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Le “radici” teoriche dell’analisi contrastiva

Cristina Lavinio Analisi contrastiva e insegnamento/apprendimento dell’italiano LS Toluca, 9-11 giugno 2011. Definizione: date due L, cioè due sistemi linguistici, la linguistica contrastiva (e dunque l’analisi c.) ne confronta le rispettive strutture per individuarne similarità e differenze.

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Le “radici” teoriche dell’analisi contrastiva

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Presentation Transcript


  1. Cristina LavinioAnalisi contrastiva e insegnamento/apprendimento dell’italiano LSToluca, 9-11 giugno 2011

  2. Definizione: date due L, cioè due sistemi linguistici, la linguistica contrastiva (e dunque l’analisi c.) ne confronta le rispettive strutture per individuarne similarità e differenze.

  3. Le “radici” teoriche dell’analisi contrastiva • Linguistica comparativa (e storica) del XIX secolo (alla ricerca di legami genetici e storici tra lingue sulla base di corrispondenze / somiglianze tra parole affini – sia con il medesimo significato che simili nella forma)

  4. Da qui il concetto di famiglia linguistica, cioè di lingue sviluppatesi magari a partire da una stessa lingua originaria. Es: lingue indoeuropee (ca. 140, tra cui le lingue romanze); lingue amerindiane (tra cui hopi, nahuatl o azteco, yucareco o maya, e lingue caribiche come cuna, quechua, aymarà, guaranì) 18 famiglie linguistiche

  5. Le altre famiglie linguistiche • L. uraliche (ugrofinniche), altaiche (turco), caucasiche (ceceno), dravidiche (tamil), sinotibetane (cinese), paleosiberiane, austroasiatiche (vietnamita), kam-thai (thailandese), austronesiane (malese, maori), australiane (lingue papua), afroasiatiche (semitiche come arabo, ebraico; lingue berbere), nilotico-sahariane, niger-cordofaniane (bantu, tra cui swahili), khoisan.

  6. Ma… lo strutturalismo (e F. de Saussure) No all’esame e confronto di singole forme, bensì al confronto tra sistemi • STRUTTURA (Linguistica)

  7. Tipologie linguistiche Tipologia morfologica fondata sulla struttura delle parole: • l. isolanti(cinese, vietnamita, hawaiano…) • l. agglutinanti(turco, ungherese…): con più morfemi incollati in una sola parola (con una sola radice lessicale), ma ben segmentabili e con valore univoco • l. flessive (o fusive) (italiano, spagnolo…) • l. polisintetiche (eschimese…): con parole ancora più complesse, fatte di più radici lessicali e fenomeni flessionali cumulati

  8. Si tratta di ‘dominanze’… Esempi di parole italiane formate secondo criteri • isolanti: auto civetta • agglutinanti, con cumulo di affissi: ristrutturazione, probabilisticamente • polisintetici: dirmelo, retrocederemmo (con due radici lessicali: retro, cedere)

  9. Tipologia sintattica(in ordine di frequenza) SOV 35-52% (latino, giapponese, quechua) SVO 35-45%(lingue romanze) VSO 11-15% VOS 5-10% OVS 1-5% OSV 1% (?)

  10. Le lingue sono tutte meno ‘straniere’ le une alle altre di quanto si pensi: Sono tutte espressione della “facoltà di linguaggio” (Saussure) e c’è nella nostra mente un LAD, cioè Language Acquisition Device (Chomsky) Tutte possiedono i medesimi livelli di analisi individuati dalla linguistica (generale) Tutte servono per pensare, comunicare, sono strettamente legate alla cultura e alla società che le usa, sono attraversate dalla variazione (sociolinguistica). Vengono acquisite durante lo sviluppo (LM) e possiamo apprenderne altre (L2, LS)

  11. La diversità tra lingue (fondata sulla loro fondamentale arbitrarietà) è di ‘superficie’: • Lessico • Regole grammaticali (morfologiche e sintattiche) • Fonologia • La diversità o distanza tra lingue può essere ‘misurata’ • Lingue della stessa famiglia sono meno distanti tra loro di lingue appartenenti a famiglie diverse (it.-spagnolo vs. it.-cinese)

  12. Linguistica contrastiva (e analisi contrastiva) vs. linguistica comparata • Analizza e confronta sistemi linguistici coevi • Si è sviluppata in funzione soprattutto di una propria utilità in ambito glottodidattico (per l’insegnamento di una LS) Cfr. Robert Lado, Linguistics across Cultures. Applied Linguistics for Language Teachers, Ann Arbor-The University of Michigan Press, 1957.

