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Capitolo 2

Capitolo 2. Misurazione del sistema macroeconomico. Piano della lezione. La misurazione delle sei varibili chiave Tasso di cambio Mercato azionario Tassi di interesse Tasso di inflazione Tasso di disoccupazione PIL La legge di Okun. L’importanza dei dati.

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Presentation Transcript


  1. Capitolo 2 Misurazione del sistema macroeconomico

  2. Piano della lezione • La misurazione delle sei varibili chiave • Tasso di cambio • Mercato azionario • Tassi di interesse • Tasso di inflazione • Tasso di disoccupazione • PIL • La legge di Okun

  3. L’importanza dei dati • La possibilità di utilizzare dati quantitativi (su prezzi, quantità e valori) mette gli economisti in una situazione di vantaggio rispetto agli altri scienziati sociali • Attraverso i dati, gli economisti possono sottoporre a verifica le proprie teorie. Appurare, cioè, se le previsioni dei modelli teorici utilizzati sono confermate dall’evidenza empirica • Come si è già detto, i dati relativi alle sei variabili chiave sono fondamentali per conoscere lo stato del sistema macroeconomico e per fare previsioni sulla sua evoluzione • Dopo aver presentato i sei indicatori macroeconomici fondamentali, occupiamoci della loro misurazione partendo dal tasso di cambio

  4. Riepilogo sulle sei variabili chiave

  5. Riepilogo sulle sei variabili chiave

  6. La misurazione del tasso di cambio: tasso di cambio nominale • Due definizioni del tasso di cambio nominale bilaterale • Certo per incerto: numero di unità di valuta estera necessaria per acquistare un’unità di valuta nazionale (per esempio l’attuale cambio dollaro-euro, pari a 1.34, indica che sono necessari 1.34 dollari per acquistare un euro) • Incerto per certo: numero di unità di valuta nazionale per acquistare un’unità di valuta estera (per esempio, l’attuale cambio euro-dollaro, pari a 0.74, indica che sono necessari 0.74 euro per acquistare un dollaro) • Storicamente, gli unici paesi a quotare il certo per l’incerto erano USA e UK, mentre gli altri paesi quotavano l’incerto per certo (per esempio, l’Italia con la lira). Con l’introduzione dell’EURO, anche i paesi europei partecipanti all’UME utilizzano il metodo certo per incerto

  7. Variazioni del tasso di cambio nominale: un esempio • Un aumento del tasso di cambio indica apprezzamento della valuta nazionale se il metodo di calcolo utilizzato è il certo per l’incerto: se, per esempio, il tasso di cambio dollaro-euro passasse dall’attuale valore di 1.34 al valore di 1.50, saremmo in presenza di un apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro • Ma un aumento del tasso di cambio indica deprezzamento della valuta nazionale se il metodo di calcolo utilizzato è l’incerto per certo: se, per esempio, il tasso di cambio euro-dollaro passasse dall’attuale valore di 0.74 al valore di 0.90, saremmo in presenza di un deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro

  8. Tassi di cambio nominali bilaterali

  9. La misurazione del tasso di cambio: tasso di cambio reale (1) • Il tasso di cambio reale, che indichiamo conè un prezzo relativo che indica il prezzo dei beni nazionali in termini di beni esteri: • Dove e è il cambio nominale certo per incerto, P è l’indice dei prezzi nazionali e P* l’indice dei prezzi esteri • Il numeratore esprime il prezzo in valuta estera dei beni nazionali e il denominatore il prezzo in valuta estera dei beni stranieri • Se il tasso di cambio reale, così definito, aumenta, siamo in presenza di un apprezzamento reale e quindi di una perdita di competitività (ma, nello stesso tempo, di un aumento del potere d’acquisto della nazione)

  10. La misurazione del tasso di cambio: tasso di cambio reale (2) • Alternativamente, il tasso di cambio reale può essere espresso in termini di prezzo dei beni esteri in termini di beni nazionali • In questo caso, eè il tasso di cambio nominale incerto per certo, il numeratore rappresenta il prezzo dei beni esteri espressi in valuta nazionale e il denominatore il prezzo dei beni nazionali espressi in valuta nazionale • In questo caso, un aumento del tasso di cambio reale segnala un deprezzamento reale e quindi un aumento della competitività internazionale della nazione (unitamente ad una perdita di potere d’acquisto)

  11. FIGURA 2.2Nel 1998 il tasso di cambio reale del dollaro USA era di circa l’11% inferiore al suo livello nel 1992. Negli Stati Uniti, nel 1998, una data quantità di beni di produzione estera poteva essere usata per comprare soltanto l’89% della quantità di beni di produzione statunitense che avrebbe potuto essere comprata nel 1992. Tasso di cambio reale USA

