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Cosa è la didattica?

Cosa è la didattica?. Francesco M. Battisti Lezione di termine del corso di didattica Università degli Studi di Cassino E-mail: Battisti@flashnet.it. Cosa è la didattica?.

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Cosa è la didattica?

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Presentation Transcript


  1. Cosa è la didattica? • Francesco M. Battisti • Lezione di termine del corso di didattica • Università degli Studi di Cassino • E-mail: Battisti@flashnet.it

  2. Cosa è la didattica? • La didattica è organizzazione della conoscenza in modalità, tempi e dosi che siano apprendibili dal discente (aspetto cognitivo). • La didattica è anche educazione al comportamento socialmente corretto, seguendo il modello del didatta o dell’insegnante.

  3. La didattica implica due parti • La parte dell’insegnante che deve insegnare • La parte del discente che deve apprendere • La didattica costituisce anche la gestione del rapporto interattivo di insegnamento, di scambio tra docente e discente.

  4. Solo una parte apprende? • Sarebbe erroneo ritenere che nel rapporto didattico apprende solo una parte (quella del discente o dello studente) mentre l’altra parte (già sapiente) si limita ad insegnare. • L’esperienza ci insegna che un buon insegnante si forma dopo anni di didattica e che apprende dal suo “essere insegnante” a migliorare sia il rapporto con gli studenti che il proprio ruolo di didatta.

  5. Assumere la parte dell’altro • Un buon docente si pone anche dalla parte del discente per comprendere gli effetti e l’efficacia della propria “pratica” di docente. • La comprensione dei comportamenti dell’altro (anche se severamente limitato) non implica che “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”.

  6. Varietà della esperienza didattica • La didattica si arricchisce variando l’esperienza, che significa: cambiare i soggetti ai quali si insegna (variando da soggetti brillanti a normodotati, ad handicappati); cambiare i contesti educativi trasformandoli anche con il proprio impatto e contributo organizzativo; cambiare le materie di insegnamento per non “fossilizzarsi” sugli stessi schemi; sottoporsi ad una continua opera di formazione.

  7. Prima del percorso la valutazione della situazione di partenza • L’organizzazione di una didattica collettiva o personalizzata implica sempre la valutazione della situazione di partenza, sia della intera classe (o gruppo discente), sia del singolo. Anche se in linea di massima si presuppone che tutti siano allo stesso livello ciò non è del tutto vero. Il fallimento del percorso didattico può dipendere dalla mancata valutazione delle capacità personali.

  8. Organizzazione di un percorso didattico adeguato • L’operazione implica l’organizzazione dell’insegnamento e delle attività correlate lungo un segmento temporale che abbia un inizio ed un fine • Inizio Fine • |–––––––––––––––––––––––––––| • Segmento temporale

  9. Segmento temporale • Inizio Fine • |–––––––––––––––––––––––––––| Il segmento temporale implica l’organizzazione di conoscenze ed apprendimenti lungo tutta la linea del percorso didattico.

  10. Programma didattico • Identificazione di fini e mezzi • In termini operativi: • Identificazione di singoli obiettivi • Identificazione dei mezzi per raggiungerli

  11. Programma didattico • Definizione degli obiettivi • Implica la capacità di spezzare i fini che si perseguono nel percorso didattico in obiettivi raggiungibili operativamente • Fine didattico: conoscenza dell’aritmetica • Obiettivo: capacità di sommare i numeri

  12. Calendario degli obiettivi • Gli obiettivi possono essere organizzati sia in gerarchia (1° 2° 3°…) • sia in successioni (d dopo c dopo b dopo a) • Possono essere organizzati in uno scadenzario che chiarifichi le varie tappe che occorre perseguire.

  13. Comprendere gli errori • Gli errori che compie il discente non sono qualcosa di nuovo ed inusuale, ma qualcosa di prevedibile e puntualmente verificabile. • In ogni materia esistono «nodi cognitivi» (particolari difficoltà di apprendimento) che si presentano a tutti i discenti. • Identificare i nodi cognitivi e comprendere gli errori che fanno gli studenti per correggere i propri errori di didattica.

  14. Ottimizzazione dell’apprendimento • La didattica è ottimizzazione dell’apprendimento nei termini di chi deve imparare a conoscere e non di chi sa già. • Regolare fini e mezzi per raggiungere gli obiettivi didattici desiderati. • Prima della scelta dei mezzi deve essere regolata la scelta degli obiettivi perseguibili.

  15. Inventario dei mezzi I mezzi per raggiungere gli obiettivi possono essere diversi ed alternativi. L’insegnamento orale. Il libro di testo. Le letture. Gli esercizi. Il film o la videocassetta. Il computer. La gita scolastica. Ecc.

