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il caso della somalia

Patman
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Presentation Transcript


    1. Il caso della Somalia

    2. IL TERRITORIO

    3. CARATTERISTICHE FISICHE Il Paese occupa la sezione più orientale del continente africano (il cosiddetto "corno d'Africa" tra il Golfo di Aden e l'Oceano Indiano) corno d'Africa" tra il Golfo di Aden e l'Oceano Indiano) La parte settentrionale,affacciata al Golfo di Aden, diretta continuazione degli altopiani etiopici, è montuosa, presentando una serie di aridi tavolati rotti da valli e depressioni; l'estremo bordo settentrionale dell' Altopiano Somalo appare simile a una catena, fortemente incisa dall'erosione e dalla degradazione degli agenti atmosferici; il Monte Surud, quasi a picco sul mare, tocca i 2.408 m. Limitatissime sono infatti le pianure lungo la costa settentrionale, che è specialmente rocciosa verso il Capo Guardafui, nudo promontorio all'ingresso del Golfo di Aden. La sezione maggiore del Paese (Migiurtinia, Mudugh) è però formata da lievissimo digradare degli altopiani etiopici che via via cedono il posto, verso sud, a estese pianure costituite da depositi neozoici e da strati alluvionali recenti. A partire dalla valle del Nugaal la fascia litoranea, pianeggiante, si amplia; lungo le coste (Mudugh, Benadir) si hanno formazioni dunose, che nell'Oltregiuba sono fronteggiate da un festone di isolotti.

    4. IL SUOLO Nel complesso, il territorio somalo può delinearsi in 4 zone parallele alla costa: a) l’altopiano arenaceo-calcareo più interno ed elevato, le cui rocce si spingono fino al mare; b) la zona delle rocce cristalline erose, bassa e pianeggiante, con frequente suolo sabbioso, dal quale emergono colline isolate di granito poco adatte alla coltura e usate per l’allevamento nomade e seminomade; c) la zona alluvionale di pianura, il cui tratto più importante per l’insediamento umano e l’economia corrisponde alla mesopotamia fra Giuba ed Uebi Scelebi, con terreni ricchi di humus; d) la zona della duna costiera, con suoli eolici che si elevano fino a 150m.sotto forma di colline sabbiose, talora coperte di rade boscaglie, che separa dal mare la retrostante pianura alluvionale.

    5. CLIMA Il clima della Somalia è semi-arido, condizionato dai monsoni Il monsone di Nord – Est soffia da dicembre a marzo, proviene dalla penisola araba e porta clima secco; il monsone di Sud – Ovest soffia da maggio a settembre e porta piogge più o meno intense. Il monsone umido meridionale, che si manifesta d'estate, lambisce marginalmente il Paese e arreca perciò limitati benefici. Le temperature, data la posizione equatoriale del Paese, sono elevate, benché l'azione mitigatrice del mare si faccia sentire sulla costa: a Mogadiscio si hanno oscillazioni annuali trai 25 e i 27 °C, mentre nell'interno la media annua supera i 30 °C. La costa nord è molto calda e umida, quella orientale è più mite. L'entroterra ha una temperatura media annua tra le più alte del mondo.

    6. C L I M A: temperature e precipitazioni

    7. IDROGRAFIA I due unici grandi fiumi del Paese, il Giuba e l'Uebi Scebeli, sono alimentati dall'altopiano etiopico, da cui scendono percorrendo lunghe e ampie vallate, sicché alla Somalia spetta solo il loro tratto inferiore. L'Uebi Scebeli, specialmente, considerato il maggior fiume dell'Africa orientale, ha un bacino esteso e una portata notevole, benché sia soggetto a un regime nettamente torrentizio; esso, dopo un lungo percorso parallelo alla costa, a causa di allineamenti dunosi che ne impediscono lo sbocco nel mare, raggiunge quasi il Giuba, ma non ne diviene affluente, perché il secondo fiume della Somalia scorre leggermente più in alto della regione di Balli, ove l’Uebi si perde senza sbocco per infiltrazione nel terreno. Per il resto si hanno modestissimi corsi d'acqua che incidono il tavolato della Migiurtinia con un letto quasi sempre asciutto.

