1 / 103

Antropologia - Lezione 15^

Antropologia - Lezione 15^. Momento sistematico 1 La creazione: la relazione uomo-”creato”.

Audrey
Download Presentation

Antropologia - Lezione 15^

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Antropologia - Lezione 15^ Momento sistematico 1 La creazione: la relazione uomo-”creato”

  2. «Se le ali dell’uccello restano chiuse rifiutando il semplice segno della croce, l’aria, da parte sua, lo rifiuterà fino a che le sue ali non confessino la croce. Dappertutto, Signore, sono i tuoi simboli, Tu sei dunque nascosto dovunque! Il tuo simbolo è nelle altezze che ignorano la tua esistenza. Il tuo simbolo è nell’abisso che non sa che tu sei. Il tuo simbolo è nel mare per il quale tu rimani nascosto. Il tuo simbolo è nella terra che non ha coscienza di Te! Benedetto sei Tu, il nascosto che splende!» (Efrem il Siro, Inni sul Paradiso)

  3. Momento sistematico I (= strutture della libertà creata)  L’uomo: libertà creata  La relazione uomo-creazione   Ri-fare il discorso a partire da: Tesi fondamentale della Predestinazione: Figli nel Figlio per grazia SIAMO QUI

  4. La riflessione biblica sulla creazione

  5. La fede nella creazione nell’Antico Testamento  Genesi inizia «materialmente» coi racconti delle origini • ma storicamente la fede nella creazione non è il punto di partenza della fede di Israele • non appare neppure nelle più antiche formu-lazioni di fede: il contenuto è la liberazione dalla schiavitù, l’uscita dall’Egitto e l’entrata nella Terra Promessa (cfr. il piccolo credo storico: Dt 26,5-9; Gs 24, 16-18; Es 20,2; 1Sam 12,6).

  6. Due linee interpretative: La creazione come presuppostodell’Alleanza (K. Barth – G. von Rad) • la fede nella creazione è nata in seguito e come estensione della fede nell’Alleanza, ossia dopo l’esperienza della salvezza • in un primo momento Israele ha scoperto il «Dio salvatore», in un momento succes-sivo, è risalito al suo ruolo sul cosmo, rico-noscendolo anche come il «Dio creatore»

  7. Dio è stato scoperto nel suo agire salvifico (= l’Esodo) • partendo dall’Alleanza storica si è risaliti alla creazione: Da dove viene la potenza di Dio sul cosmo e sulle forze della natura? Il Dio potente, che ha manifestato la sua forza nella liberazione dall’Egitto, deve essere necessariamente il Dio di tutto ciò che esiste: “il Dio d’Israele è l’unico Dio vero del mondo”.

  8. Dio ha dovuto creareper poter realizzare l’alleanza: • la creazione è il presuppostoestrinseco di dell’alleanza • ma la creazione non ha senso se non in fun-zione dell’alleanza, perciò quest’ultima è il presuppostointrinseco della creazione: • priorità (non solo cronologica, ma anche logica) dell’alleanza rispetto alla creazione, la quale è interamente relativa e funzionale a questa • il contenuto teologico della creazione: è una verità salvifica e non cosmologica: riguar-da il rapporto tra Dio e l’uomo e non le origini del mondo

  9.  La fede nella creazione come appartenente al patrimonio comune dei popoli dell’AVO(Claus Westermann) difficile pensare che solo a partire dalla nozione dell’Alleanza la creazione abbia giocato un ruolo nella visione religiosa di Israele • la fede nella creazione era già parte della convinzione del popolo, anche indipenden-temente dalla nozione di Alleanza, a motivo delle credenze ereditate dagli antenati e nel confronto coi miti dei popoli vicini

  10. Claus Westermann: La recezione critica delle tradizioni mitico-religiose (racconti e inni di creazione) dei popoli dell’AVO da parte di Israele significa che il discorso della creazione nella Bibbia spinge le sue radici molto lontano nella storia dell’umanità. Con esso è affidato alla Chiesa qualcosa che va molto al di là dell’Antico e del Nuovo Testamento e che appartiene ai valori religiosi e nello stesso tempo ai valori culturali dell’umanità. La chiesa li ha per lungo tempo trascurati e misconosciuti, ma oggi essi sono di nuovo sentiti come qualcosa di necessario per il futuro dell’umanità… (Teologia dell’Antico Testamento, 115)

