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I BES ALLA LUCE DELLE DISPOSIZIONI MINISTERIALI

I BES ALLA LUCE DELLE DISPOSIZIONI MINISTERIALI. UCIIM - MIRTO, 28 MARZO 2014. Contributo di Pierangelo Coltelli. PREMESSA. La normativa sui BES può e deve trovare concreta realizzazione se, oltre a queste indicazioni procedurali, c’è un’ anima che la tiene insieme, legata. Cosa vuole dire?.

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I BES ALLA LUCE DELLE DISPOSIZIONI MINISTERIALI

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Presentation Transcript


  1. I BES ALLA LUCE DELLE DISPOSIZIONI MINISTERIALI UCIIM - MIRTO, 28 MARZO 2014 Contributo di Pierangelo Coltelli

  2. PREMESSA • La normativa sui BES può e deve trovare concreta realizzazione se, oltre a queste indicazioni procedurali, c’è un’anima che la tiene insieme, legata. • Cosa vuole dire?

  3. Con l’aiuto delle indicazioni normative è importante individuare i vari casi di BES. Non ci si deve fermare lì, occorre intraprendere un percorso fondato sulla volontà di andare al fondo del problema, scavare in termini di dialogo e di collaborazione.

  4. I soggetti protagonisti dell’inclusione • Il consiglio di classe o il team degli insegnanti • Il ruolo del Dirigente Scolastico: fondamentale, deve crederci… • Il referente per l’inclusione • Il Gruppo di lavoro per l’Inclusione • Il Collegio dei docenti • Le Istituzioni presenti sul territorio ( Enti locali – Strutture socio-sanitarie – Centri giovanili - Associazioni) • La Famiglia

  5. Il filo d’Arianna • C’è un filo conduttore che tiene unite le tre indicazioni normative che prendiamo in considerazione: è l’approccio pedagogico e antropologico che ruota attorno alla centralità della persona che si evince dalla normativa : • Indicazioni Nazionali per il curricolo nella scuola dell’infanzia e del primo ciclo dell’istruzione 2012 • Avvio delle misure di accompagnamento - C.M.22/2013 • Tematiche generali – trasversali: l’inclusione • I regolamenti dei licei 2010 • Linee guida degli istituti tecnici e professionali 2010 • Linee guida per l’accoglienza e integrazione degli alunni stranieri. La valutazione . Pag. 12 febbraio 2014 • Prove INVALSI per gli allievi con BES - febbraio 2014

  6. Direttiva Miur 27/12/2012 Strumenti d'intervento per gli alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l'inclusione scolastica C.M 6 marzo 2013 n.8 Strumenti d'intervento per gli alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l'inclusione scolastica. Indicazioni operative Nota n.2563 22 novembre 2013 Chiarimenti. I Bisogni Educativi Speciali

  7. Migliorare la qualità dell'inclusione tratto distintivo della nostra tradizione culturale e del sistema di istruzione italiano, in termini di accoglienza, solidarietà, equità, valorizzazione delle diversità e delle potenzialità di ciascuno.

  8. La cura educativa fiducia nell’operato delle istituzioni scolastiche, dei docenti tutti, dei dirigenti scolastici, del personale tecnico e amministrativo, consapevoli del quotidiano impegno e del delicato compito che tutta la comunità educante responsabilmente assume.

  9. Alunni con disabilità nulla è innovato dal punto di vista normativo per quanto concerne il riconoscimento della disabilità ai fini dell’integrazione scolastica.

  10. Definizione... I Bisogni Educativi Speciali riguardano tutti quegli alunni che nel corso della propria esperienza scolastica, in maniera continuativa oppure per periodi delimitati nel tempo, mostrano un “funzionamento apprenditivo ed educativo” problematico, in relazione a una possibile ampia gamma di fattori, per il quale è necessario che il sistema educativo offra adeguata e personalizzata risposta Si tratta, dunque, di alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione affinché i loro bisogni educativi trovino soddisfazione, ai fini dell’ottimale esplicarsi delle proprie potenzialità, del conseguimento del successo formativo e del più generale benessere personale e sociale

  11. Le categorie di BES: area dello svantaggio scolastico • Disabilità • DSA e altri disturbi evolutivi specifici • Svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale

  12. Disturbi evolutivi specifici Per “disturbi evolutivi specifici” intendiamo, oltre i disturbi specifici dell’apprendimento, anche i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, ricomprendendo – per la comune origine nell’età evolutiva – anche quelli della attenzione e dell’iperattività, mentre il funzionamento intellettivo limite può essere considerato un caso di confine fra la disabilità e il disturbo specifico.