  13. L’analisi contrastiva investe • Fonetica e fonologia (repertori diversi di fonemi da una lingua all’altra, modalità diverse di realizzazione dei ‘medesimi’ fonemi…) • Morfologia e sintassi (genere, numero, sistema temporale, soggetto espresso o non, ecc.) • Lessico e semantica (ess.: campi semantici dei colori, dei sistemi di parentela…)

  14. Inoltre può investire piani che manifestano un legame sempre più stretto ed evidente tra lingua e cultura: • Collocazioni ed espressioni idiomatiche • Testualità (segnali discorsivi, connettivi, architetture testuali dei diversi generi e tipi di testo…) • Pragmatica (generi testuali e loro contesti comunicativi, modi tipici di realizzazione di vari atti linguistici…) • Repertori sociolinguistici a disposizione dei parlanti e regole per la scelta o l’alternanza tra le varietà del repertorio

  15. Analisi contrastiva ‘classica’: va alla ricerca di similarità e differenze che emergono dal confronto, utilizzando uno o più parametri reperiti sul piano delle • strutture formali (es.: confronto tra sistemi temporali, badando a utilizzare una terminologia omogenea) • significato Usano il significato come punto di partenza gli approcci nozionali (es.: alla ricerca dei modi diversi di due o più lingue a confronto per esprimere il tempo)

  16. Nell’imparare una LS • transfer positivo (nasce dalla similarità) • transfer negativo (interferenze: si trasferiscono in LS forme della LM, non tenendo conto del fatto che, in quel punto, i due sistemi linguistici differiscono). (cfr. U. WEINREICH, Languages in Contact, 1953; L. SELINKER, Language Transfer, 1969)

  17. Ess. di transfer negativo da spagnolo a italiano Fenomeni fonologici: [χ] per [k], e epentetica di fronte a s+cons. (estazione) Fenomeni morfologici: venito, tenito (participi perche –ido sentito come corrispondente a -ito) Fenomeni morfosintattici: ho visto a Mario, devo andare al dottore, sono in Madrid, avermi guadagnato, voglio andare a España Falsi amici: salire “uscire”, mirare “guardare”, caldo “brodo”, largo “lungo”

  18. l’analisi contrastiva ha un carattere predittivo sulle difficoltà che si incontreranno nel processo di apprendimento di una LS? • sono le differenze tra LM e LS a creare i maggiori problemi? Sono domande che per ora lasciamo aperte…

  19. Legenda • In grassetto le consonanti dell’italiano che sono presenti anche in spagnolo • In rosso quelle solo dello spagnolo • In rosso e grassetto quelle che esistono in italiano ma non in spagnolo • Tra parentesi quadre gli allofoni

  20. ITALIANO E SPAGNOLO Fonologia Per parlanti di madrelingua spagnola fanno difficoltà • Occlusive sonore intervocaliche [b d g] (si tende a fricativizzarle) • Fricativa labiodentale sonora [v], assente in spagnolo: si tende a sostituirla con [b] o [β] (vino) • Affricata palatale sonora [ʤ] (di gelo) o fricativa palatale sorda [ʃ] (di sciare). Assenti in spagnolo, sono spesso rese con [tʃ] (di ciliegia). • Le consonanti lunghe (cfr. pani/panni, cola/colla)

  21. Esempi alla rinfusa e da discutere (ricavati da materiale autentico prodotto da ispanofoni LM) • Pulsate il tasto • Iniziare la più veloce ascensione al successo • Lascio istruzioni per il maneggio delloscaldabagno • Conosce il numero di volo e l'itinerario di partenza e di arrivo? • Devi, dopo il lavato, metterla di nuovo e centrifugarla

  22. Spagnolo e italianolingue affini Transfer positivi possono essere predominanti e l’affinità sembra facilitare le fasi iniziali. Ma le differenze sono sottili e insidiose e possono determinare forti ostacoli per raggiungere livelli avanzati di conoscenza dell’italiano. Rischiano di determinare numerosi fenomeni di fossilizzazione

  23. Differenze : pertengono al piano linguistico Difficoltà : pertengono al piano psicolinguistico

  24. Le differenze comportano necessariamente ‘difficoltà’, e difficoltà dello stesso grado? Certo, “il tempo complessivo per imparare una seconda lingua” può riflettere “il grado di diversità tra questa e la LM”, ma ciò non significa che ogni tratto particolare della L da apprendere diverso dalla LM sia per forza difficile da imparare. “Anzi, esistono prove che qualcosa di completamente ‘nuovo’ o diverso può rivelarsi più facile da assimilare di qualcosa che è solo leggermente diverso” (Pit Corder [1973], Introduzione alla linguistica applicata, il Mulino, p. 259)