  11. non compare esplicitamente tra gli articoli di fede del credo storico «perché era un presup-posto pacifico» e collegato in seguito alla fede jahvistica  Lunga preistoria degli attuali testi della creazione: * compimento nel momento esilico e postesilico (VI sec. a.C.) * in particolare con la speculazione del deute-roisaia giunge a chiarezza la coincidenza tra il Dio salvatore e il Dio creatore

  12. Creazione e Benedizione: Gen 1-3 nella riflessione biblica Come vanno letti i testi?  non isolare i passi tradizionali sulla creazione dall’insieme del documento biblico: cogliere Gen 1-3 nel contesto più ampio di Gen 1-11 la struttura letteraria data dall’intreccio delle genealogie/generazioni (o toladot: P: 2,4; 5,1; 6,8; 10,1; 11,10; 11,27) costituisce l’ossatura organica della sezione, ottenendo un duplice effetto:

  13. non isola il racconto della creazione, inteso solo come spiegazione dell’origine delmondo e dell’umanità • ma collega la storia delle origini (Gen 1-11) col diluvio e persino con la successiva storia dei patriarchi (Gen 12: vocazione di Abramo) che è a sua volta il preludio dell’esodo.  questa architettura letteraria è una confessione di fede nell’agire di Dio che produce la storia: la storia è un succedersi di toladot di cui la creazione del cielo e della terra è la prima tappa.

  14. correttivo di una visione pessimistica = alla maledizione segue la benedizione: tutta la storia è data dall’intreccio di entrambe • la conclusione che si impone anche da questo punto di vista è il legame originario tra la creazione e la salvezza: • non è possibile parlare della creazione se non all’interno dell’agire salvifico di Dio • e all’interno della storia dei popoli, esten-dendola sino alla creazione, conservazione e benedizione nell’orizzonte del cosmo.

  15.  Il genere letterario: storia o mito? C’è un legame tra la dottrina di Israele e lo sfondo culturale dei popoli dell’Antico Vicino Oriente: • la scoperta delle narrazioni sumeriche, babilonesi ed assire relative ai miti delle origini • sorprendente affinità (e persino anteriorità) coi racconti biblici = qual è la loro specificità? quale valore dargli?

  16. Non vi è un solo motivo del racconto della creazione dell’Antico Testamento che sia assolutamente nuovo; tutti hanno dei paralleli più o meno vicini o lontani (Claus Westermann, Teologia dell’Antico Testamento, 115)

  17. Possibili reazioni: • una reazione apologetica, volta ad affermare la superiorità dei testi biblici rivelati • la risposta classica distingue tra rivestimento letterario e insegnamento religioso, quasi tra forma e contenuto: «i racconti biblici indichereb-bero il senso (il perché) del mondo mentre lascerebbero alla scienza la determinazione del come».

  18. Oggi rivalutazione “razionale” del mito: Anche sul piano filosofico e su quello della storia delle religioni, oggi il mito non viene più considerato come un livello primitivo, ingenuo, pre-scientifico e finalmente superato dalla conoscenza umana. In modo molto più libero rispetto ai pregiudizi del passato, il mito è visto ora come un modello esperienziale e interpretativo del mondo, un modello che ha una sua consistenza, dotato di una sua razionalità(M Kelh, p.108).

  19. La differenza tra la razionalità antica e quella moderna è enorme. • Il mito nella forma di narrazione di racconti (la parola mythos significa ‘parola’ o ‘racconto’) cerca i fondamenti ultimi (archai) del mondo, ma anche di ogni evento-comportamento nell’ambito degli dèi e del numinoso e non nelle cause di carattere storico – biologico o fisico – psicologico o sociologico, come accade oggi. • La forma razionale mitica era in grado di elabo-rare una visione complessiva della realtà, che integrava la sfera della vita individuale e di quella collettiva, dando un forte contributo alla creazione della cultura.

