. La diseguaglianza intergenerazionale.

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Diseguaglianze economiche: definizioni, tendenze, politiche

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Presentation Transcript


  1. Diseguaglianze economiche: definizioni, tendenze, politiche Michele Raitano “Sapienza” Università di Roma

  2. Possibili tematiche da analizzare • Dimensioni e tendenze della distribuzione dei redditi. • La diseguaglianza intergenerazionale. • Welfare state, distribuzione del reddito e tendenze di riforma. • La segmentazione del mercato del lavoro in Italia. • Il passaggio verso le pensioni contributive: insostenibilità o inadeguatezza?

  3. Schema del seminario • Alcune questioni definitorie e metodologiche. • La diseguaglianza nei redditi familiari in Italia e in Europa. • Alcune specificità italiane. • Le code: povertà e top incomes. • La diseguaglianza nei redditi da lavoro. • Diseguaglianza within o between?

  4. La diseguaglianza: alcune domande metodologiche Non esiste una teoria esaustiva della distribuzione di reddito e ricchezza. La diseguaglianza è un fenomeno complesso che dipende da molteplici fattori di vario tipo e in vari punti del percorso di formazione dei redditi. Prima di qualsiasi analisi bisogna rispondere ad alcune domande basilari relative a: • Distribuzione funzionale o personale? • Quale indicatore di benessere? • Quale unità di tempo? • Individuo o famiglia? • E come omogeneizzare il confronto fra famiglie?

  5. Distribuzione funzionale o personale Storicamente attenzione sulla funzionale (teoria classica e neoclassica). Ora maggior focus sulla personale; funzionale e personale non sono più aspetti sovrapponibili, è variata l’unità di riferimento. Alcune cause: • Scomparsa del modello del “male breadwinner” salariato. • Ampie differenze non solo fra diversi tipi di reddito, ma nelle stesse categorie. Grossa crescita delle divergenze dei redditi da lavoro (anche grazie ai rendimenti di HK). • Gli individui ricevono diversi tipi di redditi. • Ruolo delle istituzioni (stato; fondi pensione) nel passaggio da funzionale a personale. • Ruolo dei trasferimenti interfamiliari extra-mercato (successioni, eredità). • Importanza sulle diseguaglianze personali dei network sociali e familiari, indipendentemente dalla “funzione” svolta.

  6. La variabile economica di riferimento Quale variabile meglio rappresenta il benessere degli individui? Variabili monetarie o non monetarie? Uni o multidimensionali? • Il reddito. • Il consumo. • Il patrimonio. • Funzionamenti e capacità (Sen). • La felicità.

  7. Il reddito come variabile economica di riferimento • Il reddito: flusso, monetario e non (utilità, costo opportunità) derivante da uno stock di ricchezza. • La ricchezza può riferirsi a capitale reale, finanziario, umano. • Ma come empiricamente calcolo il reddito? • Il concetto di reddito entrata (Simons) è il più esaustivo: valore di mercato del consumo + variazione del valore dei diritti di proprietà. Ovvero, consumo potenziale. • Ma reddito al netto di consumi “necessari”? • Ma a che unità di tempo mi sto riferendo? • Difficoltà enorme a calcolare praticamente tutte le dimensioni di reddito. • L’under-reporting dei redditi. Come incide il sommerso su ineq? • Fonti dati: campionarie, amministrative; quale comparabilità internazionale? • Riesco a cogliere le code estreme?

  8. Le difficoltà di computazione di alcune voci di reddito Misurazioni empiriche più restrittive di quelle “ideali”. Difficoltà legate a: • Variazioni in conto capitale: devo considerare anche quelle solo maturate e non realizzate? Ma come le calcolo per beni durevoli o non quotati? • Fringe benefits: in che misura hanno quota non monetaria (tempo libero) che andrebbe imputato come reddito? • Rendite imputate: abitazioni ed altri beni durevoli. • Lavoro non retribuito: servizi domestici o assistenziali, o autoproduzione di beni di consumo. Due famiglie con diverso numero di percettori hanno lo stesso benessere a parità di reddito da lavoro? Trasferimenti in kind: come li misuro? • Cosa sono le pensioni? Trasferimento o salario differito? Che effetto ha sulla distribuzione effettiva la considerazione di queste voci?

  9. Il consumo come indicatore di benessere • Vantaggi empirici: più facile misurazione nei PVS (ma spesa più che consumo) e tengo conto anche dell’autoproduzione. • Dal punto di vista teorico posizioni contrastanti: • Più adeguato a misurare il reddito permanente (minori fluttuazioni, teoria del ciclo vitale), ma serve accesso a mercati capitali e perfetta informazione. • Dipende dalle preferenze degli individui piuttosto che dal loro benessere. Il reddito è il “potere di disporre delle risorse”. • Ma reddito al netto di consumi necessari?

