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FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE, SOCIALI E DELLA COMUNICAZIONE A.A. 2011-2012

FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE, SOCIALI E DELLA COMUNICAZIONE A.A. 2011-2012 GESTIONE E COMUNICAZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI NON-PROFIT 3/3 LO SVILUPPO INTEGRATO E IL RUOLO DELLE ORGANIZZAZIONI NON-PROFIT Prof. CLAUDIO CIPOLLINI.

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FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE, SOCIALI E DELLA COMUNICAZIONE A.A. 2011-2012

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  1. FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE, SOCIALI E DELLA COMUNICAZIONEA.A. 2011-2012 • GESTIONE E COMUNICAZIONE • DELLE ORGANIZZAZIONI NON-PROFIT • 3/3 LO SVILUPPO INTEGRATO • E IL RUOLO DELLE ORGANIZZAZIONI NON-PROFIT • Prof. CLAUDIO CIPOLLINI

  2. LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI

  3. IL MARTELLO... UN APPROCCIO INNOVATIVO

  4. IL MARTELLO... TECNICA ECONOMIA MARK & COM NORMATIVA … IDEE SIMILI PERSONE NORMATIVA TECNICA … PERSONE TERRITORIO? … PERSONE TERRITORIO? INTERVENTO ECONOMIA … IDEE SIMILI PERSONE … Gestire Realizzare Progettare Conoscere Analizzare

  5. …I CHIODI…

  6. …I CACCIAVITE L’IDENTITA’ LA SISTEMATICITÀ LA SPERIMENTA ZIONE La gestione

  7. LE VITI : L’ IDENTITA’ Molti autori, filosofi e architetti, economisti e sociologi ci hanno ricordato il valore profondo dell’abitare e dell’identità: a noi resta solo il compito di “copiare” per poter così innovare. E così molte città stanno mettendo fortemente a rischio la capacità di accogliere turisti e uomini di affari, di accudire i propri cittadini, di offrire esperienze ed emozioni. Esperienze ed emozioni che sono nella loro storia e nella storia dei loro abitanti, nelle loro tradizioni e culture. Poche capacità di raccontare quello che la città è, e non solo quello che appare. La città con tutta la sua storia, ma anche con tutto il suo presente e i suoi sogni per il futuro, la città come “scambiatore” della rete di un sistema storico e culturale. Città come sistema adattivo composta da una rete fatta di persone, monumenti, paesaggi, case, palazzi, strade, clima, storie e passaggi. Per far ciò certamente non basta realizzare infrastrutture e servizi, serve anche e soprattutto avere un’identità per il futuro. Un’identità, appunto, che deve misurarsi con la globalizzazione e non solo con il passato, e connotarsi per un “qualcosa” che racconti e faccia vivere ai suoi abitanti e ai suoi turisti esperienze e aspirazioni, sogni e realtà che, venendo dal loro passato e non solo, li proiettino in un futuro possibile. Dunque, molte città hanno alle spalle un coraggio mancato e di fronte un coraggio possibile.

  8. LE VITI : LA GESTIONE Nessun effetto di ordine qualitativo è controllabile se non si gestisce realmente e concretamente il complesso dei fenomeni compresenti nell’azione trasformativa. Si tratta infatti di affrontare gli aspetti urbanistici, architettonici, impiantistici, residenziali, di trasporto, di servizi pubblici e privati, avendo in partenza una visione concreta della loro gestione sotto l’aspetto amministrativo e istituzionale, tecnico, della manutenzione ed economico-finanziario. Si tratta di ripianificare e riprogettare l’intervento nelle città, e nelle aree periferiche in special modo (ecopolis, edge city, exopolis di turno), individuando sin dall’inizio adeguate forme di gestione dei servizi, con l’appropriato coinvolgimento dei privati ma in un’ottica di globalità e interrelazioni. Il fenomeno urbano non è, infatti, la pura e semplice sommatoria di funzioni distinte e separate, ma un insieme di interrelazioni funzionali che ha caratteristiche proprie di sistema aperto e adattivo. Se quindi la gestione delle singole funzioni (servizio di trasporto pubblico, sanità, scuola, rifiuti, commercio ecc.) rappresenta un obiettivo prioritario, lo è ancor più la gestione delle interrelazioni funzionali della città nel loro complesso. Organizzare e gestire i vari livelli di interfaccia tra le distinte funzioni sono dunque la vera sfida per cercare di programmare e controllare la riqualificazione delle città, e in ciò è chiaro il ruolo che deve assumere una rinnovata pubblica amministrazione in grado di governare il fenomeno con efficienza ed efficacia. E questo non è possibile con organizzazioni basate su principi di specializzazione e suddivisione delle funzioni appartenenti a ere passate.