    8. LA VEGETAZIONE

    9. LA FAUNA

    13. 1. Da: Vita.it di Chiara Brusini, articolo del 12.06.’061. Da: Vita.it di Chiara Brusini, articolo del 12.06.’06

    14. DESERTIFICAZIONE E SICCITA’ 1. Da: Vita.it di Chiara Brusini, articolo del 12.06.’061. Da: Vita.it di Chiara Brusini, articolo del 12.06.’06

    15. PEGGIORA LA SICCITA’ IN SOMALIA“I bambini bevono la loro urina” 1. Da “News ANSA” 16.02.’061. Da “News ANSA” 16.02.’06

    17. SOTTOSVILUPPO e… Dati della popolazione da porre in relazione all’indice di sviluppo[1] 1] I dati delle tabelle sono ricavati dal sito: indexmundi.com (CIA WORLD FACTBOOK) [2] Ricordiamo che l’Italia si trova al 217° posto della classifica mondiale con l’ 8,89 su mille nascite annue 1] I dati delle tabelle sono ricavati dal sito: indexmundi.com (CIA WORLD FACTBOOK) [2] Ricordiamo che l’Italia si trova al 217° posto della classifica mondiale con l’ 8,89 su mille nascite annue

    18. POVERTA’

    19. Produzione agricola

    20. L’AGRICOLTURA (1) Da: Grande enciclopedia Sapere.it/ Somalia.Struttura economica (1) Da: Grande enciclopedia Sapere.it/ Somalia.Struttura economica

    21. Allevamento Il governo ha destinato cospicui investimenti al settore zootecnico; tale settore, che può contare su vasti spazi (oltre il 67% del territorio) a prato e a pascolo permanente, è tuttora l'unica fonte di sussistenza della stragrande maggioranza della popolazione, costretta però,  per la scarsità d'acqua, a un'estenuante transumanza. Il patrimonio zootecnico, è oggi nuovamente considerevole,ma minacciato nuovamente dalla siccità; è composto in prevalenza da caprini (21 milioni di capi), ovini (13,8 milioni) e cammelli (6,8 milioni), ma comprende anche un discreto numero di bovini (5 milioni), diffusi nelle zone meno aride, prossime ai fiumi. Il governo ha posto altresì attenzione al miglioramento del settore ittico; si catturano in media 18.000 t. di pesce

    22. (1) da: www.liceoberchet.it, Milano, 2004, Ricerche Somalia (1) da: www.liceoberchet.it, Milano, 2004, Ricerche Somalia

    24. Economia e colonizzazione Il Paese, estremamente povero di risorse naturali, quasi completamente desertico, non ha attirato, né durante il periodo coloniale né poi, grandi investimenti; non ha riscosso, insomma, un vero interesse esterno. Di conseguenza, le modifiche prodotte dall'esperienza coloniale sono state solo marginali ed effimere, hanno appena scalfito l'organizzazione tradizionale. Inoltre, la fine del confronto Est-Ovest ha anche privato la Somalia di quell'interesse strategico che le aveva consentito di ricevere aiuti economici diretti o indiretti fino a tutti gli anni Ottanta del Novecento. Al momento dell'indipendenza (1960) la Somalia presentava le tipiche caratteristiche di un Paese che era stato sino ad allora soggetto al dominio coloniale. Erano state realizzate alcune infrastrutture di base (lavori di canalizzazione e altre opere irrigue, apertura di strade, migliorie al porto di Mogadiscio ecc.) ed erano stati istituiti taluni, sia pur modesti, “poli di sviluppo” con la creazione di comprensori agricoli sperimentali, in particolare quello di Villabruzzi (oggi Giohar). 1. From E.Cerulli, Somalia, Scritti Vari Editi ed Inediti, Vol. 1., Fig. XVIII. Istituto Poligrafico dello Stato, P.V., Rome, 1957. Figure is referenced as Dal Voyage chez les Benadirs di G. Revoil. Figure courtesy Library of Congress" (from page 125 of "Somalia in Word and Image", 1986, Ed by K.S. Loughran., J.L. Loughran., J.W. Johnson., S.S. Samatar. Published by the Foundation for Cross Cultural Understanding, Washington, D.C., and Indiana University Press) 1. From E.Cerulli, Somalia, Scritti Vari Editi ed Inediti, Vol. 1., Fig. XVIII. Istituto Poligrafico dello Stato, P.V., Rome, 1957. Figure is referenced as Dal Voyage chez les Benadirs di G. Revoil. Figure courtesy Library of Congress" (from page 125 of "Somalia in Word and Image", 1986, Ed by K.S. Loughran., J.L. Loughran., J.W. Johnson., S.S. Samatar. Published by the Foundation for Cross Cultural Understanding, Washington, D.C., and Indiana University Press)

    25. La fase della colonizzazione italiana [1] Cfr. Somalia, un Paese dimenticato dal sito di Fernando Termentini [1] Cfr. Somalia, un Paese dimenticato dal sito di Fernando Termentini

