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Alcuni problemi della politica economica nell’epoca della globalizzazione Fedele De Novellis

Alcuni problemi della politica economica nell’epoca della globalizzazione Fedele De Novellis Pavia 9 marzo 2009. www.ref-online.it. Obiettivo della lezione.

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Alcuni problemi della politica economica nell’epoca della globalizzazione Fedele De Novellis

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  1. Alcuni problemi della politica economica nell’epoca della globalizzazione Fedele De Novellis Pavia 9 marzo 2009 www.ref-online.it

  2. Obiettivo della lezione • Ogni fase storica ha delle peculiarità che comportano modifiche nella conduzione della politica economica. Le particolarità della fase storica attraversata negli ultimi anni sono: • Globalizzazione degli scambi • Globalizzazione finanziaria • Cercheremo di mettere in luce come la globalizzazione modifichi le condizioni di contesto in cui operano le politiche economiche e i problemi che si affacciano per i prossimi anni. 2

  3. Quindici anni di economia globale 3

  4. 1. Il boom americano degli anni novanta • Il boom americano degli anni novanta • L’accelerazione della crescita e il boom delle borse • Il paradigma della new economy e l’aumento della crescita attesa • La politica della Fed a fine anni novanta • Una tesi alternativa: “l’esuberanza irrazionale” • Il dividend discount model • Effetti ricchezza e Q di Tobin 4

  5. All’inizio....il ciclo della seconda metà degli anni novanta • La seconda parte degli anni novanta aveva rappresentato per gli Stati Uniti un periodo di crescita eccezionale. La dinamica del Pil si era mantenuta sopra il 4 per cento. • In particolare, la sostenuta crescita economica aveva sorpreso nel ’98-99 (crisi asiatica). • Anche l’area dell’euro aveva accelerato alla fine del decennio dopo la fase (’96-97) della “convergenza” verso Maastricht che aveva imposto politiche restrittive. 5

  6. Il boom delle borse di fine anni ’90 • La “sorpresa” in termini di crescita più elevata del previsto aveva anche contribuito a sostenere le aspettative sulle prospettive economiche. Avevano preso piede le tesi della “new economy”. • I mercati azionari, scontando una crescita dei profitti molto elevata, avevano realizzato una forte crescita. L’indice S&P500 della borsa americana aveva più che triplicato il suo livello in cinque anni. 6

  7. Dietro le attese dei mercati: il paradigma della new economy • Le tesi della new economy si basavano sull’idea che fosse in corso un “salto tecnologico” (legato all’Information & Communication technology. L’innovazione legata a queste tecnologie sarebbe stata di carattere differente rispetto ad altri salti tecnologici in quanto alla base dell’aumento della dimensione internazionaledella concorrenza (es.: “internet va oltre i confini nazionali e supera le barriere agli scambi”) • Eravamo quindi all’interno di un paradigma compatibile non solo con una fase prolungata di alta crescita, ma anche con minore inflazione (innovazione tecnologica + maggiore concorrenza = maggiore crescita e minore inflazione). • Questa tesi trova riscontri empirici soprattutto nell’esperienza degli Stati Uniti che mostrano una accelerazione della dinamica della produttività. 7

  8. L’accelerazione della produttività negli Stati Uniti 8

  9. Le tesi della new economy faceva quindi da supporto all’ipotesi di un ciclo economico che, anche nelle fasi espansive, poteva non essere accompagnato necessariamente da una crescita dell’inflazione e, per conseguenza, da un aumento dei tassi d’interesse. In effetti, alla fine degli anni novanta i tassi d’interesse a lunga erano su livelli bassi in una prospettiva storica. Tassi d’interesse bassi 9

  10. E’ interessante notare come i tassi americani – sia quelli a lunga, che quelli di policy – fossero scesi nel ’97-’98 scontando gli effetti della crisi asiatica”, ma anche in conseguenza della crisi dell’Ltcm (il long term capital management, un fondo che aveva subito perdite ingenti nell’arco di pochi mesi). Implicitamente questo consente di cogliere come il mancato rallentamento dell’economia Usa nel ’97-’99 abbia costituito una “sorpresa per il mercati”. Dal ’99 ci si accorge che l’economia è più forte delle attese e i tassi a lunga “anticipano” le mosse della Fed. La Fed e le attese dei mercati nella seconda metà degli anni novanta 10

