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INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI

“Potenziamento della cultura della prevenzione degli infortuni e della normativa vigente rispetto a stage, tirocini e alternanza nel mondo del lavoro”. INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI. Il fenomeno infortunistico.

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INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI

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Presentation Transcript


  1. “Potenziamento della cultura della prevenzione degli infortuni e della normativa vigente rispetto a stage, tirocini e alternanza nel mondo del lavoro”.

  2. INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI

  3. Il fenomeno infortunistico L’Agenzia Europea stima il costo per infortuni e Malattie professionali tra il 2,6% - 3,8%* del PIL dell’UE. * Fonte: Banca dati Agenzia Europea - 2004

  4. Il fenomeno infortunistico In Italia

  5. INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI: definizioni Infortunio:evento dannoso che si verifica in occasione di lavoro per una causa violenta e che pregiudicano, temporaneamente o permanentemente, la capacità lavorativa. Malattie professionali: alterazione dello stato di salute di un lavoratore originata da cause inerenti allo svolgimento della prestazione di lavoro. Rischi per la sicurezza:legati a danni acuti e fatti esterni che agiscono rapidamente sulla persona e costituiscono un nesso di causa/effetto con la lesione. Rischi per la salute:legati a danni progressivi e cronici provocati da fattori esterni che agiscono lentamente sulla persona addetta alle specifiche lavorazioni pericolose.

  6. INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI: esempi Rischi trasversali: fattori di rischio legati all’organizzazione del lavoro, a fattori psicologici e organizzativi.

  7. INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI: nesso causale Infortunio Occasione di lavoro Valutazione del danno, sopralluoghi, valutazioni tecniche Riconoscimento nesso causale Ricostruzione della dinamica e delle cause di un infortunio

  8. INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI: nesso causale Malattia professionale Occasione di lavoro ? ? Malattie multifattoriali - Tempi di latenza - Mancanza di riferimenti scientifici ecc. Riconoscimento nesso causale Difficoltà diagnostiche Ricostruzione della dinamica e delle cause di una malattia professionale

  9. LA BANCA DATI INAIL: STRUTTURA E CONTENUTO INFORMATIVO Raccoglie informazioni circa le lavorazioni, gli infortuni e le malattie professionali delle aziende assicurate INAIL (oltre 4 milioni di posizioni assicurative) E’ suddivisa in 4 aree tematiche aggregate a livello provinciale, regionale e nazionale - le aziende assicurate; - gli eventi denunciati; - gli eventi indennizzati; - il rischio.

  10. LA BANCA DATI INAIL: STRUTTURA E CONTENUTO INFORMATIVO • AREA TEMATICA A: AZIENDE ASSICURATE • Informazioni relative alle aziende assicurate presso l'INAIL, per la gestione Industria, commercio e servizi, (ultimi 5 anni), con aggregazione provinciale, regionale e nazionale, suddivise per settore di attività economica e tipo di lavorazione • 1) caratteristiche delle aziende in base alla Denuncia di Esercizio classificate in base a: • C – localizzazione dell'attività • B –numero lavoratori dipendenti (addetti-anno) che determina le classi di dimensione aziendale o classi di addetti • A – tipologia INAIL dell'azienda • 2) addetti (unità di lavoro-anno) • 3) retribuzioni • 4) premi.

  11. LA BANCA DATI INAIL: STRUTTURA E CONTENUTO INFORMATIVO • AREA TEMATICA B: EVENTI DENUNCIATI • Dati relativi agli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali (ultimi 5 anni) e denunciati all'INAIL, con aggregazione a livello provinciale, regionale, ripartizione geografica e nazionale, separatamente per le gestioni: • industria, commercio e servizi • - settore di attività economica (codice ATECO 2002) • - codice di tariffa INAIL • agricoltura • conto stato • Sono disponibili tavole separate in relazione al sesso dell'infortunato o del tecnopatico.

  12. LA BANCA DATI INAIL: STRUTTURA E CONTENUTO INFORMATIVO • AREA TEMATICA C: EVENTI INDENNIZZATI • Dati relativi agli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali (ultimi 5 anni) e indennizzati o definiti dall'INAIL, con aggregazione a livello provinciale, regionale, ripartizione geografica e nazionale, separatamente per le gestioni: • industria, commercio e servizi • - settore di attività economica (codice ATECO 2002) • - codice di tariffa INAIL • agricoltura • conto stato • Sono disponibili tavole separate in relazione al sesso dell'infortunato o del tecnopatico.