    26. La Repubblica socialista di Siad Barre I primi radicali programmi governativi di “rifondazione” delle strutture economico-sociali del Paese risalgono solo al 1970, dopo che nell'ottobre dell'anno precedente la Somalia si era istituita in Repubblica socialista. Il nuovo regime dittatoriale si pone come obiettivi il raggiungimento dell'autosufficienza, tentando di realizzare anche un’economia di mercato, fonte di esportazione, attraverso l'adozione di tecniche più facilmente adattabili alle condizioni della società locale, ancora fortemente radicata in quadri di vita tradizionali, e il potenziamento delle aree rurali; avvia il censimento di uomini e capi di bestiame, estende l‘alfabetizzazione e l'assistenza sanitaria, e soprattutto stimola il processo di sedentarizzazione. Nei primi anni d’ indipendenza le banane rappresentavano la maggior voce di esportazione e la produzione quasi raddoppiava. Tuttavia la terribile siccità degli anni 1973-75 (particolarmente pesante per l'allevamento), induce dei mutamenti nei programmi di sviluppo e favorisce un più massiccio intervento della cooperazione e dei finanziamenti internazionali. Nel quadro del sostegno all'agricoltura e alla zootecnia, i prodotti di allevamento sopravanzano le banane per valore esportato. Vengono istituite fattorie-modello per sperimentare colture mediterranee, intraprese bonifiche nelle aree acquitrinose, si intensifica la lotta alla malaria. Negli anni ottanta l’esportazione di animali vivi è la principale voce attiva del commercio estere del Paese.[1] Principali produzioni agricole 1. Cfr. Grande dizionario Enciclopedico UTET, voce Somalia/ Economia e tabella di riferimento p.1115 1. Cfr. Grande dizionario Enciclopedico UTET, voce Somalia/ Economia e tabella di riferimento p.1115

    27. Il sostegno internazionale riguarda soprattutto investimenti significativi nel settore secondario, in particolare a vantaggio delle attività estrattive, al fine di costituire una struttura industriale di base controllata dallo Stato e soprattutto nel campo delle infrastrutture (dighe, canalizzazione, bonifiche territoriali, vie e strutture di comunicazione ecc.), ma nel 1985 il settore secondario occupava solo il 9% della popolazione; il terziario il 17%. Il sistema della cooperazione ed i finanziamenti internazionali hanno però teso a perdere una tale positiva valenza, in concomitanza con il mutamento delle alleanze (guerra dell‘ Ogaden, 1977-79, e passaggio nella sfera d'influenza occidentale) essendo soggetti a una gestione clientelare e tramutandosi in un veicolo di diffusa corruzione dalle profonde conseguenze politiche. Aggravato il bilancio dello Stato anche dal sostentamento dei profughi dell‘Ogaden, durante gli anni Ottanta del XX sec. si è verificato un sensibile aggravamento del deficit commerciale, a causa della riduzione dell'esportazione di prodotti derivati dalla zootecnia. La seconda parte del decennio ha quindi visto un sensibile deterioramento delle condizioni economiche e sociali della popolazione, a seguito dell'adozione di rigide misure di austerità, della sospensione degli aiuti dall'estero (a causa della violazione dei diritti umani da parte del regime) ma soprattutto per l'esplosione della guerra civile nelle regioni settentrionali del Paese (1988), che ha provocato la fuga di circa 400.000 persone verso l'Etiopia.

    29. Le vicende seguite alla caduta del regime di Siad Barre (1991) hanno accentuato le condizioni di povertà della Somalia

    30. La popolazione La popolazione somala rappresenta, nel panorama dell’Africa sub-sahariana, un raro esempio di unità etnica: stessa lingua, stessa cultura, stessi tratti somatici, stessa fede: islamica di rito sunnita.Ciononostante la società somala è percorsa da radicati sentimenti di distinzione che si manifestano nel primato dell’organizzazione clanica tra le diverse famiglie

    31. .   .

    32. Cultura [1] D.Scacchi, Il clan o la nazione? Il caso della Somalia, in “Meridiana” Rivista di Storia e Scienze sociali, n°17, 1993 pp.224-225 [1] D.Scacchi, Il clan o la nazione? Il caso della Somalia, in “Meridiana” Rivista di Storia e Scienze sociali, n°17, 1993 pp.224-225

    33.      Famiglie claniche fondamentali La spiegazione tradizionale, generalmente accettata dai Somali, vuole che essi discendano generalmente da due fratelli, Samaale e Sab che avrebbero dato vita alle famiglie claniche fonfamentali della nazione somala:i Digil, i Dir,i Daròd, i Rahanwayin, gli Hawìya, gli Ishaak. Successivamente discendenze maschili avrebbero dato il nome ai vari clan (così ad es., tra gli Hawiye troviamo i Gidir, gli Abgal, i Murursade, gli Ajuran); da ognuno di essi discendono ulteriori segmenti agnatici e così via, di seguito, sino ai singoli nuclei familiari.    