  9. LE VITI : LA SISTEMATICITA’ Sia sotto l’aspetto istituzionale-amministrativo e gestionale sia sotto quello tecnico e lo sviluppo integrato deve poter programmare e gestire gli interventi in modo sistematico e globale, superando la compartimentazione che tende a settorializzare gli aspetti urbanistici così come quelli ingegneristici, ambientali, sociali ed economici. Al contrario, l’avvio e/o la localizzazione, la costruzione e la gestione dei vari interventi (imprese, infrastrutture, ospedali, ecc,ecc) presentano un grado di interrelazione e di intersistematicità talmente alto da risultare decisivo nella determinazione della qualità dell’insieme. Fisica, biologia, filosofia informatica, ecologia hanno dimostrato che tutto ciò è realtà. È per questo che lo sviluppo va ripensato e gestito per “programmi d’area”, dove il territorio oggetto d’intervento è preso in carico e progettato nella sua globalità, intersecando e interrelando tutti i fenomeni e le attività che vi hanno sede e anzi ottimizzandone, tendenzialmente almeno, il grado di integrazione.

  10. LE VITI : LA SPERIMENTAZIONE È la via per evitare di voler individuare e gestire leggi e normative teoricamente perfette. Il fenomeno della modificazione territoriale e urbana, che comporta un’attività di trasformazione continua è invece complesso e articolato da non potersi trattare impiegando principi astratti, senza “sperimentarlo” e senza tentare le alternative plausibili sotto i vari aspetti sottoponendole alla prova della gestione del processo. Si tratta di individuare aree particolarmente significative del territorio e in esse, in base ai criteri di complessità e di interdisciplinarità dell’approccio, applicare a livello sia istituzionale sia operativo modalità e mezzi d’intervento innovativi e sperimentali. Nuovi iter per l’approvazione, nuovi rapporti con l’utenza e con l’opinione pubblica, nuovi e più complessi sistemi di programmazione e nuove modalità di gestione del territorio possono e devono passare da una fase puramente teorica a una sperimentale mirata.

  11. LE PINZE…

  12. RICERCARE, SPERIMENTARE E FARE CONTACT CENTER/HELP DESK De carácter multitemático y especializado + EQUIPO DE EXPERTOS CRM PLATAFORMA EMPRESAS SOCIAL NETWORK

  13. RICERCARE, SPERIMENTARE e FARE • …..definendo la VISIONE e gli OBIETTIVI di sviluppo con ALTERNATIVE.. • …..mettendole a punto e scegliendo insieme con le IMPRESE e i CITTADINI… • …. correggendo la rotta di volta in volta per raggiungere l’obiettivo definito.. • …..organizzandosi in forme mutidisciplinari e a rete

  14. RESPONSABILITA’ SOCIALE TERRITORIALE IMPRESE PROFIT; PERSONE; IMPRESE NO PROFIT E ONG; AMMINISTRAZIONE PUBBLICA

  15. È pericoloso credere di sapere. È molto più salutare sapere che non si sa. I cambiamenti di paradigma ci portano in un territorio che non solo è sconosciuto perché non è stato esplorato, ma che non è stato esplorato e pertanto non si può conoscere per la semplice ragione che non esisteva prima.Richard Norman

  16. La persona sempre più autentica, conoscendosi di più, e aiuterà l’altro Dunque, le persone per le quali si progetta, si realizza e poi si gestisce un intervento sul territorio stanno cambiando: non sono più soltanto il risultato dell’era moderna, non si richiamano più a certezze religiose, ideologiche e culturali. Le regole fisse, i manuali, le leggi stesse, non servono più per indirizzare e controllare le azioni degli individui, ma dovrebbero poter mutare per lasciarli liberi di agire responsabilmente.

  17. PER LO SVILUPPO SVILUPPO INTEGRATO OBIETTIVI MOBILI CONDIVISIONE

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