  13. Alunni con disturbi evolutivi specifici disturbi con specifiche problematiche nell’area del linguaggio (disturbi specifici del linguaggio o – più in generale- presenza di bassa intelligenza verbale associata ad alta intelligenza non verbale) o, al contrario, nelle aree non verbali (come nel caso del disturbo della coordinazione motoria, della disprassia, del disturbo non-verbale o – più in generale - di bassa intelligenza non verbale associata ad alta intelligenza verbale, qualora però queste condizioni compromettano sostanzialmente la realizzazione delle potenzialità dell’alunno) o di altre problematiche severe che possono compromettere il percorso scolastico (come per es. un disturbo dello spettro autistico lieve, qualora non rientri nelle casistiche previste dalla legge 104)

  14. Alunni con disturbi evolutivi specifici Distinzione tra “certificazione” e “diagnosi”

  15. Certificazione Documento con valore legale che attesta il diritto di avvalersi delle misure previste da disposizioni di legge (Legge 104/92 e Legge 170/2010)

  16. Diagnosi Giudizio clinico attestante la presenza di una patologia o di un disturbo, che può essere rilasciato da un medico, uno psicologo o da uno specialista

  17. Dpr 275/99Percorsi didattici individualizzati Art.4 «Nell'esercizio dell'autonomia didattica le istituzioni scolastiche … possono adottare tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune e tra l'altro: l'attivazione di percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio generale dell'integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo…»

  18. Legge 53/2003 La Direttiva estende a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell'apprendimento (Legge 53/2003)

  19. E’ opportuno distinguere • Ordinarie difficoltà di apprendimento (normali momenti di difficoltà nel processo di apprendimento) • Gravi difficoltà di apprendimento (difficoltà più stabili o con maggior complessità) • Disturbi di apprendimento (ha carattere permanente e base neurobiologica)

  20. “La rilevazione di una mera difficoltà di apprendimento non dovrebbe indurre all’attivazione di un percorso specifico con la conseguente compilazione di un PDP…”

  21. La Direttiva ha voluto fornire tutela a quelle situazioni in cui è presente un disturbo clinicamente fondato ma non ricadente nelle previsioni della L. 104 o della L. 170 o ad altre situazioni che si pongono comunque oltre l’ordinaria difficoltà di apprendimento

  22. Le tipologie di BES Disabilità DSA Disturbi evolutivi Borderline cognitivo = Derivano da diagnosi o certificazione clinica

  23. Anche in presenza di diagnosi non ricadenti nella L. 104 o nella L.170, il Consiglio di Classe è autonomo nel decidere se formulare o meno un Piano Didattico Personalizzato, verbalizzando le motivazioni della decisione

  24. Area dello svantaggio socioeconomico, linguistico (alunni neo arrivati in Italia, ultratredicenni e provenienti da Paesi di lingua non latina) e culturale = tali tipologie di BES dovranno essere individuate sulla base di elementi oggettivi (es. segnalazione degli operatori dei servizi sociali) ovvero di ben fondate considerazioni pedagogiche e didattiche

  25. “ove non sia presente diagnosi o certificazione clinica il Consiglio di Classe motiva e verbalizza le decisioni assunte sulla base di considerazioni pedagogiche e didattiche”

  26. Piani personalizzati • Non è compito della scuola certificare gli alunni con bisogni educativi speciali, ma individuare quelli per i quali è opportuna e necessaria l’adozione di particolari strategie didattiche.

