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Sociologia dei processi culturali Sociologia della cultura

Orario lezioni. Lunedì, ore 16.00-18.00, aula b14 Mercoledì, ore 16.00-18.00, aula b14 Venerdì, ore 16.00-18.00, aula b14. Sociologia dei processi culturali Sociologia della cultura. Prof. Luca Salmieri Lezione 3

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Sociologia dei processi culturali Sociologia della cultura

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Presentation Transcript


  1. Orario lezioni. Lunedì, ore 16.00-18.00, aula b14 Mercoledì, ore 16.00-18.00, aula b14 Venerdì, ore 16.00-18.00, aula b14 Sociologia dei processi culturaliSociologia della cultura Prof. Luca Salmieri Lezione 3 ‘Cultura e struttura sociale. Distinzioni, relazioni e rapporti tra i due oggetti analitici.’

  2. Cultura, strutture sociali e comportamenti. • La cultura orienta i comportamenti, le azioni e i rapporti sociali (Parsons) ma è diversa da questi. La sociologia si occupa in generale dei comportamenti, delle azioni e dei rapporti sociali in quanto costitutivi delle strutture sociali. Certo tiene conto della cultura (valori, norme, concetti e simboli). Ma tuttavia si occupa di comprendere come queste componenti interagiscano con le strutture sociali. • I modelli culturali non possono essere automaticamente dedotti dall’osservazione dei comportamenti. • Analiticamente separate, cultura e società hanno un’influenza reciproca e ciò si nota dalla maniera in cui operano classici come Durkheim e Weber: il primo studia come le rappresentazioni collettive dipendano dalla strutturazione della società, ma osserva anche come tali rappresentazioni contribuiscono a forgiare le istituzioni sociali, fino al punto che i due elementi possono essere quasi sovrapposti. Il secondo, a prima vista, sembrerebbe privilegiare la forza della cultura - vista come valori ed etiche - nel plasmare le strutture sociali, ma come sappiamo, dal punto di vista metodologico, ha più volte ribadito la multipresenza di spiegazioni e il fatto che comunque idee, valori ed etiche siano in stretto rapporto ai gruppi sociali che li veicolano.

  3. Cultura, strutture sociali e comportamenti. La cultura dunque può essere vista anche come una sfera autonoma. Questo diviene evidente con la transizione verso le società moderne. Il passaggio alla scrittura ed in particolare alla diffusione della stampa e dell’alfabetizzazione della popolazione segna un’importante trasformazione nella stessa autonomia della cultura e nel tipo di relazioni che essa sviluppa rispetto alle strutture sociali. Distinzione cultura soggettiva/oggettiva (Simmel): formalizzazione di ciò che è stato acquisito, maggiori possibilità di trasmissione, enorme ampliamento dell’oggettivo e del codificato, archiviato, disponibile. Distacco dalla pratica del singolo e dalle sue capacità di contemperare il tutto. La cultura si stacca dalla quotidianità, nel senso che non dipende più solo da ciò che viene riprodotto e trasmesso attraverso le pratiche quotidiane dei soggetti. Essa esiste e si trasmette anche al di là di queste. Ulteriore distinzione da altre sfere sociali (politica, economia, diritto…Parsons). Trasmissione della cultura: famiglia e religione dovranno condividere le funzioni con nuove agenzie e organi sociali deputati alla produzione e registrazione della cultura (scuola, università, musei, archivi digitali, televisioni, stampa, ‘industria culturale’). Differenziazione interna.

  4. La cultura rispetto al comportamento e all’azione sociale. La cultura è una lunga costruzione sociale che non smette mai di essere all’opera. Sebbene sia divenuta sempre più stabile nel corso dello sviluppo della società moderna, questa stabilità/autonomia si riferisce ad un continuo mutamento interno che la pone in una posizione distinguibile rispetto alle altre sfere sociali (politica, economica, diritto). Secondo Geertz la cultura è rinvenibile nella variabilità delle sue espressioni particolari. Dunque nella Sociologia, dopo Parsons, e grazie alla svolta culturale di Geertz, la cultura comincia ad essere considerata in termini di relativa autonomia. Relativa perché si riconosce che esiste un rapporto di influenza reciproca con le strutture sociali. Quindi la cultura non ha che fare con i comportamenti istituzionali, ma può influenzarli e ne può essere influenzata. Riconsiderando schematicamente, in modo analitico e generale cultura e società, possiamo dire che la prima fa riferimento a proposizioni e rappresentazioni sulla natura, sull’uomo, sulla società stessa e sui rapporti tra queste entità; la seconda, invece, riguarda la struttura delle relazioni sociali. L’analisi strettamente sociologica di solito prende in considerazione la cultura mettendo a confronto le trasformazioni della cultura e le strutture sociali. L’analisi tipica della sociologia della cultura punta invece all’articolazione interna alla cultura, tentando di cogliere le differenze a partire dai contesti sociali in cui si formano.

  5. Cultura, società e relativismo. Come fare a spiegare l’estrema variabilità delle culture e al tempo stesso il fatto che il genere umano deve rispondere a bisogni primari identici? Alla domanda, in linea generale, le scienze sociali hanno offerto diverse risposte che però possiamo far rientrare in due macro-modelli. Modelli riduzionisti: il marxismo, il materialismo culturale, la sociobiologia riducono la variabilità delle culture poichè esisterebbero importanti uniformità profonde. Modelli relativisti: storicismo, sociologia, antropologia, le visioni post-moderne sostengono che ciascuna cultura è dotata delle sue particolarità e in quanto tale può essere compresa solo nei propri termini, cioè in base alla propria storia. Il relativismo come orientamento metodologico deve essere distinto dal relativismo filosofico. Nel primo caso si tratta soprattutto di una reazione all’etnocentrismo che aveva a lungo caratterizzato l’approccio occidentale verso il resto del mondo, ma anche l’etnografia e l’antropologia degli albori. Il metodo del relativismo culturale si basa sul presupposto che ogni cultura deve essere interpretata attraverso categorie che non siano troppo influenzate dalla cultura cui si appartiene. Il relativismo filosofico invece rappresenta una forma più estrema che sostiene la totale incommensurabilità delle culture. Soprattutto l’antropologia, alla ricerca di quelli che vengono definiti universali culturali, ha tentato di dimostrare che l’estrema variabilità delle culture convive con l’esistenza di tratti comuni, come la proibizione dell’incesto, la norma della reciprocità, le distinzioni di genere.

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