    34. 1] D.Scacchi, Il clan o la nozione? Il caso della Somalia, cit., p.229 [2] Ibidem, p.230 [3] E.Cerulli, alla voce “Somalia- etnologia” del Grande Dizionario Enciclopedico UTET,pp. 1117-1118 1] D.Scacchi, Il clan o la nozione? Il caso della Somalia, cit., p.229 [2] Ibidem, p.230 [3] E.Cerulli, alla voce “Somalia- etnologia” del Grande Dizionario Enciclopedico UTET,pp. 1117-1118

    35. Il matrimonio famiglia somala

    36. …e i suoi rituali Fidanzamento e matrimonio sono preceduti da lunghi rituali. L'uomo tratta col padre della sposa, col quale viene definito il matrimonio. Il dono simbolico del futuro sposo viene in genere dedicato al fratello della sposa. Lo sposo paga poi al rappresentante della sposa il prezzo pattuito (yarad), consistente in denaro, bestiame o altro. Dopo il nikah (contratto), si celebrano le nozze (aross), seguite da un grande banchetto.

    37. Usanze ancestrali e nuovi apporti culturali colorattssimi abiti somali coprono la testa secondo l’uso islamico

    38. Altre usanze ancestrali che si riconoscono nei riti, nelle danze e nelle pratiche magiche sono state cancellate dall'islamismo; tuttavia perdurano il sororato; l'uso di capanne a cupola tra i pastori; del marò (sorta di toga) di colore e foggia diversi secondo il gruppo e il sesso; l'assegnazione dei figli maschi al padre e delle femmine alla madre in caso di divorzio; l'adozione di elaborate pettinature e del poggiatesta.

    40. La Repubblica parlamentare  Il 1° luglio 1960 , dopo il periodo di Amministrazione Fiduciaria italiana, la Somalia diventava indipendente: nasceva la Repubblica parlamentare. In questi primi anni il clanismo e la corruzione caratterizzano gran parte del personale politico che si pone, tra mite la Lega dei Giovani Somali, alla guida del paese. Questo partito, che pure era nato come movimento nazionalista e anticoloniale, diventa - anche a causa delle ingerenze dell’Amministrazione Fiduciaria italiana in Somalia (AFIS) – il veicolo principale dell’esasperazione della cultura clanica.

    41. Il “socialismo scientifico” all’Equatore Gli insuccessi militari, la frammentazione politica e l'instabilità ministeriale sono all'origine del colpo di Stato: nell’ottobre 1969, il presidente 'Abdirashid 'Ali Shermarke viene ucciso e il potere, senza incontrare alcuna resistenza, è assunto dal Consiglio supremo della rivoluzione, con a capo il generale Mohammad Ziyad, meglio conosciuto come Siad Barre. Il Consiglio supremo della rivoluzione (CRS) somala ­ composto di 25 membri, con a capo il generale Siad Barre ­, istituisce un regime di orientamento socialista e filosovietico, sospendendo ogni garanzia costituzionale.