  12. La misurazione del tasso di cambio:tasso di cambio complessivo (o effettivo) • In alternativa al semplice tasso di cambio bilaterale, è possibile calcolare il cosiddetto tasso di cambio complessivo (o effettivo) di una valuta rispetto a tutte le altre. • Per tale calcolo, si procede scegliendo un anno base (supponiamo che questo sia il 2004) e facendo la sommatoria dei cambi bilaterali ponderati per l’interscambio commerciale

  13. Calcolo del tasso di cambio complessivo

  14. FIGURA 2.1Nel mercato dei cambi, gli esportatori interni e gli stranieri che desiderano viaggiare o investire scambiano la loro valuta estera con valuta interna. Viceversa, coloro che desiderano valuta estera scambiano con essa la valuta interna. Il mercato dei cambi

  15. Tassi di cambio fissi • In un regime di tassi di cambio fissi, le autorità monetarie sabiliscono il tasso con il quale la valuta nazionale si scambia con tutte le altre valute internazionali. Per mantenere il tasso di cambio fisso il governo tramite le autorità monetarie interviene nel mercato delle valute con operazioni di acquisto e vendita di valute. • Supponiamo che, per una qualche ragione, ci sia un eccesso di dollari sul mercato (e un eccesso di offerta di euro) e il tasso di cambio euro/dollaro aumenti (o il che è lo stesso il cambio dollaro/euro diminuisca) Ciò equivale a un deprezzamento nominale dell’euro. Sono necessari più euro per acquistare 1 dollaro. Poiché il tasso di cambio euro-dollaro deve rimanere fisso, le autorità monetarie sono costrette a intervenire, attingendo alle loro riserve valutarie, vendendo i dollari che sono richiesti. • Il processo di vendita di dollari deve continuare fino a quando il tasso di cambio euro/dollaro non abbia raggiunto il valore prefissato.

  16. Tassi di cambio flessibili • In un regime di tassi di cambio flessibili il tasso di cambio è determinato dal mercato senza alcun intervento delle autorità monetarie. • Quando si riduce la domanda di una valuta o aumenta l’offerta di una valuta si hanno variazioni del tasso di cambio. Il cambio si modifica a seconda degli eccessi di domanda o di offerta sul mercato delle valute • Esistono regimi di cambio che non sono né perfettamente fissi né perfettamente flessibili (regimi misti) • In tali casi le banche centrali possono intervenire per guidare il tasso di cambio verso certi livelli soprattutto quando ci sono ampie variazioni nella domanda e nell’offerta di una valuta (cambio manovrato)

  17. La misurazione del mercato azionario e il tasso di interesse • Si è già detto che il calcolo degli indici del mercato azionario vengono effettuati da agenzie di informazione • Anche se non dobbiamo calcolare un indice del mercato azionario, ci può venir chiesto di calcolare il valore reale di una attività finanziaria. Questa operazione, come è noto, viene effettuata correggendo per l’inflazione ossia prendendo il valore pubblicato dai giornali e dividendo per il deflatore del PIL o dell’IPC • Il rendimento di una obbligazione è dato dal tasso di interesse reale ed è ottenuto dal rapporto:

  18. La misurazione del mercato azionario e il tasso di interesse • Il tasso di rendimento di un’azione è invece dato da: • Dove ES rappresenta l’utile societario per azione e PS rappresenta il prezzo dell’azione.

  19. La misurazione del mercato azionario e il tasso di interesse • Cosa scelgono gli agenti azioni o obbligazioni? Affermare che sceglieranno azioni se ES/PS> r non è corretto. Le azioni sono titoli rischiosi e quindi dovrà essere: • Poiché gli agenti detengono sia azioni che obbligazioni dovrà essere:. • Da cui si ottiene che l’equazione per valutare il prezzo di un’azione è

  20. Utile contabile e utile permanente • Si ricordi che l’utile contabile riportato dalla stampa finanziaria che denotiamo con Ea non è pari a ES della nostraformula di valutazione del prezzo del rendimento di un’azione. • Gli investitori non sono interessati a quanto i contabili dell’impresa dichiarano o hanno calcolato ma alla media degli utili futuri attesi, ossia sono interessati all’utile permanente ES. • Pertanto il valore reale del mercato azionario deve riassumere in un unico indice le seguenti informazioni: • Livello corrente degli utili o profitti • Le aspettative degli investitori finanziari sulla profittabilità futura dell’impresa rispetto a quella corrente • Il costo corrente del capitale (denotato da r , se r è basso vuol dire che il capitale è poco costoso e viceversa) • Gli atteggiamenti verso il rischio (se S è alto gli agenti sono avversi al rischio e viceversa quando S è basso)

