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PARADIGMI SOCIOLOGICI DELL’INTEGRAZIONE

PARADIGMI SOCIOLOGICI DELL’INTEGRAZIONE. Prof. Maddalena Colombo Docente di sociologia, Università Cattolica di Brescia Convegno “l’inserimento del sordo nel mondo del lavoro”, Brescia 11 novembre 2008. Alcune definizioni.

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PARADIGMI SOCIOLOGICI DELL’INTEGRAZIONE

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Presentation Transcript


  1. PARADIGMI SOCIOLOGICI DELL’INTEGRAZIONE Prof. Maddalena Colombo Docente di sociologia, Università Cattolica di Brescia Convegno “l’inserimento del sordo nel mondo del lavoro”, Brescia 11 novembre 2008

  2. Alcune definizioni Integrare: inserire una persona o un gruppo in un contesto sociale, politico, culturale, dominante, di cui precedentemente non faceva parte, o da cui era escluso (Zingarelli, 1989) Inserirsi in un determinato contesto sociale, politico, culturale, accettandone appieno i sistemi, i costumi, la mentalità (Devoto-Oli, 1995)

  3. IN SOCIOLOGIA • È il funzionalismo che ha posto l’accento sulla necessità di integrare gli individui mediante la socializzazione • Durkheim = la principale fonte di integrazione sociale è la divisione del lavoro, che reca con sé nuove norme di “contratto sociale”  mettere la persona giusta al posto giusto • Parsons = integrazione è una caratteristica del sistema; occorre che le sue componenti mantengano un equilibrio funzionale, sia tra di esse, sia con l’ambiente esterno

  4. Integrazione sociale: • L’integrazione sociale costituisce la condizione che rende possibile il mantenimento dell’ordine sociale, cioè l’esistenza della società stessa come convivenza armonizzata degli individui (Dizionario delle scienze umane, 1996)

  5. Per cui sono ingredienti dell’integrazione: • Sentirsi parte di una realtà sociale • Essere riconosciuti come membri del gruppo sociale (dall’interno e dall’esterno) • Rispettare i criteri di appartenenza al gruppo • Aspirare a far parte del gruppo (positiva, negativa, neutra)  aspetto volontaristico • Possedere i requisiti necessari  aspetto regolativo (SINONIMI = coesione, inclusione)

  6. TRE SCALE DI PROBLEMI: • a livello individuale (sono integrato nel gruppo?) • a livello di interazione nei gruppi sociali (il gruppo è integrato?) • a livello di macro-sistemi (le azioni dei singoli e dei sottosistemi producono integrazione o disintegrazione del sistema generale?) • INTEGRAZIONE SOCIALE SI OTTIENE PER GRADI E CON IL CONCORSO DEL SINGOLO E DEL GRUPPO

  7. INTEGRAZIONE NELLA SOCIETA’ INDUSTRIALE • Demandata alle agenzie preposte: • famiglia, • scuola, • fabbrica, • sindacato, • welfare state, • partiti politici • associazioni • Forniscono le norme, il linguaggio, i modelli di aspettativa perchè gli individui siano e si sentano integrati

  8. Oggi: a che punto siamo con l’integrazione?

  9. La differenziazione crescente... • ...mette in discussione le fonti dell’integrazione (es. norme generalizzate, omogeneità linguistico-culturale, socializzazione integrativa come adattamento e conformità) • ...in discussione le agenzie di integrazione(ciascuna si specializza e si chiude in stessa... confini mobili tra le agenzie... scomparsa di alcune di esse...inefficienza delle azioni di mediazione)

  10. La differenza, di qualsiasi tipo, suscita ancora timore e distanza .. Negata ... Sottomessa ... Esaltata ...Isolata .. Strumentalizzata

  11. Se non c’è integrazione…. ...socializzazione “non riuscita” = CITTADINANZA negata, con due esiti: • DEVIANZA: comportamento che diverge dalla media dei comportamenti attesi (standardizzati), che viola le regole, le norme dei sistemi sociali • STIGMA/ETICHETTAMENTO: attributo negativo conferito a tratti/comportamenti giudicati sgradevoli, inaccettabili da parte di chi ne viene a contatto

  12. Integrazione sociale come … Adattamento per conformità (MITO DELLA SOMIGLIANZA) Lotte per il riconoscimento, pluralismo (MITO DELLA DIFFERENZIAZIONE) Coordinamento comunicativo, relazione-scambio di significati (MITO DELLA COMUNICAZIONE) QUALE INTEGRAZIONE?TRE PARADIGMI

  13. Formazione e Lavoro: diritti-doveri per l’integrazione della persona disabile

  14. Come costruiscono la « diversità » del disabile? • Compresenza di: Modello medico / modello sociale • Entrambi portano al rischio di « determinismo » • Ripensare a delle rappresentazioni della disabilità che contengano tanto la dimensione biologica quanto l’analisi dei condizionamenti sociali

  15. Disabilità come pratica discorsiva • Come relazione complessa (io-mondo/ io-altri) • Identità positiva e empowerment del soggetto che non prescinde dal déficit • Dalla logica della istituzionalizzazione e dell’assistenzialismo alla logica dell’integrazione dinamica (autonomia e legami necessari)

  16. Pregiudizi nella formazione AL DISABILE VIENE ASSOCIATO: • Incertezza sul futuro perde valore l’insegnamento/apprendimento • Isolamento  segregazione formativa, decade l’opportunità dell’apprendimento cooperativo • Dipendenza  condizione permanente del disabile da chi lo assiste (e viceversa) • capisaldi del “curricolo nascosto” • Incidono anche sulla valutazione efficace dellecompetenze in uscita • PERO’ ... Avanzamenti significativi dovuti alle tecnologie e-learning

  17. Pregiudizi sul lavoro • Barriere di vario tipo (comunicative, sociali – di carriera, di interazione, di specializzazione/addestramento) • Nonostante il collocamento mirato, rischi di esclusione formale e sostanziale (le competenze maturate in formazione restano “inerti”) • Obiettivo la “piena capacità lavorativa” • Però il mestiere è un mediatore linguistico, simbolico, sociale tra la persona disabile e il gruppo di appartenenza

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