  25. Dall’analisi contrastiva all’analisi degli errori Alunno e sua produzione linguistica al centro dell’attenzione Pluralità di cause e concause degli ‘errori’ La nozione di interlingua e gli stadi di apprendimento La linguistica acquisizionale S. PIT CORDER, The significance of learner’s errors, 1967 L. SELINKER, Interlanguage, 1972 S.PIT CORDER, Error Analysis and Interlanguage, Oxford University Press, 1981 H. DULAY, M. BURT, S. KRASHEN, Language two, Oxford University Press, 1982.

  26. Commettere errori è “un modo per l’apprendente di mettere alla prova le sue ipotesi sulla natura della lingua che sta imparando” (Pit Corder 1967) • Gli errori sono indicativi del “sillabo incorporato nell’apprendente” (Pit Corder 1981) Ridimensionamento del ruolo della LM ed errori visti come spie dei tentativi di arrivare alla lingua obiettivo tramite procedimenti vari, sovraestensioni di regole, semplificazioni, evitamenti…. La linguistica si fa sempre più psicolinguistica, si incontra con il cognitivismo ecc.

  27. Si ha insomma : riduzione dell’importanza della LM (che può incidere in modo evidente solo a livello fonologico e intonazionale) e individuazione di interlingue, cioè distadi ‘universali’ (legati a strategie cognitive di sovraestensione di forme basiche e di regole) a prescindere dalle lingue di partenza, visti in successione nel processo di avvicinamento alla lingua da apprendere.

  28. Larry SELINKER Nell’apprendimento di una seconda lingua intervengono cinque processi fondamentali: • transfer linguistico • transfer di insegnamento • strategie di apprendimento della seconda lingua (sua semplificazione in un sistema più semplice) • strategie di comunicazione della seconda lingua • ipergeneralizzazione del materiale linguistico della LO

  29. Interlingua • sistema dinamico, in fase di continua ristrutturazione e aggiustamento anche in rapporto agli input ricevuti durante il processo di insegnamento/apprendimento • continuum evolutivo, ma in cui l’evoluzione di una zona del sistema può non avvenire contemporaneamente a quella di altre zone

  30. Varietà interlinguistiche di apprendimento spontaneo dell’italiano L2 • v. prebasica (1° stadio) • v. basica (2° stadio) • v. avanzata postbasica (3° stadio) • v. avanzate (4° e 5° stadio) (cfr. M. Vedovelli, Italiano come L2, in C. Lavinio, a cura di, La linguistica italiana alle soglie del 2000, Roma, Bulzoni, 2002, pp. 160-212; ora anche in Giscel, a cura di, Educazione linguistica democratica, Milano, F. Angeli, 2007)

  31. Varietà prebasiche - Solo lessico (N) e parole isolate (o giustapposte a due o tre per volta) - Morfologia e sintassi quasi nulle - Assenza di articoli e preposizioni - Comparsa precoce di forme di negazione Uso comunicativo molto pragmatico, strettamente legato al contesto (cfr. acquisizione nei bambini)

  32. Varietà basiche Forme frequenti (di rooutine) e comunicativamente rilevanti Compaiono gli avverbi Embrionale sensibilità morfologica Ci + essere Mi dativo, accusativo, riflessivo (sovraesteso) Tempo espresso da mezzi lessicali Verbi in un’unica forma basica sovraestesa (3° sg. del pres. ind. oppure inf. presente) Forme analoghe a quelle dell’imperativo Compaiono le prime forme di participio passato non flesso per esprimere il passato

  33. Varietà avanzata postbasica Crescente sensibilità morfologica, ma con molte regolarizzazioni Il numero compare prima del genere Modalità molto pragmatica nella costruzione degli enunciati (topic/comment) Si impersonale, riflessivo Ti dativo, accusativo, riflessivo Participio passato, spesso accompagnato dall’AUS (ma senza accordo con il soggetto), per esprimere il passato Compare il se ipotetico

