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16.00. Santa Caterina da Siena. A Giovanni da Parma. in Roma. Lettera 309. Con desiderio di vedervi fondato sopra la viva pietra, Cristo dolce Gesù. Al nome. d i Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce. Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù.

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Presentation Transcript


  1. 16.00

  2. Santa Caterina da Siena

  3. A Giovanni da Parma in Roma Lettera 309

  4. Con desiderio di vedervi fondato sopra la viva pietra, Cristo dolce Gesù

  5. Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce

  6. Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi fondato sopra la viva pietra, Cristo dolce Gesù; perché in altro modo non si potrebbe porre edificio che bastasse; ma, giungendo il vento contrario, subito darebbe a terra.

  7. Ma l'anima ch'è fondata in questa dolce pietra, cioè che seguita la dottrina di Cristo crocifisso, non viene mai meno. Che dottrina è questa che c'insegna il dolce e amoroso Verbo, il quale è detto pietra viva? E dove ce la insegna? Non in delizie né in diletti del mondo, ma in su la mensa della santissima Croce.

  8. Questa c'insegna amare Dio in verità, odiando il vizio, e la propria sensualità che è cagione del vizio; e amare la virtù, ed esso Dio che è cagione d'ogni virtù. Ci insegna obbedire ai comandamenti della legge, e a farci venire in amore i consigli: ci fa concepire il desiderio di volerli acquistare in su la mensa della santissima Croce, dove l'anima si veste della carità di Dio e del prossimo suo.

  9. Ma attendete, ché questo non si può imparare senza il lume, né senza l'obietto del libro. Onde ci è bisogno che l'occhio dell'intelletto sia illuminato col lume della santissima fede, e il libro sia scritto, sì che nella scrittura impariamo la dottrina.

  10. Se io guardo bene, carissimo fratello, Dio ci ha dato l'occhio dell'intelletto, e dentro il lume della fede; il quale lume non ci può essere tolto né da dimonio né da creatura, se già non ce lo togliamo coll'amore proprio di noi medesimi. E ci ha dato il libro scritto, cioè il Verbo del Figliuolo di Dio; il quale fu scritto in sul legno della Croce, non con inchiostro, ma con sangue, con capoversi delle dolcissime e sacratissime piaghe di Cristo.

  11. E quale sarà quell’ idiota grosso, di sì basso intendimento che non le sappia leggere? Non ne so veruno, se non gli amatori propri di loro medesimi. E questo gli avviene non perché non sappiano, ma perché non vogliono. Sicché, egli è scritto: onde noi troviamo nel capoverso dei piedi, ch'egli li ha confitti acciocché conficchiamo l'affetto in lui, spogliandolo d'ogni disordinata volontà, che non cerchi né voglia altro che Cristo crocifisso.

  12. Volendo giungere al Padre eterno col mezzo di questa Parola incarnata, libro scritto; desiderando di portare ogni pena senza colpa, e pene di corpo e pene di mente quando Dio gli permette le molte cogitazioni e molestie dal dimonio, o battaglie delle creature, ogni cosa portare per gloria e lode del suo nome.

  13. E tenendo per questa via, seguiterà e adempirà in sé quella parola che disse il nostro dolce Salvatore, quando disse: «Nessuno può andare al Padre se non per me». Egli è la via e la verità; e chi va per lui, va per la luce, e non giunge alle tenebre. Per questo modo conficca i piedi dell'affetto suo; tenendo per la via della verità.

  14. Giungendo al costato di Cristo crocifisso, trova la vita della Grazia; perché, spogliato l'affetto dell'uomo, con odio santo, del vizio e della propria passione sensitiva (il quale odio ha trovato in questo libro scritto, che tanto egli l'odiò, che egli lo volle punire sopra il corpo suo);

  15. egli trova l'amore cordiale delle vere e reali virtù nel cuore aperto: la quale apertura manifestò a noi il cordiale e affocato amore, facendoci bagno del sangue suo; il quale sangue fu intriso col fuoco della divina carità, perché per amore fu sparto; perché per amore dell'onore del Padre, e salute nostra egli corse, come innamorato, all'obbrobriosa morte della Croce, per compire l'obbedienza del Padre eterno.

  16. Bene è vero, adunque, che c'insegna la dottrina in su la mensa della Croce; imparando da lui ad essere umile e mansueto di cuore: colla quale umiltà e mansuetudine osserviamo i comandamenti dolci di Dio, e siamo obbedienti. Ove li abbiamo trovati? Nel libro. Con che lume? Col lume della santissima fede.