    44. La guerra dell’ Ogaden L'assistenza economica e militare sovietica, concessa in cambio della possibilità di stabilire una base navale a Berbera, permise alla Somalia di aumentare notevolmente la propria capacità bellica e di riprendere i progetti di espansione messi da parte alla fine degli anni Sessanta. Nonostante l'instaurazione anche in Etiopia di un regime marxista guidato da Menghistu e legato all'URSS, nell'estate del 1977 venne lanciata una grande offensiva nell'Ogaden a opera del Fronte di liberazione della Somalia Occidentale, appoggiato dalle truppe di Mogadiscio. L'avanzata somala sbaragliò l'esercito etiopico, andando ben oltre la conquista dell'Ogaden, anche se a prezzo di pesanti perdite e con gravi conseguenze per la popolazione civile di entrambi i Paesi. Alla fine di agosto, Siad Barre si recò a Mosca, dove si consumò la rottura con l'Unione Sovietica, che, avendo deciso di appoggiare l'Etiopia, Paese, all'epoca, di 28 milioni di abitanti contro i 3 della Somalia, invitò il dittatore somalo alla prudenza. Il 13 novembre 1977, il governo di Mogadiscio denunciò gli accordi conclusi con l'URSS, ordinando di ritirare immediatamente tutti gli esperti sovietici presenti in Somalia e rompendo le relazioni con Cuba per gli aiuti forniti all'Etiopia. Il sostegno sovietico e cubano, spostatosi da Mogadiscio ad Addis Abeba, fece cambiare le sorti del conflitto. La controffensiva etiopica costrinse le truppe somale ad abbandonare l'Ogaden, respingendole all'interno dei vecchi confini. Solo a metà degli anni Ottanta, grazie anche alla mediazione del presidente della Repubblica di Gibuti, Hassan Gouled Aptidon, si verificò un riavvicinamento tra i due governi. Tra il 1986 e il 1988, Siad Barre e Menghistu, spinti soprattutto dalle difficoltà interne, ebbero una serie di incontri in occasione delle riunioni al vertice dell'Autorità intergovernativa per la siccità e lo sviluppo (IGAD). All'inizio del 1988 fu finalmente raggiunto un accordo per il ristabilimento delle relazioni diplomatiche, per il ritiro delle truppe dalle zone di confine e per lo scambio dei prigionieri di guerra. La guerra ebbe delle conseguenze di considerevole gravità per la Somalia. All'inizio del 1980, circa 700 000 persone, divenute poi quasi 1 000 000 a causa della siccità di quegli stessi anni, furono costrette ad abbandonare le proprie case e le proprie terre, per rifugiarsi entro grandi campi di accoglienza in condizioni di estrema precarietà. Per far fronte all'emergenza dei profughi e per tentare di risanare l'economia dissestata dalla guerra, la Somalia divenne completamente dipendente dalla cooperazione occidentale, europea e italiana in primo luogo. ( da:Grande Enciclopedia Sapere.it)

    45. I nuovi aiuti internazionali Rotti i legami con il blocco sovietico, Siad Barre si rivolse agli Stati Uniti per una nuova e più affidabile alleanza, capovolgendo completamente il proprio indirizzo di politica estera. Il 21 agosto 1980, infatti, venne firmato a Washington un accordo per l'utilizzazione della base di Berbera da parte della flotta americana con un investimento di 60 milioni di dollari, in cambio della concessione di un finanziamento alla Somalia per l'acquisto di armi e di forniture militari. L'esito ancora una volta fallimentare delle operazioni di guerra, l'assoluta dipendenza dagli aiuti internazionali, il ribaltamento delle alleanze e delle amicizie internazionali in aperta contraddizione con l'ideologia del regime, misero in difficoltà anche il potere dittatoriale di Siad Barre, facendo riesplodere i contrasti interni e le divisioni regionali.

    46. Gli aiuti economici dell’Italia Siad Barre utilizzava gli aiuti internazionali per disarticolare ulteriormente la già divisa società somala, riuscendo ad impedire la saldatura dei vari movimenti di opposizione nati dalla sconfitta dell’Ogaden. In questo modo riuscì a rimanere al potere per molti anni. Così la cultura clanica,fino ad allora compressa, ma mai scomparsa, riprese il sopravvento e il clan dei Mareexaan, al quale apparteneva il dittatore, diveniva il maggior beneficiario degli aiuti militari ed economici stranieri. Nel corso del decennio 1980-’90, gli USA ridimensionarono le loro erogazioni di aiuti che furono certamente inferiori a quelli stanziati dai sovietici nel periodo 1971-’75. Ciò sembra indicare che il nuovo alleato della Somalia non si fidava della disinvoltura di Siad Barre nelle scelte di politica internazionale e dei metodi dispotici con i quali egli assicurava il controllo interno.  Una grande fiducia nelle mosse e nelle dichiarazioni del dittatore mostrava, invece, l’Italia che sentiva il diritto-dovere di svolgere un ruolo privilegiato nel sostegno economico dell’ex colonia. Il rapporto con la Somalia per l’Italia dal secondo dopoguerra aveva rappresentato una sorta di laboratorio delle iniziative dei vari partiti politici italiani: la DC sino al colpo di stato del 1969, il PCI dal 1970 al ’77, ancora la DC sino al 1981, il PSI per gli anni Ottanta. La particolarità riguarda lo Stato italiano che di fatto delegava ai partiti ampi settori della sua politica estera.

