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Il Piano di Tutela delle Acque

Il PIANO DI TUTELA, CONSERVAZIONE E RISPARMIO DELLE ACQUE IN EMILIA ROMAGNA Giuseppe Bortone & Tiziano Draghetti Direzione Ambiente, Difesa del Suolo e della Costa Assessorato Agricoltura, Ambiente e Sviluppo Sostenibile Regione Emilia Romagna. Il Piano di Tutela delle Acque.

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Presentation Transcript


  1. Il PIANO DI TUTELA, CONSERVAZIONE E RISPARMIO DELLE ACQUE IN EMILIA ROMAGNAGiuseppe Bortone&Tiziano DraghettiDirezione Ambiente, Difesa del Suolo e della CostaAssessorato Agricoltura, Ambiente e Sviluppo SostenibileRegione Emilia Romagna

  2. Il Piano di Tutela delle Acque • Il Piano di Tutela delle Acque è uno strumento finalizzato a raggiungere, mediante un approccio integrato di tutela quali-quantitativa, entro il 2016 l'obiettivo di qualità ambientale "buono" per i corpi idrici significativi superficiali, sotterranei e marini • tappa intermedia al 2008 per raggiungere l'obiettivo di qualità ambientale "sufficiente” • aspetti quantitativi (minimo deflusso vitale, risparmio idrico, verifica e revisione delle concessioni di prelievo e derivazione, diversione degli scarichi, ecc.) oltre a quelli più tipicamente di carattere qualitativo

  3. IL PIANO DI TUTELA RER • La Regione Emilia Romagna ha avviato nel 2001 il processo di elaborazione del Piano di Tutela delle Acque (PTA) • collaborazione con le Province, le Autorità di Bacino presenti sul territorio regionale e con il supporto tecnico scientifico dell'ARPA Emilia Romagna. • La metodologia di lavoro del PTA prevede un'elaborazione secondo bacini idrografici. • Sono stati costituiti 4 Gruppi di lavoro che, con il coordinamento della Regione • Il supporto tecnico scientifico al PTA è garantito dall'ARPA • Documento preliminare - Conferenze di Pianificazione Provinciale

  4. Stato Ecologico dei corsi d'acqua

  5. Classificazione SECA biennio 2001-2002

  6. Classificazione SECA biennio 2001-2002

  7. Classificazione SECA biennio 2001-2002

  8. Classificazione SECA biennio 2001-2002

  9. Classificazione SECA biennio 2001-2002

  10. La strategia Misure del Piano Coordinamento di tutte le misure Acque potabili Acque di Balneazione Acque reflue nitrati IPPC chemicals pesticidi biocidi discariche fanghi

  11. Aspetti quantitativi • I programmi di misura finalizzati alla qualità potranno non essere sufficienti:prelievi, derivazioni, risparmio, conservazione, DMV • Nei piani di tutela sono adottate le misure volte ad assicurare l’equilibrio del bilancio idrico come definito dall’Autorità di bacino… • Il deflusso minimo vitale (DMV) è il deflusso che, in un corso d’acqua, deve essere presente a valle delle captazioni idriche al fine di mantenere vitali le condizioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi interessati • Delle diverse problematiche che riguardano le acque sicuramente quella dei DMV • è al primo posto in termini di difficoltà di risoluzione.

  12. Le difficoltà e i conflitti • la richiesta di rilasciare acqua al fiume si scontra con gli usi in atto, in particolare nel periodo estivo, quando la risorsa disponibile è minima e le richieste raggiungono il massimo livello. • Si tratta nella maggior parte dei casi di usi “storici”, cioè con derivazioni e rete distributiva già presenti nei secoli scorsi per finalità irrigue e molitorie, a cui si sono aggiunte nella prima metà del ventesimo secolo una serie di utenze idroelettriche e più di recente un significativo numero di prelievi acquedottistici diretti o di subalveo.

