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COMUNICARE SENZA PAROLE

COMUNICARE SENZA PAROLE. Corso formazione docenti Ist. Tecnico Industriale Statale “G. Giorgi” Brindisi 12 marzo 2008 D.ssa Luciana FENU. LA COMUNICAZIONE. La comunicazione rappresenta il mezzo che ci permette di entrare in relazione con le persone.

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COMUNICARE SENZA PAROLE

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Presentation Transcript


  1. COMUNICARE SENZA PAROLE Corso formazione docenti Ist. Tecnico Industriale Statale “G. Giorgi” Brindisi 12 marzo 2008 D.ssa Luciana FENU

  2. LA COMUNICAZIONE • La comunicazione rappresenta il mezzo che ci permette di entrare in relazione con le persone. • Comunicare significa mettere in comune, partecipare agli altri qualcosa di nostro. (J.L. Aranguren, Sociologia della comunicazione)

  3. LA COMUNICAZIONE • Per la buona riuscita di una qualsiasi forma di comunicazione sono necessarie alcune condizioni da parte dell’emittente e del ricevente: • Condividere lo stesso codice comunicativo: l’insieme di segni, segnali e simboli (sia linguistici che non verbali), appartenenti alla cultura degli interlocutori, devono essere accessibili e comprensibili ad entrambi.

  4. LA COMUNICAZIONE • Flessibilità comunicativa: capacità e/o volontà di adattarsi al proprio interlocutore per realizzare quella che viene definita comunicazione decentrata (o comunicazione per l’altro). Es: utilizzare un linguaggio che l’interlocutore possa comprendere e decodificare correttamente. Ciò comporta: • Flessibilità semantica(capacità di muoversi all’interno di svariati significati che si possono attribuire ad una stessa frase); • Flessibilità degli schemi di riferimento(non ancorarsi rigidamente ai propri modelli di interpretazione della realtà e dell’altro).

  5. LA COMUNICAZIONE • Capacità di ricodificare il messaggio per l’altro: verbalizzare secondo la comprensione dell’altro, tenendo conto delle sue caratteristiche; 4. Disponibilità emotiva dell’emittente: la disponibilità di accettare l’altro, non solo a livello razionale, ma anche a livello emotivo. Significa porsi in condizioni relazionali simmetriche e prive di competitività.

  6. GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE (P. Watzlawick) • Primo assioma: è impossibile non comunicare. Ogni comportamento è comunicazione. Non esiste un qualcosa che sia un non-comportamento, non è possibile non avere un comportamento. Ora, se si accetta che l'intero comportamento in una situazione di interazione ha valore di messaggio, vale a dire è comunicazione, ne consegue che comunque ci si sforzi, non si può non comunicare. • Qualunque atteggiamento assunto da un individuo, diventa immediatamente portatore di significato per gli altri.

  7. GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE (P. Watzlawick) 2. Secondo assioma: livello di contenuto e livello di relazione Ogni comunicazione ha un aspetto dei contenuti e uno di relazione. • L’ aspetto dei contenuti, attiene a ciò che concretizza il messaggio attraverso l’uso di parole e frasi. Riguarda tutto ciò che verbalmente estrinseca l’informazione in forma digitale. • L’aspetto di relazione, riguarda tutto ciò che non verbalmente si accompagna alle parole: gli atteggiamenti, la mimica, il tono di voce, la gestualità, le gestione della distanza ecc.

  8. GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE (P. Watzlawick) Questi elementi sono sempre presenti e si possono mostrare, singolarmente o complessivamente, in maniera da appena percettibile a molto evidente. Essi confermano o negano quanto viene espresso sul piano dei contenuti. Danno… informazioni sulle informazioni: metacomunicazione

  9. GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE (P. Watzlawick) 3. Terzo assioma: la punteggiatura della sequenza di eventi. • La PUNTEGGIATURA riguarda l'interpretazione che gli interlocutori danno alla loro comunicazione: cioè come uno legge lo scambio e reagisce ad esso.

