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6° cap: La scelta pubblica

6° cap: La scelta pubblica . Uno spaccato della disciplina  le coordinate del piano . microeconomia scienza politica. Uno spaccato della disciplina  le coordinate del piano . Come gli attori razionali sfruttano a loro vantaggio le situazioni di scelta pubblica.

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6° cap: La scelta pubblica

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  1. 6° cap: La scelta pubblica Analisi politiche pubbliche

  2. Uno spaccato della disciplina  le coordinate del piano  microeconomia scienza politica Analisi politiche pubbliche

  3. Uno spaccato della disciplina  le coordinate del piano  Come gli attori razionali sfruttano a loro vantaggio le situazioni di scelta pubblica Che cosa si deve fare per indurre attori razionali a ottenere i risultati voluti Logica dell’homo oeconomicus Analisi politiche pubbliche

  4. Uno spaccato della disciplina  le coordinate del piano  Due tipi di razionalità: collettiva e individuale il caso della scelta di un programma di derattizzazione budget disponibile: 10.000 euro rielaborato da Stokey e Zeckhauser, 1978, pp. 154-5 Analisi politiche pubbliche

  5. Analisi razionale delle politiche pubbliche  riferimenti teorici e metodologici  il ruolo dell’economia • L’ottimo paretiano • L’efficienza del mercato • I fallimenti del mercato Due strade • La funzione del benessere sociale • "Una funzione del benessere sociale rappresenta il benessere dell'intera società come funzione delle utilità degli individui, così come la funzione di utilità rappresenta il benessere di un individuo come funzione delle quantità di beni che consuma" (D. Friedman, 1999, p. 6) • La scelta pubblica • La pretesa di avere come criterio di giudizio una definizione oggettiva del benessere sociale è infondata. Le politiche pubbliche ‘buone’ sono quelle adottate entro un processo politico con poche distorsioni Analisi razionale delle politiche deduttiva-prescrittiva Teorie della scelta pubblica deduttive-descrittive Analisi politiche pubbliche

  6. La scelta pubblica  Prime definizioni Le teorie della scelta pubblica estendono gli strumenti analitici dell'economia alle decisioni non di mercato (Mueller, 1989). L'obiettivo è studiare l'interazione tra attori razionali in contesti quali i parlamenti, le elezioni, le amministrazioni. zona di intersezione tra scienze economiche e scienze politiche. Concetto di scelta * nessun pasto è gratis * gli individui hanno la capacità di stabilire delle priorità Concetto di pubblico *Gli effetti delle decisioni pubbliche ricadono anche su quanti non le condividono o non partecipano, perché esclusi o autoesclusi Teorie deduttive (o economiche, o razionali, o assiomatiche, o formali) della sceltapubblica (o sociale, o collettiva) Analisi politiche pubbliche

  7. La scelta pubblica  Prime definizioni • Un'appartenenza controversa • Costi: ridurre le politiche pubbliche a scelte pubbliche richiede il sacrificio di molti aspetti del policy making: • conseguenze inattese • ruolo del caso • logica dell’appropriatezza .... • Benefici: trasparenza dei modelli esplicativi • parsimonia • acutezza • spiegazioni causali Analisi politiche pubbliche

  8. La scelta pubblica  Prime definizioni • Quale razionalità in una scelta razionale? • 1. L’individualismo metodologico “Quando adotto l’individualismo metodologico, presuppongo che gli individui siano le unità analitiche di base per fare teoria politica. Si inizia considerando alcune caratteristiche essenziali degli esseri umani. Sono gli individui che percepiscono, pensano, valutano, scelgono e agiscono. Le organizzazioni non sono altro che aggregazioni di individui per realizzare qualche vantaggio congiunto o qualche bene pubblico” (V. Ostrom, 1977) • L'attribuzione della facoltà di scelta a organismi collettivi, quali il parlamento, o il governo, o l'elettorato, è una metafora approssimativa e fuorviante, perché capace di occultare la radicale differenza che esiste tra il decidere da soli e il decidere in tanti. • Attenzione: questa impostazionenon comporta l'idea che le persone agiscano ignorando l'esistenza degli altri. • scelta individualistica: la singola persona può prescindere dagli altri e dalle loro preferenze • individualismo metodologico: la singola persona non può prescindere dagli altri e dalle loro preferenze Analisi politiche pubbliche

  9. La scelta pubblica  Prime definizioni  Quale razionalità in una scelta razionale? • 2. Il concetto di preferenza • L'individualismo metodologico identifica gli attori in base alle preferenze che manifestano. • Perché un attore sia considerato razionale, occorre che le sue preferenze rispettino due elementari criteri. • Le preferenze devono esistere. Davanti a due alternative, x e y, un individuo deve essere in grado di riconoscersi in una di questi tre condizioni: preferire x a y (x>y) preferire y a x (x<Y) essere indifferente tra x e y (x=y) In altre parole, l'individuo razionale deve essere capace di dare un ordine alle sue preferenze circa tutte le situazioni che gli si possono presentare davanti • L'ordine delle preferenze deve rispettare la proprietà transitiva. Se x > y e y > z allora x > z • Si noti che questi requisiti non ci dicono assolutamente nulla circa i contenuti delle preferenze; non ci suggeriscono che cosa sia giusto o razionale scegliere. Analisi politiche pubbliche