  13. DMV= k Qm M max(N,F, Q) A T • Le nuove concessioni sono rilasciate con l’obbligo del rispetto della componente idrologica del DMV • Per le derivazioni in atto revisione della concessione con l’obbligo che entro il 31.12.2008 i rilasci assicurino la componente idrologica del DMV. • L’applicazione della componente idrologica del DMVavverrà in modo graduale, con il rilascio iniziale di una portata minima pari ad esempio 1/3 del DMV, e il rilascio di una portata minima pari a 2/3 del DMV a partire dal 1.1.2006. • I parametri correttivi della componente morfologica-ambientale del DMV verranno applicati, sui corsi d’acqua o tratti di corsi d’acqua allo scopo individuati entro il 31.12.2016.

  14. DEROGHE • Flessibilità ma in un quadro di regole definite ex-ante • Verranno individuati: • le aree che presentano deficit di bilancio idrico; • le aree a rischio di ricorrente crisi idrica; • altri particolari contesti di approvvigionamento a rischio di crisi idrica per i quali non sia sostenibile sotto l’aspetto tecnico economico il ricorso a fonti alternative di approvvigionamento, • al cui interno l’autorità competente al rilascio delle concessioni d’acqua pubblica potrà autorizzare i concessionari a ridurre, per limitati e definiti periodi, le portate da rilasciare in alveo, rispetto al valore del DMV. • Le deroghe non devono comunque pregiudicare gli obiettivi di qualità ambientale e gli obiettivi per specifica destinazione previsti dal PTA.

  15. Prelievi idrici • Rispetto alle prime valutazioni, e a seguito dei positivi confronti nei gruppi di lavoro del piano e con i portatori di interesse, si è verificato una maggiore stima degli usi irrigui prevalentemente dovuto a una revisione dei coefficienti utilizzati, della superficie destinata a risaie del ferrarese e dell'uso di acqua del Po da parte del CER Stime 2001 e 2003

  16. Prelievi idrici in Emilia-Romagna • Agricoltura: 1425 Mm3/a (66% del consumo totale); • Civile: 487 Mm3/a (23% del consumo totale); • Industria: 233 Mm3/a (11% del consumo totale). Prelievo totale: 2125 Mm3/a

  17. 68% SUP 32%SOTT Prelievi totali da acque superficiali e da falda

  18. Riduzione da falde • si nota una sostanziale stabilità dei prelievi complessivi, con un forte spostamento dei prelievi dall'industria alle attività agricole e, in parte, agli usi civili. • In positivo si nota una riduzione complessiva del prelievo di acque sotterranee a favore dell'utilizzo di acque superficiali, dovuta ad un'importante azione pubblica negli ultimi venti anni di infrastrutturazione (Canale Emiliano-Romagnolo, Diga di Ridracoli et..) e regolazione dell'uso delle falde (Piano regionale di controllo degli emungimenti del 1984) • mantenimento, ripristino e potenziamento delle grandi derivazioni da Po

  19. DEFICIT COMPLESSIVO (FALDE E SUPERFICIALI)CIRCA 80-90 Mm3 (perdite in acquedotto circa 120 Mm3)

  20. I mutamenti climatici e il piano delle acque

  21. Scenari evolutivi l’incertezza delle previsioni • Cambiamenti climatici: negli ultimi 100 anni 0.5 °C • Modelli 1.4 - 5.8 °C nei prossimi 100 anni • Gli effetti saranno significativi sui cicli idrogeologici • Grande variabilità delle precipitazioni e regimi idrologici • Aumento dell’intensità degli eventi estremi • Gli interventi di mitigazione presentano effetti troppo lenti e non possono essere sufficienti • L’adattamento è necessario • Una combinazione di approcci e strategie (infrastrutturali e socio/economiche/culturali) è necessaria

  22. Variabilità, rischio e incertezza • I modelli sviluppati non ci vengono incontro risultando affidabili per le grandi scale temporali e spaziali su cui sono stati validati, ma non affidabili per la gestione ordinaria delle risorse idriche su scala locale • La società e i pianificatori dovranno imparare a convivere con l’incertezza e il rischio derivante dai cambiamenti climatici • L’adattamento al mutamento climatico richiede di andare oltre l’approccio meramente tecnico-tecnologico ma richiede il coinvolgimento di tutti gli aspetti socio-economico-culturali • C’è l’assoluta necessità di far crescere la “cultura” dell’acqua all’interno della nostra società, coinvolgendo il più possibile i cittadini, gli stakeholders nella gestione e nell’uso razionale e ottimizzato della risorsa