  10. GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE (P. Watzlawich) 4. Quarto assioma: comunicazione numerica ed analogica. • Gli esseri umani comunicano sia col modulo numerico che con quello analogico. • Il linguaggio numerico (contenuto) ha una sintassi logica, più complessa e di estrema efficacia ma manca di una semantica adeguata nel settore della relazione. • Il linguaggio analogico (relazione) ha la semantica ma non ha alcuna sintassi adeguata per definire la natura della relazione.

  11. GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE (P. Watzlawich) 5. Quinto assioma: interazione simmetrica e complementare. Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza.

  12. L’intenzionalità comunicativa • Non tutti gli autori sono concordi col primo assioma di Watzlawick. Fraser (1978) al contrario sostiene: “Non tutto ciò che una persona fa deve essere considerato “comunicazione”. E’ possibile che ogni aspetto di un individuo, ed anche il suo modo di presentarsi, sia interpretato da altre persone, ma se ogni tic, foruncolo, cravatta macchiata diventa “comunicazione”, allora “comunicazione” diventa un termine poco agile e significativo. Wiener et al.(1972), Lyons (1972) e molti altri sottolineano la necessità di distinguere tra comunicazione e comportamento, la prima comporta una serie di segnali socialmente condivisi o codice, che comprende un’azione intenzionale di codifica e decodifica. Con ciò si eliminano dal campo della comunicazione molte azioni isolate, atti idiosincrasici e segnali che possono essere interessanti in sé, ma non saranno considerate come comunicazione”.

  13. I processi di codifica e di decodifica della comunicazione • La codifica: è un processo che attuiamo per entrare in comunicazione con l’altro. Implica una serie complessa di operazioni cognitive, emotive e relazionali. Si individua un livello esplicito (trasmissione del messaggio), e un livello implicito che ha minori possibilità di controllo da parte dell’emittente.

  14. I processi di codifica e di decodifica della comunicazione • La decodifica: consiste nella ricezione del messaggio da parte del ricevente. Implica: • attenzione, disponibilità all’ascolto autentico, flessibilità, conferire un senso a quanto l’emittente trasmette. • Un processo di categorizzazione: i segnali vengono organizzati in concetti e ricondotti alle esperienze del ricevente. Quanto meno un ricevente è cosciente di questo meccanismo, tante più probabilità esistono che la ricezione risulti egocentrica e non centrata sull’ascolto reale dell’emittente.

  15. LA COMUNICAZIONE LA CODIFICA

  16. LA COMUNICAZIONE: la codifica • E’ caratterizzata da: • Una componente VERBALE: ossia le parole e le frasi, con il loro contenuto sintattico e semantico; • Una componente PARAVERBALE: ossia il modo in cui emettiamo le parole (tono, volume, timbro di voce, ritmo, ecc.); • Una componente NON VERBALE: ossia il cosiddetto “linguaggio del corpo”.

  17. LA COMUNICAZIONE: la codifica • Quando queste tre componenti della comunicazione sono in sintonia tra loro, la comunicazione acquista forza e crea un messaggio univoco. • Al contrario, se siamo costretti a dire qualcosa in cui non crediamo tanto, probabilmente si noterà da qualche particolare della nostra comunicazione.

  18. LA COMPETENZA COMUICATIVA • Competenza linguistica: l’abilità fonologica, sintattica, semantica e testuale; • Competenza paralinguistica: l’abilità di modulare i contenuti linguistici con delle inflessioni (cadenza della pronuncia, tono e volume, ritmo dell’eloquio, intercalare; ecc.); • Competenza cinesica: la capacità di integrare la produzione linguistica con segnali non verbali (mimica, gesti, postura, movimenti, ecc.); • Competenza prossemica: capacità di mantenere e/o modificare la distanza fisica con l’interlocutore in base al contesto in cui avviene l’interazione;