  10. La scelta pubblica  Prime definizioni  Quale razionalità in una scelta razionale? • 3.La funzione di utilità • “Se le preferenze di una persona rispettano certi assiomi di coerenza e continuità, allora queste preferenze possono essere rappresentate da una ben definita (e continua) funzione di utilità. Pertanto, per quella persona, il comportamento razionale - così come definito dal modello basato su preferenze e opportunità - equivale alla massimizzazione della sua utilità" (Harsanyi, 1977) • una funzione di utilità non è altro che una rappresentazione formale delle preferenze di un individuo circa le diverse combinazioni di beni legate alle varie alternative possibili. Dire che una persona sta massimizzando la sua funzione di utilità equivale a dire che sta cercando di ottenere quel che più le sta a cuore Analisi politiche pubbliche

  11. La scelta pubblica  Prime definizioni • Possibili equivoci • Autointeresse non è egoismo. • Il comandamento 'ama il prossimo tuo come te stesso' di per sé non entra direttamente in rotta di collisione con il postulato dell'autointeresse • Razionalità non presuppone un’informazione perfetta • Nel mercato, la ‘mano invisibile’ ha l’effetto di ridurre l’ammontare di informazioni necessarie per produrre esiti efficienti • Eppure, quando si passa dalla gente in coda al supermercato, ai politici in coda per un posto in parlamento, i presupposti della public choice appaiono a molti come devastanti. • Accusa: una semplificazione troppo brusca • troppo irrealistica • Difesa: potenzialità dell’inferenza deduttiva  necessità della formalizzazione necessità di drastiche semplificazioni • Se i conti non tornano, si hanno precisi elementi per modificare il modello. Contributo prezioso nella fase di formulazione delle ipotesi • ‘A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca’ Analisi politiche pubbliche

  12. La scelta pubblica  Prime definizioni • Il problema della semplificazione • Tutti i modelli sono brutali semplificazioni: le metafore del bidone della spazzatura, dei triangoli di ferro… • Il giudizio sul loro maggiore o minore realismo ha senso solo con riferimento a ciò che i modelli intendono spiegare, predire o, almeno, monitorare • es.: manichini dei crash test • topini geneticamente modificati Analisi politiche pubbliche

  13. La scelta pubblica  Prime definizioni • Due teorie economiche del governo Analisi politiche pubbliche

  14. La scelta pubblica  Prime definizioni Due teorie economiche del governo Buchanan (1966):“non esiste una 'funzione del benessere sociale', né un 'interesse pubblico' in una società di individui liberi di scegliere, e non si vede la ragione di inventare tali concetti per convenienza analitica (…). L’efficienza non può essere definita indipendentemente dal calcolo di scelta del singolo cittadino come partecipante al processo politico” non ci siano scorciatoie tecnocratiche per risolvere i conflitti d’interesse che contrappongono gli individui Analisi politiche pubbliche

  15. La scelta pubblica  Prime definizioni • Scegliere con altri e per altri • decidere ciascuno per sé è molto diverso dal decidere tutti insieme • decidere insieme: può venire meno la coerenza • Le procedure per approdare a scelte collettive possono generare paradossi che complicano grandemente l'interpretazione di quello che un gruppo davvero vuole. • Il 'corpo' elettorale’ non è un insieme con molte membra, ma con un'unica testa • a differenza di quanto avviene nei mercati, nell'arena politica non c’è una mano invisibile che fa coincidere la massimizzazione dell'interesse individuale con risultati paretianamente ottimi • politiche lungimiranti possono essere penalizzate elettoralmente • politiche miopi possono essere premiate Analisi politiche pubbliche

  16. La scelta pubblica  Prime definizioni • Scegliere con altri e per altri • non esistono criteri oggettivi per trarre indicazioni generali dalla 'volontà popolare', perché queste potrebbero essere smentite da variazioni anche minime del contesto della scelta; • è arbitrario sottoporre gli esiti delle decisioni pubbliche a valutazione 'scientifica' usando come punto di riferimento una presunta funzione del benessere sociale perché questa non rispecchierebbe altro che le preferenze dell'esperto di turno. • Un altro programma di ricerca • che fine fanno le preferenze individuali quando entrano nel frullatore delle scelte politiche? • quali riescono a prevalere, quali sono sacrificate, quali si combinano in coalizioni, quali pagano il conto, quali risentono enormemente di piccoli dettagli procedurali? • L'obiettivo è capire il funzionamento del frullatore, non intervenire sul gusto del frullato. Analisi politiche pubbliche

  17. La scelta pubblica  L’affermazione del paradigma • Stati Uniti: Radici lontane • Madison, "Se gli uomini fossero angeli, non ci sarebbe bisogno dei governi. Se fossero gli angeli a governare gli uomini, non ci sarebbe bisogno di controlli esterni o interni sui governi" • Tocqueville, La democrazia in America, 1835: “L’individualismo è una parola recente, nata da un’idea nuova. I nostri padri conoscevano solo l’egoismo: l’amore sfrenato di sé, che porta l’uomo a ricondurre ogni cosa a se medesimo e a preferirsi a tutti. L’individualismo è un sentimento consapevole e pacifico, che dispone ogni cittadino a isolarsi dalla massa dei suoi simili e a tenersene a distanza con la propria famiglia e i propri amici. L’egoismo è un vizio antico quanto il mondo, ma l’individualismo è d’origine democratica e si sviluppa a misura che le condizioni si eguagliano” • John Dewey, 1916: "Il vero individualismo è un risultato dell'allentamento di una morsa, quella dell'autorità dei costumi e delle tradizioni, come riferimento per le convinzioni" • Lasswell, 1951: “Molti dei più significativi contributi a una teoria generale della scelta (..) sono stati prodotti da persone che non erano scienziati politici (nella divisione del lavoro accademico)” Analisi politiche pubbliche