  23. Flessibilità e adattamento • Quello che bisogna assolutamente evitare è che l’incertezza generi immobilismo e rassegnazione, impotenza davanti al manifestarsi dei fenomeni o viceversa il dogmatismo delle scelte e delle strategie da adottare • Il livello di incertezza, la non completa comprensione dei fenomeni richiede la massima flessibilità della pianificazione e della gestione della risorsa idrica, la capacità di definire scenari che possano adattarsi alla variabilità dei fenomeni • dovrà essere creato un modello di pianificazione che consenta l’adattamento dello stile di gestione del ciclo idrico e degli scenari evolutivi in funzione delle variazioni • attraverso il continuo monitoraggio e valutazione degli effetti e delle ricadute delle politiche di gestione e intervento

  24. RICERCA CNR • l'ultima e più completa ricostruzione dell'evoluzione climatica in Italia durante il periodo compreso tra il 1867 e 1996, realizzata utilizzando dati relativi alle medie mensili provenienti da 46 stazioni distribuite uniformemente sul territorio italiano. • Globalmente i risultati confermano che ci sono significative differenze tra il recente riscaldamento in Italia e le altre aree centrali e settentrionali dell'Europa. • La penisola italiana è stata suddivisa in due regioni principali Nord e Sud, con una linea di demarcazione che parte approssimativamente dal golfo di La Spezia e percorre tutta la dorsale appenninica Emiliano-Romagnola per poi fermarsi poco al di sotto d'Ancona

  25. DATI CNR

  26. CLIMAGRI, 2003- Dati giornalieri • riduzione abbastanza contenuta e spesso statisticamente non significativa della quantità di pioggia • numero di giorni piovosi la riduzione è molto più evidente, in particolare in inverno, stagione nella quale tutte le stazioni italiane mostrano un trend negativo (Brunetti et al., 2001 c). • Accanto alla diminuzione del numero di giorni di pioggia, il periodo 1951-2000 è stato caratterizzato da un significativo incremento dell'apporto medio per singolo giorno piovoso (intensità) • In questa stagione, peraltro, alla riduzione nel numero di giorni di pioggia, si associa anche una tendenza ad un aumento nella frequenza dei periodi "secchi" per i quali è stata anche osservata una persistenza maggiore al nord in inverno e al sud in estate. • Quest'incremento, anche se è meno evidente del decremento del numero di giorni di pioggia, è presente lungo tutto l'arco dell'anno.

  27. Servizio SMR 2001 • la variabilità temporale e spaziale delle precipitazioni estive e invernali in Emilia Romagna • L'evoluzione temporale delle precipitazioni DJF (dicembre, gennaio, febbraio) mostrano un significativo trend negativo su tutta la regione per le 40 stazioni osservate nel periodo 1960/1995. • Il trend principale analizzato per JJA (giugno, luglio, agosto) nel periodo 1948/1995, con 40 stazioni, mostra un andamento positivo, molto più significativo nelle aree collinari e montane. Anche nelle aree pianeggianti il trend è positivo ma con un livello di significatività minore.

  28. Riflessi sul piano di tutela • si conferma che l'entità di tali mutamenti è incerta, non esistendo previsioni sufficientemente consolidate, in particolare con riferimento alle precipitazioni a scale territoriali "locali" rispetto alla scala mondiale; • Per quanto riguarda il settore industriale si ritengono in ogni caso trascurabili gli effetti indotti da possibili cambiamenti climatici. • Con riferimento alla domanda acquedottistica civile, l'analisi delle possibili maggiori richieste all'utenza conseguenti ad un modesto incremento della temperatura media (0.5 °C al 2016), legate essenzialmente ad un incremento degli usi igienici, appaiono comunque molto ridotte (circa 2 Mm3/anno) e dell'ordine o inferiori al grado di precisione delle stime prodotte.