  13. D. Lgs. 81/2008 – Modulo A LA BANCA DATI INAIL: STRUTTURA E CONTENUTO INFORMATIVO AREA TEMATICA D: RISCHIO Informazioni di “II livello”: risultato di particolari elaborazioni statistiche effettuate sui dati di base 2 tipologie di indicatori statistici: frequenza relativa(x 1000 addetti): rapporto tra eventi lesivi indennizzati (integrati per tenere conto dei casi non ancora liquidati) e numero degli esposti. rapporto di gravità(x addetto): rapporto tra le conseguenze degli eventi lesivi indennizzati (integrati per tenere conto dei casi non ancora liquidati) e numero degli esposti.

  14. D. Lgs. 81/2008 – Modulo A LA BANCA DATI INAIL: SERIE STORICHE • ELABORAZIONE DEI DATI DEGLI ARCHIVI INAIL DAL 1951 • Suddivise in casi denunciati e casi indennizzati • Possibilità di avere dati suddivisi • per regione; • per settore produttivo; • per infortuni; • per malattie prof.li.

  15. L’ANALISI DEL RISCHIO

  16. Il Rischio Dalle norme tecniche: • PERICOLO “fonte di potenziale danno” • ESPOSIZIONE AL PERICOLO “situazione in cui il pericolo diventa concreto, cioè situazione in cui una persona è esposta al pericolo” • DANNO “lesione fisica alla persona come conseguenza diretta o indiretta di esposizione al pericolo”

  17. Il Rischio • RISCHIO (dimensione del) • “Combinazione della probabilità di un evento dannoso e della entità delle sue conseguenze” (UNI 11230) • “Probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione” (D. Lgs. 9 aprile 2008 , n. 81)

  18. Le condizioni di rischio Esposizione Fonte di pericolo Persona Incidente Danno Area del rischio

  19. Classificazione dei rischi • Dal punto di vista operativo e delle misure • di prevenzione: • RISCHI ELIMINABILI • RISCHI RIDUCIBILI • RISCHI RITENIBILI • RISCHI TRASFERIBILI

  20. Classificazione dei rischi • Dal punto di vista della tipologia del pericolo: • RISCHI CONVENZIONALI • RISCHI SPECIFICI • RISCHI DA CARENZA ORGANIZZATIVA

  21. Classificazione dei rischi • RISCHI CONVENZIONALI • “Legati alle strutture e agli impianti, sono generalmente più noti in quanto presenti nella totalità degli ambienti di lavoro.” • Esempi di rischi convenzionali sono quelli legati a: • impianti elettrici, termici e tecnologici • stato delle strutture • barriere architettoniche

  22. Classificazione dei rischi • RISCHI SPECIFICI • “Legati alla presenza di specifici agenti • fisici, chimici, biologici. ” • Esempi di rischi specifici sono quelli legati a: • agenti fisici: rumore, vibrazioni, radiazioni ... • agenti chimici: vapori, fumi, liquidi, gas …

  23. Classificazione dei rischi • RISCHI DA CARENZA ORGANIZZATIVA • “Derivano da una inefficiente organizzazione del lavoro, sia in termini gestionali, sia in termini metodologici, sia in termini operativi.” • Esempi sono costituiti da: • mancanza o inefficacia di procedure interne; • scarso coinvolgimento dei dipendenti a tutti i livelli; • carenza metodologica; • non chiare attribuzioni di responsabilità • insufficiente informazione e formazione

  24. La multifattorialità del rischio AGENTI MATERIALI FATTORI ERGONOMICI STRUTTURE MICROCLIMA AGENTI FISICI ILLUMINAZIONE MACCHINE RUMORE DIST . AGENTI CHIMICI INQUINANTI IMPIANTI AGENTI BIOLOGICI RISCHIO CONOSCENZA FORMAZIONE RESPONSABILITA’ METODI COINVOLGIMENTO PROCEDURE FATTORI COMPORTAMENTALI FATTORI ORGANIZZATIVI

  25. Il triangolo di Hoyos e Zimolong Organizzazione del lavoro Protezioni collettive ed individuali Interazione Uomo - Pericolo Eliminazione della fonte di pericolo

  26. IL PROCESSO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO IDENTIFICAZIONE STIMA (MISURA) Processo di ricerca, individuazione e descrizione del rischio Processo di attribuzione di un valore alla dimensione del rischio ANALISI PONDERAZIONE Processo di identificazione e misurazione del rischio Processo di comparazione del rischio misurato rispetto ai criteri di rischio VALUTAZIONE Processo di identificazione, misurazione e ponderazione del rischio

  27. L’analisi del rischio: la stima del rischio LA STIMA DEL RISCHIO • “La stima è finalizzata alla attribuzione dei valori alla dimensione del rischio” • La stima qualitativa dell’entità del rischio è concettualmente basata: • sulla valutazione di due elementi: • probabilitàdel verificarsi di un evento dannoso • magnitudodelle conseguenze (entità del danno) • sul “giudizio esperto” legato a: • grado di conoscenza • qualità delle informazioni