  18. La scelta pubblica  L’affermazione del paradigma • Stati Uniti: • La fortuna scientifica • Premi Nobel: 1972 Kenneth Arrow • 1982 George Stigler • 1986 James Buchanan • La fortuna politica • Ronald Reagan e la deregulation Analisi politiche pubbliche

  19. La scelta pubblica  L’affermazione del paradigma • Il caso italiano • La scuola italiana di scienza delle finanze: Mazzola, Pantaleoni, Sax, De Viti De Marco • La lezione di Pareto: non due tipi di società, ma due metodi di studio Analisi politiche pubbliche

  20. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici • La ricerca di rendite • Autori: George Stigler (1971) e la scuola di Chicago • Gordon Tullock (1967) e una parte della scuola di Virginia • Mancur Olson (1965) e l'università del Maryland. • Assunti comuni: • L'arena politica è popolata da attori che hanno come principale obiettivo la massimizzazione del loro interesse personale, esattamente come avviene nel mercato. • Le politiche pubbliche sono la merce di scambio con cui i governanti acquisiscono il consenso dei governati e dispongono di una parte del loro reddito, attraverso il prelievo fiscale. • Gli elettori-contribuenti stanno al gioco, votando e pagando le tasse, perché sono interessati al prodotto dei governi in termini di outcomes Analisi politiche pubbliche

  21. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici • La ricerca di rendite .....Assunti comuni: • Ma, a differenza di quanto avviene nel mercato, nell'arena politica il punto di equilibrio tra domanda di politiche pubbliche, da parte dei cittadini comuni, e offerta, da parte dei governanti, rischia di essere sistematicamente inefficiente in senso paretiano • Le decisioni pubbliche aprono enormi opportunità per trasferimenti di risorse dalla vasta platea della popolazione a ristrette categorie di beneficiari, siano questi i politici, i burocrati, o i gruppi d'interesse, tutti pronti ad approfittare di queste ghiotte occasioni per massimizzare le loro personali utilità • I cittadini, che vedono nell'arena politica la via per rimediare ai fallimenti del mercato, rischiano di cadere dalla padella alla brace, perché incorrono nei fallimenti della politica, in molti casi ancora più inefficienti e iniqui dei primi • Nell'arena politica gli interessi intensi e concentrati godono di un sistematico vantaggio rispetto a quelli diffusi. . Le democrazie, instaurate per garantire l'affermazione delle preferenze dei molti rispetto a quelle dei pochi, devono continuamente fare i conti con l'ineliminabile tendenza a produrre l'effetto opposto. Analisi politiche pubbliche

  22. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici La ricerca di rendite 1.a Le politiche dal lato dell'offerta Downs (1957), Stigler (1971 e 1975), Tullock (1970): i politici tendono ad accantonare le loro spontanee preferenze circa le varie opzioni di policy, per promuovere invece le scelte che garantiscono il massimo rendimento in voti, più o meno come un produttore cinematografico guarda al botteghino, e non ai suoi gusti personali, quando deve decidere quali film finanziare. i legislatori sono in grado di cogliere la differenza che esiste tra dividere la torta in poche fette grandi e dividerla in molte fette piccole. Nel primo caso, si creano degli affezionati clienti; nel secondo, solo dei distratti fruitori. Analisi politiche pubbliche

  23. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici La ricerca di rendite 1.a Le politiche dal lato dell'offerta ....Coeteris paribus, i legislatori tendono a comportarsi come Robin Hood alla rovescia: togliere ai poveri per dare ai ricchi: "I piccoli aumenti delle imposte a favore dei molti non sono in grado di spingere questi elettori a pagare i costi, per loro relativamente elevati, in termini di opportunità perse, di informazione e di organizzazione, ma necessari per approfondire la situazione, arrivare a un accordo, coordinare il loro numeroso gruppo, in modo da sostenere la proposta. Invece, le misure che forniscono sconti fiscali ai pochi possono dare a questi elettori grandi vantaggi a costi inferiori, offrendo forti incentivi perché si mobilitino e organizzino il loro sostegno, senza per altro comportare, per i molti, aumenti delle imposte ingenti o, meglio, visibili” (Miner e Chalice, 1978) Spostare le decisioni che riguardano i beni pubblici dal mercato all'arena politica di per sé non le protegge dalle asimmetrie provocate dal fenomeno del free rider. Analisi politiche pubbliche

  24. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici La ricerca di rendite 1.b Una nuova teoria dei gruppi d'interesse Olson (1965): le rendite dal lato della domanda Le organizzazioni che si battono per interessi molto diffusi devono fare i conti con la razionalità del free riding, Il successo dell'azione collettiva diventa un bene pubblico. Le defezioni sono assolutamente razionali dal punto di vista del singolo attore: Analisi politiche pubbliche