  19. LA COMPETENZA COMUICATIVA • Competenza performativa: capacità di utilizzare l’espressione verbale e non-verbale in modo tale che assolva agli scopi dell’individuo; • Competenza pragmatica: capacità di finalizzare e modulare il proprio comportamento comunicativo in modo conforme al contesto e alle intenzioni; • Competenza socioculturale: capacità di iniziare, condurre e terminare una comunicazione in luoghi appropriati, secondo le norme comportamentali della cultura di appartenenza. (Berruto G, La sociolinguistica, 1978)

  20. LA COMUNICAZIONE: la codifica Comunicare è un atto sociale complesso. Diversi autori affermano che l’incidenza di un messaggio è così suddiviso: • Per il 7% verbale (parole) • Per il 38% vocale (tono della voce, inflessioni e altri suoni) • Per il 55% non verbale (gesti e movimenti del corpo). (Albert Mehrabian, 1972)

  21. LA COMUNICAZIONE: la codifica • L’efficacia di un messaggio dipende quindi solamente in minima parte dal significato letterale di ciò che viene detto, • e il modo in cui questo messaggio viene percepito è influenzato pesantemente dai fattori di comunicazione non verbale.

  22. LA COMUNICAZIONE NON VERBALE • SAPERE: riconoscere i segnali non verbali; • SAPER FARE: apprendere le modalità non verbali più utili per qualificare come efficace un’interazione; • SAPER ESSERE: avere consapevolezza del proprio stile non verbale.

  23. COMUNICARE SENZA PAROLE SAPERE

  24. IL LINGUAGGIO DEL CORPO Il corpo è nella testa • Tutto ciò che il corpo ci permette di sentire, di vivere e di esprimere viene elaborato nel nostro cervello. • Il corpo, in quanto organo sensoriale, si limita a trasmettere al cervello le sensazioni endogene ed esogene che riceve, e tocca a quest’ultimo interpretarle. • Il corpo, in quanto organo motorio, si limita ad eseguire gli ordini che riceve dal cervello. • Quello che genera confusione è che il cervello non sempre è conscio delle interpretazioni, né degli ordini che dà, poiché la corteccia conscia rappresenta solo una parte dell’apparato neurologico.

  25. IL LINGUAGGIO DEL CORPO Le connessioni intracerebrali Nessuna afferenza sensoriale giunge direttamente al cervello; tutte fanno tappa nei centri sottocorticali (a livello del tronco cerebrale, del talamo, ipotalamo, lobo limbico) Anche i comandi motori (ad eccezione del fascio piramidale) fanno tappa nei centri automatici. L’atto volontario stesso è quindi influenzato dalle istanze arcaiche che possono introdurvi, all’andata come al ritorno, connotazione affettive involontarie. E’ lì l’origine del “doppio senso” che esprime al tempo stesso le intenzioni volontarie e involontarie.

  26. IL LINGUAGGIO DEL CORPO • E’ per sua natura analogico: parla essenzialmente di sentimenti che esprime attraverso la postura, la mimica, lo sguardo il gesto (o l’immobilità), il contatto, la distanza, il ritmo, il tono, la respirazione, le tonalità vocali, l’atto e il modo in cui utilizza gli oggetti. • Occorre che questi messaggi siano coerenti tra loro perché il messaggio stesso sia percepito come messaggio globale, senza ambiguità.

  27. IL LINGUAGGIO DEL CORPO • Il gesto È un movimento che ha significato, è carico di senso ed è preceduto da un’intenzione. • La postura È la posizione occupata dal corpo nello spazio. Essa è legata al tono ed è generalmente estrinsecazione della realtà interna che si riflette all’esterno. Attraverso la postura si emettono e si ricevono messaggi comunicativi. • Il tempo Rientra nei canoni della comunicazione: un tempo per dare mentre l’altro riceve ed un tempo per ricevere mentre l’altro dà. E’ necessario prendersi il tempo di sentire, vedere e dare tempo all’altro e a se’ stessi.

  28. IL LINGUAGGIO DEL CORPO • La voce È legata all’affettività e le sue modulazioni profonde corrispondono all’implicazione tonico-emozionale del corpo. • Lo sguardo Connota il contenuto emotivo della comunicazione. Rappresenta l’accoglienza e l’incontro, il rifiuto e l’allontanamento. È riconoscere l’altro o negarlo. Lo sguardo favorisce la comunicazione. • Gli oggetti Fungono spesso da mediatori nella relazione con l’altro.

