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19.00. Santa Caterina da Siena. A certi novizi. dell'ordine di Santa Maria di Monte Oliveto. Lettera 36. Con desiderio di vedervi figliuoli obbedienti fino alla morte. Al nome . d i Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce. Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù.

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Presentation Transcript


  1. 19.00

  2. Santa Caterina da Siena

  3. A certi novizi dell'ordine di Santa Maria di Monte Oliveto Lettera 36

  4. Con desiderio di vedervi figliuoli obbedienti fino alla morte

  5. Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce

  6. Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi figliuoli obbedienti fino alla morte, imparando dall'Agnello immacolato che fu obbediente al Padre fino all'obbrobriosa morte della Croce.

  7. Pensate che egli è via e regola, la quale voi e ogni creatura dovete osservare. Voglio che ve lo poniate per obietto dinanzi agli occhi della mente vostra. Guardate quanto egli è obbediente, questo Verbo! Egli non schifa la fatica che egli sostiene per il gran peso che gli è posto dal Padre; anzi corre con grandissimo desiderio.

  8. Questo manifestò nella cena del Giovedì Santo, quando disse: «Con desiderio ho desiderato di far Pasqua con voi, prima ch'io muoia». Cioè, intendeva di fare la Pasqua, d'adempire la volontà del Padre e l'obbedienza sua: e però, vedendosi quasi consumato il tempo (vedevasi nell'ultimo, che egli doveva fare sacrificio del corpo suo al Padre per noi) gode ed esulta, e con letizia dice: «Con desiderio io ho desiderato».

  9. Questa era la Pasqua che egli diceva, cioè di dare sé medesimo in cibo, e per obbedienza del Padre fare sacrificio del corpo suo. Che dell'altre pasque del mangiare coi discepoli suoi, spesse volte l'aveva fatta, ma non mai questa. Oh inestimabile dolcissima e ardentissima carità! tu non pensi delle tue pene, né della obbrobriosa morte tua: che se tu vi pensassi, non andresti con tanta letizia, e non la chiameresti pasqua.

  10. Pensate, figliuoli miei, che questo dolce Agnello è un’aquila vera, che non guarda la terra della sua umanità; ma ferma l'occhio solo nella ruota del sole, nel Padre eterno; che in sé medesimo vede che la volontà sua è questa, che noi siamo santificati in lui. Questa santificazione non si può avere, per il peccato del nostro primo padre Adam.

  11. Si conviene dunque che ci sia un mezzo, e si ponga cosa che questa volontà di Dio si possa adempire. Vede il Verbo ch'egli ha posto lui, e gli ha data per sposa l'umana generazione; comandato gli ha per obbedienza che egli ci ponga in mezzo il sangue suo, acciocché la sua volontà s'adempia in noi, sì che nel sangue siamo santificati.

  12. Or questa è la dolce pasqua che questo Agnello immacolato piglia; e con grandissimo affetto e desiderio insieme adempie la volontà del Padre in noi, e osserva e compie la sua obbedienza. Oh dolce amore inestimabile, tu hai unita e conformata la creatura col Creatore. Hai fatto come si fa della pietra che si conforma colla pietra, acciocché venendo il vento... non vuole che sia impedita; vi mette la calcina viva intrisa coll'acqua.

  13. Tu, Verbo Incarnato, hai fondato questa pietra della creatura; l’hai innestata nel suo Creatore; ci hai messo in mezzo il sangue intriso nella calcina viva della divina essenza per l'unione che hai fatta nella natura umana; hai provveduto a molti venti contrari di forti battaglie e tentazioni, e molte pene e tormenti che ci sono dati dal dimonio, dalla creatura, e dalla carne propria, che tutti ci sono contrari e percuotono l'anima nostra.

  14. Vedo te, dolce prima Verità, che per il Sangue che ci hai posto in mezzo, questo muro è di tanta fortezza, che nessun vento contrario lo può dare a terra. Adunque bene ha materia, dolcissimo Amore, d'amare la creatura solo te, e di non temere per nessuna illusione che venisse.

  15. Così vi prego, figliuoli miei dolci in Cristo dolce Gesù, che non temiate mai, confidandovi nel sangue di Cristo crocifisso; né per movimenti e illusioni dissolvete; né per timore che venisse di non potere perseverare; né per paura della pena che vi paresse in sostenere l'obbedienza e l'Ordine vostro, né per veruna cosa che potesse avvenire non temete mai.

  16. Conservate pure in voi la buona e santa volontà, quella che è signore di questo muro, che col piccone del libero arbitrio lo può disfare e conservare, secondo che piace al Signore della buona volontà. Adunque non voglio che giammai temiate: ogni timore servile sia tolto da voi.

