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I PIT in Calabria A cura del Dott. Alfredo Fortunato Lamezia Terme 18/11/2003

I PIT in Calabria A cura del Dott. Alfredo Fortunato Lamezia Terme 18/11/2003. Premessa Il principio di integrazione tra gli interventi è considerato nel QCS come la chiave per aumentare l’efficacia delle politiche strutturali. Ciò trova riscontro:

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I PIT in Calabria A cura del Dott. Alfredo Fortunato Lamezia Terme 18/11/2003

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  1. I PIT in Calabria A cura del Dott. Alfredo Fortunato Lamezia Terme 18/11/2003

  2. Premessa • Il principio di integrazione tra gli interventi è considerato nel QCS come la chiave per aumentare l’efficacia delle politiche strutturali. • Ciò trova riscontro: • nel richiamo esplicito al presupposto dell’integrazione per il cofinanziamento di iniziative capaci di assicurare una più pervasiva verifica dell’effettiva integrazione tra gli interventi; • (Esempi: maggiore responsabilizzazione della classe dirigente locale, maggiore coinvolgimento degli attori locali, compartecipazione al finanziamento delle iniziative di soggetti pubblici, privati e del privato-sociale) • nella previsione di una modalità di attuazione specifica che unisce all’integrazione progettuale un esplicito meccanismo dedicato di gestione (il progetto integrato o progetto integrato territoriale).

  3. Che cos’è un progetto integrato territoriale? • Il PIT non è un nuovo strumento, bensì un complesso di azioni intersettoriali, strettamente coerenti e collegate fra loro, che convergono verso un comune obiettivo di sviluppo del territorio e giustificano un approccio attuativo unitario. • I Progetti integrati sono quindi una modalità operativa di attuazione con cui si garantisce che l’apporto specifico dei singoli settori di intervento in cui sono articolati gli Assi prioritari converga unitariamente verso la valorizzazione e la mobilitazione, a fini di sviluppo, delle risorse del territorio.

  4. Perché realizzare progetti integrati territoriali? • Ragioni strategiche • tanto più i progetti di investimento saranno concentrati suoi luoghi ritenuti cruciali per lo sviluppo, tanto maggiore sarà la probabilità di ottenere effetti incisivi degli investimenti programmati (ovvero maggior livello di efficacia) • più i progetti saranno assimilati a pacchetti di azioni aventi una loro specifica identità, più facile sarà mantenere la coerenza interna, la concentrazione e quindi anche la verificabilità dell’azione di sviluppo promossa e realizzata sul territorio • Ragioni di “opportunità” • La capacità di mettere in atto le condizioni affinché i Progetti integrati siano attuati con tempestività (incidenza degli impegni e delle spese) costituisce uno dei criteri per l’assegnazione della riserva nazionale del 6% riservata alla premialità

  5. Quali sono le novità dei progetti integrati ? • nuovo ruolo della regione nella programmazione dello sviluppo locale • nuove regole del gioco • la negoziazione (dovrebbe consentire di costruire l’accordo tra parti pubbliche e private in maniera trasparente, basandosi su criteri di competizione virtuosa tra territori e tra progetti) • la valutazione (dovrebbe consentire di selezione i progetti migliori, più rispondenti agli obiettivi del QCS e del POR) • nuovo sistema di governo multilivello e multiattore • I livello: concertazione tra regione-enti locali per l’identificazione e l’attivazione dei PIT (tavoli di concertazione istituzionale, Partnership istituzionale, etc.)

