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Flessibilità senza sicurezza. Ceti sociali, rapporti familiari e differenze di genere a Roma ,

Flessibilità senza sicurezza. Ceti sociali, rapporti familiari e differenze di genere a Roma , a cura di R. Cavarra e P. Rella, FrancoAngeli 2007. Il libro presenta più ricerche sul campo svolte a Roma :.

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Flessibilità senza sicurezza. Ceti sociali, rapporti familiari e differenze di genere a Roma ,

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  1. Flessibilità senza sicurezza. Ceti sociali, rapporti familiari e differenze di genere a Roma, a cura di R. Cavarra e P. Rella, FrancoAngeli 2007

  2. Il libro presenta più ricerche sul campo svolte a Roma: • sulla mobilità sociale in 4 Municipi romani(nel 2005/6 e 1997) tramite questionari; • sulle coppie flessibili (70 interviste qualitative a coppie con figli e lavoro precario) nell’ambito di una ricerca nazionale coordinata da S. Piccone Stella. →La scelta di una condizione "estrema" ha l'obiettivo di mettere in luce le trasformazioni in corso.

  3. La premessa alla ricerca sul campo è l’analisi del contesto territoriale • Per capire se il campione è rappresentativo della realtà locale • come influisce sulla condizione di vita degli intervistati • Se è possibile ritenere i risultati ottenuti generalizzabili ad altre realtà territoriali simili

  4. Analisi del contesto territoriale romano Studio della letteratura storica, sociale, economica e urbanistica disponibile rielaborazione per l'area romana dei dati della ricerca nazionale dell'Isfol-PLUS (Participation Labour Unemployment Survey), 2005;

  5. A .Studio della letteratura • Oltre alla letteratura scientifica non solo sociologica • quella giornalistica • Di denuncia e di protesta di gruppi di cittadini ( ad es. la lettera al sindaco “ Ragazzi della scuola 725” di R. Sardelli (il don Milani romano)

  6. B. Isfol - Plus genere (A, C) condizioni strutturali del mercato del lavoro obiettivo: comprendere le caratteristiche del lavoro atipico a Roma disuguaglianze di ceto, classe (B) valutazioni dei soggetti (A, B, C)

  7. Roma città globale o città delle disuguaglianze? Come le altre città globali, Roma attrae flussi finanziari e turistici, ma fatica a trovare un nuovo modello di integrazione sociale e culturale su cui fondare un successo durevole. “Modello Roma” è ambiguo. Aspetti positivi • 2001-05:il PIL pro capite cresciuto del 6.8% • 1991-2001: crescono i servizi non tradizionali • la disoccupazione è diminuita • la città è uscita dal provincialismo grazie a una grande mutazione culturale aspetti negativi: • Rendita e cementificazione insieme acrisi abitativa: irrisolta questione urbanistica • scarsa integrazione degli immigrati, richiedenti asilo e Rom • aumento delle distanze economiche e sociali tra ricchi e poveri, tra centro e periferia • questione ambientale.

  8. POLARIZZAZIONE SOCIALE: • da un lato nuove povertà e nuove schiavitù (tratta, prostituzione , usura, etc.) • dall’altro lato eccessivo lusso e consumo della città da parte di esponenti della finanza, dello spettacolo, della rendita e della politica (immigrati dal resto d’Italia e dall’estero). Tra i due estremi risultano in certo modo schiacciate le due principali componenti della classe media: il ceto impiegatizio e gli artigiani e piccoli commercianti traeva la propria sicurezza dall’impiego statale ed oggi trova lavoro precario, anche nel settore pubblico scacciati dal Centro dalla spe-culazione immobiliare, dalle se-miperiferie da supermercati e discount, dalle periferie dai centri commerciali Se la polarizzazione di tipo sia economico che sociale è una caratteristica delle città globali (Sassen, 2002), possiamo considerare Roma una città globale.

  9. Cos’è cambiato nel decennio 1997-2007 Elementi di novità (oltre alla crescita della polarizzazione sociale) • Settore finanziario, direzionale e di servizi avanzati molto ampio (10 anni prima solo gli inizi): dal 1991 al 2001 gli addetti ai servizi alle imprese raddoppiano (da 106mila a 214mila), un aumento superiore al numero complessivo degli addetti all’industria in senso stretto. • maggior presenza di professioni elevate comporta una quota più ampia di classe alta, che si accompagna a un’inedita crescita di gruppi marginali alla classe bassa. • + partecipazione femminile al mercato del lavoro, grazie a più scolarizzazione e meno disoccupazione • Il precariato tocca in maniera nuova rispetto al passato tutti i settori, persino il settore pubblico.