  29. Riflessi sul Piano di Tutela • Per quanto riguarda il settore irriguo, si osserva che alcuni studi a scala "locale" non indicano, per il periodo estivo, significative tendenze alla diminuzione delle precipitazioni; • per quanto riguarda la temperatura si è considerato che gli effetti di eventuali tendenze all'incremento nel periodo estivo, ovvero un aumento dell'evapotraspirazione e quindi delle richieste irrigue, siano sostanzialmente compensati da un miglioramento dell'efficienza d'uso dell'acqua da parte della vegetazione, connesso all'incremento della concentrazione di CO2. • Effetti non significativi sul piano ma fondamentali sulla definizione delle strategie (il piano peraltro prevede la revisione sia ogni sei anni, consentendo di rivedere la situazione e le previsioni a fronte di una riduzione delle incertezze segnalate)

  30. No regret • Forte incertezza su scala locale, a cui si aggiungono le incertezze degli scenari evolutivi della nostra società • E’ sempre più opinione condivisa che l’incremento della domanda d’acqua non è più sostenibile • il settore “acqua” dispone di un range di strumenti tale da fornire un valido supporto a ridurre i rischi del cambiamento climatico • Alcuni di questi sono definiti “no-regret”, ovvero quelli per i quali il tasso economico di ritorno li giustifica senza riguardo ai futuri cambiamenti climatici • risparmio, miglioramento della gestione, interconnessione, uso plurimo, riuso delle acque reflue, stoccaggi (integrazione con le politiche di difesa idraulica e di tutela ambientale)

  31. Strategia generaledella Regione Emilia-Romagnaaffiancare alle politiche infrastrutturali, politiche di conservazione e risparmio“Twin-track strategy”, EA

  32. Tendenze evolutive - Consumi civili • Per quanto riguarda le tendenze evolutive della popolazione sono state utilizzate le proiezioni condotte dall'Ufficio Sistemi Statistici della Regione Emilia-Romagna. • Con riferimento all'arco temporale 2001 - 2016, sono stimati incrementi demografici pari all’8% per l'intero territorio regionale • Reggio-Emilia (+19%), trend positivi si evidenziano anche per Modena, Rimini e Parma (+13%, 10% e 10% rispettivamente),, mentre sensibili tendenze alla diminuzione del numero dei residenti si evidenziano per Ferrara (-4%).

  33. Consumi alla fonte e all’utenza - Civile • Invarianza dotazioni idriche procapite domestiche (160 L/ab/d) • riduzione acquedotti rurali • completamento interconnessioni • riduzione perdite: 22% al 2008 e 20% al 2016 N.B.: Incremento delle derivazioni da superficie in inverno

  34. Previsione industriale - Dotazione idrica per addetto

  35. Fabbisogno industriale BREF e BAT (IPPC)

  36. AgricolturaStima del trend evolutivo al 2008 e al 2016 • Studio prodotto dall’Università di Parma per conto della Regione: • valuta gli effetti della PAC su alcune tipologie di famiglie colturali, alla scala provinciale e per le tre fasce altimetriche ISTAT della montagna, collina e pianura; • I valori relativi agli anni 2008 e 2016 sono stati calcolati, rispettivamente, per interpolazione e per estrapolazione sull’intervallo 2000-2013. • Complessivamente la riduzione sulla SAU coltivata appare dell’1% al 2008 e del 2% al 2016.

  37. Tendenze evolutive attuali • Razionalizzazione delle forniture all'utenza • Interventi previsti dai consorzi relativi all'incremento dei volumi disponibili al campo e delle aree consortili irrigabili • Evoluzione delle tecniche irrigue

  38. Misure civile • Piani di Conservazione della Risorsa • Installazione di contatori per ogni singola utenza • Installazione dei dispositivi tecnologici di risparmio più "elementari" quali frangigetto, WC a flusso ridotto, etc • Politica tariffaria premiante il risparmio idrico, con tariffe progressivamente superiori per consumi maggiori • Programmi di ricerca perdite che interessino annualmente almeno il 15-30% della rete • Contenere, entro il 2016, la percentuale di tubazioni in esercizio da oltre 50 anni a non più del 10% • Raggiungere, entro il 2016, a livello di sistema acquedottistico, una capacità di compenso e riserva dei serbatoi pari almeno al 50% dei volumi medi giornalieri distribuiti • 145 L/AE/d al 2008 e 130 L/AE/d al 2016 ù • Campagne di sensibilizzazione e informazione risparmio idrico