  6. Quali sono le novità dei progetti integrati ? • II livello: relazioni tra soggetti pubblici e privati (Partnership concertative locali/ Consulte Economico-Sociali) • nuovi modelli gestionali: il Soggetto Responsabilecon compiti istituzionali (rappresentanza degli interessi, iniziativa e coordinamento, promozione e animazione) o anche gestionali (procedure attuative, monitoraggio e sorveglianza, poteri sostitutivi) • modello a coordinamento delle azioni • modello a struttura competente unica

  7. Quali sono le finalità dei progetti integrati ? • assicurare adeguato riconoscimento agli interventi che rispondano a un principio di integrazione e concentrazione e siano quindi basati su di un’idea guida di sviluppo esplicitata e condivisa • fare in modo che alla maggiore complessità di realizzazione di queste azioni facciano riscontro modalità di attuazione unitarie, organiche e integrate, in grado di consentire l’effettivo conseguimento degli obiettivi nei tempi prefissati Idea forza Azioni di natura diversa Beni culturali, ambiente e natura Infrastrutture Investimenti produttivi Risorse Umane integrate con un Comune obiettivo di sviluppo Approccio attuativo unitario per un Valorizzazione delle risorse

  8. Quali sono gli elementi che caratterizzano i progetti integrati ? • identificazione dell’idea guida e della strategia del progetto che si traduce in obiettivi concreti riferiti al progetto stesso • identificazione di un ambito territoriale o tematico specifico • identificazione del soggetto responsabile del progetto • identificazione delle modalità gestionali e procedurali e di monitoraggio più opportune a rendere effettiva la realizzazione del progetto integrato. L’attuazione dei progetti integrati richiede che siano assicurati: • la designazione di un soggetto che possa agire rapidamente ed efficacemente per risolvere i problemi che insorgono a livello di gestione del progetto • un monitoraggio efficace e tempestivo, attraverso l’individuazione di idonei indicatori per la sorveglianza

  9. I Progetti integrati in Calabria • I PIT in Calabria sono stati costruiti non solo come semplici progetti territoriali • Le procedure di costruzione, le modalità di costituzione, le tipologie degli organismi che li gestiscono e il ruolo assegnato alle componenti di governo locale, consentono di dare ai PIT una valenza istituzionale, considerata come determinante nel contribuire all’avvio di un processo di sviluppo economico e sociale del territorio L’azione di costruzione dei PIT è stata in basata sui seguenti presupposti: • partecipazione diretta dei Sindaci, come responsabili dell’azione dei governi locali • dialogo istituzionale tra Regione, Province, Comuni e Comunità Montane • rapporto con altre componenti territoriali cointeressate al processo, quali ad esempio Patti territoriali e GAL.

  10. Il processo di costituzione dei PIT in Calabria Zonizzazione derivante dal Leader (Gal), Patti Territoriali, Comunità Montane, Parchi e Zone marginali in aree rurali Zonizzazione di base Tavolo di concertazione con Province, UPI, ANCI, UNCEM, Consiglio regionale Zonizzazione finale e Convenzione di costituzione PIT Tavolo di concertazione con Sindaco, Partenariato Economico e Sociale, Sindaci Costituzione degli Organi di Gestione dei PIT Approvazione Convenzione da parte dei Consigli Comunali Linee guida Redazione dei progetti

  11. Il governo dei PIT Conferenza dei Presidenti delle aree PIT Unità centrale di coordinamento Rete PIT e sistema centrale di collegamento e statistica Livello centrale Livello locale Comitati di Gestione Responsabile Tecnico del Progetto Consulta Economico-Sociale - Unità Tecnica di Gestione Conferenza dei Sindaci

  12. L’iter procedimentale dei PIT

  13. RUOLI E FUNZIONI DEGLI ORGANI DEI PIT • L’Unità Centrale di Coordinamento • Composizione • il Dipartimento Bilancio e Programmazione della Regione Calabria, nella figura del Dirigente di Settore della programmazione, con funzioni di presidenza dell’Unità di coordinamento; • l’Autorità di gestione del POR Calabria; • responsabili del coordinamento dei fondi FSE, FEOGA e SFOP, o loro delegati • il NVVIP con ruolo di istruttoria di progetto.

