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LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA STRESS LAVORO CORRELATO

Prof. Francesco Fischetti Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni Facoltà di Medicina e Chirurgia - Università degli Studi Aldo Moro Bari. LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA STRESS LAVORO CORRELATO. STRESS. Definizione:

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LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA STRESS LAVORO CORRELATO

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  1. Prof. Francesco FischettiPsicologia del Lavoro e delle Organizzazioni Facoltà di Medicina e Chirurgia - Università degli Studi Aldo Moro Bari LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA STRESS LAVORO CORRELATO

  2. STRESS Definizione: il termine stress in inglese significa sforzo, pressione, sollecitazione ed è in uso proprio per indicare questa spinta a reagire esercitata sull'organismo.

  3. GLI STUDI SULLO STRESS • Cenni storici: • Harvey(1628) intuì che certi stati mentali influivano sull'equilibrio psico-fisico degli individui; • Selye(1936), definì sperimentalmente lo stress come la condizione aspecifica in cui si trova l'organismo nell’adattarsi a qualche novità; • Lazarus (1966) evidenza l’importanza della condizione psicologica e cognitiva del fenomeno stress. Attribuisce importanza alla valutazione dello stimolo, nella situazione in cui compare e sulla funzione che esercita sulla frustrazione e sul conflitto. • Kobas(1982), introduce il concetto di “risorse di resistenza” nei confronti degli eventi stressanti. Le risorse sono individuali e fanno leva su caratteristiche di personalità e sulla qualità delle relazioni sociali instaurate.

  4. GLI STUDI SULLO STRESS • I più importanti modelli di stress proposti in letteratura: • - il modello di Cooper (1978); • - il modello di Cox e Mackay (1976); • - il modello di French e Caplan (1972); • - il modello di Karasek (1979).

  5. LA DINAMICA DELLO STRESS: IL COPING Definizione: • “Il termine coping è entrato in uso nella letteratura psicologica negli anni ‘40 e ’50. Termine senza dubbio meno noto ed usato rispetto al termine stress, tuttavia anch’esso, come lo stress, può assumere connotazioni e denotazioni altrettanto generiche” (Favretto 1994); • “To cope letteralmente significa “far fronte, tener testa a” , rappresenta l’insieme di processi cognitivi che pongono le basi per un adattamento - cambiamento dell’ambiente da parte dell’individuo” (Gabassi 1995).

  6. LA DINAMICA DELLO STRESS: IL COPING Approcci al coping: • “Lazarus e Opton (1966), il coping viene inteso come un processo elicitato quando un certo stimolo o situazione viene percepito come una minaccia. Il processo di coping viene attivato in questo contesto per ridurre o per eliminare la minaccia stessa. Il risultato viene ottenuto attraverso un processo cognitivo che Lazarus definisce “secondary appraisal”. • ”Il ripresentarsi di una situazione consimile trova l’individuo fornito di una struttura di risposte nell’uso delle risorse e degli stili di coping riducendo la minaccia e perfezionando il controllo sull’evento” (Favretto 1994).

  7. LA DINAMICA DELLO STRESS: IL COPING • Caplan (1979) distingue tra adattamento oggettivo e adattamento soggettivo, tra meccanismo di difesa e di coping; • Menaghan (1983), attraverso alcune distinzioni: risorse personali di coping, stili di coping, e tendenze comportamentali; • Farnè (1999) distingue tra risorse dell’individuo, risorse dell’ambiente e le caratteristiche dell’evento stressante.

  8. LO STRESS LAVORATIVO • Considerazioni: STRESS LAVORATIVO O OCCUPAZIONALE? • Da un lato il lavoro è fonte di realizzazione, dall’altro è anche generatore di pathos. Lo stress è una delle principali cause di disagio lavorativo, tuttavia non si possono attribuire le cause dello stress esclusivamente al singolo individuo o interamente all’organizzazione lavorativa. Vi sono molteplici fattori che interagiscono creando enormi disagi. • “Tra le cause principali dello stress lavorativo si individuano una serie di fattori legati alla qualità/quantità di lavoro, alle condizioni fisiche o ergonomiche del posto di lavoro, alle variabili climatiche, alla chiarezza relativa al proprio ruolo e al proprio futuro e, infine, ai problemi relativi alla sfera privata e alle caratteristiche individuali”. Caprara e Borgogni(1988).