  10. Il patrimonio • Al di là del reddito garantisce sicurezza (meno vulnerabilità e prestigio sociale). • Ma grossa difficoltà di ricavare dati affidabili e confrontabili internazionalmente sulla distribuzione della ricchezza. • Usato per l’ISE: • ISE=(reddito+0,2*patrimonio)/Scala di equivalenza

  11. Le capabilities • Capabilities come insieme di vettore di functionings alternative (azioni possibili, essere in buona salute, saper leggere…). • Non bisogna limitarsi a misure strettamente monetarie. Non contano le risorse ma ciò che esse consentono di fare. • Chi ha molto reddito ma problemi di salute ha basse capabilities. • Difficoltà empiriche enormi di misurazione: • Accompagno più indicatori? • Cerco indicatore sintetico su varie dimensioni? Indice di sviluppo umano. L’analisi empirica si basa tuttora su una sola dimensione monetaria (il più possibile estesa).

  12. L’unità di tempo • Che unità di tempo prendere a riferimento per valutare il benessere? • Analisi statica cross-section (e con quale unità di tempo? Mese? Anno?) o dinamica (fino a Y vitale)? • O la valuto cross-section eliminando dall’analisi chi è in fasi di vita particolari? • Vulnerabilità, fluttuazioni, diverse fasi del corso di vita e mobilità sociale: visione statica e dinamica. • Mobilità intra e intergenerazionale. • Ma limite della disponibilità di dati. Pochi lunghi panel longitudinali.

  13. L’unità di riferimento • L’impostazione individualista dell’economia del benessere. • Ma ruolo della famiglia fondamentale per: • fasi di vita in cui non si è auto-sufficienti (reddito/benessere nullo a bambini e casalinghe?); • economie di scala. • Ma esiste distribuzione interfamiliare o tutti i componenti godono dello stesso benessere? Scarsità di informazioni impediscono di rilevarla (probabile sottostima della diseguaglianza complessiva). • Famiglia in “senso esteso”. • E come comparare i redditi dei diversi nuclei familiari? Le scale di equivalenza e il reddito equivalente. • Il reddito monetario complessivo di una famiglia non è un indicatore esaustivo del benessere della famiglia. • Non univocità delle scale ricavate in base a diversi approcci. • Solitamente individui equivalenti.

  14. I vari passi dell’analisi distributiva Dall’individuo alla famiglia, dalla distribuzione alla redistribuzione (pur tenendo conto dei limiti di misurazione esaustiva dei redditi): • I redditi da lavoro: • la distribuzione dei redditi individuali da lavoro full time; la remunerazione del capitale umano (salari orari). • la considerazione anche dei redditi annui di tutti i lavoratori (part-time, atipici, tempi di lavoro). • la distribuzione dei redditi familiari (equivalenti): • la composizione dei nuclei familiari (numero componenti ed età); • l’andamento dei tassi di occupazione (numero percettori); • il ruolo dei redditi non da lavoro (diversa concentrazione; redditi da capitali, fabbricati e lavoro autonomo). • la distribuzione dei redditi familiari disponibili: • l’imposizione personale. • i trasferimenti monetari. • Ma altre imposte? Tax expenditures? Servizi di welfare? I meccanismi di diseguaglianza e le policies possono agire (in diverse direzioni) nei diversi steps.

  15. Disuguaglianze economiche:le tendenze. Italia e OECD • Andamento disuguaglianza in chiave comparata • Redditi di mercato • Redditi disponibili e redistribuzione • Diseguaglianza interna all’Italia • Quanto sono omogenee le comparazioni internazionali? Come li rilevo? Che Y considero? Quali famiglie?

  16. Disuguaglianza redditi di mercato

  17. Disuguaglianza redditi disponibili

  18. Efficacia redistribuzione

  19. L’evoluzione di alcuni indicatori di diseguaglianza/povertà Dinamica di lungo periodo (basata su redditi disponibili familiari equivalenti) di: • Gini. • Redditi medi per condizione occupazionale del principale percettore. • Tassi di povertà per condizione occupazionale del principale percettore. • Tassi di povertà per fascia d’età. Cosa potrà comportare la crisi? Caduta occupazionale e debolezza degli ammortizzatori sociali.

