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La mente nel corpo II

La mente nel corpo II. Giacomo Romano Dipartimento di Filosofia e Scienze Sociali Università degli Studi di Siena, a. a. 2008/2009 Corso di Filosofia della Mente , II parte 18/12/08. Il rischio del nichilismo assoluto.

Leo
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La mente nel corpo II

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Presentation Transcript


  1. La mente nel corpoII Giacomo Romano Dipartimento di Filosofia e Scienze Sociali Università degli Studi di Siena, a. a. 2008/2009 Corso di Filosofia della Mente, II parte 18/12/08

  2. Il rischio del nichilismo assoluto • Il nichilismo si ingenera dal realismo oggettivo e produce un allontanamento dall’esperienza sul piano epistemico ma soprattutto il crollo delle fondamenta di ogni valore sul piano pratico e morale • Infondatezza e nichilismo gnoseologici hanno risvolti anche di tipo etico

  3. Un’interpretazione alternativa del nichilismo • Nishitani Keiji suggerisce di interpretare in senso positivo il nichilismo accogliendo la mancanza di fondamenti come un possibile progresso verso una scienza non oggettivista • L’oggettivismo scientifico ha indotto a un atteggiamento etico neutro • E se l’assunto oggettivista crolla?

  4. Fallimento dell’oggettivismo e dissoluzione del soggetto • Se viene meno l’atteggiamento oggettivista si perde anche il senso del sé • Ma è proprio nel senso del sé che si radicano le convinzioni occidentali sulla morale • Quali sono le implicazioni morali del venir meno del senso del sé?

  5. Assenza del sé e dissoluzione della morale utilitaristica • Il senso del sé è responsabile dell’atteggiamento utilitaristico dominante in Occidente • Se si escludono i netti contorni del sé si elimina anche l’atteggiamento egocentrico utilitaristico • Una prospettiva enazionista mostra come non si può riconoscere un sé senza l’interazione con altri sé

  6. Sé e compassione* • Con gli altri bisogna misurarsi mediante un senso di compassione* che deriva dalla pratica della consapevolezza e della presenza: si tratta di un atteggiamento decentrato, che non è sviluppato su base individuale ma solo sull’essere senzienti, sempre tuttavia in una dimensione mondana e globale

  7. Non assolutezza dell’enattivismo • “E’ di gran lunga molto meglio un onesto cognitivista di un enattivista solipsistico e borioso.” (VTR: p. 294) • Anche l’atteggiamento dell’enattivista non deve essere dogmatico: coniugato con lo spirito del buddhismo deve solo evitare il rischio del nichilismo negativo facendo assurgere l’infondatezza a valore positivo • All’ assenza di fondamenta non si deve rispondere con la ricerca di altre fondamenta: la si deve soltanto accettare

  8. Prime conclusioni su VTR • L’enattivismo buddhista si definisce su alcune posizioni: • Emergentismo • Evoluzionismo non adattazionista • Infondatezza • Non dogmatismo • Antiutilitarismo

  9. Valutazioni positive • L’approccio enattivista è radicalmente nuovo (né realista né idealista) • L’enattivismo propone una concezione emergentista e incarnata della cognizione • Il cognitivismo enattivo definisce una concezione della cognizione molto plausibile scientificamente

  10. Valutazioni negative • Non è chiaro l’insegnamento buddhista della consapevolezza e della presenza • Se si tratta di una dottrina pratica non sembra adeguata a rispondere a problemi teorici • Emerge una incommensurabilità concettuale, specie in relazione alla definizione di essere senziente

  11. Si supera [davvero?] l’opposizione tra soggettivismo e realismo L’emergentismo complementare all’enazionismo non è una forma di epifenomenismo? Con l’ “enazione” si recupera l’ambito corporeo della conoscenza L’incarnazione radicale della cognizione può davvero fare a meno di rappresentazioni? Bilancio sulla prospettiva enattiva

  12. Dall’enattivismo alle sue applicazioni … e ritorno • Gli ambiti in cui si possono trovare delle robuste conferme dell’enattivismo è l’IA (ma anche la vita artificiale) e la robotica • Da questi ambiti operativi Andy Clark ha trovato l’ispirazione (e non nel Buddhismo) per riformulare antiche domande • … sul rapporto tra mente e materia

  13. Le pecche del computazionalismo • L’errore più grave nella strategia del cognitivismo classico: identificare il mentale come un’attività diretta e svolta da un nucleo di coordinamento centrale, sviluppato in seguito a pressioni evolutive • Questa forma di computazionalismo (simbolico) relega in secondo piano il ruolo del corpo e dell’ambiente

  14. Le computazioni astratte • L’attenzione su domini problematici di natura computazionale aveva concentrato l’interesse cognitivo su una dimensione logica ed inferenziale astratta • Ma le computazioni di carattere logico-inferenziale presentano una questione operativa piuttosto urgente: sono terribilmente lenti!

  15. La cognizione biologica incarnata • I sistemi cognitivi biologici non elaborano l’informazione con una manipolazione simbolica di dati espliciti • Questo tipo di procedura rallenta risposte che devono essere date immediatamente in un ambiente naturale (per es. CYC) • Un sistema che accumula conoscenza in termini di dati espliciti deve poi gestirla

  16. Chi troppo sa … nulla stringe • Non è la quantità di conoscenza che aiuta un sistema a muoversi nel suo ambiente • Un magazzino di dati espliciti oltre ad essere lento … non sa affrontare la novità • Un sistema cognitivo con un grande data base è relativamente incapace se non riesce ad elaborare i propri dati in una veloce risposta adattiva all’ambiente …

  17. L’incarnazione della conoscenza • Come fa un sistema a gestire le informazioni sull’ambiente che lo circonda? • Le ha incarnate e distribuite quasi tutte nel proprio corpo • Anche animali apparentemente molto semplici come gli insetti, come per es. Periplaneta americana, hanno adottato questa strategia di incorporamento

  18. La saggezza degli scarafaggi • Anche la conoscenza grazie a cui uno scarafaggio si sa muovere nell’ambiente sarebbe difficilmente esplicitabile … • … allora come si può riprodurre quel tipo di conoscenza in un sistema artificiale? • Bisogna rendere quel sistema artificiale ampiamente autonomo, capace di rispondere da solo all’ambiente …

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