  11. Lo sgonfiamento delle borse e l’inizio della recessione • Alla tesi della “new economy” si sovrappone negli anni novanta quella della irrational exuberance • L’idea è che sui mercati sia prevalso un eccessivo ottimismo sulla combinazione crescita futura/tassi d’interesse futuri. • Un eccessivo ottimismo sulla dinamica dei profitti attese avrebbe portato a sopravvalutare le quotazioni di borsa rispetto al livello dei profitti correnti. • P: prezzo delle azioni • E: earnings, utili per azione • a: pay out (costante) • i: tasso d’interesse a lungo termine • g: tasso di crescita dell’economia a prezzi correnti) • c: premio al rischio sul mercato azionario 11

  12. A fine ’99 il P/E sulla borsa di New York si era portato a 35, un valore significativamente più elevato rispetto alle medie storiche. Parte del trend di crescita del P/E può essere considerato un fatto strutturale dovuto alla riduzione del premio al rischio connesso alla finanziarizzazione dell’economia (fondi pensione) Parte dell’aumento può essere stato spiegato da una fase di euforia dei mercati. La crescita dei P/E a Wall Street negli anni ‘90 12

  13. Effetti ricchezza e ciclo dei consumi • Secondo i fautori della tesi dell’esuberanza irrazionale, la forte crescita dell’economia Usa nella seconda metà degli anni novanta non sarebbe dovuta all’innovazione come secondo le tesi della new economy. Si sarebbe trattato, piuttosto, di un effetto dell’aumento della domanda interna generato dallo stesso boom di borsa. • Borsa in crescita = maggiori consumi (Effetto ricchezza) • Borsa in crescita = maggiori investimenti (Q di Tobin) = maggiore produttività 13

  14. Q di Tobin e ciclo degli investimenti • La Q di Tobin confronta il valore di un’azienda sulla base della quotazione di borsa con il valore (di sostituzione) delle attività dell’azienda • Q = valore di mercato/ valore degli asset 14

  15. La correzione del mercato azionario, la politica monetaria e l’uscita dalla recessione La correzione del mercato azionario, la politica monetaria e l’uscita dalla recessione: • La flessione della borsa • L’11 settembre e la politica monetaria espansiva • L’uscita dalla recessione e l’ascesa della globalizzazione • Il ruolo dei paesi asiatici e le politiche valutarie di Cina e Giappone • Il boom dei prezzi delle materie prime • L’abbassamento dell’inflazione e la persistenza dei tassi d’interesse su valori molto bassi • La crescita dei profitti e il recupero dei mercati azionari • Il boom del mercato immobiliare 15

  16. A fine ’99 il P/E sulla borsa di New York si era portato a 35, un valore significativamente più elevato rispetto alle medie storiche. Parte del trend di crescita del P/E può essere considerato un fatto strutturale dovuto alla riduzione del premio al rischio connesso alla finanziarizzazione dell’economia (fondi pensione) Parte dell’aumento può essere stato spiegato da una fase di euforia dei mercati. La crescita dei P/E a Wall Street negli anni ‘90 16

  17. La caduta del mercato azionario • Dal 2000 la borsa Usa comincia a vacillare e questo va a ripercuotersi sulla dinamica dell’attività economica. • Gli sviluppi vengono poi accelerati dall’ondata di panico post-11 settembre e dalle tensioni geo-politiche 17

  18. L’11 settembre e l’accelerazione della politica monetaria americana • La caduta delle borse conduce l’economia Usa verso una fase di recessione. Il timore è che l’economia entri in una crisi finanziaria. La Federal Reserve, sollecitata in questo dai timori post-11 settembre, adotta una politica monetaria espansiva, senza precedenti storici. 18