  9. LO STRESS LAVORATIVO • Lo stress lavorativo è determinato dai fattori di rischio cosiddetti “trasversali”, in quanto rappresentano dei rischi e per la salute e per la sicurezza sul lavoro. • Tutti gli Autori sono concordi nel riconoscerne l’origine nel meccanismo di attivazione da parte dell’organismo di risorse che servono per affrontare situazioni critiche, causate da un evento che potrebbe mettere in pericolo il mantenimento dell’omeostasi. • In pratica lo stress consiste in una risposta di adattamento che permette all’organismo di affrontare le situazioni che quotidianamente si presentano sul lavoro. • Questa risposta può consistere in una reazione positiva detta “eustress” quando si manifesta come un aumento del livello di eccitazione e di attenzione, oppure in una reazione negativa detta “distress” quando la capacità di rispondedere (adattarsi) alle richieste che provengono dall’ambiente esterno non sono adeguate alla complessità dell’evento da fronteggiare

  10. LO STRESS LAVORATIVO E RISCHI PER LA SALUTE • Ricadute sulla salute • Patologie psichiatriche: ansia, depressione • Patologie cardiovascolari: ipertensione arteriosa, disturbi di circolo cardiaci e cerebrali; • Malattie infiammatorie croniche intestinali; • Disturbi muscolo-scheletrici; • Immunodepressione (maggiore suscettibilità alle malattie infettive e neoplastiche); • Dipendenze (fumo, alcol, droghe) Burnout • Sindrome caratterizzata da 1) esaurimento emozionale 2) depersonalizzazione 3) riduzione delle capacità professionali. Si riscontra in lavoratori che svolgono professioni “di aiuto” • Deriva dall’interazione sociale tra l’operatore e il soggetto destinatario dell’aiuto. • Colpisce prevalentemente i soggetti che maggiormente investono le proprie energie emotive e cognitive nella professione.

  11. LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO E DELLO STATO DI SALUTE • Valutazione del rischio • Non vi sono ad oggi delle linee guida che forniscano precisi strumenti per una valutazione adeguata del rischio da organizzazione del lavoro (rischio psicosociale). • La valutazione del rischio psicosociale è fondamentale per: • a) Fare una valutazione epidemiologica dei livelli di stress occupazionale in una determinata popolazione lavorativa • b) Gestire il singolo caso, in ambito di giudizio di idoneità, in funzione della valutazione dei rischi psicosociali. • I questionari e test esistenti rappresentano strumenti epidemiologici, in grado di fornirci un dato relativo ad una determinata popolazione lavorativa esaminata in un determinato contesto lavorativo.

  12. LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO E DELLO STATO DI SALUTE • Strumenti che valutano fattori stressanti in ambiente di lavoro: • Work Organization Assessment Questionnaire (WOA). Si compone di 28 domande e valuta la presenza di fattori stressogeni correlati all'organizzazione e alla gestione del lavoro, così come percepiti dal lavoratore. Non sono stati stabiliti valori di riferimento. • Effort Reward Imbalance (ERI) Questionnaire. Si compone di 23 items riuniti in 3 sottoscale (impegno lavorativo, ricompense, eccessivo impegno) • Test di Valutazione Rapida dello Stress. Si compone di 13 items riuniti in 3 sottoscale (tensione, demoralizzazione, supporto sociale). Sono stati stabiliti dei valori di cut-off in base a evidenze sperimentali.