  20. L’evoluzione del Gini in Italia Fonte: stime di Brandolini su dati IBFI; ponderazione per famiglia per i redditi non corretti; ponderazione per individuo e scala di equivalenza dell’OCSE modificata per i redditi equivalenti.

  21. L’evoluzione dei redditi per condizione occupazionale Fonte: Brandolini da dati SHIW. Legenda: Dirigenti, Autonomi, Impiegati, Pensionati, Operai

  22. Tasso di povertà per occupazione del principale percettore Fonte: Brandolini da dati SHIW. Legenda: Operai, Pensionati, Autonomi, Impiegati

  23. Tasso di povertà per fasce d’età Fonte: Brandolini da dati SHIW.

  24. La disomogeneità fra regioni italiane: la diseguaglianza

  25. La disomogeneità fra regioni italiane: la povertà relativa

  26. Ma quale dimensione di reddito considero? L’esempio delle spese per la casa

  27. Il peso relativo delle spese per la casa

  28. Ma la diseguaglianza italiana è legata alle distanze medie fra le regioni?

  29. Le code della distribuzione • Povertà relativa • Povertà minorile • Efficacia del Welfare contro la povertà • Vulnerabilità sociale • Top incomes

  30. Povertà relativa: incidenza

  31. Povertà minorile

  32. Welfare e riduzione povertà

  33. Rischio di esclusione sociale

  34. La quota di reddito del top 0.01% in Italia, 1976-2004

  35. Mercato del lavoro • Comparazioni internazionali. • Retribuzioni unitarie e annue: differenti determinanti. • Ma da cosa dipendono i differenziali salariali? Solo skill bias? • La diseguaglianza within: da cosa dipende? • I working poor.

  36. La diseguaglianza nei redditi annui da lavoro nella UE

  37. L’evoluzione della diseguaglianza dei salari unitari dei lavoratori standard

  38. Diseguaglianze temporanee o persistenti?

  39. Il rendimento del capitale umano

  40. Le diseguaglianze dipendono dai diversi titoli di studio? Redditi annui

  41. Le diseguaglianze dipendono dai diversi titoli di studio? Salari orari

  42. I laureati “fragili”

  43. Le specificità italiane sul mercato del lavoro • Salari stagnanti. • Crescita occupazionale con contratti atipici -> segmentazione? (prossimi seminari…). • Il lavoro non tutela dal rischio di povertà. • Diseguaglianza costante con occupazione in crescita: paradosso. Rischio effetto ’92 post crisi?

  44. Retribuzioni medie annue e mensili, Italia 1985-2002

  45. Disuguaglianze retribuzioni annue e mensili, 1985-2002

  46. Working poor

  47. Working poor 2

  48. Conclusioni su Italia • Dispersione delle retribuzioni Italia minore che altrove. • Ma povertà e diseguaglianza dei redditi familiari elevata nel confronto internazionale. • Nell’ultimo trentennio vi sono in Italia fasi di aumento della disuguaglianza dei redditi familiari, la più importante delle quali è coincisa con la grave crisi economica dei primi anni novanta. Non si osserva tuttavia un periodo prolungato di crescita della disuguaglianza, diversamente da quanto accaduto in altre economie avanzate. • Questa stabilità aggregata nasconde tuttavia importanti cambiamenti “orizzontali”. Ciò è accaduto dalla metà degli anni novanta, quando la distribuzione del reddito è mutata a vantaggio delle famiglie dei lavoratori autonomi e in parte dei dirigenti e dei pensionati, a scapito di quelle degli operai e degli impiegati. • Cosa potrà accadere dopo la crisi?

  49. Ulteriori riflessioni • Gini e disuguaglianza intergenerazionale alti. • Sostanziale costanza del Gini da 15 anni, ma: • modifiche “interne” significative • scarso impatto dell’occupazione nel ridurre le disuguaglianze! • ruolo degli immigrati? • ..e il sommerso? • …e le spese non comprimibili? • Evoluzione “disegualitaria” nei redditi da lavoro (non tanto legata a skill premium). • Scarsa capacità redistributiva del welfare (anche a prescindere dal deficit di servizi).

  50. Ulteriore elemento di valutazione: la vulnerabilità • Capacità di far fronte a uno shock. • Il reddito familiare può essere sufficiente rispetto allo standard minimo fissato dalla società, ma vi può essere una elevata probabilità che questa condizione possa cambiare repentinamente. Principali determinanti (oltre quelle socio-demografiche): • Condizioni di lavoro a termine. • Mancanza di attività patrimoniali. • Inadeguatezza del welfare assicurativo/assistenziale: • sussidi di disoccupazione • sostegno al reddito delle famiglie/individui in povertà

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