  14. RUOLI E FUNZIONI DEGLI ORGANI DEI PIT • L’Unità Centrale di Coordinamento • Funzioni • verificare che i progetti presentati siano coerenti con gli obiettivi generali di sviluppo del territorio, di crescita dello stato di benessere, di rispetto dell’ambiente e di equilibrio nel trattamento dei gruppi sociali emarginati • verificare altresì che i progetti presentati siano in armonia con la programmazione già avviata tanto a livello regionale, quanto a livello provinciale • coordinare l’attività dei PIT, nelle fasi di costituzione e di attuazione; coordinare le azioni di assistenza tecnica, le azioni di sistema e di accompagnamento • formulare, a seguito dell’istruttoria operata dal Dipartimento e sulla scorta delle valutazioni prodotte dal NVVIP, osservazioni in merito ai PIT • verificare la compatibilità dei piani finanziari proposti, con le disponibilità di coperture esistenti • proporre le variazioni, le modifiche, gli adeguamenti ai PIT • relazionare con cadenza almeno semestrale alla Giunta sullo stato di attuazione del processo di costituzione dei PIT • proporre alla Giunta tutte le variazioni alle Linee Guida che si ritengano necessarie per il miglior funzionamento dei PIT

  15. RUOLI E FUNZIONI DEGLI ORGANI DEI PIT • Il Comitato di gestione “l’organo politico” Funzioni • definire l’idea strategica di sviluppo dell’area PIT, coinvolgendo le forze sociali ed economiche operanti nel territorio, nonché raccogliendo e coordinando le indicazioni provenienti dalle Amministrazioni Locali operanti nell’area PIT • convocare con cadenza periodica la Consulta economico-sociale a livello locale per svolgere la necessaria attività di partenariato • promuovere le attività imprenditoriali attraverso la valorizzazione delle risorse ambientali, culturali e umane e valutare la sostenibilità economica, sociale ed ambientale delle iniziative proposte • coordinare, indirizzare e sovrintendere alla redazione della proposta del PIT • presentare il PIT alla Conferenza dei Sindaci per l’approvazione; • negoziare con l’Amministrazione Provinciale e con l’Amministrazione Regionale per l’approvazione del PIT • indirizzare e coordinare le attività di controllo, monitoraggio e valutazione su tutte le azioni previste per l’attuazione del PIT

  16. RUOLI E FUNZIONI DEGLI ORGANI DEI PIT • La Conferenza dei Presidenti dei PIT • Composizione • il Presidente della Regione Calabria o l’Assessore al Bilancio e Programmazione, con funzioni di presidenza della Conferenza • i Presidenti dei PIT regolarmente costituiti • i Presidenti delle cinque province o Assessori da loro delegati • il Presidente della seconda Commissione consiliare in rappresentanza del Consiglio regionale, o un consigliere da lui delegato • i Presidenti dell’ANCI, dell’ANPCI e dell’UNCEM regionali • l’Autorità di gestione del POR Calabria • i responsabili del coordinamento dei fondi FSE, FEOGA e SFOP • il responsabile dell’Ufficio di collegamento tra Regione e PIT

  17. RUOLI E FUNZIONI DEGLI ORGANI DEI PIT • La Conferenza dei Presidenti dei PIT • Funzioni • vigilare sul processo di formazione e realizzazione dei PIT • formulare all’Unità di coordinamento proposte in merito alle modalità operative di attuazione dei PIT • avanzare proposte in merito all’evoluzione dei PIT, anche attraverso modifiche da apportare alle Linee guida e ai programmi di spesa della Regione e delle Province • individuare i casi di best practice realizzate e proporre soluzioni per l’estensione di tali casi a tutti i PIT • verificare l’esistenza di vincoli, ostacoli, elementi ostativi alla efficace ed efficiente attuazione dei PIT e propone ipotesi di soluzione e superamento al fine di evitare ritardi e inefficienze • discutere di tutti gli aspetti che possono avere rilevanza politica o tecnica in merito alle attività di concreta realizzazione dei programmi presentati e a quanto attiene alle ipotesi di vita futura dei PIT

