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Un SOCIAL CLUB PER LA PRATICA DELLA MUTUALITA’ e PER LA MUTUALITA’ PRATICA

Un SOCIAL CLUB PER LA PRATICA DELLA MUTUALITA’ e PER LA MUTUALITA’ PRATICA. Che cos’è ?. E’ un’iniziativa associativa che interessa le organizzazioni e i lavoratori dei servizi sociali genovesi

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Un SOCIAL CLUB PER LA PRATICA DELLA MUTUALITA’ e PER LA MUTUALITA’ PRATICA

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Presentation Transcript


  1. Un SOCIAL CLUB PER LA PRATICA DELLA MUTUALITA’ e PER LA MUTUALITA’ PRATICA

  2. Che cos’è ? E’ un’iniziativa associativa che interessa le organizzazioni e i lavoratori dei servizi sociali genovesi I soci periodicamente si incontrano e si organizzano per rispondere ai loro bisogni relativamente a 4 aree principali: • Microcredito • Acquisto Collettivo di beni e servizi • Promuovere una fruizione Tempo Libero • Sostegno alla Famiglia Obiettivo generale è ri-animare valori e pratiche delle “società di auto-mutuo soccorso”, moltiplicando le risorse e le energie dei singoli • Obiettivo concreto è il miglioramento della qualità della vita dei lavoratori appartenenti alle organizzazioni associate

  3. A cosa serve? In particolare Il Social Club si propone di: • accrescere il potere d’acquisto dei lavoratori delle organizzazioni • rafforzare la comunità degli operatori sociali e il capitale di relazioni creato in questi anni di collaborazioni • favorire la reciprocità fra soci e favorire la gestione del tempo organizzando la conciliazione e l’aggregazione per tempo libero e lo sport amatoriale • Promuovere sul territorio una cultura a sostegno dei lavoratori del sociale, organizzando attività di visibilità e sensibilizzazione e di auto-formazione

  4. Chi è il soggetto Un associazione intercooperativa, dotata di un suo statuto, ma con organi sociali diffusi e non accentrati, ricoperti a rotazione. Un sistema di cooperanti autonomie, che si avvale di tempo e competenze disponibili in un'ottica di rete mutualistica e non gerarchica. Che sviluppi un confronto sulle regole decisionali (chi propone, chi decide, chi realizza)

  5. Il potenziale del Social Club in Prov. di Genova + di 5000 soci lavoratori delle coop. sociali (indagine CSES 2010)Diverse centinaia i lavoratori delle maggiori associazioni operanti nel sociale (Arci, Uisp, Auser, Consulta Diocesana ecc.) + di 200 organizzazioni tra coop. soc., associazioni, reti dell’economia solidale Una massa critica considerevole per • attivare e razionalizzare un catalogo di convenzioni con realtà già operanti (ad es. Diritti e Società, Ames, Coop Liguria ecc.) • estenderne altre (ad es. Unipol ha convenzioni con CGIL e Auser) • stipularne di nuove su microcredito, telefonia, carburanti e altri generi indispensabili

  6. Dove e come Sarebbe importante avere a disposizione una “casa della mutualità” in cui fare base, riconoscersi, ritrovarsi. Altrettanto importante però è abitare il territorio, non rinchiudersi ma scambiare con altri circuiti che hanno altre idee e competenze: si prevede pertanto una rete di punti di erogazione di beni e servizi (1 ogni 2 municipalità all’inizio)

  7. In concreto 1: Difendere il potere d’acquisto dei salari degli operatori sociali I dati di partenza: a) Il salario dei lavoratori del sociale non crescerà nel prossimo triennio b) Il costo della vita aumenta e per mantenere il tenore di vita le famiglie intaccano il risparmio Fronteggiare da soli questo quadro significa non consumare o indirizzarsi verso consumi di scarsa qualità e ricorrere all’indebitamento a tassi di interesse crescenti Il Social Club può organizzare + convenientisoluzioni collettive quali: • Convenzioni a condizioni di miglior favore per l’accesso al credito • Acquisto in gruppo beni e servizi di qualità per ottenere prezzi migliori • Condivisione di strutture saperi e relazioni per autorganizzare servizi alle famiglie dei soci e forme di fruizione del tempo libero “low cost” • Organizzazione di forme di mutualità come la banca del tempo, il baratto, lo scambio di servizi, il prestito, il regalo. • Favorire l’autoproduzione di beni e servizi per un mercato interno

  8. In concreto 2: Rafforzare la comunità dei soci e il capitale di relazioni accumulato in anni di lavoro di rete • Le buone prassi di acquisto collettivo e mutuo sostegno possono contribuire a ri-vitalizzare lo scambio mutualistico tra soci, tra questi e le loro organizzazioni e fra un’organizzazione e l’altra • La solidarietà extralavorativa favorisce l’integrazione e può contribuire ad aumentare il reciproco sostegno, e quindi la produttività, nei servizi co-gestiti. • La mutualità rafforza i legami e la partecipazione, e rende + facile agire come “sistema” • Per rendere concrete queste ipotesi grande importanza viene attribuita alla comunicazione e all’informazione: newsletter, sito, assemblee, gadget

  9. In concreto 3: favorire la reciprocità fra le persone e migliorare la gestione del tempo Inoltre molte di queste buone prassi che creano “capitale sociale” sono attivabili da subito con un minimo di coordinamento • Banca del tempo (per lo scambio reciproco e gratuito di servizi e saperi fra soci) • Baratto, prestito • Cene a tema, spettacoli, concerti, feste per grandi e piccoli, tornei e giochi • Bookcrossing, circoli di studio, seminari su autoproduzione e piccole riparazioni domestiche • Gite sociali/escursioni/sport amatoriale • Turismo low cost

  10. SI PUO’ FARE • Genova ha una grande tradizione di mutualità interaziendale: dal Centro Sociale Interaziendale Ansaldo, Cral del Porto, fino alle stesse sezioni soci di CoopLiguria. • A Torino da alcuni anni questa esperienza si è progressivamente concretizzata, ampliandosi in termini di numeri e catalogo di offerta • http://resocialclub.it/ • In diversi luoghi d’Italia nascono i DES, Distretti di Economia Solidale in cui attorno ad un patto di mutualità si ricreano filiere virtuose per la realizzazione di prodotti o servizi rispettosi dell’ambiente e delle persone • Buone prassi e modelli a cui ispirarsi non mancano: si tratta di capire quanto siamo disposti a scommettere sull’attualità dei valori originari della cooperazione

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