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Il genio della porta accanto

Il genio della porta accanto. Tante qualità..che pochi sono in grado di capire..e apprezzare!. Prima di tutto la sua storia.

zubeda
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Il genio della porta accanto

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Presentation Transcript


  1. Il genio della porta accanto Tante qualità..che pochi sono in grado di capire..e apprezzare!

  2. Prima di tutto la sua storia.. T. È nata a Palermo nel 1951, i suoi genitori erano entrambi dei contadini e lei ha sempre avuto una passione per i campi, le varie culture, gli alberi da frutto..e tutto quello che può affascinare una bambina nata e cresciuta in mezzo al verde! Ha 3 fratelli (2 maschi e una femmina) che vivono ancora in Sicilia. Lei, invece, vive da molti anni ormai a Milano dove insegna matematica in un liceo scientifico.

  3. ..nei campi.. • T. : “ricordo quando ero bambina, raccoglievo i fichi dagli alberi e quando li mettevo nel cesto mi divertivo a contare a voce molto alta..UNO,DUE,..” • T.: “Mia mamma mi ha sempre incoraggiata, mi diceva che era orgogliosa di avere una figlia così brava! Sicuramente questo mi ha permesso di farmi strada, di non ave paura di mostrare che valevo.”

  4. ..tra gli amici.. • T. : “Ci sono molte cose che mi fanno sorridere pensando al legame che già avevo con la matematica quando ero bambina.” • T.: “ Ho subito capito che mi piaceva la matematica, perché ad ogni occasione mi offrivo per fare i conti: dividere le squadre in modo equo fra i miei amici, contare i salti alla corda per sapere chi vinceva il record, e molte altre. Ricordo addirittura (e qualche volta lo faccio ancora) che quando camminavo contavo i passi che facevo per arrivare da un posto all’altro..praticamente ero già in grado di calcolare le distanze!!”

  5. ..a scuola.. • T: “ Già da quando ero alle elementari la matematica è sempre stata la mia materia preferita. Non ho mai avuto nessuna difficoltà. Ricordo che guardavo con stupore i miei compagni che non capivano..e io mi chiedevo: cosa c’è da capire, è così semplice? Se ci penso ora mi viene da dire: chissà quanto dovevo essere antipatica ad alcuni miei compagni!”

  6. ..a scuola.. • T: “ Un giorno però ho imparato una bella lezione..me lo ricordo ancora, e questo vuol dire che mi è rimasta proprio impressa! Ero in classe e non avevo fatto i compiti a casa per matematica perché non avevo avuto tempo. Ho fatto una gran brutta figura davanti a tutti quando la maestra l’ha scoperto. E quello che mi ha detto mi ha lasciato di stucco: anche se sei brava questo non vuol dire che ti puoi permettere di non fare niente a casa, così non rispetti i tuoi compagni!..”

  7. ..a scuola. • “..Dopo quel giorno ho sempre fatto i compiti di matematica perché non volevo che i miei compagni pensassero che non li rispettavo!. Poi sono arrivata al liceo, e a quel punto, ad essere sinceri, ho cambiato idea. Diciamo che la scarsa resa nelle altre materie non mi permetteva di fare sempre tutto..e quello che già capivo a volte mi permettevo di tralasciarlo”

  8. Le sue capacità. • T.: “Mi sono sempre reputata una persona sveglia, che capisce le cose in fretta. Penso che questo sia molto importante per essere un bravo matematico. Non che una persona poco sveglia non capisca la matematica, ma insomma tra matematici ci si capisce.” • T: “ Non sono mai stata brava a fare i conti a mente, anzi. Ricordo i miei amici filosofi, durante gli anni dell’università, che mi prendevano sempre in giro perché dicevano che ero una matematica un po’ strana, visto che non ero in grado di fare velocemente i conti a mente.”

