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Formazione Viareggio

Formazione Viareggio. Organizzazione delle attività in classe in presenza di bambini stranieri. Rapporto con la diversità. Esperienze personali (Veneto anni ‘70, Nord Italia anni ‘60-’70)

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Formazione Viareggio

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Presentation Transcript


  1. Formazione Viareggio Organizzazione delle attività in classe in presenza di bambini stranieri

  2. Rapporto con la diversità • Esperienze personali (Veneto anni ‘70, Nord Italia anni ‘60-’70) • Concetto di “diversità” di cultura che cambia nel tempo. Sforzo fatto per adattarci ai cambiamenti - tempi sempre più accelerati • Rimane sullo sfondo la difficoltà di accettare la diversità come elemento costitutivo della nostra epoca.

  3. Le diversità e la scuola • La scuola è l’ambiente in cui è più naturale educare ad una convivenza tra le varie diversità • L’ambiente educativo da tempo concepisce la diversità come risorsa che l’insegnante deve utilizzare nell’attività scolastica

  4. La diversità e la scuola • Diversità che un insegnante deve considerare: • Diversità di ragionamento, di forme di comprensione, di produzione (vedi ricerche sulle I. M. di H. Gardner ) • Diversità di stili di studio (vedi ricerche di A. De La Garanderie) • Diversità di sensibilità, di approccio emotivo (vedi ricerche sull’Intelligenza Emotiva di D.Goleman)

  5. La diversità e la scuola • Necessità della scuola di adottare metodologie che consentano il rispetto delle singole diversità • Passare da un programma che si “adatta” alle diverse realtà della classe (spesso intese solo come problemi all’idea di un programma che si “costruisce” insieme alla pluralità dei soggetti interessati

  6. Programmazione “unitaria”gestita completamente dall’insegnante • L’insegnante decide da solo quello che si deve/non si deve fare: “ha” dei progetti che vuole realizzare • Le diversità presenti nella classe sono viste come “problemi” • Tende ad adattare il “programma” alle diverse realtà della classe, in genere abbassando il livello delle richieste

  7. Programmazione “unitaria”gestita completamente dall’insegnante • Vantaggi: • Posso prevedere quasi tutto • Decido io, come, quando, perché • Ho un modello di riferimento abbastanza preciso su come mi devo comportare e su come, invece, si deve comportare lo studente (io propongo e lo studente esegue)

  8. Programmazione “unitaria”gestita completamente dall’insegnante • Svantaggi : • Sono in conflitto quando c’è un divario troppo grande tra la mia idea di scuola e quella dello studente • Quando le “diversità”(di lingua, di cultura, di preparazione) presenti nella classe sono troppo numerose dovrei prevedere molte piste di lavoro, difficili da gestire • Non posso tenere in considerazione le differenti intelligenze dei miei studenti (se non di quelli che hanno un tipo di intelligenza simile alla mia) • Di fronte alle “situazioni-limite” non so che fare, se non applicare il regolamento, o fare corsi di recupero, o bocciare, quasi sempre con risultati fallimentari.

  9. Percorso di lavoro che si “costruisce” con i soggetti interessati • Vantaggi • L’insegnante propone un apprendimento che prevede l’azione di “costruzione” individuale di ognuno • Ad ogni studente si cede la responsabilità di quanto apprende • Posso prevedere piste individuali di lavoro per le necessità evidenziate • Si prevede che gli studenti collaborino tra loro • Si può uscire da “situazioni-limite”

  10. Percorso di lavoro che si “costruisce” con i soggetti interessati • (Svantaggi)/cambiamenti richiesti • Si passa da una funzione direttiva a una di dirigenziale/di coordinamento • Devo avere molto chiari finalità,contenuti e strumenti della disciplina che insegno • Devo saper usare strumenti per l’organizzazione individuale e cooperativa

  11. Idea di educazione • L’educazione deve prevedere l’assunzione di responsabilità del soggetto educante (rispetto a se stesso e alla comunità di appartenenza) • L’educazione singola non è separabile da quella di una comunità educante (gruppo classe, famiglie, ambiente..)

