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SALARI, PRODUTTIVITÀ, INFLAZIONE in ITALIA e in EUROPA 1996-2004

SALARI, PRODUTTIVITÀ, INFLAZIONE in ITALIA e in EUROPA 1996-2004. Istituto Ricerche Economiche Sociali. a cura di Agostino Megale - Presidente IRES- CGIL. 08 Settembre 2004. I Numeri. PIL (2003): USA 4,5% ; UE 2,2% ; ITALIA 0,8%

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SALARI, PRODUTTIVITÀ, INFLAZIONE in ITALIA e in EUROPA 1996-2004

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  1. SALARI, PRODUTTIVITÀ, INFLAZIONEin ITALIA e in EUROPA1996-2004 Istituto Ricerche Economiche Sociali a cura di Agostino Megale - Presidente IRES-CGIL 08 Settembre 2004

  2. I Numeri • PIL (2003): • USA 4,5%; UE 2,2%; ITALIA 0,8% • Produzione Industriale (36mesi di calo della produzione): • 2001 –0,2 2002 –1,02003–0,3 • Export (2003): • –3,9% • Investimenti (2003): • –2,1% • Innovazione (R&S/PIL_2002): • GERMANIA 2,5%; FRANCIA 2,2%;REGNO UNITO 1,9%;ITALIA 1,1% • Dimensione media d’impresa (2003): • UE7,5; ITALIA 3,7

  3. Lo scenario Il Paese avrebbe bisogno di un PATTO tra sindacati e imprese per: • uscire dalla crisi industriale 36 mesi di calo della produzione industriale • conoscere lo stato dei conti pubblici è necessario, ma non basta: bisogna cambiare la politica economica • poter concertare su inflazione, crisi e crescita della produttività, potere di acquisto dei salari, fiscal-drag in sostanza il Paese avrebbe bisogno della politica dei redditi invece 1) il governo ha affossato la concertazione e la politica dei redditi prevista dal protocollo del 23 luglio 2) il governo prevede una finanziaria da 24 mld che aggraverà una già difficile situazione e non dà risposte né al Lavoro né all’Impresa 3) si presenta ancora più illusoria e sbagliata una manovra sulle tasse generalizzata. Servono meno tasse per i redditi più bassi e mantenere la certezza dei trasferimenti alle imprese favorendo l’innovazione e la ricerca. inaccettabili a) non rispondere alla crisi di competitività e alla perdita del potere d’acquisto b) allargare il divario con il Mezzogiorno c) i tagli sulle innovazioni, sui crediti di imposta, sul finanziamento dei patti territoriali

  4. Retribuzioni di fatto lorde e inflazione. Incremento complessivo periodo 1997-2004 21,9 22,0 21,8 Come si vede, usando il 96 come base 100, anche le retribuzioni di fatto stanno sotto l’inflazione reale in considerazione della perdita del potere di acquisto che si determina dal 2002 al 2004. 21,6 21,4 21,2 21,0 20,8 20,7 20,6 20,4 20,2 20,0 19,8 Retribuzioni lorde di fatto per unità di lavoro totale economia inflazione Fonte: elaborazioni IRES 2004 su dati ISTAT2003, Indagine OROS, lavoratori dipendenti "regolari" non agricoli (esclusi i dirigenti).

  5. I Numeri…quanto perde la busta paga –0,4% –0,3% • Produttività • 2002 • 2003 • Inflazione effettiva prevista2004 • Salari lordi 2004 • 1997 - 2001(buona Politica dei Redditi) • 2002 - 2004* (cattiva Politica dei Redditi) • 2002 • 2003 • 2004 • Perdita cumulata potere d’acquisto 2002-2004 • Perditamancata restituzione Fiscal Drag 2,8% –0,7% +0,7% + 154 € –1,9% –0,7% –0,5% –0,7% –864 € –516 € Un Lavoratore con Retribuzione media di € 22.000, nel periodo 2002 - 2004, perde circa – 1.380 € Fonte: elaborazioni IRES (*) su dati ISTAT, Indagine OROS, lavoratori dipendenti "regolari" non agricoli (esclusi i dirigenti).