  28. LA STIMA DEL RISCHIO Esempio di definizione di scale di valutazione qualitative: PROBABILITÀ MAGNITUDO • Bassissima • Medio-bassa • Medio- alta • Elevata • Trascurabile • Modesta • Notevole • Ingente

  29. LA STIMA DEL RISCHIO PROBABILITÀ 1 Bassissima L’evento dannoso è improbabile. La sua manifestazione è legata al contemporaneo verificarsi di più eventi indipendenti e poco probabili. L'evento non si è mai presentato durante l'attività produttiva. 2 Medio – bassa L’evento dannoso è poco probabile ma possibile. E’ legato al contemporaneo verificarsi di più eventi non necessariamente indipendenti e di probabilità non trascurabile. L'evento si è presentato raramente durante l'attività produttiva.

  30. LA STIMA DEL RISCHIO PROBABILITÀ 3 Medio – alta L’evento dannoso è probabile. Tipicamente legato a funzionamenti anomali delle macchine e degli impianti, non rispetto delle procedure di lavoro, non utilizzo dei mezzi di prevenzione e protezione. L'evento si è presentato con una certa frequenza durante l'attività produttiva. 4 Elevata L’evento dannoso è altamente probabile. Con le stesse caratteristiche precedenti, tende a verificarsi diverse volte. L'evento si presenta molto frequentemente nell'attività produttiva.

  31. LA STIMA DEL RISCHIO MAGNITUDO 1 Trascurabile “Il danno è rapidamente reversibile e di scarsa entità. Non comporta l’abbandono del posto di lavoro”. 2 Modesta “Il danno comporta una parziale limitazione funzionale reversibile in pochi giorni con completo ripristino della capacità lavorativa”. 3 Notevole “Il danno comporta una limitazione funzionale reversibile solo dopo un certo tempo con eventuale riduzione della capacità lavorativa”. 4 Ingente “Il danno è irreversibile e comporta una notevole e permanente riduzione della capacità lavorativa, o l’inabilità, o la morte”.

  32. LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO Pr ALTO Elevata Medio alta MEDIO Medio bassa BASSO Bassissima M Trascurabile Modesta Notevole Ingente Esempio di valutazione qualitativa mediante matrice di rischio

  33. Autori ISIS VALCERESIO BISUSCHIO prof.ssa DI FORTI MARISA     prof.ssa PARIS CRISTINA     prof.ssa ZINI LAURA IPSSCTS VERRI BUSTO ARSIZIO prof.ssa CAMMARANO GIOVANNA ISIS FACCHINETTI BUSTO ARSIZIO prof. CALAMUSA FRANCESCO     prof.ssa PERONI ANNA MARIA ISSP FIORINI BUSTO ARSIZIO prof.ssa CATTANEO STEFANIA ITC TOSI BUSTO ARSIZIO prof.ssa RAMPONI MARIA ROSARIA     prof.ssa MANCINI ANNA     prof.ssa ALOISIO CARMELA LICEO CANDIANI BUSTO ARSIZIO prof.ssa ANGELERI ELENA LICEO CRESPI BUSTO ARSIZIO prof.ssa COLOMBO MARCELLA LICEO PANTANI BUSTO ARSIZIO prof.ssa USLENGHI MARTA IPC FALCONE GALLARATE prof. CASTELLI MAURIZIO     prof. COSMA DANILO     prof. GOMARASCHI SILVANO ISIS PONTI GALLARATE prof. SARMAN ENZO     prof. MORETTI ALESSANDRO     prof. SABELLA MAURO ITC GADDA ROSSELLI GALLARATE prof.ssa MAMMI' ANNA MARIA     prof.ssa BARDELLI CRISTINA IIS STEIN GAVIRATE prof. PERAZZOLO BRUNO     prof. ZAGO MARCO ISIS KEYNES GAZZADA prof.ssa CERI FRANCESCA ISIS CITTA' LUINO LUINO prof.ssa SERGI DANIELA     prof.ssa BINDA MARIA CORINNA IPSIA PARMA SARONNO prof.ssa TORRISI MARIA     prof. RANCO ALBERTO ITIS RIVA SARONNO prof. MESSINA SALVATORE IIS DON MILANI TRADATE prof.ssa SANTANDREA EMILIA ITPA MONTALE TRADATE prof.ssa SCALISI AGATA IPA DE FILIPPI VARESE prof. SAVIANO LUIGI     prof. BERNASCONI OSCAR ISIS NEWTON VARESE prof. NAZZARI ALBERICO ISIS MANZONI VARESE prof.ssa RUDI ANTONELLA ISISS DAVERIO VARESE prof.ssa BALESTRA CHIARA     prof.ssa SPADOLINI MARIA LUIGIA Coordinamento, redazione: USP Emanuela Chiarenza, Vito Ilacqua INAIL Claudio Zanin

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