  13. LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO E DELLO STATO DI SALUTE • Maslach Burnout Inventory. Si compone di 22 items suddivisi in tre sottoscale (esaurimento emotivo, depersonalizzazione, realizzazione personale). La valutazione è quantitativa, sono stati stabiliti dei valori di riferimento per tre gradi di gravità. • Job Satisfaction Scale (JSS). Si compone di 15 items riuniti in due sottoscale (soddisfazione intrinseca e soddisfazione estrinseca). Non vi sono valori di riferimento prestabiliti. • Occupational Stress Indicator”: 6 scale. Per es. le fonti di pressione sul Suo lavoro; il Suo modo di affrontare lo stress;come giudica il Suo attuale stato di salute; che cosa pensa, come si sente nei confronti del Suo lavoro. Ottima per la valutazione del coping e dei fattori relazionali

  14. LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO E DELLO STATO DI SALUTE Job Content Questionnaire (JCQ) di Karasek. • Secondo il Demand-Control model proposto da Karasek (3), la condizione di Job strain è determinata dalla combinazione di elevato carico di lavoro (high job demand) e basso potere decisionale (low job control). • E’ possibile classificare i soggetti nelle quattro categorie di Job strain: a) High Job strain (elevata domanda-scarso controllo); b) passivi (scarsa domanda-scarso controllo); c) attivi (elevata domanda-elevato controllo); d) Low Job strain (scarsa domanda-elevato controllo). • Il questionario inoltre indaga altri fattori psicosociali in grado di influire sulla condizione di stress lavorativo derivanti dalla condizione di “social support” (4,5). Attualmente sono disponibili 3 versioni del JCQ, una versione lunga (49 items) raccomandata da diversi Autori in ambito di ricerca, una versione intermedia (35 items) approvata dall’Autore, ed una versione breve in corso di validazione nella versione italiana.

  15. LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO E DELLO STATO DI SALUTE • Questionari che indagano la presenza di sintomi stress-correlati, benessere psicologico, ansia e depressione: • General Health Questionnaire. Si compone di 12 items (versione breve) o 28 items (versione standard) e indaga le condizioni generali di salute. E' in grado di individuare soggetti a rischio di sviluppare disturbi psichici non psicotici. Vi sono dei valori di cut-off prestabiliti che distinguono il soggetto normale dal patologico. • Questionario di Goldberg (ansia/depressione). Si compone di 18 items suddivisi in due scale da 9 items (ansia e depressione). Esistono dei valori di riferimento stabiliti in studi sperimentali. • Psychological Wellbeing Questionaire. Si compone di 84 items suddivisi in sei scale.Valori di riferimento variabili in diverse ricerche di diversi Autori.

  16. IL QUADRO NORMATIVO • La Direttiva quadro 89/391/CEE, che sancisce gli obblighi generali del datore di lavoro al fine di garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori, prevede che il datore di lavoro adegui il lavoro all’individuo, scegliendo i metodi produttivi tali che le mansioni monotone ed i ritmi di lavoro abbiano minimi effetti sulla salute. • La direttiva inoltre fornisce la definizione di stress, menzionando i provvedimenti aziendali (interventi sul processo di produzione) e individuali (esercizio fisico, promozione della salute, gestione dello stress) atti a prevenire lo stress lavorativo. • La norma non indica una metodologia di valutazione, ma indica gli strumenti per l’analisi dei rischi, quali check-list dei fattori stressanti e questionari che indagano fattori lavorativi e stress lavorativo.

  17. IL QUADRO NORMATIVO • Pur fornendo un importante contributo scientifico sullo stress occupazionale, la Direttiva 89/391/CEE non indica indirizzi preventivi ed il suo impatto a livello nazionale è risultato abbastanza ridotto. • L’Italia, alla pari degli altri paesi europei, non contempla lo stress nella propria normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Tuttavia, il D.Lgs 626/94 all’art. 4 stabilisce l’obbligo del datore di lavoro alla valutazione dei rischi lavorativi. • art. 28, comma 1, del D.Lgs n. 81/2008: “deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenutidell’accordo europeo dell’8 ottobre 2004”. • Tra questi possono essere annoverati i rischi da organizzazione del lavoro (stress lavorativo).

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