  29. IL LINGUAGGIO DEL CORPO • Il tono È la base della comunicazione primaria. E’ espressione di emozioni, rappresenta un modo di sentire se’ stessi, gli altri, il mondo. Partecipa a tutti i comportamenti comunicativi della persona.

  30. IL LINGUAGGIO DEL CORPO La funzione tonica E’ determinata da fattori genetici e neurofisiologici, strettamente ancorati all’organismo biologico. E’ altrettanto strettamente connessa, in una condizione di reciproca interdipendenza, con le emozioni (Wallon). Perciò assume un peculiare valore relazionale.

  31. IL LINGUAGGIO DEL CORPO Connessioni tra tono-postura-emozioni • Sul piano fisiologico il tono interviene nel mantenimento delle posture. • Sul piano psicologico, il tono costituisce la stoffa di cui sono fatte le posture, le attitudini. Ogni emozione è strettamente connessa con la sfera posturale, con tutta l’attività tonica (Wallon). • Sono le modulazioni toniche che accompagnano il gesto, che gli danno la sua tonalità affettiva.

  32. IL LINGUAGGIO DEL CORPO La funzione comunicativa del tono Gli aspetti neurofisiologici: • Ruolo importantissimo nella regolazione del tono è svolto dai centri sottocorticali del cervello, in particolare dal talamo e dall’ipotalamo, zone determinate per il manifestarsi di reazioni emotive ed affettive. • E’ nel talamo che può trovarsi la spiegazione neurofisiologica della stretta connessione tra tono-emozione-affettività

  33. IL LINGUAGGIO DEL CORPO La funzione comunicativa del tono Spitz, nei suoi studi, ha notato che il neonato risponde con uno stato di ipertonia e disorganizzazione del movimento nelle situazioni di bisogno e con un abbassamento del tono nei momenti di soddisfazione e di piacere (ipertonia di bisogno, ipotonia di distensione). Wallon e Ajuriaguerra hanno sottolineato la stretta relazione fra lo stato emotivo del bambino e la risposta tonica del suo corpo: ogni turbamento di tipo affettivo ed emozionale può provocare nel bambino una disorganizzazione del tono.

  34. IL LINGUAGGIO DEL CORPO La funzione comunicativa del tono Per Wallon il tono, con le sue variazioni, è la prima via di comunicazione: la relazione del corpo con il mondo. L’interrelazione tra tono ed emozioni si stabilisce precocemente: • All’inizio vi è l’ipertonia fisiologica neonatale, considerata espressione di allarme costante; • Col progredire della maturazione neuronale e col succedersi di esperienze originali che il bambino vive col suo corpo, si instaurano “modulazione toniche”, cioè alternanze tra tensione e distensione concomitanti a sensazioni di dispiacere e di piacere. • Le modulazioni toniche rappresentano il primo abbozzo di segnale semantico che solo la madre sa interpretare.

  35. IL LINGUAGGIO DEL CORPO La funzione comunicativa del tono Questa modalità di scambio all’interno della diade è la comunicazione tonica: il tono è il mezzo insostituibile per esprimere tutto ciò che più avanti sarà espresso con la parola (Soulayrol). Questo dialogo tonico getta il soggetto totale nella comunicazione affettiva (Ajuriaguerra) e fa già parte della comunicazione infraverbale, che accompagnerà ogni altra forma di comunicazione interumana.

  36. IL LINGUAGGIO DEL CORPO La funzione comunicativa del tono • La comunicazione tonica è connessa ad un sentire più che ad un capire, e molto spesso non è esprimibile attraverso il linguaggio verbale. • Rappresenta una relazione intuitiva ed immediata di conoscere e comprendere l’altro.