  25. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici La ricerca di rendite 1.b Una nuova teoria dei gruppi d'interesse .....come nel caso dell'inquinamento ambientale, l'effetto di tante decisioni individuali razionali si rivela un male pubblico, perché svuota l'incisività dell'azione collettiva e condanna i molti ad essere sistematicamente sottorappresentati Questo paradosso non colpisce i gruppi concentrati: coeteris paribus, le compagnie petrolifere non fanno fatica a 'fare cartello' nella determinazione del prezzo della benzina L'analisi razionale porta alla conclusione opposta a quella derivante dalla teoria pluralista: nell'azione collettiva, il numero è un handicap, perché il fatto di essere in tanti indebolisce, anziché rafforzare, la motivazione a far valere le proprie ragioni Analisi politiche pubbliche

  26. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici La ricerca di rendite 1.c Le politiche discriminatorie Per far approvare un provvedimento, è sufficiente la metà più uno dei votanti, verificata direttamente, nel caso di un referendum, o indirettamente, attraverso il voto dei rappresentanti eletti. Ma per finanziare quello stesso provvedimento è obbligatorio il concorso di tutti, perché non è possibile sottrarsi al pagamento delle imposte, anche se non se ne condivide l'utilizzo. Dunque, le politiche preferite dai vincitori sono prodotte anche con le tasse dei vinti, mentre nelle transazioni di mercato ciascuno paga solo per i beni che ha scelto. Impossibilità, per le minoranze, dell’exit, del 'chiamarsi fuori‘ Strategie di collusione: una risicata maggioranza di beneficiari riesce a imporre i costi delle scelte da essi preferite a tutta la platea degli elettori-contribuenti. Analisi politiche pubbliche

  27. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici La ricerca di rendite 1.c Le politiche discriminatorie un esempio: decisione circa la costruzione di un ponte costi: sempre 5.000.000 a testa (tot = 15.000.000) benefici: variabili Benefici (in lire) dittatura della maggioranza Analisi politiche pubbliche

  28. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici • 2. Le teorie della scelta sociale • Il passaggio dalle scelte individuali a quelle sociali non è ovvio e scontato. • Risalire a che cosa davvero vuole una collettività, quando non si esprime all'unanimità, è molto complicato • Il fatto di poter vedere solo il risultato dell'aggregazione, sulla base delle regole in vigore in quel dato momento per quella data decisione, è il problema fondamentale della scelta sociale. Vediamo il frullato e il frullatore, ma non c'è verso di risalire agli ingredienti originari • "Molta gente pensa che votare ci dica 'la preferenza del gruppo' (..). Ma i gruppi non preferiscono nulla. Non sono esseri umani. Il fatto che parliamo di 'volontà popolare' non vuol dire che la 'volontà popolare' esista. La scelta di un gruppo sicuramente non è indipendente dal processo con il quale è fatta la scelta. Dunque, non c'è proprio alcuna 'vera' preferenza di un gruppo” (Riker, 1986) • Dunque, gli elementi della scelta sociale non sono due: • le alternative in gioco • le preferenze dei singoli • com'è per le scelte individuali, • ma sono tre, per l'inevitabile presenza di un altro scomodo fattore:le regole di aggregazione. Analisi politiche pubbliche

  29. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  Le teorie della scelta sociale • 1. Il teorema dell'impossibilità • Le regole sono un fattore scomodo perché non sempre riescono a garantire l'approdo a scelte sociali coerenti, cioè rispettose della proprietà transitiva • cfr. le maggioranze cicliche, il più noto tra i paradossi del voto, chiamato 'paradosso di Condorcet'. • tre individui, A,B,C, • tre alternative, x, y, z. Il paradosso del voto di Condorcet x è preferito a y da una maggioranza (A e C) y è preferito a z da una maggioranza (A e B) aspettativa: una maggioranza preferisce x a z. invece, una maggioranza (B e C) preferisce z a x il processo decisionale non ha un unico punto di equilibrio, perché non esiste una e una sola mozione che, messa ai voti, sia sempre in grado di battere tutte le altre Individui razionali, rispettosi della proprietà transitiva nell'ordinamento delle loro preferenze, possono generare società 'irrazionali', perché incapaci di approdare a scelte pubbliche altrettanto coerenti. Analisi politiche pubbliche

  30. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  Le teorie della scelta sociale • Il teorema dell'impossibilità (Arrow, 1951 e 1963) • requisiti minimi di una 'buona' regola decisionale: • deve produrre esiti che rispettino la proprietà transitiva, esorcizzando il rischio di maggioranze cicliche • deve permettere una relazione positiva tra spostamenti nei valori individuali e spostamenti nei valori sociali: se un membro della collettività cambia idea, e preferisce x a y, mentre prima preferiva y a x, questo suo cambiamento a favore di x non deve trasformarsi in un peggioramento della posizione di x in quella che potremmo chiamare 'la classifica generale' • deve garantire l'indipendenza dalle alternative irrilevanti: se una opzione prima disponibile viene a cadere, per questo solo fatto la posizione relativa delle opzioni superstiti non deve subire modifiche nella 'classifica generale' • deve assicurare la sovranità dei cittadini: gli individui sono liberi di scegliere senza vincoli, e nessuno può imporre restrizioni, perché tutte le graduatorie logicamente possibili sono ammissibili • deve impedire l'affermazione di un dittatore: è esclusa l'esistenza di individui in grado di imporre le loro personali preferenze come preferenze della collettività. • Arrow: quando due o più individui hanno a che fare con tre o più alternative, non esiste nessuna procedura decisionale in grado di assicurare il rispetto di tutte e cinque queste condizioni • non c'è verso di assicurare stabilità e coerenza agli esiti delle scelte collettive, se non accettando qualche compromesso circa l'uguaglianza dei cittadini e l'ugual valore delle loro preferenze Analisi politiche pubbliche