  18. RUOLI E FUNZIONI DEGLI ORGANI DEI PIT • La conferenza dei Sindaci Funzioni • approvare la proposta di PIT presentata dal Comitato di gestione e da sottoporre all’Unità centrale di coordinamento, nonché la proposta definitiva di modifica del PIT come determinatasi a seguito della valutazione e del negoziato con l’Unità centrale di coordinamento • approvare le proposte di variazione di PIT eventualmente suggerite dal Comitato di gestione, nonché le proposte definitive di PIT come emerse a seguito della concertazione con l’Unità centrale di coordinamento • approvare la costituzione dello sportello unico • approvare le variazioni nella composizione del Comitato di gestione

  19. RUOLI E FUNZIONI DEGLI ORGANI DEI PIT • La Consulta Economico-Sociale • Il partenariato ha un ruolo decisivo nel processo di attuazione in quanto garantisce la presenza attiva nella realizzazione delle iniziative di partner pubblici o privati, il cui diretto coinvolgimento è spesso condizione indispensabile per il successo del Progetto di sviluppo. • La Consulta economico-sociale a livello locale è composta dai rappresentanti degli stessi interessi sociali ed economici rappresentati nel Comitato di Sorveglianza del POR Calabria. Funzioni • segnalare i fabbisogni sociali e le istanze di sviluppo presenti sul territorio contribuendo a definire con proposte operative le azioni da avviare • fornire osservazioni e suggerimenti in merito alle procedure di attuazione ed agli eventuali adeguamenti ritenuti necessari per un miglior funzionamento del PIT

  20. RUOLI E FUNZIONI DEGLI ORGANI DEI PIT • La Consulta Economico-Sociale • Ruolo e funzione simile a quello del Comitato di Sorveglianza La Consulta garantisce l’efficienza e la qualità dell’esecuzione del PIT attraverso: • l’esame e l’approvazione delle operazioni e dei criteri di selezione • la valutazione periodica del raggiungimento degli obiettivi specifici • l’esame dei risultati dell’esecuzione per operazione • l’approvazione dei rapporti annuali sull’andamento del programma • l’esame e l’approvazione di qualsiasi proposta di modifica • la proposta al Comitato di Gestione di adattamenti o revisione delle operazioni

  21. RUOLI E FUNZIONI DEGLI ORGANI DEI PIT • La Consulta Economico-Sociale Possibili modalità organizzative • istituzioni di gruppi di lavoro settoriali e tematici, come strumento di coordinamento e di approfondimento di tematiche specifiche • pagina web e indirizzo di posta elettronica, per garantire pubblicità e promozione delle attività realizzate • attivazione di una segreteria tecnica, come supporto organizzativo e tecnico e per l’espletamento di tutti i compiti derivanti dall’attività della Consulta • seminari, workshop e incontri tematici, per l’approfondimento di argomenti e problematiche specifiche di interesse per l’attuazione del PIT • regolamento interno, per stabilire le modalità organizzative e gestionali • protocolli e/o accordi, come strumenti per formalizzare le attività del partenariato

  22. RUOLI E FUNZIONI DEGLI ORGANI DEI PIT • La Consulta Economico-Sociale Aspetti critici • Rischio che l’ampia e diffusa partecipazione possa assumere solo un carattere “rituale” • alcuni soggetti partecipanti trovano difficoltà ad assumere un ruolo per molti aspetti innovativo rispetto a quello tradizionalmente svolto • l’assenza di chiarezza nell’impostazione metodologica del processo a fronte di un calendario di attuazione stringente rende difficile un pieno sviluppo di una prassi negoziale • “iperconcertazione”, ovvero la possibilità che il coinvolgimento così elevato di soggetti possa tradursi in un fattore di debolezza, rendendo difficile l’individuazione di priorità condivise o comunque la sintesi tra le varie istanze provenienti dal territorio

