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Testimonianze riguardo la concreta adozione di una buona prassi nella P.A. ******

Testimonianze riguardo la concreta adozione di una buona prassi nella P.A. ****** Dipartimento Regionale della Protezione Civile : informare, comunicare, formare per la prevenzione e la sicurezza.

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Testimonianze riguardo la concreta adozione di una buona prassi nella P.A. ******

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Presentation Transcript


  1. Testimonianze riguardo la concreta adozione di una buona prassi nella P.A. ****** Dipartimento Regionale della Protezione Civile : informare, comunicare, formare per la prevenzione e la sicurezza

  2. Parlando di protezione civile, non incontriamo particolari difficoltà a trovare esempi e testimonianze di “buona pratica”: • è questa una prerogativa insita nel DNA della protezione civile e consiste, soprattutto, nel “portare all’esterno e rendere pubbliche le proprie attività” e “lavorare per i cittadini”. • Per illustrare questo particolare aspetto possiamo riferirci ai concetti contenuti in tre parole che riguardano buona parte dell’attività della protezione civile : • INFORMARE • COMUNICARE • - FORMARE

  3. 1) Informare E’ il messaggio breve e diretto affidato al sito web del D.R.P.C., che si “incontra”, talvolta senza cercarlo espressamente, navigando in internet. Le informazioni in esso contenute sono di vario tipo : dall’aggiudicazione dell’appalto di lavori e l’accesso ai pubblici uffici, fino al “che tempo fa”, quello per gli operatori di protezione civile,con gli avvisi di allerta meteo che attivano le fasi dei Piani di emergenza per il rischio idro-geologico o d’incendio d’interfaccia.

  4. Il sito del Dipartimento Regionale di Protezione Civile

  5. La Microzonazione sismica del territorio Sul sito troviamo già un esempio di buona prassi: la pubblicazione dei risultati di un’indagine di microzonazione sismica sviluppata nel versante orientale dell'Etna ed, in particolare, nei territori dei Comuni colpiti dagli eventi sismici - vulcanici etnei del 2002-2003. Nello studio sono state approfondite tematiche inerenti gli aspetti sismologici, geologici e geotecnici finalizzati, in prima fase, alla perimetrazione delle aree di fratturazioneal suolo ed alle linee guida per la ricostruzione.

  6. La Microzonazione sismica del territorio Attraverso la pubblicazione, si è compiuto un passo fondamentale nella prevenzione dei rischi legati alla pericolosità sismica fissando le basi per un nuovo modo di governare il territorio attraverso la pianificazione urbanistica e la corretta progettazione delle costruzioni in un’area altamente sismica. Dalla consultazione il cittadino può farsi un’idea del livello di pericolosità della zona in cui vive.

  7. La Microzonazione sismica del territorio Esempi di fratturazioni al suolo e sulle costruzioni

  8. La Microzonazione sismica del territorio Qualche anno addietro forse non sarebbe stato possibile rendere pubblici e facilmente consultabili questi risultati, pensando di “ingenerare” paura ed ansia nei residenti delle zone individuate come “particolarmente a rischio”. Oggi, invece, la diffusione della cultura di protezione civile ha permesso la presa d’atto dei rischi presenti sul territorio e le conseguenze ad essi legati, ad esempio, in caso di sisma, frana, alluvione, e si è sviluppato un sereno atteggiamento di riflessione sui problemi della convivenza con i rischi e sulla necessaria preparazione per affrontare in sicurezza le eventuali situazioni d’emergenza.

  9. 2) Comunicare E’ acquisire la conoscenza di un fatto, di un evento, attraverso una serie di notizie che vengono trasferite ad una persona, ad una categoria di operatori ed implica, quindi, la volontà e la necessità di interscambio tra i soggetti che ne fruiscono per individuare le strategie operative e mettere in atto i Piani. I comunicati pervengono giornalmente alle componenti del Servizio Nazionale di P.C. che, di conseguenza, predispongono le attività di competenza.

  10. 2) Comunicare In questo caso la “buona prassi” consiste nel rendere pubblici i comunicati attraverso i mezzi d’informazione (bollettini meteo, circolazione e traffico, condizioni del mare etc.) in modo che i cittadini, in tempo reale e sulla scorta degli eventi previsti o segnalati in corso, possano adottare le opportune precauzioni, cambiare gli itinerari se a rischio ed, eventualmente, modificare per tempo le attività programmate.

  11. 2) Comunicare

  12. 3) Formare E’ il momento di massimo contributo dell’attività di “prevenzione” sviluppato, spesso fuori dal Palazzo, e rivolto ai cittadini, ai sindaci, agli operatori tecnici, al volontariato ed, anche e soprattutto, ai “piccoli cittadini” nelle scuole. E’ quello che ormai da anni facciamo nell’ambito dell’attività di prevenzione attraverso la formazione : non nascondiamo l’esistenza di un rischio possibile, ma illustriamo lo scenario più probabile posto a base della pianificazione comunale di protezione civile, appunto collaborando con le Amministrazioni nell’elaborazione dei Piani, fino al modello d’intervento con i compiti assegnati a ciascuno.

