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Sociologia dei processi culturali Sociologia della cultura

Orario lezioni. Mercoledì, ore 16.00-18.00, aula AVILA, Corso Italia. Giovedì, ore 18.00-20.00, aula AVILA, Corso Italia. Venerdì, ore 16.00-18.00, aula AVILA, Corso Italia. . Sociologia dei processi culturali Sociologia della cultura. Prof. Luca Salmieri Lezione 8

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Sociologia dei processi culturali Sociologia della cultura

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Presentation Transcript


  1. Orario lezioni. Mercoledì, ore 16.00-18.00, aula AVILA, Corso Italia. Giovedì, ore 18.00-20.00, aula AVILA, Corso Italia. Venerdì, ore 16.00-18.00, aula AVILA, Corso Italia. Sociologia dei processi culturaliSociologia della cultura Prof. Luca Salmieri Lezione 8 ‘Pluralismo culturale, differenziazione culturale e dinamiche culturali delle società contemporanee’

  2. Pluralismo culturale • La cultura non è omogenea e non lo è mai stata, anche nelle forme sociali meno complesse. • L’illusione transitoria della cultura come insieme uniforme alla cultura nazionale (formazione e apogeo degli stati-nazione) • Coesistenza di diversi sistemi simbolici scarsamente correlati. • Possibilità per il singolo di poter scegliere tra aspetti anche contradditori di sistemi culturali differenti (Weber politeismo dei valori) Simmel dalle cerchie sociali concentriche alle cerchie sovrapposte delle società contemporanee. Lo scarto tra cultura oggettiva e cultura soggettiva Durkheim  complessità sociale a seguito dello sviluppo dell’individualizzazione

  3. Subcultura • Posizione subalterna, subordinata, delimitata e marginale rispetto alla cultura più ampia di una società • Differente ma non autonoma rispetto alla cultura più ampia che la ingloba • Si basa su legami ed interazioni sociali in cui è centrale la prossimità e l’identificazione di gruppo Anni ‘20 e ‘30 Stati Uniti Scuola di Chicago E. Park devianza giovanile urbana Anni ‘70 UK Centre for Contemporary Cultural Studies: R. Williams, E.P. Thompson, R.Hoggart. (influenza del marxismo) Le culture giovanili mediano tra le origini sociali - classe operaia - e il panorama dello sviluppo dei consumi giovanili del capitalismo, producendo forme riuscite o meno di resistenza culturale. Già nel 1950, David Riesman distingue tra una maggioranza che accetta passivamente stili e significati forniti dalla commercializzazione, e un 'sottocultura' che attivamente cerca uno stile di minoranza ... interpretato in conformità con i valori sovversivi. Nel 1979 Dick Hebdige ha sostenuto che una sottocultura è una sovversione alla normalità. Le sottoculture sono il risvolto antagonista della cultura a causa della loro natura di critica alla norme dominanti della società. Hebdige sostiene che esse riuniscono persone affini che si sentono trascurate dagli standard della società e che sviluppano un senso di identità: • uso distintivo e simbolico di uno stile, • particolare moda, • particolare linguaggio o gergo, • particolare frequentazione di luoghi.

  4. Cultura alta, cultura di massa e cultura popolare Le subculture sono diverse dalle controculture in quanto queste postulano in modo manifesto proposte alternative di cambiamento dei valori di riferimento della cultura dominante, puntando in questo modo ad una trasformazione che riguarda anche altri gruppi sociali oltre quello di appartenenza. Si sono occupati di subcultura oltre a D.Hebdige, anche P.Willis e S.Hall (S.Hall, T. Jefferson, 1993,. Resistance Through Rituals: Youth Subcultures in Post-War Britain). La categoria di subcultura è strettamente legata al discorso sulla cultura dominante (mainstream culture), la cultura di massa, la cultura alta e la cultura popolare. Cultura alta: prodotti della conoscenza e dell’arte riferibili all’èlite sociali. Cultura popolare (da non confondere con la popular culture): costumi e tradizioni locali, rituali, feste di gruppi sociali altamente integrati in una comunità locale. Cultura di massa: storicamente dipende dall’avvento della produzione industriale di massa e dai mezzi di comunicazione di massa (giornale, radio, televisione). Essa è capace di integrare gli elementi della cultura alta e di quella popolare attraverso la produzione e il consumo di massa che privano li privano di funzioni distintive e tipiche. (Scuola di Francoforte, Adorno, Horkheimer, Marcuse semicultura, grandi apparati industriali per la produzione culturalestandardizzazioneomologazione culturale).

  5. Cultura alta, cultura di massa e cultura popolare A seguito della visione ‘pessimista’ della Scuola di Francoforte, si sviluppano critiche alla prospettiva totalizzante della cultura di massa: Messaggi e prodotti non vengono recepiti in modo uniforme (Katz e Lazarsfeld, 1955) La manipolazione non è né scontata, né automatica Diversificazione interna tanto della cultura alta che di quella popolare e pertanto eterogeneità della cultura di massa Cultura alta e cultura popolare sono definizioni che variano nel tempo È soprattutto durante gli anni Settanta nell’ambito dello sviluppo della sociologia culturale attenta alle modalità di produzione e consumo della cultura documentata (recorded culture) che ha inizio un filone di studi attento alle dinamiche organizzative e istituzionali, particolarmente incline a studiare le differenze simboliche presenti tanto nell’offerta che nella fruizione dei prodotti culturali.

