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Lazio: una Regione da rifondare

Lazio: una Regione da rifondare. Poche, ma buone: risorse e azioni pubbliche per la crescita economica Politiche nazionali, politiche territoriali: come fare massa critica nel Lazio? Roma, giovedì 7 febbraio 2013, Tempio di Adriano, Piazza di Pietra ore 9,30.

marcy
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Lazio: una Regione da rifondare

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  1. Lazio: una Regione da rifondare Poche, ma buone: risorse e azioni pubbliche per la crescita economicaPolitiche nazionali, politiche territoriali: come fare massa critica nel Lazio?Roma, giovedì 7 febbraio 2013, Tempio di Adriano, Piazza di Pietra ore 9,30

  2. Rinvii a lavori recenti per un approfondimento del tema • La puntata di Presa diretta del 6 gennaio 2013 • http://www.presadiretta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-7e5aadef-1666-4fb0-8e73-c66341aeddff.html • Una rappresentazione plastica del degrado politico e amministrativo della regione Lazio che giustifica pienamente la parola d’ordine CAMBIAMO TUTTO • La ricerca sulla sanità AIOP Centro Studi Regionali: Criticità finanziarie (e non solo) del sistema sanitario • Il documento discontinuità per lo sviluppo (in corso di stampa e di pubblicazione sul sito del PD)

  3. Le imprese e gli enti regionali • Ancora un rinvio: • Le società in house. Il caso della regione Lazio: governance e percorsi di riforma, Edizioni Lavoro (2011) • Il sottoinsieme che tratterò: le imprese regionali per sostenere lo sviluppo • La risposta: nessuna, quindi quelle esistenti possono essere tranquillamente sciolte

  4. Una rassegna delle principali imprese regionali • Banca impresa Lazio (BIL) • Unionfidi • Sviluppo Lazio • BIC Lazio • Filas • Lazioambiente • Laziomar • Lazioservice • Lait

  5. BIL ovvero “abbiamo una banca!!!” • In una riunione nel 2005, alla presenza dell’allora presidente della regione Marrazzo, il presidente di Sviluppo Lazio indicò nella creazione della banca, che aveva appena avuto dal Governatore Fazio l’autorizzazione ad operare, la innovazione fondamentale per la politica regionale. • Non si considerò evidentemente rilevante l’obiezione che nessuna regione in Italia avesse sentito il bisogno di approntare uno strumento del genere. • In verità per molto tempo la banca restò inattiva(e si pensò anche di venderla). • Poi hanno prevalso gli interessi delle banche socie che sono i principali beneficiari dell’operazione.

  6. I soci di BIL • Regione • Sviluppo Lazio (40%) • Banche (60%) • BNL • Unicredit • Intesa san paolo • BCC Roma

  7. Come opera BIL • BIL è una struttura agile; • l’organico è composto da 10 persone, tutte con contratto a tempo indeterminato, che costano 1.200.000 euro all’anno. • E’ collocata in una bella sede ai Parioli, un elegante quartiere di Roma (930.000 euro sono i costi amministrativi tra cui quello dell’affitto). • BIL rilascia garanzie su finanziamenti erogati da parte delle banche convenzionate (dette tecnicamente banche originator, BO) e per far ciò utilizza fondi pubblici regionali e comunali

  8. …. ma le BO … sono le banche socie • BIL favorisce essenzialmente le BO, cioè le banche socie. • La distorsione indotta nel mercato del credito è evidente. • Queste scaricano la fascia più debole della rispettiva clientela PMI, che selezionano in assoluta autonomia, sulla garanzia regionale e, con gli ultimi programmi, anche sulla garanzia nazionale mediante l’uso del FNG (fondo nazionale di garanzia). • Lucrano ricche commissioni senza rischi, mentre le risorse regionali ricevono irrisoria remunerazione.

  9. ….e la regione non guadagna nulla • L’indirizzo regionale di politica industriale appare evanescente, ininfluente sull’indirizzamento delle risorse pubbliche. • Il costo della struttura non indifferente. • Sotto il profilo economico grande parte del credito sarebbe probabilmente ugualmente erogato dal sistema creditizio • la casualità e la dispersione degli interventi non appaiono in grado di contrastare eventuali processi di razionamento da parte del sistema bancario.

  10. Cosa serve • Un ponderato piano di politica industriale • Sostenuto da una analisi della realtà produttiva regionale • Per produrre linee guida sulle quali selezionare, con procedure competitive, il sistema creditizio con vocazione territoriale, per sostenere le aziende del Lazio. • Unica controindicazione: l’impossibilità di affermare “abbiamo una banca!”.

  11. Unionfidi: strumento inutile minore • Nasce nel 1997 [creatura del vecchio Marroni] (87,5% SL, 12,5 Camera di commercio, 18 dipendenti) • E’ un ibrido: gestisce fondi regionali man mano acquisiti per circa 22 milioni,ha un capitale sociale di 600.000 euro • La società opera a titolo gratuito a favore di specifiche categorie di imprese finanziariamente sane fornendo loro garanzie fideiussorie al fine di favorirne l’accesso al credito presso gli istituti bancari convenzionati.