  31. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  Le teorie della scelta sociale Il teorema dell'impossibilità: implicazioni normative escono demolite tutte quelle teorie che fondano la legittimità delle istituzioni democratiche su una loro presunta capacità di rispecchiare fedelmente quella cosa in realtà sempre sfuggente che è l'orientamento generale dei cittadini. William Riker (1982): idea populista: concezione comunitaria e romantica della convivenza civile idea liberale: prudente realismo circa le virtù della democrazia. Il teorema dell'impossibilità aiuta a capire quali promesse le democrazie possono davvero mantenere I limiti valgono per tutte le procedure che legittimano scostamenti dall’unanimità, compreso il voto a maggioranza. Il punto di forza della democrazia non risiede nella fedele interpretazione della volontà popolare, ma sta invece nei limiti di tempo e di competenze che vincolano chi esercita il potere, impedendogli di 'andare troppo in là', e costringendolo a fermarsi, a cedere ad altri la carica, a sottostare ad altre giurisdizioni Analisi politiche pubbliche

  32. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  Le teorie della scelta sociale Il teorema dell'impossibilità: implicazioni normative “l’inestirpabile potenziale di disequilibrio” (Riker, 1983) insito nel rischio di maggioranze cicliche, di votazioni dall'esito contraddittorio non è un pericolo per la democrazia, ma può addirittura legittimare le sue regole. Il carattere provvisorio, instabile delle maggioranze “...serve ad assicurare che le alternative concorrenti possano essere adottate e provate in modo sperimentale e provvisorio, e sostituite da nuove alternative di compromesso approvate da un gruppo di maggioranza, di composizione sempre mutevole. Questo è il processo democratico di scelta, quali che possano essere le conseguenze sull’economia del benessere e sulle funzioni del benessere sociale” (Buchanan, 1960 ) “Gli attuali perdenti su un particolare problema possono sperare ancora di diventare i vincitori su quello stesso problema, entrando in nuove alleanze, scambiando i loro voti su qualche altro problema, o in generale impegnandosi in quel tipo di stratagemmi politici (..) che sono associati alla politica pluralista.” (N. Miller, 1983) La vera forza della democrazia sta nella sua debolezza. Analisi politiche pubbliche

  33. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  Le teorie della scelta sociale Il teorema dell'impossibilità: implicazioni positive Quali condizioni richiede e quali conseguenze provoca il raggiungimento di esiti stabili nei processi decisionali governati dalla regola di maggioranza? Estensione e inasprimento della conclusione di Arrow: se le decisioni sono solo un po' complicate, le condizioni necessarie per garantire stabilità agli esiti delle votazioni diventano estremamente difficili da rispettare. Se, nonostante tutto, un gruppo approda a una decisione, il rapporto tra la scelta collettiva e le preferenze individuali può essere il più bizzarro e accidentale, al punto da scontentare tutti coloro che hanno preso parte alle votazioni  teorema del caos Analisi politiche pubbliche

  34. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  Le teorie della scelta sociale Il teorema dell'impossibilità: implicazioni positive Teorema del caos:la regola di maggioranza, come del resto qualunque altro criterio, può generare praticamente qualunque esito, anche il più imprevedibile o contraddittorio (Riker, 1980). il problema non è più spiegare l'anomalia dell'instabilità e del caos nelle decisioni politiche, ma spiegare l'anomalia di quei casi di stabilità e coerenza che, nonostante tutto, riescono a emergere: "Può sembrare una perversione, ma la scoperta di proprietà benefiche in un'istituzione diventa immediatamente causa di grande curiosità e interesse da parte da parte di chi adotta i modelli della scelta razionale. L'istituzione x svolge particolarmente bene il compito y? Com'è possibile? Forse non sono stati razionali quelli che hanno disegnato quell'istituzione? E, se lo erano, come ha fatto gente razionale a mettersi insieme per disegnare un'istituzione che effettivamente funziona? (..) Dato che individui razionali spesso non sono in grado di pervenire a risultati efficienti, il fatto che un'istituzione funzioni non può essere considerato come un elemento sufficiente a spiegarne l'esistenza" (G. Miller, 2000, p. 542) Quando il caos non è la norma, quando un parlamento non sovverte il mese dopo le decisioni adottate il mese prima, quando la corte costituzionale non smentisce se stessa a ogni sentenza, quando le politiche pubbliche non hanno un andamento a zigzag, quando gli ospedali costruiti sono poi effettivamente utilizzati, quali dei requisiti di Arrow sono stati violati? Analisi politiche pubbliche

  35. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici • 3. La teoria dei giochi • La teoria dei giochi si propone di descrivere, spiegare e prevedere le situazioni in cui due o più persone interagiscono tra loro in modo tale che le scelte delle une influenzano le conseguenze delle scelte delle altre (Schelling, 1984) • Regole, carte in mano, mosse: bastano due elementi per predire il terzo • Giochi e politiche pubbliche: entrambe queste attività presuppongono attori • determinati a trarre dalle situazioni i massimi vantaggi possibili, • ma anche • obbligati a tenere conto delle scelte degli altri e a rispettare le regole in vigore • John von Neumann (1928). • John von Neuman e Oskar Morgenstern (1944): Theory of Games and Economic Behavior. • John Nash (1950). Nel 1994, ottiene il premio Nobel per l'economia con John Harsanyi e Reinhard Selten Analisi politiche pubbliche