  21. Calcolo del valore di un paniere di azioni

  22. La misurazione del livello dei prezzi e dell’inflazione • Solitamente due indicatori vengono utilizzati per misurare il livello generale dei prezzi e il suo tasso di variazione percentuale (l’inflazione): l’indice dei prezzi al consumo (IPC) e il deflatore del PIL. Il primo è un indice ponderato della spesa di un consumatore tipo, in cui a ciascun bene è attribuito un peso pari alla quota del bene nella spesa totale in un anno base (indice di Laspeyres). Il secondo è un indice che include i beni che compongono il PIL (indice di Paasche) • Indice di Laspeyres: • utilizza un paniere fisso di beni riferiti all’anno base; stima per eccesso gli aumenti dei prezzi perché non considera gli effetti di sostituzione (distorsione da sostituzione) • Indice di Paasche • utilizza un paniere variabile riferito alla spesa corrente; considera gli effetti di sostituzione ma stima per difetto l’aumento dei prezzi perché dà maggior peso ai beni sostituti e questi hanno un valore minore rispetto ai beni che sostituiscono

  23. Calcolo di un indice dei prezzi: un esempio

  24. Calcolo di un indice dei prezzi: un esempio

  25. Differenti misure dell’inflazione negli USA

  26. Misurazione della disoccupazione • Ricordiamo che il tasso di disoccupazione è calcolato come: • Questo calcolo del tasso di disoccupazione non tiene conto dei disoccupati scoraggiati (e del fatto al momento della rilevazione alcuni intervistati che risultano come occupati possono essere lavoratori a tempo parziale)

  27. Negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione fu in media relativamente basso negli anni Cinquanta: circa il 4.5%. Poi salì a un valore medio di circa il 6% negli anni Settanta e di circa il 7% negli anni Ottanta prima di ridiscendere a quasi il 4% nella seconda metà degli anni Novanta. Tasso di disoccupazione negli USA

  28. Più alto è il tasso di disoccupazione medio di un gruppo, maggiore è l’aumento del suo tasso di disoccupazione nelle recessioni (e maggiore è la sua diminuzione nei boom). Tassi di disoccupazione per gruppo demografico negli USA

  29. Legge di Okun • Esprime è la relazione tra variazione percentuale del PIL reale e variazione percentuale del tasso di disoccupazione Variazione% PIL Variazione % u

  30. Legge di Okun: formulazione della relazione empirica • Esistono diverse formulazioni della legge di Okun, ovvero della relazione empirica stimata dall’economista A Okun. Ma in qualsiasi modo si legga le implicazioni sono sempre le stesse. E’ noto che un aumento della disoccupazione riduca il Pil reale. La relazione empirica stimata da Okun è: • Il 3% indica il tasso di crescita tendenziale o di lungo periodo determinato dal tasso di crescita della popolazione e dal progresso tecnico , mentre il 2,5% è il parametro stimato da Okun per gli USA. La relazione ci dice che se la disoccupazione è costante (variazione % u=0) l’economia cresce al tasso del 3%. Tuttavia se la disoccupazione cresce il tasso di crescita del PIL diminuirà di 2,5 x la variazione della disoccupazione

  31. Legge di Okun: un esempio di calcolo • Supponiamo che il tasso di disoccupazione cresca dall’8 al 10%. Di quanto si ridurrà il tasso di crescita del PIL reale? •  PIL reale= 3 - 2,5 x (10-8 )= -2% • Se la disoccupazione cresce di 2 punti percentuali, il PIL reale diminuisce del 2%. • Sembra che la stima di Okun si adatti molto bene ai dati.

  32. Legge di Okun: il caso degli USA

  33. Legge di Okun: una diversa formulazione • Se conosciamo il tasso di crescita del PIL tendenziale e effettivo, possiamo determinare l’andamento del tasso di disoccupazione. La legge di Okun infatti si può anche esprimere come: u- uN = - (gy - gy *) • Sul lato sinistro abbiamo le deviazioni della disoccupazione dal suo livello di equilibrio e sul lato destro le deviazioni del tasso di crescita del reddito effettivo dal tasso di crescita tendenziale o di lungo periodo • Occorre sottolineare che questa relazione vale solamente in media. Ovvero, le variazioni percentuali del PIL possono essere superiori o inferiori e per ciascun paese è possibile stimare una relazione di Okun

  34. Misurazione del PIL • La misurazione del PIL tiene conto della distinzione fondamentale tra PIL nominale e PIL reale. • PIL nominale. Gli andamenti del PIL nominale includono sia variazioni delle quantità prodotte sia variazioni dei prezzi dei beni prodotti • PIL reale. Quando il PIL viene calcolato in termini reali, la finalità è quella di concentrarsi unicamente sulla variazione delle quantità, congelando la variazione dei prezzi