  20. Per noi oggi rivalutare il mito non dev’essere una fuga nostalgica, ma l’occasione per non squalificare la visione mitica del mondo e cercare di cogliere il contenuto veritativo dei racconti di creazione dell’AT. Quale senso dare ai miti/inni di creazione dell’AVO? • Nascono all’interno della percezione vissuta che la realtà è ambivalente, c’è alternanza tra ordine e disordine, salvezza e rovina, morte e vita • es. la natura coi suoi ritmi regolari e con le sue catastrofi; l’ambito sociale con i suoi costumi e istituzioni stabiliti e le sue guerre/crisi

  21. - I miti di creazione si riferiscono primariamente a queste esperienze universali. Non parlano affatto di una realtà fantastica (fittizia e irreale) ma in maniera cifrata descrivono questo mon-do effettivamente sperimentato (res tua agitur!). Quando il mito di creazione attribuisce agli dei/ Dio il fondamento ultimo di ciò esiste (che è dunque un senso religioso) intende rispondere alla domanda esistenziale circa il senso della realtà:

  22. La domanda sull’inizio è per lo più la domanda sul senso vero di un’opera , di una cosa o di un evento. La domanda sull’inizio del mondo e dell’uomo è la domanda sull’origine e sul fondamento originario. Come tale essa non è una domanda sull’istante temporale o sul modo dell’inizio, ma sulla qualità dell’inizio: la domanda sull’origine è la domanda sulla coerenza e sullo scopo di tutta la realtà, dunque se sia stato un inizio buono o cattivo, un incidente o un caso (E. Zenger)

  23.  Se una potenza divina ordina il caos, o da forma a una materia originaria, o genera/ fa nascere il mondo, ciò significa che si può esprimere una fiducia fondamentale nel fatto che tutta la realtà sia dotata di senso. Nella misura in cui provengono da una opera di fondazione divina potente e buona, il mondo e l’uomo poggiano – pur in mezzo a tante minacce – su un fondamento affidabile, da cui ricevono stabilità e protezione.

  24. Il mito è addirittura la rivendicazione di un ordine cosmico di fronte agli dèi che vengono venerati come divinità creatrici. Il mito svela per via narrativa e trattiene per via evocatival’inizio buono con lo scopo di conservare e di ordinare il mondo come luogo della vita (e non della morte) corrispondendo così a questo ordine originario nascosto (E. Zenger)

  25. Questa speranza mitica degli inizi fa pendant coi miti di compimento finale e giustifica una visione del mondo realistica e ragionevole. Questa visione ha permesso a quei popoli di assumere comportamenti generatori di senso e di costruire dei mondo socio-culturali dotati di un senso coerente a servizio della convivenza. La fede ebraico-cristiana nella creazione, attra-verso Gn, esprime una fiducia originaria nel fatto che la realtà possegga un senso fonda-mentale, un senso immesso dentro i fonda-menti del mondo. Cfr. il giudizio di Dio sulla bontà della creazione: “vide che era buona”.

  26. Quali miti possono aver influenzato la fede di Israele nella creazione? L’influsso letterario dei miti cosmogonici su Israele, secondo M. Kelh, fu ridotto alla tradizione religiosa di Canaan. Costituì l’ambiente più vicino e più influente sulla fede di Israele (cfr. alcuni salmi tra i più antichi) Per i miti cananaici la creazione originaria non sta in primo piano, è presupposta. Ciò che interessa di più è la conservazione della terra, la continua rigenerazione della sua fecondità che permette la vita.

  27. Il dio principale El è definito il “creatore degli dei”, “creatore delle creature”, “padre degli uomini”, che riveste una importanza per la creazione originaria. Ma per la sussitenza della creazione è più im-portante il dio della pioggia e della vegetazione, cioè Baal che insieme a Anat, sua sorella e consorte, lotta contro gli altri dèi e li vince (la “teomoachia” è il presupposto della creazione), così da garantire la conservazione della terra attraverso il ciclo stabile e fertile della vita vegetale. Non interessa chi abbia creato il mondo, ma chi ha su di esso il dominio.