  36. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi Differenze rispetto alla teoria delle decisioni la teoria delle decisioni è in grado di strutturare i problemi di ottimizzazione nel caso di un unico decisore la teoria dei giochi analizza l'interazione tra due o più attori, tutti capaci di fare le loro scelte tenendo conto di quelle a disposizione degli altri: in altre parole, tutti capaci di agire in modo strategico L'albero della decisione bidone (0,5) x $ 1000 = 500 auto usata buona (0,5) x $200 = 100 bidone (0,1) x $ 800 = 80 auto nuova buona (0,9) x $ 400 = 360 Lo schema di gioco Analisi politiche pubbliche

  37. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi Elementi del modello I giocatorile loro scelte non sono espressione diretta e immediata delle loro preferenze, ma sono il risultato di un ragionamento circa le scelte degli altri giocatori con cui interagiscono.  le scelte non sono ingenue, o spontanee, ma sofisticate, strategiche Le vincite‘ciò che conviene’ non è espresso da una funzione di utilità, ma dai payoff, cioè dai rispettivi guadagni corrispondenti alle diverse combinazioni di mosse Le strategieUna strategia è un piano di azione completo che considera tutte le evenienze possibili.Una calcola, ma anche Altra è capace di calcolare e di tenere in conto il fatto che Una calcola; ma anche Una tiene conto del fatto che Altra tiene conto del fatto che Una calcola… Le soluzionila situazione in cui nessun giocatore ha più incentivi a cambiare la sua strategia perché, ferma restando quella degli altri, meglio di così comunque non potrebbe fare. Il concetto di soluzione ha valenzeprescrittive: ci dice che cosa devono fare i giocatori per comportarsi da attori razionali valenze descrittive:ci dice dove, prima o poi, 'vanno a parare' le situazioni caratterizzate dall'intreccio tra le strategie degli attori. Analisi politiche pubbliche

  38. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi Analisi politiche pubbliche

  39. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi • Tipi di gioco • Il numero dei giocatori • Il rapporto tra i payoff: le vincite possono essere tra loro in un rapporto a somma zero (o comunque fissa), o a somma variabile. • somma zero: • esempi: il poker e gli scacchi • la vincita di un giocatore comporta una perdita di ugual misura da parte dell'altro • la competizione e la contrapposizione degli interessi è radicale: mors tua, vita mea. • non c’è spazio per la cooperazione • somma variabile: • Le poste in gioco possono essere ampliate o ristrette a seconda delle strategie dei giocatori. • Esiste un'area più o meno grande di sovrapposizione degli interessi, che pertanto non sono totalmente opposti. • esempi: Le relazioni tra datori di lavoro e dipendenti:"Tra chi fa profitto e chi prende un salario c'è sempre compatibilità: al massimo si litiga su come spartirsi le fette, ma intanto la torta cresce" • cooperazione e non cooperazione sono entrambi scenari possibili Analisi politiche pubbliche

  40. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi Tipi di gioco Giochi a somma variabile: cooperazione e non cooperazione sono entrambi scenari possibili Quando è razionale la cooperazione? Quando esistono condizioni che permettono ai giocatori di assumere in modo credibile l'impegno a perseguire gli obiettivi comuni. Es: la possibilità di sottoscrivere patti che prevedono penali in caso di defezione, l'esistenza di una terza parte capace di assumere il ruolo di garante, la disponibilità ad accettare uno stretto monitoraggio delle proprie strategie.. In questi casi, gli attori non hanno più motivo di temere di esporsi troppo, per poi rimetterci. Il rilascio degli ostaggi dopo un rapimento, il disarmo concordato tra le grandi potenze, la separazione consensuale dopo la fine di un matrimonio sono tutti esempi di soluzioni cooperative a giochi con somma diversa da zero. Giochi di puro coordinamento: è possibile solo vincere insieme o perdere insieme Es: accordo circa la guida a destra o a sinistra … Analisi politiche pubbliche

  41. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi Tipi di gioco L’importanza della comunicazione Nei giochi a somma zero, il fatto che i giocatori possano parlare tra loro è irrilevante. Ognuno sa che la contrapposizione è totale, e che pertanto è sciocco dare credito a impegni o promesse, perché 'tanto, se appena può, mi tira un bidone'. Gli eventuali impegni e le dichiarazioni sono aria fritta, perché esiste sempre un incentivo a rimangiarsi tutto, per sfruttare la credulità dell'altro. Invece, nei giochi a somma diversa da zero, la possibilità di comunicare, per concordare procedure e stringere accordi, è una variabile fondamentale da essa dipende l'assunzione di quegli impegni credibili che a loro volta spianano la strada al riconoscimento della razionalità della cooperazione. ' se mi tira un bidone, danneggia me, ma danneggia anche se stesso". Analisi politiche pubbliche