  39. Campagna di Comunicazione

  40. Interventi civile -Consumi all’utenza

  41. Misure industria • Obbligo della misurazione di tutti i prelievi dalle falde o dalle acque superficiali • Applicazione di canoni annuali commisurati ai livelli di consumo e, possibilmente, all'efficienza dell'uso dell'acqua nei processi produttivi • Incentivazioni, di tipo economico, amministrativo, o anche di "immagine" (campagne di promozione delle aziende "virtuose"), all'adozione di politiche ambientali e, in particolare, all'implementazione di sistemi di gestione ambientale, quali certificazioni ISO14000, EMAS, di prodotto • acquedotti industriali o potenziare quelli esistenti, valutando in particolare la possibilità di approvvigionamento con acque superficiali (uso plurimo)

  42. Fabbisogni industria - misure di intervento

  43. Misure agricoltura • Drastica riduzione dell'utilizzo della tecnica irrigua dello scorrimento superficiale - infiltrazione laterale sulle provincie emiliane • Miglioramento dell'efficienza delle reti di adduzione e distribuzione; • Predisposizione di volumi idonei all'accumulo della risorsa nelle zone fluviali golenali a monte delle derivazioni o sul tragitto dei canali di adduzione, usufruendo, in questo secondo caso, preferibilmente, di volumi di cava preesistenti o in corso di formazione. • Realizzazione di ulteriori pompaggi, verso la fascia pedecollinare, della risorsa di provenienza dal Po. Si tratta di una azione già ampiamente prevista a Bologna e nella Romagna, usufruendo di acque del CER, ma indicata anche dai Consorzi Bacini Piacentini di Levante e Parmigiana Moglia. • Riuso agronomico delle acque reflue (17 impianti per circa 7Mm3/anno

  44. Poli estrattivi in aree golenali • Realizzazione di bacini di accumulo di acqua destinata all'irrigazione. … esempio della Val Trebbia

  45. Prelievi agricoltura -misure di intervento

  46. Conclusioni • Il livello di incertezza, la non completa comprensione dei fenomeni richiede la massima flessibilità della pianificazione e della gestione della risorsa idrica, la capacità di definire scenari di intervento che possano adattarsi a diverse tipologie di variazione • Abbiamo assoluta necessità del Piano! • Quadro di conoscenze condiviso deve contribuire alla definizione di un quadro di regole (ex ante)che consentano l’applicazione di approcci flessibili, ma che allo stesso tempo consentano una valutazione integrata delle azioni e dei loro effetti sugli ecosistemi e sui sistemi produttivi, contribuendo alla mitigazione dei conflitti per l’uso della risorsae minimizzando gli impatti sull’ambiente e sui settori produttivi • Piano come strumento dinamico e perciò con necessità di continuo monitoraggio e valutazione degli effetti e delle ricadute delle politiche di gestione e intervento • l’adattamento dello stile di gestione del ciclo idrico e degli scenari evolutivi in funzione delle variazioni

  47. Conclusioni • maggior probabilità d'eventi estremi, e per quanto riguarda il Piano di Tutela, gli aspetti legati alle siccità. • Questo rischio va affrontato come si affrontano tutti gli eventi come i terremoti, le inondazioni ecc. e cioè considerandoli eventi con un certo tempo di ritorno e affrontandoli con la pianificazione di lungo periodo • Necessità di studi e ricerche (ruolo delle Regioni?) sul clima e soprattutto un programma nazionale di ricerca e di gestione dei cambiamenti • sulle quantità delle riserve d’acqua sotterranea e sui loro modelli di deflusso e ricarica che possano consentire e verificare gli effetti di una gestione dinamica finalizzata al loro utilizzo come sistema polmone, per affrontare i periodi siccitosi quali quelli che hanno caratterizzato l’estate di quest’anno

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