  27. “per tale categoria (area dello svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale) gli interventi devono essere messi in atto per il tempo strettamente necessario e hanno carattere transitorio” privilegiando le strategie didattiche piuttosto che gli strumenti compensativi e le misure dispensative

  28. “Le scuole possono avvalersi per tutti gli alunni con BES degli strumenti compensativi e delle misure dispensative previste dalla Legge 170/2010”

  29. L'alunno con BES è preso in carico da ciascun docente curricolare e dal team docenti coinvolto

  30. Azioni a livello di Consiglio di Classe o team docenti E' compito del Consiglio di Classe deliberare in quali casi sia necessaria la personalizzazione e l'attivazione di un percorso personalizzato attraverso la redazione del Piano Didattico Personalizzato che definisce e documenta le strategie di intervento

  31. Per gli alunni con DSA e disturbi evolutivi specifici si consiglia di adottare preventivamente le misure previste dalla Legge 170/2010, in attesa del rilascio della certificazione da parte della struttura pubblica

  32. Azioni a livello di singola istituzione scolastica • Costituzione del Gruppo di Lavoro per l'Inclusione (GLI) • Elaborazione del Piano Annuale per l'Inclusività (PAI) • Delibera del PAI da parte del Collegio dei docenti e invio a UUSSRR, GLIP e GLIR • Aggiornamento POF • Rilevazione e monitoraggio del grado di inclusività della scuola

  33. Piano annuale per l’inclusività • Elaborazione del PAI da parte del GLI riferito a tutti gli alunni con BES • Delibera del PAI da parte del Collegio dei docenti • (entro il mese di Giugno di ogni anno) • Il PAI non va inteso come un ulteriore adempimento burocratico, ma come lo strumento essenziale per una progettazione della propria offerta formativa in senso inclusivo. • E’ lo sfondo ed il fondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai bisogni di ciascuno nel realizzare gli obiettivi comuni. • Momento di riflessione di tutta la comunità educante per realizzare la cultura dell’inclusione.

  34. I Centri Territoriali di Supporto (CTS) Funzioni: • Informazione e formazione • Consulenza • Gestione degli ausili • Raccolta di buone pratiche di inclusione • Definizione piano annuale di intervento per acquisti e formazione • Promozione di intese territoriali per l'inclusione

  35. Distribuzione sul territorio Presenza di almeno un CTS sul territorio provinciale Il CTS è punto di riferimento per le scuole e coordina la propria attività con enti locali, servizi sanitari, associazioni. E' affiancato dal CTI (Centro Territoriale per l'Inclusione), di livello distrettuale (può coincidere con il distretto socio-sanitario)

  36. CTS - CTI • E’ in atto una riorganizzazione complessiva della rete dei Centri Territoriali di Supporto e dei Centri Territoriali per l’Inclusione a cura degli uffici scolastici regionali per la definizione dei compiti e ruoli. • Sono in atto le conferenze regionali di servizio da cui attendiamo indicazioni operative.

  37. CONCLUSIONI Inclusione come: • Socializzazione • Apprendimento • Partecipazione • Ciò implica saper accettare la sfida che la diversità pone nella classe • Evitare che la differenza si trasformi in disuguaglianza • La diversità vista come risorsa e come occasione • La scuola per chi ha dei problemi è un fattore di protezione o di rischio?

  38. NESSUNO SI REALIZZA DA SOLO Occorre guardare alla fragilità e alla precarietà di tanti nostri alunni per attivare nuove dinamiche educative ( didattica inclusiva …) e per dare un senso alle nostre quotidiane fatiche. È fondamentale, direi indispensabile, stringere un Patto educativo di corresponsabilità condiviso con tutti i soggetti coinvolti in stretta collaborazione con la Famiglia. Nell’educazione non possiamo che essere ottimisti, guardando con fiducia le potenzialità e le risorse di ciascuno.

  39. Sitografia • www.uciim.it • Sezione Attività: BES – DSA • Intervista dott. Raffaele Ciambrone Dirigente MIUR • Imminente attivazione di una piattaforma dedicata ai BES per i soci UCIIM • Master I livello e corso di perfezionamento sui BES ( scadenza iscrizioni 31 marzo 2014)

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