  13. 3) Formare Quindi, se da un lato la “buona pratica” è l’azione rivolta dalla protezione civile regionale alle Amministrazioni nel guidarle alla definizione della propria pianificazione, dall’altro si esplica come necessità di portare a conoscenza di tutti le procedure ed i comportamenti adeguati per lo svolgimento delle operazioni di intervento e soccorso in caso di emergenza. L’approfondimento di questa attività, in particolare, ha portato all’elaborazione del “Progetto Città dell’Etna e protezione civile” nell’ambito del “Piano strategico per l’area etnea”.

  14. Il Piano Strategicodell’AreaEtnea Il PSE riguarda le strategie di sviluppo e pianificazione dell’area etnea.

  15. Servizio per la Provincia di Catania del Dipartimento Regionale di Protezione Civile U.O.B. S8.01 PROGRAMMA DI INIZIATIVE ED ATTIVITA’ PER LA PREVENZIONE DEL RISCHIO IL MIGLIORAMENTO DELLA RISPOSTA OPERATIVA DEI COMUNI L’INFORMAZIONE AI CITTADINI AI FINI DELLA PROTEZIONE CIVILE “PROGETTO CITTA' DELL’ETNA E PROTEZIONE CIVILE” : formare i soggetti della Protezione Civile, migliorare le strutture operative comunali informare la Scuola ed i cittadini, sviluppare politiche ed azioni integrate per la prevenzione e la riduzione dei rischi. ********************

  16. Il “Progetto Città dell’Etna e Protezione Civile” nasce dall’iniziativa, individuata dal D.R.P.C., di elevare la “cultura” della Protezione Civile nei Comuni della Provincia di Catania con particolare riferimento a quelli etnei : si vuole uniformare il livello di conoscenza e diffusione delle tematiche sul rischio e sulle norme comportamentali per la salvaguardia dei cittadini in caso di emergenza; si mira alla preparazione del personale delle strutture operative dei Comuni e degli Enti che operano sul territorio, avendo rilevato spesso un diffuso ritardo sia nell’applicazione di normative e leggi, che nella pronta attivazione delle strutture d’intervento.

  17. 3) Formare Sempre nell’ambito della formazione è stato sviluppato per la scuola il progetto “ IL RISCHIO FA PER NOI ” Progetto pilota di formazione degli studenti ai rischi ed al Volontariato di protezione civile Istituto S. Cannizzaro Dipartimento Regionale di Protezione Civile

  18. La pianificazionedellasicurezza a scuola La formazione degli studenti ha riguardato l’individuazione dei rischi che possono interessare i locali scolastici e la pianificazione d’emergenza da mettere in atto sulla scorta dell’attività che, in caso di una situazione d’emergenza, viene svolta dalle componenti del Servizio Nazionale di protezione civile in ambito cittadino. La prima informazione trasmessa agli studenti consiste nel fatto che, quando la scuola viene interessata dagli effetti di un evento calamitoso, ad esempio una scossa di terremoto, mentre i locali scolastici vengono sgombrati secondo le procedure previste dal Piano di emergenza ed evacuazione, la Protezione Civile è contestualmente attivata per l’attuazione di quanto previsto nel Piano di P.C.

  19. La Scuola è come se fosse una piccola città in cui : • - le aule sono i singoli edifici all’interno dei quali vivono un certo numero di abitanti e, cioè gli studenti ed il personale; • - i corridoi e le scale sono le strade, i percorsi da seguire per recarsi nell’area di attesa di quartiere o nell’area di raccolta nel caso della scuola; • - le squadre di primo soccorso, d’evacuazione ed antincendio scolastiche corrispondono agli operatori di protezione civile ed ai Volontari che svolgono la propria attività nell’ambito del Piano comunale di protezione civile; • - il locale in cui si riuniscono il dirigente ed i suoi collaboratori per stabilire il da farsi costituiscono la sala di un Centro Operativo Comunale.

  20. La pianificazionedellasicurezza a scuola Sottolineando questo “parallelismo” di attività tra la Scuola e la Città che si svolgono contestualmente in caso di emergenza, gli studenti sono stati avviati a riconoscere le potenziali situazioni di rischio presenti nei locali scolastici ed a come affrontarle. Si è partiti da una valutazione speditiva dei rischi nell’ambiente di lavoro (Decreto leg.vo 81/2008) quali : - la distribuzione degli studenti all’interno della scuola; - l’individuazione dei percorsi di esodo per raggiungere l’area di raccolta; - le procedure di evacuazione in sicurezza. Infine, si è testato il Piano con le prove di evacuazione.

  21. 3) Formare

  22. 3) Formare

  23. CONCLUSIONI In tutte le attività sin qui descritte e finalizzate alla salvaguardia e sicurezza dei cittadini abbiamo evidenziato come la Protezione Civile, già per proprio compito istituzionale, ponga a base del suo lavoro e, quindi, della sua buona prassi, i criteri di informazione, comunicazione e formazione : questi esaltano il carattere sociale della mission e non fanno mancare, soprattutto in caso di emergenza, la presenza di operatori capaci e preparati al fianco dei cittadini. Tutto ciò garantirà alle attività della protezione civile regionale un posto di rilievo all’interno della Banca dati delle buone pratiche.

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