  16. Inventario dei mezzi Il didatta sceglie di volta in volta il mezzo più efficace per raggiungere con rapidità un certo obiettivo didattico. Il computer può non essere uno strumento efficace per conoscere la natura della montagna. E’ più efficace e divertente una gita. L’alternanza dei mezzi spezza la monotonia didattica.

  17. Didattica specializzata Il didatta non deve saper fare tutto. Spesso, per ottenere un buon livello di prestazioni è sufficiente il dominio di un numero limitato di mezzi che sono abilmente manipolati per far raggiungere gli obiettivi desiderati agli studenti. Ogni didatta si può specializzare nell’uso di alcuni mezzi, così come ogni professionista ne domina alcuni e non altri.

  18. La classe, il gruppo, la persona Tre modi differenti di fare didattica, distinti dall’oggetto di riferimento della didattica stessa. La classe in realtà comprende una serie di gruppi che si sono formati in classe, che possono essere collaborativi od ostili. Rivolgersi ad una classe come se fosse tutto un gruppo può essere un errore.

  19. La didattica in classe Svolgere una didattica in classe può essere utile per irradiare una conoscenza completamente a tutti i componenti della unità didattica, ma non permette il recupero personalizzato del singolo studente. Tutti avanzano contemporaneamente, ma non vi sono progressi individuali.

  20. La didattica per il gruppo Il gruppo rappresenta una unità più ristretta ma anche emotivamente più solidale capace di elaborare gli stimoli cognitivi che riceve autonomamente e di recepirne altri da diverse fonti con un dispendio di energia minimo rispetto alle capacità del singolo.

  21. La didattica individuale La più raccomandabile, ma anche la più «pressante» rispetto alle esigenze del singolo, in quanto mobilita ad un confronto continuo insegnante e discente. Il discente potrebbe non resistere a questo confronto a lungo, ragione per la quale occorre dosarla e mescolarla con le altre modalità di intervento didattico. La didattica individuale è particolarmente efficace per raggiungere gli obiettivi entro i tempi programmati e per il recupero cognitivo.

  22. L’insegnamento ed il problema della disuguaglianza L’insegnante di sostegno si rende conto meglio di altri di aver a che fare con persone che non mostrano le stesse abilità di uno studente comune. Di qui sorge il problema di trattare una disuguaglianza sia dal punto di vista dello sviluppo individuale che dal punto di vista relazionale.

  23. Creare tolleranza per la disuguaglianza La condizione di inferiorità non deve pesare sull’allievo e sulla famiglia dell’allievo, anche se ciò può essere molto faticoso dal punto di vista didattico e della gestione dei rapporti. Alleviare il peso psicologico dello svantaggio costituisce la premessa per un intervento didattico.

  24. Favorire l’integrazione con gli altri Favorire l’integrazione forzando la partecipazione dello studente «diverso» assieme con gli altri. Più la gente si frequenta e più impara a «piacersi» (G. Homans, The Human Group).

  25. Individuare le capacità individuali Individuare nella condizione di svantaggio capacità individuali che distinguono lo studente diverso e che lo possono rendere superiore agli altri. Costruire una didattica che amplifichi queste capacità.

  26. Empowerment attraverso la dotazione di mezzi superiori Compensare la condizione di svantaggio con una superiore dotazione di mezzi rispetto allo studente normale (ad esempio il computer portatile).

  27. Empowerment attraverso le esperienze Amplificare la varietà di esperienze per amplificare il quadro cognitivo dell’handicappato.

  28. Diminuire il conflitto con gli altri Diminuire il conflitto derivante da incomprensioni oppure dal tentativo di prendere in giro l’handicappato facendono sentire inferiore. L’apprendimento non avviene in condizioni di conflitto che inibisce fortemente la volontà individuale di crescere e far meglio.

  29. Costruire le aspirazioni individuali Creare un piccolo «progetto di vita» per l’handicappato, formato da aspirazioni individuali realizzabili in un tempo né immediato, né troppo lontano. Rendere queste aspirazioni realizzabili alla fine del percorso didattico: un viaggio, un incontro, un titolo di riconoscimento, ecc.

  30. La capacità didattica si valuta alla fine e non all’inizio La capacità didattica si valuta in termini di acquisizioni ottenute al termine di un percorso, e non all’inizio dello stesso. Ciò implica da parte del didatta la costanza di arrivare al termine dell’opera con dei risultati che non abbiano una natura effimera, un obiettivo legittimo, ma anche ambizioso ed ottenibile da una didattica in continuo miglioramento.

  31. Sbagliando si impara Capitalizzare sugli errori, imparare dall’errore per migliorare non solo l’apprendimento dello studente ma anche il proprio modo di insegnare. Avere la modestia di comprendere anche i propri errori, rendendosi conto che nessuno è infallibile, e prima o poi anche il migliore sbaglia.

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