  12. distorce il mercato (meglio i Confidi), e ibrido (occupazione) • Rispetto ai Confidi opera come gestore di fondi di provenienza pubblica volti alla mitigazione del rischio di credito. • Non richiede come nelle forme cooperative di garanzia collettiva dei fidi, un premio annuale da parte delle aziende beneficiarie della copertura, si tratta bensì di un garante interno, cui viene demandata la concessione di coperture su esposizioni debitorie delle imprese di volta in volta individuate dai fondi messi a disposizione dalla regione • Successivamente all’attivazione del Fondo di Garanzia per le politiche attive del Lavoro (ex L.R. 4/06) il perimetro dei destinatari s’è esteso anche a soggetti diversi dalle PMI tramite interventi di attivazione degli ammortizzatori sociali, di concerto con gli interventi attivabili dal Fondo di Garanzia per il sostegno alle Attività del Tavolo Interassessorile per le emergenze occupazioni.

  13. e addirittura… i crediti sanitari • Unionfidi ha anche acquistato crediti sanitari, sulla base di una convenzione con la regione che stabiliva un tetto massimo di 500.000 euro. • Dei crediti acquistati, di norma appartenenti a piccoli fornitori, seguiva anche il processo di certificazione, intervenendo con sollecitazioni nel ciclo passivo delle aziende sanitarie. • Va ricordato in proposito che anche BIL ha cercato di inserirsi, ad un livello più ampio , come intermediario tra fornitori e aziende sanitarie, ma il decollo del portale dei pagamenti sanitari non ha reso necessaria questa funzione.

  14. Sviluppo Lazio: la holding mancata • Progetto faraonico dell’ultimo Badaloni (1999), mai decollato: ogni assessore voleva la sua società • Regione 80,5 %; Camera di commercio 19,5% • Con Storace è stato lo strumento operativo delle cartolarizzazioni che hanno contribuito ad accumulare la montagna del debito sanitario

  15. Con Marrazzo e Polverini • La governance è stata sciolta con una soluzione di basso profilo • l’attività operativa è stata dominata • dall’assessore alle attività produttive (con sussidi a pioggia, sovrapposizione elevata con altre società e forte localizzazione territoriale) • Dall’attività di comunicazione della presidenza • Da ingenti spese per consulenze (assistenza tecnica, body rental..) • Assistenza alla regione nella gestione di una quota rilevante dei fondi europei (con grandi criticità legate anche alle carenze della direzione programmazione) • Unico elemento positivo: il servizio studi, che ha per la prima volta da quando esiste la regione posto le premesse, con rapporti e studi per una analisi del territorio (è stato soppresso) • Con Polverini la attività che ha prevalso è lo stallo (il licenziamento dei contratti a termine e il tentativo in zona cesarini di comprare un costoso immobile)

  16. Che fare? • Riportare nella regione gran parte delle attività di erogazione dei contributi e dei servizi generali (SL ha 150 dipendenti, una sede guarda caso ai parioli) • Lasciare un piccolo nucleo per gestire (e dismettere le partecipazioni) • Trasformare la struttura in un centro studi con 30 persone garantendo adeguate forme di autonomia dal policy maker

  17. FILAS e BIC • FILAS (100% SL, 44 dipendenti) nasce nel 1974 e per 25 anni è stata la sola società regionale (avrebbe dovuto essere assorbita da SL). • BIC Lazio nasce nel 1990 (SL, FILAS e Unioncamere, 77 dipendenti) • Forte è la sovrapposizione di competenze • Venture capital e start up di impresa: servono società pubbliche, poco innovative, inefficienti, con personale poco qualificato e ridondante?

  18. Le società della Polverini • Laziomar: per il collegamento con le isole minori • Lazio ambiente: con la L15/11 è stata creata la società "Lazio Ambiente" in relazione alla questione del trattamento dei rifiuti. La nuova società regionale, che acquisirà gli impianti (termovalorizzatore e discarica), dovrebbe sostituire l’attuale gestione commissariale di Gaia SPA, che ha incontrato difficoltà, trascinatesi per l’intera precedente legislatura regionale, “ad identificare un operatore industriale”. • Il tema è di grande delicatezza: vanno evitate scelte poco ponderate, che potrebbero finire per porre a carico della gestione pubblica funzioni complesse senza che siano verificati i necessari requisiti di competenza ed operatività

  19. La bad company: lazioservice • 1370 dipendenti: in pratica una società di lavoro interinale interna alla regione (un unicum del Lazio, come la banca regionale • Grave responsabilità stabilizzare gonfiando con una corsa corale gli organici oltre ogni misura (giunta Marrazzo) • Mansioni di basso profilo (servizi strumentali alla attività della regione esternalizzabili)

  20. Lait: la società informatica • Le vicende relative alla governance della società informatica regionale lasciano di stucco • Dall’intrusione nell’anagrafe del comune ai tempi di Storace, alla scelta di introdurre la figura dell’AD ai tempi di Marrazzo per collocare gli esuberi determinati dalla vittoria di Alemanno nel 2008, per finire con una gestione assembleare del CDA trasformata dalla Polverini in fuga con la nomina ad amministratore unico di un signore che non sa neppure come si accende il PC • 250 persone allo sbando da anni, senza progetti, con ridondanza dirigenti incompetenti • Perché non scegliere la strada della Toscana, sbaraccare tutto ed istituire una agenzia regionale?

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