  6. Culture di classe, ceti, capitale culturale, gusti e stili di vita Secondo Marx la cultura si colloca nelle sovrastrutture delle società e quindi a prima vista altro non sarebbe che un riflesso dei rapporti economici sottostanti. Tuttavia ad un esame più attento Marx, attraverso i concetti di pratica e di coscienza di classe, riconosce, senza descriverle in modo particolareggiato, le culture di classe. Tanto all’interno della classe borghese che all’interno di quella proletaria si nota una omogeneità interna dovuta a fattori legati all’ordine organizzativodei rapporti di produzione: concentrazione delle forze produttive (sistema delle fabbriche), quartieri operai e quartieri borghesi, pratiche, linguaggi ed usi simili all’interno di ciascuna classe. A differenza di Marx, per Weber le classi non corrispondono a comunità e inoltre il luogo privilegiato dove si costituiscono non è quello dei rapporti di produzione, ma il mercato. Weber ha una visione più attenta alle dinamiche culturali, impiegando la categoria di ceto sociale per indicare l’insieme di individui che condividono uno stesso stile di vita, una simile concezione del mondo, simili gusti e simili preferenze. Per un ceto è possibile la corrispondenza con una classe, ma non è detto che da ogni classe nasca un ceto. I ceti sono legati al prestigio sociale. Infatti, Weber riconosce l’esistenza delle classi economiche, ma queste se vogliono tendere al potere devono organizzarsi in ceti, ovvero che attraverso una comune cultura (norme, regole, condotte, modi di pensare e di comportarsi) si impongano come comunità sociale. Da questo punto di vista Weber ha aperto lo spazio per considerare come nelle società contemporanee le differenze di cultura siano molteplici e si formino a partire da diversi aspetti: le professioni, il livello di istruzione, il prestigio, il capitale culturale.

  7. Culture di classe, ceti, capitale culturale, gusti e stili di vita La cultura della classe operaia. E.P. Thompson (1963, Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghilterra) In questa opera fondamentale viene mostrato come la classe operai delle città inglesi funzioni come e tenda a ricostituire una comunità, con codici tipi delle tradizioni locali e sistemi di valori fondati sul decoro, la regolarità, il mutuo soccorso. R.Hoggart (1957, The uses of literacy) Altrettanto importante è l’opera di Hoggart che anticipa l’interesse per la cultura intesa come sistema di conoscenza e rappresentazioni della realtà che varia in base alle classi e ai ceti. Secondo Hoggart la classe operaia è ancora distinguibile, mostra di avere un’identità, un senso di appartenenza, riconoscibili anche attraverso le scelte di consumo, un certo conformismo e una socialità di vicinato. Anche questo ultimo aspetto, legato alle relazioni sociali di quartiere, appare in effetti in via di decadimento. Tuttavia, per Hoggart se i confini di classe divengono più mobili e permeabili, in senso culturale continuano ad esistere producendo molteplici differenze nei gusti, negli stili e nella capacità di valutare i diversi prodotti della cultura di massa. Vi sono molti esempi di ricerche che riescono a mostrare con forza come esista uno stretto legame tra stratificazione sociale e differenziazione culturale. Berstein (1971, Social class, language and socialization) Le classi riproducono un diverso accesso delle generazioni all’uso del linguaggio e alla conoscenza: da un lato si rileva l’uso di un linguaggio universalistico, dall’altro particolaristico. Il primo è legato ad un codice ristretto, il secondo ad un codice elaborato tipico delle classi medie ed elevate. Goody (1982, Cooking, cusine and class. A study of comparative Sociology) Borghesissazione dell’intera cultura del cibo.

  8. Culture di classe, ceti, capitale culturale, gusti e stili di vita Capitale economico, capitale sociale e capitale culturale Bourdieu Il rapporto tra classe sociale e cultura è di tipo multidimensionale. Vi sono tre diversi tipi di capitale: economico, sociale e culturale. Quello economico si basa sulla disponibilità di risorse materiali e finanziarie; quello sociale dalle reti di relazioni in cui si è inseriti e quello culturale che si basa sulle competenze di tipo scolastico e su quelle ereditate dalla socializzazione extra-scolastiche). Il capitale culturale, ma in un certo senso anche quello sociale, a differenza di quello economico non si depaupera quando viene sfruttato. Sulla scorta delle possibili combinazioni tra capitale economico e capitale culturale, Bourdieu, in uno studio empirico sulle diverse forme di differenziazione degli stili culinari, artistici e di consumo in genere (Ladistinzione, 1979), definisce un sistema strutturale di opposizioni su cui si fonderebbero le differenze di stili di vita legati alle classi: Economico e Culturale elevati Economico basso / Culturale alto Economico alto / Culturale basso Economico e Culturale bassi

  9. Culture di classe, ceti, capitale culturale, gusti e stili di vita Capitale economico, capitale sociale e capitale culturale Bourdieu Attraverso i gusti si giocherebbe una sottile guerra prima di tutto simbolica, ma in secondo battuta con conseguenze pratiche che hanno a che fare con l’attribuzione di potere delle classi. I gusti sono delle vere e proprie pratiche culturali: comportamenti che incorporano la cultura e la società, perché tramite essi si manifestano valori etici e giudizi estetici. Attraverso le preferenze di consumo si combatte una eterna lotta da parte delle classi superiori per distinguersi dalle altre e per affermare il proprio sistema di classificazione sociale. Il gusto trasforma le cose e gli oggetti di consumo in segni distinti e distintivi. Esiste dunque una logica che “struttura” i diversi ambiti della pratica culturale, capace di trasferirsi da un campo sociale all’altro, generando configurazioni sistematiche di proprietà con cui si gestiscono sistemi di distanze differenziali. I principi generatori delle diverse pratiche e proprietà sono definiti habitus: -sistemi di disposizioni durevoli e trasferibili interiorizzati in modo non cosciente -è prodotto della struttura di classe ma anche principio relativamente autonomo di organizzazione delle pratiche e della loro percezione.

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