  28. Il retroterra comune coi miti dell’AVO pone il pro-blema dell’uso del mito nella Scrittura: anche in essa dobbiamo riconoscere «elementi» mitici. La singolarità (la differenza dai miti AVO) è, però, evidente in due peculiarità bibliche:  la demitologizzazione dei racconti a motivo del monoteismo teoretico (non solo “monola-tria pratica”): poiché esiste un solo Dio (Javhé) solo lui è creatore; da qui la differenza rispetto agli altri miti: eliminazione del politeismo; dei personaggi mitici; del dualismo originario; delle teogonie e delle teomachie; il Dio di Israele è trascendente e non è identificato con fenomeni intramondani.

  29. La creazione deve la sua esistenza alla bene-volenza disinteressata di Jahvé Creatore: • non ha bisogno né del cosmo né degli uomini per soddisfare le sue esigenze • la trascendenza di Dio rispetto alla sua opera è garanzia della dignità dell’essere umano: gli uomini non sono creati per risarcire gli dèi spodestati e per essere al loro servizio (cfr. il mito babilonese Atramhasis)  L’eziologia della creazione dell’AT non intende legittimare delle strutture di potere (re) dando loro una investitura divina; l’uomo è immagine di Dio, vicario della crezione

  30.  Gli astri che venivano venerati come dèi nei miti dell’AVO (che governano i destini degli uomini) sono “degradati” a creature come tutte le altre, pur conservando ad essi un’importante funzione di orientamento degli uomini (es. nella elaborazione di un calendario). Visione profana del mondo ma non profanazione del mondo! La coscienza mitica nell’AT subisce un proces-so di storicizzazione: - la creazione non è tanto il racconto delle ori-gini delle cose da Dio, ma gli inizi della sto-ria della salvezza. Sono «la prima settimana» della storia della salvezza.

  31. Mentre tutti i racconti mitici chiedono di recitare e rappresentare l’evento delle origini come dramma nel culto, in modo da conservare la forza di orientamento del mito nel presente e nel futuro • Israele spezza questa risalita all’era mitica, in quanto – specie coi profeti – interpreta la presenza attuale di Dio nella storia. • L’autocoscienza di Israele non si ferma più solo al racconto delle origini, ma prosegue nella memoria della sua esperienza di fede: la liberazione dall’Egitto, il dono della Torà che fonda il diritto di alleanza, l’esperienza recente della liberazione dall’esilio

  32. Così Israele sperimenta che il potere divino originario è ancora oggi e in piena libertà attivo come potere creatore, come crei realmente qualcosa di nuovo nella storia del popolo e la conduca verso un compimento inteso come “nuova creazione” che recupera la bontà dell’origine e la supera. Per questo il momento primo e originario della creazione non ha più il valore di luogo pri-vilegiato dell’esperienza di Dio, che ha invece la storia del popolo dentro la quale Dio si rivela

  33. Perciò assume più valore la contemporaneità che va interpretata alla ricerca dei segni dell’a-zione di Dio. Non solo l’oggi, ma anche il futuro è uno spazio aperto di possibilità in cui si possono fare nuove esperienze dell’agire di Dio. Ma in Israele e nella Chiesa il pensiero mitico non viene esautorato, piuttosto è re-vocatoe insieme conservato in quanto esse celebrano nel loro culto gli eventi storici originari (l’esodo, l’alleanza sinaitica, l’incarnazione di Gesù, la sua Passione e risurrezione, la Pentecoste) È l’idea del memoriale che unisce il tempo storico (l’oggi) al tempo sacro (evento fondatore).

  34. Il tempo sacro (tempo originario o del fondamen-to) è considerato qualitativamente altro rispetto al tempo seguente della contemporaneità Il tempo successivo è una partecipazione memoriale (“sacramentale”) del credente a questo evento originario e salvifico. Però il ritorno all’origine non rappresenta una paralisi dell’oggi, anzi ne assicura la vitalità come fede e speranza nell’agire di Dio dentro la storia.

  35. In definitiva: • L’uso del mito nella Bibbia va colto nel suo senso positivo, come forma del linguaggio simbolico: • non è una invenzione fantastica, ma una forma intuitiva di conoscenza della realtà  M. Eliade: «il mito esprime plasticamente e drammaticamente ciò che la metafisica e la teologia definiscono dialetticamente».