  17. Direte col dolce e innamorato di Paolo, rispondendo alla tiepidezza del cuore, e alle illusioni delle dimonia: «Porta oggi, anima mia. Per Cristo crocifisso ogni cosa potrò; perché, per desiderio e amore, è in me chi mi conforta».

  18. Amate, amate, amate. Inebriatevi nel sangue di questo dolce Agnello, che fatta v'ha forte la rocca dell'anima vostra, l'ha tratta dalla servitù del tiranno perverso dimonio; e ve l’ha data libera e donna, che veruno è che gli possa togliere la signoria, se ella non vuole. E questa ha dato ad ogni creatura.

  19. Ma io m'avvedo che la divina Provvidenza v'ha posti in una navicella, acciocché non veniate meno nel mare tempestoso di questa tenebrosa vita; cioè la santa e vera religione. La quale navicella è menata col giogo della santa e vera obbedienza. Pensate quanta è la grazia che Dio v'ha fatta, conoscendo la debolezza delle braccia vostre.

  20. Ché chi è nel secolo, naviga in questo mare sopra le braccia sue; ma colui che è nella santa religione, naviga sopra le braccia d'altrui. Se egli è vero obbediente, non ha a rendere ragione di sé medesimo; ma ha a rendere l'Ordine; che egli ha osservata l'obbedienza del prelato suo. A questo m'avvedrò, che voi seguirete l'Agnello svenato, se sarete obbedienti.

  21. Già v'ho detto, che io voglio che impariate dal dolce e buono Gesù, che fu obbediente fino alla morte, adempì la volontà del Padre e l'obbedienza sua: così vuole Dio che facciate voi; che voi adempiate la volontà sua, osservando l'Ordine vostro, ponendovela per specchio. Innanzi eleggere la morte, che trapassare mai l'obbedienza del prelato.

  22. Guardate già, che se mai veruno caso venisse (e Dio, per la sua pietà, lo levi) che il prelato comandasse cose che fossero fuori di Dio; a questo non dovete, né voglio anch'io che obbediate mai; perché non si deve obbedire la creatura fuori del Creatore. Ma in ogni altra cosa vogliate sempre obbedire. Non mirate a vostra consolazione né spirituale né temporale.

  23. Questo vi dico perché alcuna volta il dimonio ci fa vedere sotto colore di virtù e di più devozione. Vorremmo i luoghi e tempi a nostro modo, dicendo: «nel cotale tempo e luogo io ho più consolazione e pace dell'anima mia». L'obbedienza alcuna volta non vorrà. Dico ch'io voglio, e dovete seguire più tosto l'obbedienza che le vostre consolazioni.

  24. Pensate che questo è un inganno occulto che tocca a tutti i servi di Dio; che sotto specie di più servire a Dio, essi disservono Dio. Sapete che sola la volontà è quella che disserve e serve. Se tu, religioso, hai volontà, il dimonio non te la mostra colle cose grosse di fuori; che già l'hai abbandonate, avendo lasciato il secolo: ma egli te la pone dentro colle spirituali, dicendo: «egli mi pare avere più pace e più stare in amore di Dio, starmi nel tale luogo, e non nell'altro».

  25. E per avere questo, egli resiste all'obbedienza: e se pure gliela conviene fare, la fa con pena. Sicché, volendo la pace, egli si toglie la pace. Meglio è dunque a togliere la propria volontà, e non pensare di sé niente; solo di vedere in sé compire la volontà di Dio e dell'Ordine santo, e compire l'obbedienza del suo Prelato.

  26. Son certa che sarete aquilini, che imparerete dall'aquila vera. Così fanno gli uomini del mondo che si partono dalla volontà del loro Creatore: quando Dio permette a loro alcuna tribolazione e persecuzioni, dicono: «Io non le vorrei; non tanto per la pena, quanto mi pare che siano cagioni di partirmi da Dio».

  27. Ma sono ingannati: che quella è falsa passione sensitiva; che colla illusione del dimonio schifano la pena, e più temono la pena che l'offesa. Sicché con ogni generazione usa questo inganno. Ci conviene dunque annegare questa volontà nostra. I secolari obbedienti osservano i comandamenti di Dio; e i religiosi osservano i comandamenti e i consigli, come hanno promesso alla santa Religione.

  28. Orsù, figliuoli miei! Obbedienti fino alla morte colle vere e reali virtù. Pensate, che tanto quanto sarete umili, tanto sarete obbedienti; che dalla obbedienza nasce la vena dell'umiltà, e dall'umiltà l'obbedienza; le quali escono dal condotto dell'ardentissima carità. Questo condotto della carità trarrete dal costato di Cristo crocifisso. Ivi voglio che la procacciate a questo modo per luogo e abitazione.

  29. Sapete che il religioso che è fuori della cella, è morto, come il pesce che è fuori dell'acqua. E però vi dico la cella del costato di Cristo, dove troverete il conoscimento di voi e della sua bontà.

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