  12. L’apprendimento della lingua è legata alle motivazioni di vario tipo ( perché voglio/posso comunicare, perché mi sento considerato, perché ne ho bisogno per parlare con gli altri, perché mi consente di stare meglio con i miei compagni, perché sento che posso farcela..) Deve partire da un’idea di comunicazione più ampia della singola lingua (gestualità - sguardo - stare con l’altro) La comunicazione gestuale e l’oralità devono venire prima della lingua scritta Tutti i bambini della classe hanno problemi di comunicazione (anche se conoscono la lingua italiana) - posso creare motivazioni comunicative che consentano a tutti di interagire insegnando/imparando Per realizzare tutto questo devo conoscere l’enorme potenzialità della disciplina e gli strumenti organizzativi del gruppo classe Non è solo affidabile ad un docente, ma è compito di tutti i docenti Come? Un esempio -Insegnamento della lingua italiana per bambini non italofoni

  13. Possibilità comunicative facilitanti l’insegnamento/apprendimento della lingua italiana per alunni non italofoni • Comunicazione mimica-gestuale • Mette tutti sullo stesso piano comunicativo • Da affiancare all’oralità o alla scrittura per agevolare la comprensione di parole, frasi, storie… • Disegno - fumetto - foto - immagini di vario genere • Grande risorsa da affiancare a parole o per far scaturire nuove parole. Finché un alunno non ha appreso un minimo di parole di base, deve sempre sostenere l’apprendimento della lingua • Attività orali • Ogni parola e frase apprese devono essere ripetute oralmente più volte, prima di essere consolidate (alunni che lo fanno a turno) • Costruzione di oggetti - attività pratiche • L’uso della lingua è immediato e funzionale - si può partire da un oggetto che sa fare lui (vedi abilità bambini asiatici) • Giochi • Sono interculturali per eccellenza. Sta all’insegnante cogliere i termini che si utilizzano e rinforzarli

  14. Strumenti per l’organizzazione del gruppo classe • L’Assemblea • Il Consiglio • Il circle-time • La coppia d’aiuto reciproco • Il gruppo cooperativo • Il contratto • La conversazione - le tecniche conversazionali

  15. Una cultura/tante culture • Né esclusione, né inclusione • Né culture considerate di serie A né culture di serie B • La scuola deve considerare una formazione culturale unitaria di base (es. riconoscimento dei principi costituzionali, conoscenza della storia e delle usanze italiane più importanti…) che convive con differenze etniche (di usanze, di linguaggi, di religioni…)

  16. Decalogo di Alex Langere riflessioni nostre sulla scuola • La compresenza plurietnica sarà la norma, l’alternativa è tra esclusivismo etnico e convivenza • la scuola non può insegnare la convivenza, ma offrire esperienze di convivenza • Identità e convivenza: mai l’una senza l’altra • La scuola deve offrire momenti di riconoscimentodella propria identità etnica, come momenti di scambio e di cooperazione tra più culture • Conoscersi,parlare, inter-agire: più abbiamo a che fare gli uni con gli altri, meglio ci comprenderemo • La scuola deve fornire ripetute occasioni di conoscenza delle differenze culture • Etnico magari sì, ma non ad una sola dimensione: territorio, genere, posizione sociale, tempo libero e tanti altri denominatori comuni • La scuola può diventare un territorio comune dove si possono organizzare incontri/scambi per il riconoscimento reciproco

  17. Decalogo di Alex Langere riflessioni nostre sulla scuola 5. Definire e delimitare nel modo meno rigido possibile l’appartenenza • La scuola come zona di interscambio delle culture: far comprendere i valori che hanno in comune 6. Riconoscere e rendere visibile la dimensione plurietnica: i diritti, i segni pubblici, i gesti quotidiani, il diritto a sentirsi a casa • Bambini/e di più etnie si devono sentire di casa a scuola 7. Diritti e garanzie sono essenziali, ma non bastano; norme etnocentriche favoriscono comportamenti etnocentrici • La scuola dovrebbe proporre la cultura italiana come cultura “aperta”, dove sono visibili gli influssi di altre culture

  18. Decalogo di Alex Langere riflessioni nostre sulla scuola 8. Importanza di mediatori, di costruttori di ponti, di saltatori di muri, esploratori di frontiera. Occorrono traditori della compattezza etnica, ma non transfughi • Gli insegnanti devono essere visti come i possibili ”saltatori di muri” 9. Una condizione vitale: bandire ogni violenza

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