  36.  Si precisa, così, la definizione del genere letterariodei racconti delle origini: • si tratta di «una lettura sapienziale della storiao di una teologia della storia rappresentata in linguaggio simbolico» • K. Rahner parla di eziologia o eziologia storica: l’autore cioè risalirebbe dalla concreta condizione umana del suo tempo a una passata che ne sarebbe la causa (eziologia viene dalla parola greca aitia: causa-origine).

  37. Il presente, in tutti i suoi aspetti, non si spiega a partire solo dalle cause storiche verificabili (per altro poco fruibili per i popoli antichi, solo attraverso la via della tradizione orale), ma richiamando l’evento primordiale (“l’in quel tempo”), le sue ultime origini divine. Il mito di creazione spiega ad esempio: • il mondo naturale, il clima, i fenomeni stagionali (es. il mito egiziano del Nilo) • ma anche l’uomo: perché debba lavorare, perché muore; e la società: perché la monarchia (maggiori e minori), la supremazia del dio nazionale sugli altri dei…

  38. Le motivazioni eziologiche contengono spesso un elemento normativo: • Il collegamento con un evento paradigmatico iniziale deve dimostrare il carattere immuta-biledelle forme di vita attualmente esistenti (l’elemento di tradizione) • L’ordine stabilito in principio dalla divinità crea-trice è iscritto come un modello originario perenne, in maniera incancellabile nelle strutture dell’ambiente vitale del popolo • Ecco perché questo ordine viene continua-mente riattualizzato nel culto: l’in principio fissato dagli dei rimane valido per sempre.

  39. L’eziologia di creazione contiene però anche un elemento critico-utopico: • È uno stimolo per raggiungere un ordine ed un ambiente ideale di vita per gli uomini • In forte contrasto col mondo disordinato e sofferente che incontrano oggi, collocano nel tempo delle origini un mondo alternativo, perfetto e santo, dando a questa visione il valore di guida per le massime etiche del comportamento umano del presente e del futuro (vedi le rappresentazioni del pardes: giardino originario, cfr. anche l’islamismo)

  40. eziologia del reale = i racconti intendono indi-care una causa reale di questo nostro mondo e non solo una sua illustrazione narrativa non aldilà o al di fuori della storia • indica il senso preciso della storia, pur in un linguaggio diverso: ne indica la genesi, il fondamento, cioè quel senso che è implicato in ogni momento della storia • per questo mantiene un valore universale: in questo modo si vede come le preoccupazioni scientifiche o storicistiche vengono evitate, in quanto il racconto si interroga sul senso della esistenza dell’uomo e non sull’origine del mondo.

  41. I SALMI: la Signoria di Dio su tutta la terra Perché questa partenza? Perché in alcuni di essi si trovano i testi più antichi, risalenti al periodo pre-esilico, che attestano come Israele ha attinto dalle credenze cananaiche ma integran-dole nella fede jahvista e trasformandole. Interesse maggiore è per la conservazione in essere della creazione, da cui dipende anche la creazione “in principio”. Idee maggiori dei salmi: 1) La terra appartiene a Dio, è sua proprietà e lui

  42. la protegge dai pericoli provenienti dalle potenze del caos primordiale Sal 24,1: “Del Signore è la terra e quanto contie-ne, l’universo e i suoi abitanti; è lui che l’ha fondato sui mari e sui fiumi l’ha stabilito” Motivo per cui la terra appartiene a Dio? Dio ha ottenuto la signoria sulla terra vincendo il caos che viene rappresentato come il mare che minaccia la vita. Cfr. anche i salmi 93; 74,12-17; 98,9-15; 78, 69. Da comprendere nel confronto con la mitologia dei Baal: più importante della domanda su chi ha creato il mondo è l’altra: chi continua a donargli fecondità e vita.

  43. Il confronto non fu tra il Dio della storia di Israele e il dio della creazione di Canaan, ma tra Jahvé e Baal come fonti della vita. La domanda vera è: verso chi deve essere rico-noscente Israele di ciò che raccoglie ogni anno per rimanere in vita? I salmi celebrano la su-periorità di Jahvé che dal tempio di Gerusa-lemme vince sulle potenze minacciose del caos e perciò prevale sugli dei stranieri. Per la teologia della creazione i salmi sono impor-tanti anche a motivo della forma letteraria mol-to evoluta, quella di inno di lode a Dio, creato-re e salvatore, celebrato nelle sue meraviglie.