  19. Tassi d’interesse reali negativi • Considerando i tassi d’interesse reali quale indicatore dell’intonazione della politica monetaria, si osserva subito come il loro livello sia risultato eccezionalmente basso. • Si consideri che durante la recessione anche la politica fiscale Usa è stata di segno molto espansivo 19

  20. Anche la politica monetaria della Bce è risultata molto espansiva. Anche se lo è stata meno di quella americana. Una critica mossa alla Bce in questi anni da alcuni è di non avere assecondato le difficoltà di crescita dell’economia europea con una politica altrettanto accomodante. La Bce 20

  21. La ripresa “inaspettata” • La forte espansione monetaria d’inizio decennio si giustifica con i timori di ingresso dell’economia in una fase di recessione. • Ex-post, però, la crisi è risultata piuttosto blanda, soprattutto negli Stati Uniti, anche per effetto del forte impulso monetario determinato dalla politica della Fed. • A livello di economia globale, il periodo 2004-2007 costituisce una delle fasi di sviluppo più intenso della storia. 21

  22. L’inatteso recupero asiatico • Uno degli aspetti cruciali della prima parte del decennio è rappresentata dalla forza del ciclo delle economie asiatiche. • Si ricordi che nel ’97-’98 tutto il sud est asiatico era stato investito da una grave crisi. • La chiave di volta sta nell’abbattimento delle barriere commerciali e nell’ingresso della Cina nel Wto. • Con l’ascesa del gigante cinese il termine GLOBALIZZAZIONE acquisisce un diverso significato. 22

  23. La crescita dei paesi emergenti sposta gli equilibri della crescita globale 23

  24. L’ascesa della Cina • Crescita del Pil intorno al 10 per cento fra il 2002 e il 2007 • Forte crescita della produttività • Spostamento della popolazione dalle campagne verso la città (industrializzazione) • Alto tasso di risparmio (politiche di abbassamento della natalità). • Forte avanzo delle partite correnti • La Cina gioca un ruolo centrale quale assemblatore dei manufatti prodotti in tutto il sud est asiatico • Il Giappone rafforza la competitività cinese svolgendo un ruolo di fornitore di tecnologia. 24

  25. La politica del cambio dei paesi asiatici • L’avanzo delle partite correnti cinesi (ma non solo) genera spinte per un apprezzamento delle loro valute sul dollaro. Queste vengono contrastate dalle autorità monetarie cinesi che mantengono una politica di cambio (quasi) fisso sul dollaro. • E’ questo un caso abbastanza peculiare. Di solito è la valuta di riferimento ad apprezzarsi. • La fragilità del sistema bancario domestico e il bisogno di sostenere lo sviluppo export-led del manifatturiero hanno spinto le autorità cinesi a contrastare l’indebolimento del dollaro tramite un forte aumento delle riserve di valuta estera. 25

  26. Lo yen debole, i carry trades e la politica anti-deflazione della Bank of Japan • Un aspetto importante del quadro valutario è stato costituito dalla zero interest rates policy (ZIRP) seguita dalla banca del Giappone, che ha spinto molti investitori a politiche di acquisto di titoli su valute a tasso più alto, facendone così apprezzare il tasso di cambio. 26

  27. Il boom del petrolio e dei prezzi delle materie prime • La crescita dei paesi emergenti si è tradotta in un forte impulso alla domanda di materie prime. • I prezzi delle materie prime sono cresciuto molto nel corso degli ultimi anni • La delocalizzazione ha aumentato l’elasticità della domanda di petrolio rispetto alla crescita del prodotto globale. • Si pone un problema di sostenibilità ambientale dello sviluppo asiatico 27

  28. Petrolio: prezzo nominale e reale 28

  29. Il prezzo del petrolio: fondamentali e finanza • Il trend degli ultimi anni • Effetto finanziario – le materie prime entrano nei portafogli degli hedge funds • Mismatch domanda (effetto Cina) – offerta (bassi investimenti d’inizio decennio) 29