  9. T. “Ho sempre avuto però una predisposizione per i giochi di logica, da quelli più banali (come il sudoku, che negli ultimi anni ormai si trova dappertutto) a quelli un po’ più complicati, quiz trovati su internet o vari esercizi che mi proponevano i miei allievi quando insegnavo a liceo”

  10. La sua carriera. • T: “Ricordo quando andavo ancora alle scuole medie, tutti gli insegnanti si erano resi conto della mia predisposizione nelle materie scientifiche, nessuno aveva dubbi riguardo alla scuola che avrei frequentato successivamente” • T: “ Il liceo scientifico che ho frequentato non era dei migliori, ma mi sono dovuta accontentare, perché non ce n’erano molti nei dintorni. Sicuramente è stata una buona scuola di vita. Mi sono sperimentata molto come persona più che come matematica.”

  11. T: “ Finito il liceo però non era svanita la passione per la matematica e le materie scientifiche in generale, ricordo che parlai con mia madre e le dissi che volevo andare in un’altra città perché volevo fare l’università. E’ stato un momento difficile ma fondamentale della mia vita, il momento in cui ho scelto di allontanarmi dalla mia famiglia per intraprendere un nuovo percorso di studi.”

  12. T: “Molti mi consigliarono l’ Università degli Studi di Milano, così decisi di iscrivermi. Il primo anno fu il più duro, forse non mi aspettavo una mole così grossa di lavoro. Dal secondo anno in poi però tutto andò migliorando, ero riuscita a trovare il ritmo giusto nello studio, ho trovato persone con cui confrontarmi e con cui studiare che sono state per me di grande aiuto e che tutt’ora continuo a frequentare, a distanza di molti anni.”

  13. E ora? • T: “Quand’ero all’università non avrei mai pensato di arrivare ad insegnare in un liceo, ma la vita spesso gioca brutti scherzi. Tutto partì da una chiacchierata con un mio amico e compagno di corso. Pensavamo insieme al poco valore che veniva dato a scuola alle materie scientifiche. Pensavamo che la ragione fosse che gli insegnanti non amassero la materia che insegnavano oppure che fossero finiti ad insegnare perché non avevano trovato lavoro altrove”

  14. T: “ E così cominciai a pensare che forse le persone più indicate per insegnare la matematica erano proprio i matematici, quelli veri, quelli che amavano la loro materia..ed io ero proprio indicata. Ci volle poco tempo per capire che il mestiere mi piaceva, faceva al caso mio. Sicuramente la fortuna era dalla mia parte perché inizialmente mi sono capitate classi “facili”, e riuscivo a lavorare serenamente.”

  15. T: “La mia carriera da insegnante mi ha dato parecchie soddisfazioni. Molti mi chiedono se non penso di aver “sprecato” la mia laurea, si chiedono se valga la pena, dopo tutti gli studi fatti, insegnare delle cose per me così banali. Io penso che non ci sia cosa più bella di poter comunicare una passione, di poter insegnare una cosa che tu reputi interessante, coinvolgente, importante”

  16. Cosa pensi della matematica a scuola? • T: “ Spesso denuncio il fatto che la matematica venga insegnata in modo troppo rigoroso, noioso, severo. Molto spesso ai ragazzi non piace la matematica perché non la capiscono, perché nessuno fa capire loro cosa ci sta dietro. Tutti pretendono formule a memoria, teoremi senza richiedere però le basi, il perché delle cose, il lato bello e affascinante della nostra materia”

  17. T: “ Ormai sono in pensione, ma mi capita spesso di dare qualche ripetizione, o di aiutare ragazzi che conosco, figli di miei amici. Purtroppo constato troppo spesso questa incapacità degli insegnanti di trasmettere l’amore per la propria materia. Spero che questo non si verifichi troppo spesso!”

  18. I ragazzi di oggi • T: “Penso che sarebbe bello poter spiegare ai ragazzi di oggi che tutto quello che usano è frutto di calcoli matematici. Sicuramente in molti lo sanno ma soprattutto fra i più giovani secondo questo non è percepito. Quante volte ho sentito dire “ la matematica è inutile” e quante volte ho pensato “non capisci proprio niente”. Non sempre mi sono potuta soffermare a lungo a parlare con i giovani a proposito di questo discorso, ma quando l’ho fatto il risultato è stato molto positivo e soddisfacente.”

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