  44. DEUTERO-ISAIA (Is 40-55) Siamo alla fine dell’esilio babilonese: viene dato molto rilievo all’agire creatore di Dio “in principio”. Basti pensare al racconto sacerdotale di Gn 1, redatto in questo periodo, posto a inizio della Scrittura Motivi della crisi di fede dovuta all’esilio: la perdita delle garanzie visibili dell’elezione • Distruzione del tempio • Fine della monarchia • Perdita della terra promessa Crisi: “dov’è finito il regno universale di Jahvé?”.

  45. Il Deutero-Isaia e anche il Trito-Isaia (Is 56-66) si spin-gono in una profonda e più ampia fede nella creazione: • l’agire salvifico di Dio abbraccia tutti i tempi e gli avvenimenti: passato – presente e futuro, quindi l’eternità (gli esegeti parlano dell’ “entusiasmo escatologico del Deutero Isaia”) • dunque, andando contro tutte le apparenze (tutto sembra parlare contro il regno universalistico di Jahvé), Israele si affida incondizionatamente al suo potere salvifico • Dal primo inizio sino alla fine, tutto, l’intera creazio-ne, la natura e la storia, sono nelle mani di Dio; tutto ha in lui il suo inizio, la sua sussistenza e il suo compimento

  46. Già all’inizio del libro delle consolazioni (Is 40, 12-31) si coglie il valore programmatico di Isaia: incoraggiare il popolo confuso e rassegnato di fronte alla liberazione imminente. Punto di forza del testo: il potere illimitato di Ja-hvé Creatore. In un momento di caos politico e religioso, nella creazione originaria e nella conservazione ordinata del mondo si manifesta il potere creativo di Dio che può e vuole salvare il suo popolo dalla situazione di necessità: v. 12Chi ha misurato con il cavo della mano le acque del mare e ha calcolato l'estensione dei cieli con il palmo? Chi ha misurato con il moggio la polvere della terra, ha pesato con la stadera le montagne e i colli con la bilancia?

  47. 13Chi ha diretto lo spirito del Signore e come suo consigliere gli ha dato suggerimenti? 26 Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e li chiama tutti per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuno. 27 Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: «La mia sorte è nascosta al Signore e il mio diritto è trascurato dal mio Dio?». 28 Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. 29 Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato.

  48. Genesi 1,1-2,4a: DIO TRASFORMA IL CAOS IN DIMORA DI VITA • Gn 1: redazione sacerdotale (P), originata in ambiente sacerdotale verso la fine del VI sec. • inizia con la creazione del mondo e finisce (più o meno) con la morte di Mosé (Dt 34) • Stile: linguaggio dotto, ripetizioni numerose, struttura schematica, indicazioni temporali precise, enumerazione di leggi, genealogie e elenchi di popoli (cfr. Gn 5 e Gn 10). • opere della creazione divina suddivise in 7 giorni, ciascuno segue uno schema fisso

  49. Recitazione liturgica: • “Dio disse”: parola creatrice di Dio • L’azione con cui Dio fa nascere la sua opera: dividere, fare, far nascere • La constatazione di ciò che si è realizzato: e così avvenne • Il ritornello conclusivo: e fu sera e fu mattina, primo giorno…ecc. Già il modo letterario del componimento didattico dice l’intenzione: Dio crea con ordine Perciò non si parla di tempo-storico ma di tempo-originario mitico: le strutture fondamentali che determinano il tempo storico fin dal principio e che vale sempre.

  50. Il racconto sacerdotale mette in luce gli ordina-menti eterni: creazione, alleanza con Noé, con Abramo e alleanza al Sinai  sono i decreti di Dio che valgono eternamente e assicurano la sussistenza stabile del cosmo. Dopo le catastrofi del diluvio Dio crea con Abra-mo un nuovo inizio: per lo scrittore sacerdota-le è questo il vero senso della creazione

More Related