  42. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi L'idea di equilibrio Il modello più semplice: due giocatori coinvolti in un gioco a somma zero Se cerchiamo, nella distribuzione delle vincite, il punto di sella che corrisponde al valore più alto nella sua colonna, e al più basso nella sua riga, troviamo la coppia di strategie che rappresenta per i due giocatori il punto di equilibrio, cioè la scelta più conveniente per entrambi: Il punto di minimax Poiché si tratta di un gioco a somma zero, è sufficiente scrivere in ogni cella le vincite di un solo giocatore, Riga, dato che quelle dell'altro possono essere ricavate facilmente: 0 per la casella R1C1, +1 per quella R1C2, e così via. • Riga valuta in quale riga il suo peggiore risultato è il meno peggio. In altre parole, cerca di individuare in quale caso, mal che vada, può 'portare a casa' il risultato più vantaggioso: come può ottenere il meglio per sé, se gli altri scelgono quel che è peggio per lei. • Colonna ragiona in modo speculare, e seleziona la colonna in cui le sue perdite sono minori: sceglie pertanto C1 • Teorema: se esiste un punto di minimax, cioè una coppia di strategie 'prudenti', in grado di minimizzare le perdite qualunque sia la scelta dell'avversario, è razionale per entrambi i giocatori attenersi a questo criterio. • Tale soluzione del gioco costituisce un punto di equilibrio, dato che nessun giocatore ha interesse a scostarsi dalla sua scelta, finché l'altro resta fermo nella sua. Analisi politiche pubbliche

  43. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi  L'idea di equilibrio 1928 John von Neumann dimostra che ogni gioco a somma zero tra due giocatori ha una 'soluzione', un punto di equilibrio. anche nel caso di interessi completamente contrapposti, i giocatori possono approdare a soluzioni 'razionali' nel senso che, rispetto ad esse, nessuno ha nulla da rimproverarsi. La guerra è guerra, la competizione è competizione: ma anche in queste situazioni c'è una possibilità di scelta tra logiche inutilmente distruttive e autodistruttive da un lato, e logiche avvedute dall'altro. 1950 John Nash rende più generale e più astratto il concetto di equilibrio, facendone un'idea applicabile a tutti i giochi non cooperativi, indipendentemente dal numero dei giocatori e dalla relazione tra i payoff:"Un equilibrio di Nash è un insieme di strategie - una per ogni giocatore - tale che ogni strategia nell'insieme è la migliore risposta a tutte le altre" Le strategie che concorrono a formare un equilibrio di Nash si sostengono le une con le altre, si giustificano a vicenda. Analisi politiche pubbliche

  44. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi  L'idea di equilibrio Il concetto di equilibrio è una risorsa analitica potente: ci dice dove tendono le interazioni, perché gli attori razionali seguono tutti logiche simili, e non trovano pace fino a quando anche l'ultimo non si è convinto che meno peggio di come è andata non poteva andare, date le scelte degli altri. La forza di questa evidenza costituisce un centro di gravità capace di attirare verso di sé i giochi. Gli abbinamenti strategici che rientrano nell'equilibrio di Nash eliminano i rimpianti, perché 'non c'era altra strada', date le opportunità assegnate dalla vita Applicazioni al policy making: se una politica pubblica è un equilibrio di Nash rispetto agli attori significativi, nessuno ha incentivi per ostacolarla o per rimetterla in discussione: pertanto la sua implementazione si autoalimenterà. Nel caso dei giochi non cooperativi, la convergenza su insiemi di strategie che si sostengono a vicenda non richiede né accordi espliciti, né fini condivisi, ma è garantita dal solo fatto che tutti sanno di ragionare allo stesso modo Analisi politiche pubbliche

  45. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi  Il dilemma del prigioniero Dunque, l’equilibrio è sempre un buon indicatore di decisioni sagge? no L'equilibrio di cui parla la teoria dei giochi è sì stabile, ma non necessariamente desiderabile. Una soluzione può essere l'equilibrio di un gioco, ma nel contempo può cristallizzare una situazione inefficiente in senso paretiano per tutti i giocatori in essa coinvolti. Il dilemma del prigioniero è la celeberrima metafora utilizzata per dimostrare questa spiacevole possibilità. Il dilemma del prigioniero il gioco, non cooperativo e a somma diversa da zero, ha un unico equilibrio di Nash. Attenzione: la tabella riporta i costi, non i guadagni Riga deve ragionare in questo modo: "Se Colonna non confessa, a me conviene confessare perché, se non confesso, prendo 1 anno invece di una semplice multa. Se Colonna confessa, di nuovo mi conviene confessare, perché prendo 5 anni invece di 10. Dunque, mi conviene confessare". Colonna fa lo stesso ragionamento. Riga e Colonna confessano entrambi. Prendono ciascuno 5 anni. Se nessuno dei due avesse confessato, avrebbero preso solo 1 anno ciascuno Analisi politiche pubbliche

  46. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi  Il dilemma del prigioniero • Perché il dilemma del prigioniero è tanto importante: • dimostra l'esistenza di situazioni in cui attori razionali, pienamente informati delle conseguenze delle loro scelte, approdano a esiti inefficienti, cioè subottimi in senso paretiano • è considerato come una denuncia dei limiti di un concetto di razionalità che ha nel calcolo del proprio interesse il suo tratto distintivo. Se i due prigionieri avessero nutrito fiducia nella disponibilità dell'altro a rischiare un danno personale, pur di dare una chance al bene collettivo (rappresentato dal risultato "1 anno di prigione a testa"), si sarebbero guardati entrambi dal confessare; avrebbero seguito una strategia di collaborazione, e non di defezione, con reciproca soddisfazione finale. Per questo la storia è stata utilizzata come un altro modo di dimostrare la miopia del free rider • questo gioco non cooperativo a somma diversa da zero, è diventato un potente strumento per esplorare la zona intermedia tra i giochi a somma zero, che sono sempre rigorosamente competitivi, e i giochi a somma diversa da zero, che possono essere esplicitamente cooperativi, perché le ragioni a favore della collaborazione possono mescolarsi ad altre che spingono alla defezione. In questi casi, la presenza di istituzioni che vincolino gli attori ad assumere impegni credibili potrebbe fare la differenza, rendendo razionale la collaborazione, con generale soddisfazione Analisi politiche pubbliche