    47. I rapporti del PSI con la Somalia

    48. Il regime in agonia “L’accelerazione del disfacimento del regime barriano nella seconda metà degli anni ottanta era la conseguenza del riemergere in tutte le sue contraddizioni della cultura clanica. Per quanto sapientemente utilizzato dal dittatore, il clanismo come strumento di disgregazione sociale finiva per ritorcersi innanzitutto contro chi ne aveva favorito la ripresa. Il ristabilimento dei rapporti tra Menghistu e Barre “costringeva” i guerriglieri del SNM (Il Somali National Moviment era sorto nel 1981 per iniziativa della famiglia clanica degli Isaaq, combatteva contro il regime barriano soprattutto nel nord della Somalia, senza riuscire, però, ad insidiare direttamente il potere del dittatore) a riversarsi nel nord della Somalia dove in breve tempo riuscivano a controllare buona parte dell’ex Somaliland, compresa la capitale Hergheisa. Il regime reagiva bombardando in modo indiscriminato ( estate 1988) le città dominate dal SNM incurante delle vittime civili anche perché si trattava di appartenenti ai clan Isaaq. La prova di forza del regime si risolveva solo apparentemente in una vittoria. Le città riconquistate erano completamente distrutte e l’economia della regione largamente compromessa. Le popolazioni del nord scampate ai massacri cercava salvezza nei campi profughi della vicina Etiopia, ma molti si riversavano anche a Mogadiscio, accelerando il fenomeno di inurbamento incontrollato” (D. Scacchi, Il clan o la nazione?, in “Meridiana” Rivista di Storia e scienze sociali, n°17, 1993, p.251). Intanto a Roma il 7 gennaio 1989 ai era costituito l’United Somali Congress (USC), un’organizzazione che faceva perno sulla famiglia clanica degli Hawiye e poteva contare sull’appoggio delle popolazioni del centro della Somalia e della stessa Mogadiscio e quindi in grado di insidiare i centri del potere. Il braccio operativo dell’USC era comandato dal generale Mohammad Farah Aidid, che diede l'avvio a una serie di azioni di guerriglia. Nel giugno del 1990, gli esponenti dei Hawiye rimasti in Somalia fecero una dichiarazione programmatica a Mogadiscio ("movimento del Manifesto"), in cui chiedevano le dimissioni di Siad Barre e un governo di transizione per portare il Paese a libere elezioni.

    49. L’insurrezione di Mogadiscio

    50. La guerra civile Nel Nord del Paese, il Movimento Nazionale Somalo, dopo aver cacciato le ultime truppe di Siad Barre, proclamò nel maggio 1991 la separazione del Somaliland dal resto del Paese e la creazione di una Repubblica indipendente, con a capo 'Abdirashid 'Ali Shermarke. La secessione non venne riconosciuta dall’USC e dal governo di Mogadiscio, che nel corso del 1991 fu costretto a difendersi anche dagli attacchi del Fronte Nazionale Somalo, formato dagli uomini di Siad Barre. Tuttavia, tra la fine del 1991 e l'inizio del 1992, in seguito alla divisione interna al clan predominante, quello dei Hawiye, tra 'Ali Mahdi e il generale Aidid, si assisteva alla ripresa della guerra civile. Il conflitto veniva complicato dalla presenza nella capitale somala delle milizie di altri due sottoclan dei Hawiye, i Hauadle, che controllavano l'aeroporto e appoggiavano Aidid, e i Murasade, stabilitisi nella zona del porto e favorevoli ad 'Ali Mahdi. La guerra tra le varie fazioni dei Hawiye causò 30.000 morti circa e mise a rischio la sopravvivenza di centinaia di migliaia di persone colpite dalle carestia. Ad approfittarne furono gli uomini di S. Barre che riuscivano ad avanzare verso Mogadiscio.

    52. Il nuovo conflitto peggiorò ulteriormente le condizioni di vita della popolazione, soprattutto nelle zone rurali nel Sud del Paese, dove le scorte alimentari erano state distrutte durante le operazioni belliche e razziate dalle bande armate. Dato lo stato di completa anarchia, le organizzazioni umanitarie presenti in Somalia incontravano enormi difficoltà nel garantire l'arrivo degli aiuti alle popolazioni. Si è calcolato che circa 300 000 persone potrebbero essere morte di fame durante il 1992 nell'area intorno a Bardera e Baidoa. Nel mese di agosto il presidente ad interim Ali Mahdi lanciava un appello all’Italia perché inviasse almeno 10.000 soldati come forza di pace estendendo un analogo invito all’ONU. Ma l’ipotesi di un intervento italiano era irrealistica, e anche il massimo organismo internazionale poteva aderirie alla richiesta. Solo gli USA erano gli unici che potevano sorreggere l’iniziativa, ma il Presedente Bush in quel momento era in piena campagna elettorale, predisponendosi, semmai, ad un intervento in Iraq.