  6. …si perde anche con l’indice ISTAT dei prezzi Anche utilizzando l’indicatore dei prezzi dell’ISTAT - che registra ad agosto l’inflazione al 2,3% - la perdita nei 3 anni è sempre consistente • Inflazione da indice ISTAT dei prezzi 2004 • Salari lordi 2004 • 2002 • 2003 2002 - 2004 • 2004 • Perdita cumulata potere d’acquisto 2002-2004 • Perditamancata restituzione Fiscal Drag 2,3% –0,2% –0,7% –1,4% –0,5% –0,2% –753 € –516 € Lo stesso Lavoratore, nel periodo 2002 - 2004, perderebbe comunque circa– 1.269 €, rispetto a – 1.380 €. C’è una questione salariale evidente. Fonte: elaborazioni IRES su dati ISTAT, Indagine OROS, lavoratori dipendenti "regolari" non agricoli (esclusi i dirigenti).

  7. Perché si perde potere d’acquisto a) La difesa del potere di acquisto dei salari dall’inflazione è prevista dal protocollo del 23 luglio che assegna ai contratti nazionali questa funzione. La riduzione del salario di fatto negli ultimi 3 anni dunque non è attribuibile né al protocollo di luglio né alla struttura contrattuale lì prevista. Le responsabilità dipendono esclusivamente dalle scelte di politica economica del governo di centrodestra che ha affossato la politica dei redditi con: b) Inflazione programmata 2002-2003-2004 metà di quella reale (infatti, una serie di contratti dell’Industria hanno utilizzato l’inflazione attesa) c) Ritardi nei rinnovi contrattuali, 12-18-24 mesi, per rinnovare un contratto (perde di più chi impiega più tempo per il rinnovo) (Autoferro rinnovato il 20 Dicembre 2003 per poi scadere a fine anno, causa 24 mesi di ritardo) d) Inflazione ISTAT sotto stimata: allineare ai parametri europei e utilizzare la rilevazione dei consumi interni delle famiglie, compresi gli affitti

  8. Inflazione programmata ed inflazione effettiva, dal DPEF del 1998 al DPEF del 2004 Elaborazioni IRES su dati Ministero dell’Economia e delle Finanze Se nel 2005-2006 i Contratti si dovessero rinnovare con i tassi programmati del 1,6%previsti dal DPEF, la riduzione del potere d’acquisto prevista a fine 2006 sarebbe del 3,2% a 2.279,18 euro

  9. Chi perde di più sono i redditi medio-bassicirca 10 milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.350 di euro netti circa 6,5 milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.000 euro Lavoratori a rischio di povertà …Chi sono: • Lavoratori del Mezzogiorno e delle piccole imprese • Una parte rilevante del lavoro dipendente del Settore Manifatturiero • Oltre il 50% dei Co.co.co. (oggi, Collaboratori a progetto) • Servizi alla persona

  10. Reddito disponibile: variazioni reali per categoria professionale 2000 - 2003 10,0% 8,9% 9,0% 8,0% 7,0% 6,0% 5,0% 4,0% 3,0% 2,4% 2,0% 0,9% 1,0% 0,6% 0,3% 0,0% Dirigenti pubblici e Lavoratori autonomi Impiegati Operai Pensionati privati Fonte: Elaborazioni IRES su dati Banca d’Italia

  11. Retribuzione lorda per dipendente secondo la dimensione d'impresa (migliaia di Euro 2001) Produttività (valore aggiunto per addetto) per classe di addetti nelle imprese manifatturiere (migliaia di Euro 2001) Percentuale di addetti sul totale degli addetti del settore manifatturiero per classe ( 2001) Percentuale di dipendenti sul totale degli dipendenti del settore manifatturiero per classe ( 2001) Dipendenti Settore manifatturiero e servizi (2001) N° Dipendenti imprese classe 1-19: 3.692.440 N° Dipendenti imprese classe 20-99: 2.279.344 N° Dipendenti imprese classe 100 e oltre: 3.729.071 59,9 60 40 51,8 35 50 43,8 29,18% 30 29,15% 40 32,5 25 24,51% 27,0 30 25,1 24,51% 15,32% 23,7 12,93% 24,32% 15 13,42% 14,86% 19,1 20 15,4 14,1 10 24,51% 10 5 0 0,0 1-9 10-19 20-99 100-249 250 e oltre Fonte: Elaborazioni IRES su dati ISTAT