  17. Così stiamo nella fame dell'onore di Dio e salute dell'anime; ricevendo in noi la vita della Grazia. A mano a mano noi leggiamo nel capo spinato di Cristo crocifisso, e nella bocca sua; crociando il capo spinato della nostra propria volontà, che drittamente è una spina che punge e tormenta l'anima che se ne corona, tenendo questo capo della perversa volontà fuori della dolce volontà di Dio.

  18. Nel dolce capo spinato di Cristo crocifisso perdiamo questa dolorosa spina. Allora troviamo la pace nella bocca sua: che nell'amaritudine del fiele e dell'aceto delle nostre iniquità le quali furono drittamente un fiele amarissimo e aceto che ci tolse la fortezza della Grazia; conformandosi l'anima nostra, e vestendosi della dolce volontà di Dio, gustiamo la pace sua, la quale egli acquistò con grande amaritudine; cioè pacificando Dio coll'uomo, essendo stato lungo tempo in guerra con lui.

  19. E però dice il glorioso Paolo che Cristo benedetto è nostra pace, facendosi tramezzatore tra Dio e l'uomo. Anco ci ammaestra il dolce Apostolo che noi ci riconciliamo e facciamo pace con lui, poiché egli è venuto, come nostro tramezzatore.

  20. Seguitando questa dolce e dritta via, riceveremo il frutto di questa pace in questa vita; mangeremo le mollicole della Grazia, e nella vita durabile vivande compiute e perfette, le quali danno perfetta sazietà senza verun difetto. Onde volendocelo mostrare il glorioso dottore Agostino, dice che v'è sazietà senza fastidio, e fame senza pena.

  21. Di lunga è la pena della fame, e il fastidio dalla sazietà; poiché, gustato che ha l'anima la pace, e giunta a tanto diletto, ella ha letto e legge continuamente nelle mani chiavellate del Figliuolo di Dio, facendo tutte le sue operazioni spirituali e mentali confitte nella volontà di Dio, facendole per gloria e lode del nome suo.

  22. Se ella è operazione mentale, che egli eserciti la mente sua in dirizzarla e ordinarla nella divina carità; sempre il cuore vi sta confitto con tutti quanti gli altri esercizi che la creatura piglia per giungere a virtù in molti e diversi modi, secondo che Dio permette, ed egli è atto a ricevere: tutte sono fatte col santo timor di Dio, confitte in Croce.

  23. Che già non vorrebbe il vero servo di Dio adoperare e passare questa vita senza pena. Anco, vuole prendere la Croce sua, e seguitare Cristo con ogni verità, e con costanza e pazienza e lunga perseveranza fino alla morte; perché egli è fondato sopra la viva pietra, e ha imparata la dottrina nel libro scritto, come detto è, col lume della santissima fede.

  24. E però non s'è ritirato per pena da perseverare nella virtù: anco, si è dilettato nelle pene, siccome l'umile Agnello che non si ritrasse dalla salute nostra e obbedienza del Padre per pena né per morte né per nostra ingratitudine, né per detto dei Giudei che dicevano: «Discendi dalla croce, e ti crederemo» .

  25. Questo adunque impara la dottrina della perseveranza da lui. Se non fosse fondato sopra questa pietra, volgerebbe il capo addietro, e temerebbe dell'ombra sua; in ogni cosa verrebbe meno. E però vi dissi che io desideravo di vedervi fondato sopra la viva pietra Cristo dolce Gesù; e così vi prego che facciate.

  26. E io son certa che se voi leggerete in questo libro dolce; il libro vostro, donde pare che siate sì tribolato, non vi darà fatica veruna. Se il libro, v'è detto che si scosti dalla verità e dalla dottrina dei Santi approvati dalla santa Chiesa, lasciatelo stare (o voi lo fate correggere) e non l'usate più. Attenetevi a quelli che voi siete certo che si conformano con la verità.

  27. E se voi aveste pena di coscienza, facendovi vedere il dimonio, per farvi venire a confusione di mente: «Mira quanto tempo sei stato in su questo errore! Tu ti credi avere servito a Dio, e tu hai servito e fatto riverenza al dimonio»; non gli dovete credere, ma col lume vedere che Dio guarda la buona e santa volontà con che noi adoperiamo; poniamoché il libro letto non fosse secondo Dio, perché solo la mala volontà è quella che fa il peccato, e altro no.

  28. Onde alla volontà è dato il peccato e la virtù, secondo che ella ama o l'uno o l'altra. Adunque per nessuna di queste cose dovete stare in tanta afflizione; ma dovete levare ogni pena come uomo virile, come detto è; e con la dolcezza del dolce umile Agnello caccerete questa amaritudine. Altro non vi dico.

  29. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

  30. Gesù dolce • Gesù amore

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