  10. METODOLOGIA analisi micro-dati Isfol-plus Per approfondire la specificità di Roma confronteremo la capitale con il gruppo dei comuni metropolitani del Nord (Torino, Milano, Verona, Venezia, Genova, Bologna)e con quello dei comuni del Sud(Napoli, Bari, Palermo, Catania, Cagliari). Tab. 1.1Titolo di studio per classe d’età: Roma, in confronto alle metropoli del Nord e del Sud e all’Italia Fonte: nostra elaborazione microdati indagine Isfol-Plus 2005/250 La tabella conferma la maggiore istruzione della popolazione romana, ma si nota un’anomalia: a Roma la classe d’età con più laureati/e è quella45-54 Inoltre sonosoprattutto gli uomini tra i 45 e i 54 anni ad essere più istruiti: 40% di laureati contro il 28% delle donne→secondo indicatore dell’afflusso di dirigenti e funzionari di alto livello che sono in maggioranza uomini, per il noto effetto del soffitto di cristallo

  11. Occupati/e per tipo di contratto, orario di lavoro, volontarietà del part-time a Roma, nelle città del Nord e in Italia Fonte: nostra elaborazione microdati indagine Isfol-Plus 2005/250 * Include la formazione lavoro, lavoro interinale e accordi informali

  12. lavoro autonomo tradizionale e libere professioni chi intenzionalmente ha scelto di sfruttare le opportunità date dal mercato e/o di autorealizzarsi nel lavoro (autoimprenditorialità) chi è autonomo più per costrizione che per scelta (le/i para-subordinati). il lavoro dipendente tipico atipico articolato in molte posizioni contrattuali (legge 30/2003) lavoro in nero. Tipologie di lavoro presenti nel mercato del lavoro Ci troviamo di fronte a un mercato del lavoroframmentato, dove vanno analizzate e non confuse le varie situazioni in cui sono inseriti i soggetti, soprattutto per quanto riguarda il lavoro atipico Il lavoro atipico è chiamato ormai precario, anche dall’Istat quando si vuole sottolineare l’insicurezza e la scarsa protezione giuridica e sociale, che offre rispetto al lavoro tipico.

  13. Indicatori del carattere subordinato del lavoro autonomo non standardbasati su aspetti individuati dalla giurisprudenza in materia • lavoro autonomo per richiesta del committente; • lavoro in un’unica società committente; • obbligo di essere regolarmente presenti in sede; • obbligo di rispettare un orario stabilito dal committente; • uso di mezzi e strutture dell’azienda committente; • rinnovo almeno una volta del contratto con lo stesso committente. Abbiamo considerato subordinato il lavoro in cui si riscontrano almeno 3 di questi aspetti “oggettivi”

  14. Tab. 1.5 Stima del carattere subordinato del lavoro atipico indipendente Fonte: nostra elaborazione microdati indagine Isfol-Plus 2005/250 Al contrario delle partite Iva, le collaborazioni sono lavori di fatto dipendenti specie a Roma. Se teniamo conto del genere e dell’età emerge che sono soprattutto gli uomini dai 35 ai 44 anni ad essere dei “veri” lavoratori indipendenti in tutte le aree geografiche. Anche per le donne la situazione migliora tra i 35 e i 44 anni, ma a Roma meno di quanto accada nel Nord.

  15. Tab.1.6 Atipicità per gruppi professionali: % riga Legenda: classealta = dirigenti, intellettuali o tecnici media = impiegati/e, professioni qualificate nel commercio e nei servizi bassa =artigiani, operai e lavori non qualificati nei servizi • → Il lavoro atipico riguarda soprattutto le classi medio-alte. • → il lavoro autonomo di II generazione è più presente al Nord • rischi • l’allargamento del lavoro atipico rischia di impoverire la classe media o quanto meno di aumentarne l’insicurezza, specie se eccessivamente prolungato e senza un reddito minimo e contributi previdenziali nel passaggio da un lavoro all’altro • la classe bassa hanno meno contratti atipici, ma più facilmente inneroo fanno un lavoro autonomo che rasenta l’auto-sfruttamento.