  35. Calcolo del PIL nominale e reale: un esempio Anno 1 Anno 2 • Pil nominale nell’anno 1 = € 10 • Pil nominale nell’anno 2 = € 13.10 • Pil reale nell’ anno 1 = € 10 • Pil reale nell’anno 2= € 11.5 • Deflatore del PIL nell’anno 2 = 13.10/11.5

  36. Tre modi di definire il PIL • Il valore dei beni e servizi finali prodotti nell’economia in un anno • La somma dei valori aggiunti generati nell’economia in un anno • (dove v.a.= vendite – acquisti di beni intermedi + Δ scorte) • La somma dei redditi generati nell’economia in un anno

  37. Tre modi di definire il PIL. Un esempio: la produzione di pane Valore bene finale=250 Valore aggiunto=250 Somma dei redditi=250

  38. Beni intermedi e scorte • I beni intermedi sono beni venduti da un’impresa ad un’altra impresa per essere utilizzati nel processo produttivo. Come mostrato nell’esempio precedente, il valore dei beni intermedi è già compreso nel valore dei beni finali e, di conseguenza, al fine di evitare duplicazioni,non va considerato nel computo del PIL • Quando un’impresa aumenta le sue scorte di beni intermedi o di beni finali invenduti alla fine del periodo, questo aumento viene computato come componente degli investimenti nel calcolo del PIL (investimento in scorte). Se nell’anno corrente vengono utilizzati nel processo produttivo beni intermedi prodotti nell’anno precedente ma non utilizzati nell’anno precedente, questo utilizzo viene computato nel PIL dell’anno corrente come disinvestimento in scorte (il valore dei beni intermedi prodotti nell’anno passato ma utilizzati solo nell’anno corrente viene sottratto dal PIL dell’anno corrente)

  39. Imputazioni • Alcuni beni e servizi vengono prodotti e consumati ma non vengono venduti sul mercato. • La contabilità nazionale stima il valore (quantità e prezzi) di questi beni e servizi per inserirli nel calcolo del PIL (imputazioni) • La più importante di queste imputazioni riguarda il settore degli alloggi. Il PIL include il fitto figurativo delle abitazioni occupate dal proprietario: l’ammontare dei canoni di locazione che sarebbero stati riscossi se gli alloggi occupati dal proprietario fossero stati dati in locazione • Anche le spese sostenute daIla pubblica amministrazione per erogare servizi che non sono pagati direttamente dai cittadini ad un prezzo di mercato possono essere considerate come un’imputazione. Infatti, il valore dei beni e servizi offerti dalla pubblica amministrazione (ordine pubblico, sicurezza, giustizia, etc.) viene computato nel PIL come costo sostenuto dalla PA (salari, stipendi, costo dei materiali)

  40. Componenti del PIL reale • Le componenti del PIL reale (denotato con Y nelle equazioni e nei diagrammi) sono le seguenti • Spesa in consumi (denotata con C), ossia i beni e i servizi finali acquistati e utilizzati dalla famiglie • Spesa in investimenti (denotata con I), i beni e servizi che entrano a far parte dello stock di capitale (suddivisa in ammortamenti e investimenti netti); la spesa in investimenti può essere suddivisa in 4 categorie: • strutture residenziali (case e appartamenti) • strutture non residenziali (capannoni, infrastrutture) • macchinari • variazioni delle scorte delle imprese

  41. Componenti del PIL reale • Acquisti pubblici (denotati con G), la spesa effettuata dalla PA per fornire beni e servizi ai cittadini • Esportazioni nette (denotate con NX), una voce di quadratura per includere nel PIL i beni prodotti all’interno ma domandati dall’estero ed escludere dal PIL i beni domandati all’interno ma prodotti all’estero • Sommando le componenti del PIL, otteniamo l’identità fondamentale del reddito nazionale: Y = C + I + G + NX

  42. Componenti del PIL negli USA

  43. Componenti dell’investimento negli USA

  44. Ancora sul PIL reale: inclusioni ed esclusioni • Il PIL reale è una misura imperfetta dell’attività economica e del benessere della nazione. Alcune componenti del PIL non dovrebbero essere incluse nel suo calcolo e, al contrario, alcune componenti importanti dell’attività produttiva dovrebbero esservi incluse ma non lo sono • Cosa dovrebbe essere escluso? • Gli investimenti di sostituzione del capitale obsoleto • Quei beni e servizi offerti dalla PA che, se fossero offerti da imprese private, sarebbero considerati come beni intermedi • Cosa dovrebbe essere incluso? • La produzione che ha luogo all’interno delle famiglie (pensiamo al lavoro delle casalinghe) • Il depauperamento delle risorse naturali, l’inquinamento e la produzione di “mali” (con segno meno)

  45. Tassi di partecipazione alla forza lavoro per genere negli USA - 1948-1996

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