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Laboratorio di Formazione Professionale ESC

Laboratorio di Formazione Professionale ESC. “Il concetto di gruppo” 12 marzo 2014. Etimologia di gruppo . GROPPO  “nodo”  “ kruppa ”= massa arrotondata, quindi “tondo” Riunione, assemblaggio, circolo, coesione ( fino al XVIII sec.); successivamente accezione ampia

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Presentation Transcript


  1. Laboratorio di Formazione Professionale ESC “Il concetto di gruppo”12 marzo 2014

  2. Etimologia di gruppo GROPPO  “nodo”  “kruppa”= massa arrotondata, quindi “tondo” Riunione, assemblaggio, circolo, coesione (fino al XVIII sec.); successivamente accezione ampia (classi sociali, collettività nazionale, nuclei familiari, etc.) Pluralità dei soggetti e solidarietà è caratteristica comune a quegli insiemi.

  3. Quantitativamente… 4 tipologie di rapporto (o livelli di funzionamento sociale): • di coppia (2) • di gruppo (da 3 a 15) • di collettivo (o organizzativo, da 20 a 500) • di comunità (da 500 a migliaia)

  4. Qualitativamente… Per ciascuna tipologia di rapporto esiste una cultura, un insieme di elementi diversi che caratterizzano la relazione.

  5. I livelli di funzionamento sociale • cultura (o modalità di relazione) di coppia • cultura (“ “ “ “) di gruppo • cultura (“ “ “ “) di collettivo Distinti ma connessi, si implicano e si comprendono. Qual è quella predominante?

  6. CULTURA DI COPPIA _______________________ CULTURA DI GRUPPO _______________________ CULTURA DI COLLETTIVO _______________________ SOCIALIZZAZIONE FENOMENOLOGIA DI GRUPPO FENOMENOLOGIA DI COLLLETTIVO

  7. Le due dimensioni del gruppo • sociologica (realtà oggettiva) • psicologica (realtà soggettiva)

  8. Dimensione sociologica • “vivere con”, “in mezzo agli altri”(Es.: persone alla fermata di un autobus, persone in un ristorante,…) Gruppo umano (flessibilità) ed analogia col mondo animale (passività)

  9. Dimensione psicologica • appartenenza • per “essere gruppo” è importante sentirsi “in gruppo” • scopi specifici: insegnamento – comando - aiuto

  10. Tipologie di gruppi a) interesse nei confronti del gruppo • gruppi di base (o primari)  legame di amicizia, parentale, sentimentale • gruppi di lavoro (o secondari)  formalità, distanza, impersonalità; es. gruppi predisposti dalle AdV per viaggi all’estero

  11. Tipologie di gruppi b) Tipo di obiettivo che ha il gruppo • gruppi orientati al compito o strutturati (obiettivo esterno); es. comitiva di una gita, squadra di calcio, insieme di professionisti a convegno, personale di una azienda (cat. ambito lavorativo e non). Compiti: esecutivi, decisionali, creativi (es:brain storming), di qualità (es: il tempura di gamberi caldo).

  12. Tipologie di gruppi • gruppi orientati al gruppo (obiettivo se stesso) Attenzione dei membri sui processi e sulle relazioni che avvengono nel gruppo stesso • finalità formative e di ricerca (detti anche destrutturati o artificiali perché assenza di struttura prestabilita) Es: T-Group

  13. Interazioni di gruppo

  14. Interazioni di gruppo • accanto al “che cosa” ed ai compiti che coinvolgono oggettivamente le persone di un gruppo, c’è un impegno soggettivo: il coinvolgimento emotivo.

  15. Coinvolgimento emotivo • La parabola dei porcospini di Freud (1921): “una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li contrinse ad allontanarsi l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripetè quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali, finchè non trovarono una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.”

  16. Coinvolgimento emotivo In un qualsiasi gruppo, di lavoro e non, le persone (che somigliano ai porcospini), attraversano varie vicissitudini prima di trovare l’adeguata “distanza”/”vicinanza” che consente il complicato equilibrio tra le parti. Il gruppo è sempre un insieme di conflitti  ok obiettivi esterni se e solo se sono ok le problematiche relazionali (paure, speranze, etc.) interne al gruppo.