  16. Lavoratrici e lavoratori atipici sono sempre più vecchi Il lavoro atipico è diffuso in quasi tutti i settori e di genere femminile F/T atipici = 63.6% Roma/ 58.4% Nord/ 42.5% Sud Tab. 1.7 Anzianità media di lavoro per tipo di contratto Fonte: nostra elaborazione microdati indagine Isfol-Plus 2005/250 La “anzianità” mediadi lavoro atipico a Roma, relativamente più bassa, deriva probabilmente da un entrata nel mercato del lavoro più tardiva, specie delle donne, ma è comunque inquietante, perché peggiora di generazione in generazione.

  17. La trappola della precarietà La permanenza nel lavoro atipico per lunghi anni colpisce i non solo chi lavora da meno di 5 anni (medio periodo), ma si verifica anche nel lungo periodo. Tab. 1.10 Tasso di sostituzione del lavoro atipico con lavoro tipico o autonomo Fonte: nostra elaborazione microdati indagine Isfol-Plus 2005/250

  18. La quota di intrappolati/e è nettamente più alta a Roma che nelle città del Nord (ma anche del Sud) • per la maggior presenza di lavoro parasubordinato: le/i collaboratori che passano a forme standard nel lungo periodo solo il 53.5% contro il 78-79 % degli atipici dipendenti. • perché è più difficile mettersi in proprio.

  19. Generazioni a confronto e mobilità sociale Le differenze tra generazioni non derivano solo dalle novità del mercato del lavoro, ma anche dal grado di rigidità di una società: • più il sistema sociale èrigido, più la mobilità si avvicina a situazioni in cui la posizione dei singoli è fissata da regole giuridiche o di costume. • Nel caso in cui, invece, la società consideri principalmente fattori di tipoacquisitivo per la collocazione degli individui al suo interno, allora i processi di mobilità saranno fluidi, agevoli Gli studi sulla mobilità sociale indicano un rafforzamento della classe possidente e una frammentazione del ceto medio per il venir meno della mobilità assoluta, che nel periodo fordista aveva nascosto le persistenti difficoltà di mobilità tra classi. • ruolo cruciale della posizione sociale della famiglia d'origine per comprendere condizione oggettiva e percezione soggettiva del lavoro atipico

  20. Le indagini sul campo sulla mobilità sociale • Svolte nel 2005/6 e 1997 in 4 Municipi romani(Flaminio di ceto alto, Colli Anieni e Appio Latino di ceto medio e Quadrato di ceto basso) tramite questionari; • La seconda indagine sui ceti sociali conferma i risultati di molte altre ricerche, e cioè che la situazione lavorativa attuale e il percorso di carriera dei 30enni e 40enni, è più atipico e precario a confronto con quella della generazione precedente dei 50enni, ma soprattutto essa ci permette di cogliere importanti differenze di percorsi lavorativi, legate al ceto sociale della famiglia d'origine. • L’avanzare del lavoro precario e flessibile viene inoltre colto guardando alle differenze nel tempo: gli attuali 30enni e 40enni svolgono lavori più atipici dei 30enni e 40enni di 8-9 anni fa • (confronto tra 1° e 2° ricerca sui ceti sociali).

  21. il lavoro precario cresce di generazione in generazione L’indagine 2005 sui ceti sociali conferma i risultati di altre ricerche →situazione lavorativa e percorso di carriera dei 30-40enni sono più atipici e precari a confronto con quella della generazione precedente dei 50enni, →aumentano le differenze di percorsi lavorativi, legate al ceto sociale della famiglia d'origine. Confronto tra 1° e 2° ricerca sui ceti sociali. → L'avanzare del lavoro precario e flessibile emerge dalle differenze nel tempo:gli attuali 30-40enni svolgono lavori più atipici dei 30-40enni di 8-9 anni fa

  22. Ambiguità di Roma come città globale Negli ultimi 15 anni sono cambiati: struttura urbana, economia, classi sociali, mercato del lavoro e cultura.

  23. Fuori dalla visione ideologica della globalizzazione neoliberista come panacea per tutti i problemi, l’inserimento nella economia globale genera forti contrapposizioni anche all’interno di una città: • tra classi sociali, • tra generi e generazioni • tra vecchi e nuovi cittadini (o aspiranti tali come i richiedenti asilo o i clandestini). Non c’è dunque contraddizione tra il fatto che Roma stia diventando una città globale e contemporaneamente una città in cui le diseguaglianze e la precarietà aumentano. Ma non è inevitabile: se si adottano adeguate politiche economiche e sociali le cose possono cambiare.