  37. IL LINGUAGGIO DEL CORPO La funzione comunicativa del tono • Ogni emozione fa aumentare o diminuire la tensione tonica creando ipertonia, ipotonia o distensione. • Tono-emozioni: sottolinea il nesso esistente tra tensione tonica (rigidità muscolare) e tensione psichica (alterazione degli stati emotivi) riscontrabili a livello somatico (alterazione della respirazione, del battito cardiaco, ecc.)

  38. LA COMUNICAZIONE LA DECODIFICA

  39. COMUNICARE SENZA PAROLE SAPER FARE

  40. LA COMPETENZA NON VERBALE Non sempre le intenzioni comunicative si traducono in segnali non verbali efficaci. Le capacità di codifica include tutti gli aspetti attinenti la produzione non verbale dei messaggi: • L’autorappresentazione • L’espressione e il controllo degli stati emotivi • La gestione dell’interazione • Il rispetto dei turni

  41. LA COMPETENZA NON VERBALE La capacità di decodifica dei messaggi non verbali si riferisce all’aspetto recettivo che chiama in causa: • Processi di osservazione • Percezione • Attenzione • Sensibilità

  42. LA COMPETENZA NON VERBALE • La competenza non verbale non può essere data per scontata. • Uno stesso segnale non verbale può essere frainteso o male interpretato a causa dello stato emotivo di un interlocutore.

  43. LA COMPETENZA NON VERBALE Saper ascoltare “Dio ci ha dato due orecchie ed una sola bocca. Alcuni dicono che è stato perché voleva che il tempo che passiamo ad ascoltare fosse doppio del tempo che passiamo a parlare. Altri dicono che è stato perché sapeva che ascoltare è il doppio più difficile che parlare”. Anonimo

  44. LA COMPETENZA NON VERBALE L’ascolto autentico Il comportamento di ascolto, quando è autentico, è un processo complesso che implica aspetti motivazionali, percettivi, cognitivi, attitudinali e comportamentali.

  45. LA COMPETENZA NON VERBALE L’ascolto implica prima di tutto: • Disponibilità, che si esprime a livello non verbale: essere disponibili significa desiderare di essere in relazione con l’altro; • Considerazione dell’altro e del suo ruolo nell’interazione; • Un buon livello di autostima; • Attenzione ai messaggi verbali e non verbali: entrare in contatto con l’interlocutore

  46. LA COMPETENZA NON VERBALE L’ascolto autentico • Liberarsi dai propri schemi interpretativi, dagli stereotipi (personali e sociali), da eventuali giudizi. • Assumere un atteggiamento autentico: significa coerenza tra messaggi verbali e non verbali. • Inviare una serie di segnali che esprimono interesse, attenzione, accoglienza (cenni di assenso, stimoli verbali, …).

  47. LA COMPETENZA NON VERBALE L’ascolto autentico • Discernerei propri stati emotivi da quelli altrui: un osservazione dell’altro implica anche una buona osservazione di noi stessi. • Cogliere i feedback che ci dicono che il nostro interlocutore ha una percezione di noi congruente/incongruente con ciò che desideriamo trasmettere.

  48. COMUNICARE SENZA PAROLE SAPER ESSERE

  49. SVILUPPARE LA CONSAPEVOLEZZA DEL NON VERBALE • Per comprendere la CNV non basta osservare, distinguere, analizzare. • Occorre una partecipazione soggettiva che implica un percorso di consapevolezza. • Occorre imparare le modalità che facilitano la comprensione e l’integrazione del proprio modo personale di essere non verbale in relazione all’altro.

  50. SVILUPPARE LA CONSAPEVOLEZZA DEL NON VERBALE La CNV analizzata nella sua dimensione soggettiva prevede: • Osservazione e codifica del proprio canale non verbale e consapevolezza di sé: implica la percezione e il contatto con la propria espressività non-verbale, l’immagine di sé trasmessa agli altri, la consapevolezza della propria espressività emotiva. • Osservazione e decodifica del canale non verbale dell’altro: implica l’affinamento delle capacità percettive che fanno parte di un ascolto attivo e il contatto con i significati attribuiti ai canali non verbali.

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