  47. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi • Tra il conflitto e la collaborazione • Metodo: la simulazione, anziché la deduzione: esperimenti, condotti facendo replicare le scelte a giocatori in carne ed ossa • Risultato: importanza della prospettiva temporale di cui i giocatori dispongono (Axelrod 1984). • Il gioco a un solo colpo incoraggia le strategie 'mordi e fuggi. con esiti complessivamente subottimi • la certezza di avere davanti lo stesso interlocutore per più di una volta induce i giocatori a concedere fiducia all'altro, per stare a vedere come viene ripagata la loro disponibilità (Bendor e Swistak, 1997). • La strategia vincente si rivela quella della reciprocità (tit for tat): inizia collaborando, ma al giro successivo rispondi con la collaborazione alla collaborazione, e con la defezione alla defezione. • Lo stabile intreccio dei destini favorisce l'insorgere della fiducia reciproca, anche in situazioni di competizione e in assenza di istituzioni preposte a punire chi tradisce • Se attori razionali possono imparare che c'è una soluzione migliore del far incancrenire i conflitti, e che questa consiste nel dare una chance all'avversario, per verificare la sua disponibilità a collaborare, sembra sciogliersi l'enigma che dal diciannovesimo secolo ha segnato la storia delle scienze sociali: come può emergere un ordine spontaneo da una situazione originaria in cui ogni uomo è lupo per l'altro? Analisi politiche pubbliche

  48. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi Tra il conflitto e la collaborazione Allora perché talvolta si instaura la collaborazione, e talvolta un conflitto deleterio per tutte e due le parti? Importanza delle fasi iniziali del confronto, quando i giocatori si studiano a vicenda, per cogliere ogni indizio utile a rivelare con chi si ha a che fare dall'altra parte La teoria dei giochi di segnalazione studia tutte quelle manifestazioni, fatte di parole, ma soprattutto di azioni, capaci di rafforzare l'ipotesi che la collaborazione è possibile. Rientrano in questo repertorio atti quali pagare una cauzione, dare qualcuno in ostaggio, ma anche rinunciare a un emendamento, dare in lettura un documento riservato, spostare uno sciopero dei trasporti a una fascia oraria che lo renda meno traumatico... Analisi politiche pubbliche

  49. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi I giochi cooperativi Nei giochi cooperativi le mete comuni sono evidenti, ed esistono le condizioni per dare una chance al bene collettivo: "In un gioco cooperativo, i giocatori possono accordarsi su ogni possibile combinazione di strategie, dato che possono stare sicuri che gli accordi saranno rispettati" (Harsanyi, 1977) “I giochi cooperativi in genere comportano 'pagamenti laterali', cioè favori e accordi di scambio, finché ognuno non ha ricavato il massimo. Dunque, il problema di una persona razionale in un gioco cooperativo è un po' più complicato di quel che sembra. La persona razionale deve chiedersi non solo 'in questo gioco, quale scelta strategica porta al miglior risultato per tutti noi?', ma anche 'quanto può essere elevata la tangente che posso ragionevolmente chiedere per il fatto di scegliere davvero quella strategia?'" (McCain, 1999) Esempio: a due persone viene chiesto di spartirsi un milione. Possono intascare il risultato della divisione solo se riescono a mettersi d'accordo. L'incentivo a trovare un'intesa evidentemente esiste. Ma questo non significa che l'esito sia unico, facile da raggiungere ed equo. Se esiste un forte dislivello di reddito tra i due giocatori, il più ricco potrà ricattare il più povero, imponendogli una divisione ingiusta. Analisi politiche pubbliche

  50. La scelta pubblica  Riferimenti teorici e metodologici  La teoria dei giochi • Contrattazioni e coalizioni • Contrattazioni • Le politiche pubbliche sono il risultato di complesse negoziazioni o, come dice Lindblom (1959), di aggiustamenti reciproci tra interessi di parte. • La teoria dei giochi di contrattazione permette di fare ipotesi sull’esito delle interazioni. • Conclusioni che coincidono con quelle del senso comune: a parità di condizioni, ha più potere • chi dispone di risorse alternative (come dimostra la parabola dei due forni di Andreotti) • chi può sopportare meglio il rinvio dell'accordo, • chi può anche alzarsi e andarsene • Conclusione controintuitiva: anche le dimostrazioni di debolezza possono produrre risultati vantaggiosi per chi le fornisce: "il potere di vincolare un avversario può dipendere dal potere di legare se stessi: nelle contrattazioni, la debolezza è spesso forza, la libertà può essere libertà di capitolare, e tagliarsi i ponti alle spalle può bastare a distruggere l'antagonista" (Schelling, 1960). Analisi politiche pubbliche

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