  34. Varietà avanzata: 4° stadio Permangono tratti di semplificazione, ma anche qualche forma irregolare Si sviluppano le funzioni sintattiche fondamentali: tempo, causa, relazione Compare l’imperfetto per gli aspetti imperfettivi del passato Rara presenza di poche forme di condizionale per alcuni tipi lessicali (vorrei, sarebbe…) Rarissima presenza di congiuntivi (in forme ancora inanalizzate)

  35. Varietà avanzate: 5° stadio Soddisfacente competenza morfosintattica, ma molto tardi si presentano il futuro con valore epistemico, il condizionale e, proprio per ultimo, in congiuntivo Tra i pronomi compare il ne e, per ultimi i nessi di clitici (ma me / te + lo sono apparsi già nel 4° stadio) Possono permanere, comunque, strategie di evitamento e di ipergeneralizzazione

  36. Tempo/aspetto/modo del verbo

  37. Morfologia nominale e accordo

  38. Tutto ciò in condizioni di acquisizione (o apprendimento spontaneo) di una L2 • esposizione all’input e individuazione di una struttura data • analisi della struttura, per capire come funziona • formulazione (implicita) di ipotesi, generalizzazioni e suo accoglimento nell’interlingua • produzione: primi tentativi di uso di quella struttura, verificando se le ipotesi sono valide o meno, nell’interazione con i parlanti nativi

  39. Glottodidattica e strutturazione del sillabo E in situazioni di apprendimento non spontaneo? Gli input vengono forniti dall’insegnante e dal materiale didattico, ma si ottengono scarsi risultati se ci si discosta troppo dall’ordine ‘naturale’ di apprendimento – dal più facile al via via più difficile - : anche per una LS studiata a scuola si hanno sequenze evolutive La linguistica acquisizionale (Krashen) e il +1 (Pienneman) E’ insegnabile solo ciò che è apprendibile (in un determinato stadio e momento di sviluppo cognitivo)

  40. Errori come segnali di ciò che ancora non si è imparato nel processo di avvicinamento a una L2: strumento di lavoro per gli insegnanti • Ma bisogna anche aggiungere che questa L2 è vista nella sua forma standard (per cui l’errore diventa distanza dallo standard…)

  41. Errors (relativi al codice) • Mistakes (relativi all’appropriatezza) • Lapsus

  42. Gli errori non sono tutti uguali • Possono riguardare livelli linguistici diversi • Possono essere dovuti a transfer da LM o altre L del repertorio nativo • Possono avere varie concause, difficili da dipanare • Possono (soprattutto) rivelare processi di apprendimento in atto: lui sempre mangiare a classe / lui era sempre a mangiare a classe • Possono rivelare l’acquisizione di regole fondamentali sovraestese: se loro non bugiano (cfr. “se non fanno la spia”; base lessicale impropria ma…: cfr. spia, lavoro, buca; vs. se loro no bugie) • Possono rivelare scarti dallo standard ma coincidere (casualmente o meno) con forme accettabili e/o normali in altre varietà di italiano (il ragazzo che ho parlato; credo che è così; ho visto a Luigi)

  43. … e possono permettere così di far scoprire la variabilità sociolinguistica anche della LS, da confrontare/correlare a quella della LM, • assieme al plurilinguismo dei repertori sociolinguistici delle varie comunità, compresa quella nativa.

  44. Analisi degli errori e loro ‘correzione’ (discutendoli, individuandone le cause, negoziandone la correzione con gli allievi, inducendoli alla revisione e autocorrezione sulla base di indicazioni precise…) • Errori sistematici che non si verificano • Errori ‘tipici’ (di una classe, di un gruppo di apprendenti, di un alunno…) • Quali correggere, dosando le correzioni stesse e/o badando a un solo livello di analisi ecc.

  45. Fluenza o accuratezza? Quando far scattare il monitor? • Maggiore facilità di uso del monitor per lo scritto • Lapsus o errori dovuti alla sovraestensione di una regola o alla sua scarsa o nulla conoscenza?

  46. Nahuatl • Fa parte del ramo meridionale delle lingue della famiglia uto-azteca (ca. 25) • Ha 1.500.000 parlanti ca. • E’ una lingua agglutinante • Ha un’alta frequenza di frasi nominali

  47. Alcune nozioni fondamentali: • Plurilinguismo • Repertorio linguistico • Bilinguismo • Diglossia • Code-switching • Code-mixing • Varietà di lingua

  48. Le dimensioni della variazione [Tempo (varietà diacroniche)] • Spazio (varietà diatopiche) • Stratificazione sociale (v. diastratiche) • Situazione comunicativa (v. diafasiche) • Mezzo o canale (v. diamesiche)

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