    53. L’intervento USA: Operazione “Restore Hope” (Riportare la speranza) Paese mio tu che ami la gente dì a loro di smettere la lotta dì a loro di usufruire il tuo bene Paese mio, tu, che sei la mia mente Chiama i tuoi soldati a fermare la lotta Di ai tuoi figli: “ Non tagliatemi le vene” Paese mio tu e il mondo fermateci Se è necessario anche con la forza O tutto quello che può essere possibile Fratelli che s’ammazzano ascoltateci Padri miei mettete giù la chiave della forza E prendete uno che può essere amabile Paese mio sono un tuo figlio disperato Un figlio che può essere ammazzato Come gli innocenti ammazzati dai cannoni Oh, DIO, come sono macellai i cannoni Possibile che non ci sia uno che dica la verità Paese mio perché non dai al mondo ‘sta novità Pare che al di là ci sia la carità Pare che oltre mare ci sia la carità”

    54. Il fallimento delle missioni Messi sotto pressione dall'intervento internazionale, il generale Aidid e 'Ali Mahdi annunciavano il 27 dicembre la firma di un accordo di "riconciliazione". Tuttavia, gli obiettivi dell'UNITAF erano controversi e non ben definiti. Nel febbraio del 1993, il governo americano, preso atto che il compito di assicurare il passaggio e la distribuzione degli aiuti era stato portato a termine, annunciava l'intenzione di ritirare gran parte delle proprie truppe e di affidare la missione a una forza internazionale di pace sotto il diretto comando delle Nazioni Unite. Nel frattempo, i negoziati tra i rappresentanti dei vari clan, riunitisi ad Addis Abeba nel marzo 1993, portavano alla conclusione di un accordo per la formazione di un Consiglio nazionale provvisorio, con il mandato di indire le elezioni entro due anni.

    55. L'UNITAF aveva accettato come interlocutori privilegiati alcuni "signori della guerra", rafforzando di fatto la struttura politica esistente, responsabile dei due precedenti anni di anarchia, e acuendo la rivalità fra i vari clan, a discapito di una politica di distensione e di conciliazione. L'UNOSOM II aggravò tale situazione schierandosi apertamente contro il generale Aidid, responsabile secondo gli esperti e i consiglieri americani di aver condotto una politica indipendente nei confronti dell'UNITAF e delle Nazioni Unite. Ne scaturì una vera e propria guerra tra gli uomini di Aidid e le "forze di impiego rapido" statunitensi, che continuarono ad agire in assoluta autonomia rispetto al resto dell'operazione ONU. Nel corso del 1993, si verificarono numerosi scontri con centinaia di vittime, specialmente fra i Somali, ma anche tra i membri delle forze ONU. La guerra contro Aidid sollevò numerose critiche all'interno dell'UNOSOM II, in particolare da parte del contingente italiano, il terzo dell'intera operazione, che contestò la subordinazione della missione. Nel febbraio 1994, il Consiglio di sicureezza dell’Onu modificava gli scopi dell’intervento in Somalia, limitandoli alla protezione dei porti, degli aeroporti e delle vie di comunicazione, e stabiliva la fine dell’intera operazione per il 31 marzo 1995. L’avvicinarsi della partenza degli ultimi contingenti dell’UNOSOM II determinava una violenta recrudescenza della guerra tra le varie milizie.

    56. L’Italia e la missione “IBIS” L'Italia era impegnata in missioni definite "di pace", nell'ambito di coalizioni internazionali che tuttavia comportavano l'uso delle armi e registravano momenti anche duri di combattimento, benché l'attività italiana avesse sempre privilegiato l'aspetto umanitario, la diplomazia e i buoni rapporti con la popolazione. Durante l'operazione "Restore hope" in Somalia nel 1992, il contingente italiano svolgeva un ruolo fondamentale, iniziando l'opera di disarmo e di ricostruzione del tessuto amministrativo del paese. Il generale Bruno Loi era il comandante della missione italiana, missione Ibis.