  12. Per un single senza figli le retribuzioni sono cresciute Italia 0,2 % Belgio 15,4 % Francia 23,4 % Germania 10,0 % Spagna 13,2 % Regno Unito 21,6 % Retribuzioni nette nell’industria manifatturiera (variazioni percentuali a parità del potere di acquisto) Tabella OCSE (1996-2002) Proiezione al 2010 Per un single senza figli le retribuzioni cresceranno Italia 0,3 % Belgio 20,5 % Francia 31,2 % Germania 13,3 % Spagna 17,6 % Regno Unito 28,8 % Considerando la variazione media, se non si sviluppa una crescita economica in linea con l’Unione Europea, la crescita netta delle retribuzioni in Italia rimarrà inferiore rispetto agli altri paesi, e la forbice si allargherà in manierapiù che proporzionale. Fonte: Elaborazioni IRES su dati OCSE

  13. (Italia= 100 al 1999)1999 2003 2010 Francia132,31 144,87 168,70 Germania141,17 159,23 184,86 Italia 100 115,87 136,23 Spagna95,01 109,53 135,00 Retribuzioni nette nell’industria manifatturiera:Lavoratore con famiglia monoreddito e 2 figli a carico Fonte: Elaborazioni IRES su dati Eurostat, Ameco e OCSE Rispetto alla situazione del 1999, se non ci sarà una politica che aumenta salari e produttività, si verificherà un ulteriore allontanamento dai principali Paesi europei nonché la totale riduzione del distacco con la Spagna

  14. Con i Contratti NazionaliDifendere il potere d’acquisto Grazie ai contratti nazionali, rinnovati nel primo semestre 2004, più sull’inflazione attesa che su quella programmatasi è recuperato in parte la perdita realizzata nel 2002- 2003. • Le retribuzioni contrattuali a Luglio 2004 sulla base dei dati ISTAT sono cresciute rispetto a Luglio 2003 del: • Tessili +3% • Chimici +2,7% • Alimentari +2,9% • Meccanici +1,7% (tra -0,6 e -1,1%) • Commercio +3% • Pubblica Amministrazione +4,3% E’ urgente concludere velocemente i contratti aperti che coinvolgono più di 4 milioni di lavoratori Per i PROSSIMI Rinnovi Contrattuali per DIFENDERE il Potere d’Acquisto: • Utilizzare Inflazione Attesa vicino a quella Reale [esempio] 2005-2006: inflazione prevista 2,5: • i Contratti andrebbero rinnovati al 2,3/2,4% • I tempi di conclusione dei contratti devono essere rispettati. • La Produttività andrebbe posta al II livello, fatta salva la eventuale quota per i costi normativi del CCNL

  15. Produttività:Quanta ne è andata al lavoro? Comunque in Europa cresciamo troppo poco • 1993-2001: 21 punti di cui 3 al LAVORO (1996-2000) • solo 1,5 (50%) con la CONTRATTAZIONE • 2002: –0,4 • 2003: –0,3