  30. Nel lungo periodo la domanda cinese crescerà ancora molto 30

  31. L’inflazione bassa • Si ritiene che gli effetti della globalizzazione e l’ascesa dell’economia cinese possano avere concorso negli ultimi anni a determinare l’abbassamento del tasso d’inflazione. • In effetti, è un fatto abbastanza peculiare che l’inflazione negli ultimi anni sia rimasta dappertutto su valori molto contenuti nonostante la forte crescita dei prezzi delle materie prime. • Tassi d’inflazione bassi sono stati negli ultimi anni un fatto generalizzato. Non solo i paesi industrializzati, ma anche i paesi emergenti, hanno mostrato tassi d’inflazione molto contenuti. 31

  32. L’inflazione bassa • L’inflazione bassa degli ultimi anni riflette il fatto che le politiche monetarie sono divenute dovunque più attente che in passato all’inflazione. Un esempio di cambiamento radicale è in questo senso l’avvio dell’euro che ha portato un abbassamento dell’inflazione anche in paesi come Italia o Spagna. • Vi è anche un effetto specifico della globalizzazione: • Trasferimento delle produzioni più labourintensive verso aree a costo del lavoro più basso. • Il processo continua sino a quando questi paesi avranno ampi bacini di manodopera sottoutilizzata (quando raggiungeranno tensioni politiche?) e spazi di aumento della produttività. • Arrivo nei paesi industrializzati di merci a basso costo provenienti dai paesi emergenti. • Pressione della concorrenza internazionale sui salari dei lavoratori nei paesi industrializzati • Politica di cambio debole in Asia 32

  33. La persistenza dei tassi d’interesse ai minimi storici • L’abbassamento dell’inflazione giustifica evidentemente un più basso livello dei tassi d’interesse nominali. • Come abbiamo visto però negli ultimi anni i tassi sono stati eccezionalmente bassi, anche in termini reali. • Questo è legato alla politica eccezionalmente espansiva della Federal Reserve. 33

  34. La persistenza dei tassi d’interesse ai minimi storici • Tra i fattori che possono concorrere a spiegare il basso livello dei tassi d’interesse vi potrebbe essere anche la forte domanda di titoli di Stato da parte delle banche centrali dei paesi emergenti volta ad accumulare riserve di titoli denominati in valuta estera. • Soprattutto nel 2004-05 vi sono stati forti acquisti di Titoli del Tesoro americano da parte di banche centrali estere 34

  35. La crescita dei profitti e il recupero dei mercati azionari • Quello in corso è stato anche un decennio di forte espansione dei profitti. • Aumenta l’efficienza del ciclo produttivo su scala globale, anche in funzione della frammentazione dei processi produttivi. 35

  36. La fase di eccezionale moderazione salariale, è legata anche al fatto che la globalizzazione accresce la concorrenza fra i lavoratori di aree del mondo distanti. Si modifica la distribuzione del reddito, a favore dei profitti e a scapito dei salari. 36

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  38. Il boom immobiliare • Una delle conseguenze dei tassi d’interesse molto bassi è stata rappresentata dall’aumento della propensione all’indebitamento delle famiglie nei paesi occidentali. • In particolare, il debito ha influenzato i consumi e, soprattutto, il mercato delle case, data la crescente propensione a contrarre mutui per l’acquisto dell’abitazione. • I prezzi delle case sono cresciuti molto • L’attività dell’edilizia si è portata su livelli eccezionali 38

  39. ..... 39

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  42. Boom immobiliare, effetti ricchezza e consumi privati • La crescita del valore degli immobili ha giocato un ruolo molto importante negli Stati Uniti, perché ha sostenuto l’andamento dei consumi nella fase in cui la caduta della borsa rischiava di determinare una correzione. • Le famiglie hanno difatti utilizzato le case come collateral per sostenere la crescita del debito e finanziare, attraverso i mutui, anche i consumi. • L’aumento del debito ha reso le famiglie anche più vulnerabili rispetto a variazioni dei tassi d’interesse 42

  43. Debito e servizio del debito 43

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