  23. RUOLI E FUNZIONI DEGLI ORGANI DEI PIT • La Consulta Economico-Sociale Aspetti critici 2. Assenza di un disegno programmatorio chiaro che potrebbe far si che nell’identificazione degli interventi “vinca una intermediazione tecnica”, spesso più interessata alla realizzazione dell’opera che alla sua efficacia • La concertazione non è una trattativa finalizzata alla spartizione delle risorse, ma un luogo dove gli attori coinvolti possono collaborare alla soluzione dei problemi e all’impostazione di strategie ed azioni coerente ed integrate • Potere di veto incrociato potenzialmente esercitabile anche da partner minori coinvolti nel processo • Se è importante evitare il rischio che i “giochi siano fatti altrove”, è anche importante che ciascun partner conservi la consapevolezza delle differenze che pure esistono tra i fabbisogni e gli interessi di cui i diversi soggetti partecipanti sono portatori

  24. L’esperienza dei Patti Territoriali: insegnamenti per i PIT PIT e Patti non possono essere assimilati • I Patti sono strumenti della programmazione nazionale finalizzati ad incentivare la cooperazione e l’interazione funzionale di coalizioni socio-istituzionali sia per promuovere la crescita del sistema produttivo che per rafforzare le relazioni orizzontali e la produzione di beni pubblici • I PIT sono modalità attuative della programmazione regionale, finalizzati a dare attuazione ai principi della concentrazione e dell’integrazione delle risorse e degli interventi Inoltre: • I Patti fanno riferimento ad un sistema di regole codificate e valide per l’intero paese e a risorse finanziarie certe • I PIT non hanno una dotazione di risorse fissa e assumono un diverso ruolo istituzionale

  25. L’esperienza dei Patti Territoriali: insegnamenti per i PIT PIT e Patti nonostante le differenze presentano non poche somiglianze • si riferiscono alla stessa scala territoriale, di norma sub-provinciale • hanno una comune “missione” strategica (incentivare processi/programmi/progetti di sviluppo integrato locale) • adottano entrambi il metodo della concertazione socio-istituzionale per la programmazione delle risorse, la progettazione e la realizzazione degli interventi I Patti possono essere un buon punto di osservazione per capire cosa potrà accadere ai PIT

  26. L’esperienza dei Patti Territoriali: insegnamenti per i PIT I Patti, così come i PIT, sono degli strumenti “sofisticati” • chiara scelta a favore della valorizzazione integrata delle risorse locali, della concentrazione degli interventi, del partenariato pubblico-privato, della rete e della concertazione tra i vari attori dello sviluppo locale. Ciò che conta è l’insieme, l’interazione istituzionale, l’integrazione del sistema piuttosto che le imprese, le istituzione e i progetti presi singolarmente (la foresta piuttosto che i singoli alberi L’integrazione è incentivata perché: • le risorse sono meno abbondanti del passato (vincoli di bilancio) • la “frantumazione” dei poteri impone una riunificazione delle competenze e degli attori di governo (nuova governance) • la cooperazione economica e istituzionale è un gioco a somma positiva

  27. L’esperienza dei Patti Territoriali: insegnamenti per i PIT Il Patto centra il suo obiettivo se è in grado di attivare un nuovo sistema di governance tra i soggetti istituzionali e sociali locali, improntato su una densità di relazioni orizzontali di medio e lungo periodo • Istituzioni e soggetti sociali lavorando insieme finiscono per produrre e ampliare lo stock di capitale sociale, che è sovente il lubrificante indispensabile per lo sviluppo locale, in quanto abbassa i costi di transazione riduce le incertezze, favorisce l’intrapresa e accresce i beni pubblici locali. I Patti sono, dunque, strumenti che, oltre a stimolare processi di sviluppo economico, incentivano le azioni collettive, le sinergie socio-istituzionali, cioè il cambiamento dei contesti locali

  28. L’esperienza dei Patti Territoriali: insegnamenti per i PIT Gli obiettivi e gli outputs attesi di un Patto, così come di molti programmi/progetti di sviluppo locale sono: • Economici • Istituzionali • I primi possono considerarsi di tipo diretto: ogni Patto dovrà produrre più reddito, più occupati, più imprese, più esportazioni, meno lavoro sommerso, maggiore occupazione femminile, etc • I secondi sono di tipo indiretto, nel senso che agiscono sulla struttura delle relazioni istituzionali locali, incentivando rapporti collaborativi e fiduciari locali. Questi obiettivi non sono immediatamente identificabili e misurabili con facilità