  16. Produttività:Quanta ne è andata al lavoro? Comunque in Europa cresciamo troppo poco • 1993-2001: 21 punti di cui 3 al LAVORO (1996-2000) • solo 1,5 (50%) con la CONTRATTAZIONE • 2002: –0,4 • 2003: –0,3 Fermo restando che nell’ultimo biennio siamo di fronte ad una produttività negativa, nel protocollo del 23 Luglio93, l’unico punto vero che non ha funzionato è la redistribuzione della produttività verso il Lavoro …anche per questo, occorre rilanciare un PATTO tra Sindacati e Impreseper uscire dalla crisi e aumentare la produttività con Investimenti in Innovazioni e in Ricerca di qualità. Fermo restando le evidenti articolazioni settoriali., come esempio si potrebbe ipotizzare che: Il 50 per cento dei futuri aumenti di produttività al LAVORO Un PATTO tra i produttori per agire insieme nei confronti del Governo per: 1) Cambiare radicalmente la politica economica 2) Ricostruire/rilanciare una nuova politica dei redditi 3) Ottenere da subito il fiscal dragper il lavoro e favorire l’impresa gli investimenti in ricerca e innovazione

  17. Produttività Totale dei fattori. Produttività del Lavoro e Produttività del Capitale(variazioni percentuali) La Produttività totale del Lavoro ha una variazione media di 1,62 punti in 10 anni, rimanendo sempre tendenzialmente al di sopra della produttività del Capitale (–0,54). Grazie al fattore Lavoro si mantiene positiva la stessa Produttività Totale di tutti i fattori (0,57), scontando l’andamento negativo dovuto alla crisi attuale (2001-2003). Fonte: ISTAT, tassi di variazione della produttività totale dei fattori (PTF).

  18. Perché costruire Osservatori Congiunti nei Contratti su:Dove è andata la Produttività • Per valutare quanta è andata al Lavoro e quanta all’Impresa • Per valutare il rapporto competitivo con gli altri Paesi • Per agire nell’impresa o nel sistema distrettuale con le politiche necessarie concependo la produttività, la sua crescita e la sua redistribuzione come un obiettivo comune per dare al lavoro almeno il 50% della produttività stessa.

  19. Allargare la Contrattazione La Contrattazione Decentrata coinvolge solo il 30% dei lavoratori …ma solo il 4% del Mezzogiorno …e nelle imprese sotto i 20 dipendenti, oscilla dal 4 al 8% comprensiva della contrattazione territoriale già esistente (come si vede dalla dinamica dei salari, la Contrattazione Regionale negli Artigiani non ha spostato quote di produttività) • Nella Media-Grande Impresa dove c’èSindacato c’è + Produttività + alti salari • sopra i 100 dipendenti • Valore Aggiunto per addetto 54.300 euro annui • Retribuzione lorda 24.150 euro • Nella Piccola Impresa dove c’è poco Sindacato c’è–Produttività + bassi salari • sotto i 20 dipendenti • Valore Aggiunto per addetto 29.000 euro annui • Retribuzione lorda 14.950 euro fare più Contrattazione Aziendale SERVE sperimentare Contrattazione territoriale di Distretto nelle imprese sotto i 30 dipendenti

  20. ConclusioneSpunti per il prossimo futuro Per questo è necessario un aggiustamento e una riforma del 23 luglio che: 1) con i contratti nazionali difenda più efficacemente i salari reali 2) con la contrattazione aziendale o in alternativa la contrattazione territoriale alle piccole imprese (per es. sotto i 30 dipendenti in tutti i distretti) si distribuisca una quota rilevante di produttività al lavoro 3) con la produttività (che comunque deve superare la crescita negativa degli ultimi 2 anni e raggiungere i traguardi europei) si coprano i costi normativi e si punti ad aumentare i salari con la contrattazione decentrata. Comunque, l’obiettivo è di evitare che ci siano lavoratori a cui non va una parte della produttività. 4) punti alla rivalutazione delle professionalità scarsamente riconosciute nei contratti immaginando dopo 30 anni una grande riforma degli inquadramenti professionali 5) si passi gradualmente dai 400 contratti attuali a 30/40 • insomma crisi industriale, crisi economica e questione salariale ripropongono un ruolo aggiornato del 23 luglio, poiché il Paese avrebbe bisogno di un nuovo grande accordo come avvenne nel ‘93 in un quadro in cui ogni soggetto a partire dal governo, è chiamato alle sue responsabilità. Certo in assenza del governo le parti sociali devono produrre il massimo di convergenze mettendo assieme “le energie migliori dei produttori”.

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