  24. Famiglia, lavoro atipico e identità • Forte calo dei matrimoni e dei tassi di natalità a livello nazionale, almeno in parte attribuibile alla precarizzazione del lavoro e alle carenze di servizi • Roma è peculiare per lamaggior presenza di ceti sociali alti, in grado di aiutare i propri figli ad uscire di casa, a cui fa da contrappeso un prezzo eccessivamente alto delle case in affitto e in vendita. • Avere una famiglia di ceto alto offre reticoli sociali più ampi che facilitano la ricerca di lavoro e frenano lo slittamento verso la precarietà

  25. Le coppie flessibili: 2 tipologie estreme • Lavori qualificati e supporto delle famiglie d’origine → la rete familiare permette di trovare un lavoro o sostiene un progetto di lavoro autonomo →flessibilità percepita come processo di individualizzazione del lavoro • Lavori dequalificati e slittamento verso la precarietà→ l’identità professionale “atipica” mette a rischio l'identità sociale→flessibilità percepita come precarietà

  26. Il passaggio alla vita adulta fino a poco tempo comportava una serie di tappe ravvicinate: • la fine degli studi, • l’inizio della vita professionale, • l’abbandono della casa dei genitori, • il matrimonio e la procreazione. Tali tappe si sono allungate, con l’allungamento del precariato Inoltre l'identità professionale "atipica" influisce sull'identità sociale. ↓ Mutamento culturale: Vi è una polarizzazione tra uomini e donne molto responsabili riguardo ai figli ed altri soggetti in crisi di identità che rifiutano di assumersi responsabilità familiari o le delegano al partner

  27. Differenze di genere: dalle condizioni oggettive a vissuti • Le indagini Isfol-Plus e sulle coppie di precari permettono un’analisi • delle disparità di genere nel lavoro • delle difficoltà di conciliare vita professionale e familiare • Si guarda oltre gli aspetti strutturali,agli aspetti soggettivi comel’insoddisfazione nel lavoro→ rispetto agli uomini di uguale condizione • le lavoratrici tipiche sono più soddisfatte • Le atipiche più insoddisfatte • Dall’insoddisfazione allo scoraggiamento il passo è breve per le meno qualificate che rischiano di divenire inoccupate. A parità di età e classe sociale, i percorsi lavorativi per le donne senza figli sono simili a quelli degli uomini. →Le differenze di genere si manifestano maggiormente per le donne con figli e per la classe d’età in cui si decide di fare un figlio. Su questi aspetti si percepiscono di più le conseguenze della precarietà. I rapporti familiari e l’identità femminile nel lavoro di cura si trasformano soprattutto per i ceti più alti in cui è maggiore il coinvolgimento maschile nelle responsabilità familiari. Per i ceti più bassi, invece, la doppia presenza è impossibile e obbliga a una scelta quasi definitiva fra la famiglia e il lavoro.

  28. Ragioni della non occupazione impiego per genere (%)

  29. Equilibri lavoro-famiglia. Strategie di riallineamento Le “politiche di conciliazione” sono un “pacchetto” di politiche sociali che sostengono la combinazione tra il lavoro per il mercato e altre attività . •misure che riducono o articolano diversamente il tempo di lavoro (soprattutto part-time nelle sue diverse articolazioni, e banche del tempo); • misure che permettono di avere più tempo libero non dedicato al lavoro per il mercato:banche del tempo, nidi comunali ed aziendali, classi primavera per i bambini di 2 anni delle scuole materne, utilizzo del congedo parentale, pubblicizzato, ma utilizzato solo da 1/10 dei padri aventi diritto.

  30. la vita dei romani tra lavoro e famiglia Fotografia attraverso un’analisi secondaria di ricerche effettuate nel contesto romano. • Le famiglie che vivono in grandi centri urbani come quello di Roma si trovano spesso senza il riferimento delle reti familiari e comunitarie tradizionali • difficoltà nel conciliare i tempi di cura • poca flessibilità del mercato del lavoro ▼ scarse risorse relazionali nella quotidianità Importanza delle politiche di conciliazione

  31. PROBLEMI CHE FARE

  32. PROBLEMI CHE FARE

  33. PROBLEMI CHE FARE

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