  29. L’esperienza dei Patti Territoriali: insegnamenti per i PIT Come giudicare un Patto • Ambito economico Avanzamento fisico dei progetti, della spesa di investimento, delle erogazioni, della nuova occupazione • Ambito socio-istituzionale Valorizzazione delle risorse locali, governo del territorio, sviluppo di competenze, networking Cambiamenti nella sfera cognitiva (adozione da parte degli attori di nuovi vocabolari, di nuovi linguaggi comuni) Protocolli di intesa vincolanti Leadership locale riconosciuta

  30. L’esperienza dei Patti Territoriali: insegnamenti per i PIT Criticità e potenzialità dei Patti • Fase di incubazione Elemento determinante costituito dalla qualità della concertazione e della leadership • Rischio maggiore: concertazione vuota, puramente nominale coalizioni “collusive” e coalizioni “inclusive” • La concertazione è tanto più elevata più - le coalizioni socio-istituzionali sono “selettive”, ovvero strettamente focalizzate sulla missione del Patto e su soggetti locali di ampia rappresentatività - la leadership organizzativa e propositiva sia radicata nel territorio e riconosciuta dal partenariato come autorevole

  31. L’esperienza dei Patti Territoriali: insegnamenti per i PIT Criticità e potenzialità dei Patti • Fase di costruzione Elemento determinante costituito dalla qualità della concertazione e dal potenziale imprenditoriale locale • Rischio maggiore dal punto di vista della concertazione: Protocolli di “buone intenzioni”, senza impegni vincolanti • Scarsa diffusione delle informazioni e del coinvolgimento della società locale nella costruzione del Patto • Delega della “costruzione” del Patto a progettisti che generalmente finiscono per disegnare un Patto sullo proprie conoscenze e non sui fabbisogni locali • Valutazione delle proposte di investimento indipendente dall’insieme degli altri investimenti previsti. Assenza di progetti di investimento orizzontali, per le filiere, per il territorio, per il sistema produttivo nel suo complesso • Investimenti scarsamente collegati con le vocazioni locali e con la disponibilità di fattori locali di produzione

  32. L’esperienza dei Patti Territoriali: insegnamenti per i PIT Criticità e potenzialità dei Patti • Fase di gestione Elemento determinante costituito dalla capacità dei soggetti di continuare ad alimentare il partenariato e di operare come Agenzia di Sviluppo • Criticità più acuta: passaggio dalla concertazione alla gestione • Soggetto Responsabile con assetto organizzativo inadeguato rispetto alle necessità di sviluppo locale integrato. Non diventano Agenzie di sviluppo • Scarsa attenzione al monitoraggio dello stato di avanzamento dei progetti • Assenza di relazioni tra i Patti a livello regionale e extra-regionale per lo scambio di informazioni, di competenze, di metodologie di programmazione e buone prassi

  33. Il Profilo Socio-economico dei PIT calabresi Superficie e popolazione

  34. Il Profilo Socio-economico dei PIT calabresi Superficie e popolazione

  35. Il Profilo Socio-economico dei PIT calabresi Superficie e popolazione

  36. Il Profilo Socio-economico dei PIT calabresi Superficie e popolazione

  37. Il Profilo Socio-economico dei PIT calabresi Superficie e popolazione

  38. Il Profilo Socio-economico dei PIT calabresi Struttura produttiva agricola

  39. Il Profilo Socio-economico dei PIT calabresi Struttura produttiva agricola

  40. Il Profilo Socio-economico dei PIT calabresi Struttura produttiva agricola

  41. Il Profilo Socio-economico dei PIT calabresi Struttura produttiva extra-agricola

  42. Il Profilo Socio-economico dei PIT calabresi Struttura produttiva extra-agricola

  43. Il Profilo Socio-economico dei PIT calabresi Struttura produttiva extra-agricola

  44. Il Profilo Socio-economico dei PIT calabresi I programmi di sviluppo locale realizzati o in atto

  45. I PIT in breve

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