  17. ll gruppo e il conflitto Conflitti: • all’interno della persona • a due persone • fra più persone Connotazione negativa del termine “conflitto” mors tua, vita mea.

  18. Il gruppo e il conflitto In psicologia (Laplace e Pontalis, 1964) “Il conflitto è costitutivo dell’essere umano”… • “Un tentativo di compiere una scelta ottimale all’interno di una varietà di opzioni” (Coombs e Avrunin) Ergo, il conflitto non è negativo, ma negativo può essere il modo in cui viene gestito.

  19. Il gruppo e il conflitto Varie connotazioni: • Più soggetti vogliono cose diverse, ma devono fare la stessa cosa • Più soggetti vogliono la stessa cosa, ma devono fare cose diverse • Più persone devono decidere in termini di utilità propria o del gruppo

  20. Il gruppo e il conflitto Come gestire le tre connotazioni di conflitto? • imparando a guardare al gruppo come a una pluralità (persone diverse, motivazioni diverse, capacità e conoscenze diverse, potenzialità diverse); • imparando a progettare il conflitto; • osservando le tre fasi del conflitto: crescita, acme e attenuazione.

  21. Le fenomenologie di gruppo • difese di gruppo • episodi di gruppo • fenomeni di gruppo

  22. a) Le difese di gruppo • Sintomi, difficoltà ad abbandonare i più rassicuranti rapporti a due rispetto a forme più estese ma incerte (coinvolgimento multiplo)  sintomi di resistenzaad entrare nel gruppo e tentativi di ricondurre tutte le relazioni a rapporti di coppia

  23. a) Le difese di gruppo • accoppiamento • fuga nel passato • fuga nel futuro • fuga all’esterno • spostamento del conflitto • lamento per evitare l’aiuto • attacco e fuga • formazione di sottogruppi • personalizzazione dei conflitti

  24. b) Gli episodi di gruppo Momenti di massima conflittualità : “resto o esco dal gruppo?”  in un gruppo si resta o si esce psicologicamente prima che fisicamente.

  25. b) Gli episodi di gruppo • condensazioni (improvvisi sbocchi di problemi personali ed affettivi); • transfert (trasferire nel gruppo esperienze personali precedenti, es. prendersela con qualcuno del gruppo perché nel suo atteggiamento rivive ricordi negativi di quando era bambino); • risonanza (il modo in cui una persona si sintonizza sulla lunghezza d’onda di un’altra o di altri all’interno del gruppo);

  26. b) Gli episodi di gruppo • dipendenza (il gruppo si affida a qualcuno che condurrà il gioco) • controdipendenza (il gruppo fa esattamente il contrario di ciò che indica chi conduce il gioco); • leadership fissa (massima conflittualità fra persone, “colpo di stato”, a cui nessuno si oppone).

  27. c) I fenomeni di gruppo Sono indici della diminuzione del conflitto (es. i porcospini trovano la giusta distanza che consente di scambiarsi del calore senza ferirsi troppo, cioè cooperano senza paura di essere fregati)

  28. c) I fenomeni di gruppo • socializzazione del linguaggio (utilizzo del pronome “noi” sviluppo dell’appartenenza) • interdipendenza (entrare nel merito del compito o idea proposto, indipendentemente da chi ha avanzato la proposta) • presenza di feedback costruttivi (esprimere ciò che si pensa l’uno dell’altro vivendolo come un arricchimento  massimo della socializzazione)

  29. c) I fenomeni di gruppo • presenza del capro espiatorio (fissare l’aggressività sul soggetto più idoneo a riceverla; es. gruppi di lavoro che funzionano bene con presenza di un capro espiatorio, qualcuno che catalizza su di sé battute, scherzi, etc.) • circolazione della leadership (passaggio della leadership da un individuo ad un altro in funzione delle esigenze del gruppo, detta anche leadership circolante o funzionale)

  30. c) I fenomeni di gruppo • accettazione delle differenze (segno di un gruppo maturo) Ma nella pratica? Quasi mai sono osservabili tutte le fenomenologie descritte, solo alcune di esse. Nella pratica non sempre il gruppo prosegue, anzi spesso si blocca a qualche livello e continua a sopravvivere nell’insoddisfazione dei singoli.