    57. Le foto della vergogna Nel giugno 1997 venne condotta dal settimanale Panorama un’inchiesta sulle torture compiute in Somalia. Furono pubblicate fotografie con immagini di soldati che abusavano di persone tenute in custodia dall'esercito occupante. I responsabili di questi atti erano italiani, somale le vittime. Le foto risalivano al 1993, ai tempi della missione di pace Ibis in Somalia, ma lo scandalo scoppiò quattro anni più tardi, quando il magazine della Mondadori, diretto da Giuliano Ferrara, pubblicò le foto e condusse una clamorosa e al contempo sobria campagna giornalistica. A differenza delle torture in Iraq, le torture italiane in Somalia sono state scoperte dalla stampa e le inchieste che seguirono non hanno portato a nulla. Nessuno è stato condannato, nessuno è stato allontanato, nessuno è stato punito. A ricordare la campagna di Panorama è l'allora vicedirettore Umberto Brindani, oggi direttore del settimanale Gente: "Nel giugno del 1997 si presentò a Panorama una agenzia fotografica pugliese che ci mostrò l'immagine di un ragazzo somalo nudo e sdraiato per terra, al quale alcuni soldati italiani avevano legato mani e genitali agli elettrodi. Accertammo la veridicità e pubblicammo la foto”.(…)Il governo italiano, avviò inchieste e commissioni di indagini, eppure tutto finì "a tarallucci e vino”… A quella prima fotografia ne seguirono altre. (da: Il foglio, 13 maggio 2004)

    58. Sviluppi recenti - Nel 1998 i capi delle bande armate avviavano trattative per un'amministrazione congiunta del Paese e, nel 2000, si decideva la formazione di un governo transitorio. - Questo incontrava però l'opposizione dei “signori della guerra” che, nel marzo 2001, davano vita a un fronte comune contro il nuovo governo. - Tuttavia nell'anno seguente veniva istituita una Conferenza di pace, tra il governo provvisorio e “signori della guerra”, che raggiungeva un accordo per la sospensione delle ostilità.

    59. Le corti islamiche Strano destino quello della Somalia! Il Paese che non è stato mai fanaticamente musulmuno, ora si trova a fare i conti con i tribunali religiosi per poter definire il suo assetto futuro. Infatti dalla prima metà degli anni ’90 sono nate le corti islamiche. La prima, che funziona applicando la shari’a, si è costituita a Mogadiscio e su questo esempio ne sono nate altre, soprattutto nella zona costiera a sud del paese. Attualmente sono cinque e hanno consolidato il loro potere, dotandosi anche di una milizia. La loro legittimità viene soprattutto dal fatto di aver dato una risposta alla richiesta di un minimo di ordine sociale della gente. Sono accusate, tra l'altro, di essere terminali per attivita' terroristiche internazionali. Un'accusa non provata, ma che trova giustificazioni nel fondamentalismo che certamente alcune di queste corti esprimono.

    60. La droga dei santi Ogni giorno all'aeroporto di Mogadiscio atterrano una decina di piccoli aerei provenienti soprattutto da Nairobi. Portano il khat, la pianta di cui i somali amano masticare le foglie. E' una droga. Masticandole a lungo, le foglie del khat rilasciano una specie di anfetamina naturale che acuisce i sensi, da' un discreto livello di eccitazione e toglie la fame. Un tempo il suo uso era religioso. Riservata agli uomini, veniva usata solo come preparazione alla preghiera coranica del venerdi'. Non a caso in arabo viene definita ''nutrimento dei santi''. Negli ultimi anni e' diventata una piaga. La gente la mastica per non sentire la fame e l'ansia. I giovani marrehan, i miliziani che lavorano per i signori della guerra, invece per non avere paura e combattere meglio. Un rapporto Onu indica il khat addirittura come una delle cause del caos in cui vive la Somalia perche' e' uno dei commerci con cui si finanziano i signori della guerra. E perche' sugli aerei del khat arrivano anche le armi Da: Missionaridafrica.org 2006

    61. Domenico Scacchi, Il clan o la nazione? Il caso della Somalia, in “Meridiana”, Rivista di Storia e scienze sociali, n°17, 1993  Grande Dizionario Enciclopedico UTET J.M.Lewis, Una democrazia pastorale, Franco Angeli, 1983  Mohamed Yusuf Hassan, Somalia: Le radici del futuro, Il Passaggio, 1993  Mario Sica, Operazione Somalia, Marsilio, 1994  Mohamed Aden Sheikh, Arrivederci a Mogadiscio, Edizioni Associate, Roma, 1991 Angelo Del Boca, La trappola somala – Dall’operazione Restore Hope al fallimento delle Nazioni Unite, Laterza 1994  Angelo Del Boca, Somalia e Italia: una sconfitta dell’intelligenza, Laterza Bari, 1993 E. Cerulli, Scritti vari e inediti, 3 voll, Amministrazione Fiduciaria Italiana della Somalia, Ministro Affari Esteri, Roma, 1957

    62.   Archivio900.it Grande Enciclopedia Sapere.it Wikipedia.org vita.it Corrieredellasera.it Missionaridafrica.org raffaeleciriello.org BBC.Africa.org ilariaalpi.it

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