  31. Il gruppo e la leadership Leadership a proposito di clima e di come i diversi comportamenti del capo (autoritario, democratico o lassista) influenzino il gruppo. Leadership è una variabile di comportamento ripartita nel tempo e nello spazio tra i membri del gruppo (dunque nulla di predestinato). Questo vale solo per i gruppi naturali (gruppi di amici, circoli culturali…)

  32. La leadership nei gruppi istituzionali

  33. La differenziazione della leadership • 3 forme di leadership – 3 persone diverse • La struttura a 3 leader consente di trovare riferimenti differenziati per le varie esigenze • > efficacia nel raggiungimento degli obiettivi • < stress

  34. La differenziazione della leadership Leadership come qualità innata?

  35. La differenziazione della leadership • Leadership come evento relazionale Si verifica un tentativo di leadership tutte le volte che qualcuno tenta di influenzare (favorire o bloccare) il comportamento di un altro o di un gruppo.

  36. Il capo e la leadership • Capo = ruolo organizzativo • Leader = fenomeno relazionale Cosa significa? In un gruppo di lavoro non è detto che capo=leader e leader=capo (specie nelle organizzazzioni attuali)

  37. Cooperazione nei gruppi • lavoro di gruppo • lavoro in gruppo

  38. Cooperazione nei gruppi • lavoro di gruppo (raggiungimento di un obiettivo, es. squadra di calcio) e • lavoro in gruppo (necessità logistica finalizzata ad una produzione, es. catena di montaggio)

  39. Cooperazione e competizione fra gruppi Un forte pericolo esterno costituisce un buon motivo per coalizzarsi in gruppo. Come dire che è più semplice diventare gruppo contro qualcosa che per qualcosa. Il risvolto di ciò è il paradosso della socializzazione: “> è la partecipazione ad un gruppo, > sarà la non-partecipazione ad un altro gruppo”.

  40. Cooperazione e competizione fra gruppi Da ciò la contrapposizione, la competizione  i gruppi agiscono più facilmente in contrapposizione che in sinergia. Quale soluzione? La negoziazione: logica dell’e, non logica dell’o.

  41. Il clima organizzativo In qualsiasi organizzazione a parità di struttura (ambiente, organigramma, ruoli, compiti) esistono climi diversi realizzati dalle persone (es. ristoranti simili ma…). Ciascuno all’interno di un gruppo di lavoro respira e assorbe il clima che circola, ma di questo stesso clima ne è anche il protagonista attivo. Questa funzione nel produrre il clima da parte di una persona diventa strumento di cambiamento.

  42. Processi per instaurare il clima • gli individui cercano di interpretare i fenomeni organizzativi nei quali si imbattono (mappe cognitive do un significato a ciò che sto vivendo) • attraverso la comunicazione ci si scambiano esperienze ed idee e ciò porta al confronto (punto a) • si configurano così percezioni comuni che evolvono nel tempo

  43. Come si forma il clima • Il clima nasce in un “pieno relazionale” (non in un vuoto sociale) segue che • clima come rappresentazione complessiva • non esistono tanti climi quanti sono i membri del gruppo

  44. Variabili • Stile di comando • Sentimento del potere • Stress • Credibilità

  45. Lo stile di comando Capo come figura di riferimento e principale fonte di clima • Stile autoritario produce apatia/alta aggressività; poco sentimento di appartenenza, basso senso di responsabilità

  46. Lo stile di comando • Stile lassista produce alta aggressività tra i membri, poca nei confronti del capo, senso di isolamento • Stile democratico produce aggressività ma progressivamente, così da rendere il gruppo produttivo; soddisfazione e senso di responsabilità

  47. Il sentimento del potere Ciascuno ha un proprio vissuto di potere Sia chi si sente di “contare qualcosa”, sia chi di “contare nulla” esercita nel gruppo e sul clima un forte potere di blocco.

  48. Lo stress Stress come misura di clima • Stress da sovrautilizzo: richieste superiori alle proprie capacità (senso di inadeguatezza) • Stress da sottoutilizzo: richieste inferiori alle proprie capacità (senso di superiorità, ci si sente sprecati)

  49. La credibilità • Fiducia • Competenza • Dinamismo Es. È perché giudico un amico “sincero” e/o “competente” che seguo un suo consiglio.

  50. Accoglienza e ospitalità • incontro con l’altro • cura e attenzione verso l’altro che è diverso da me

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