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Antropologia - Lezione 11^

Capitolo III La verità dell’Antropologia cristiana : la partecipazione degli uomini alla Predestinazione di Cristo. Antropologia - Lezione 11^.

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Antropologia - Lezione 11^

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Presentation Transcript


  1. Capitolo III La verità dell’Antropologia cristiana: la partecipazione degli uomini alla Predestinazione di Cristo Antropologia - Lezione 11^

  2. « C’è molta gente che non conosce il proprio cuore, il proprio essere interiore. Questa gente conduce una vita completamente esteriore: è facile vivere la vita a un livello fisico ed esteriore, e molta gente lo fa. Si identificano con la loro forza fisica, con i loro successi, con l’aspetto fisico; altri invece si identificano di più con il loro essere psicologico, con i pensieri e i sentimenti, le emozioni, con l’erudizione. Dobbiamo invece scoprire il nostro essere più profondo e identificarci con quello, cioè essere uno col Signore Gesù, essere uno col Figlio amato di Dio. È lo Spirito Santo che ci dimostra e ci manifesta quello che abbiamo nel più profondo. Quello che abbiamo dentro è in gran parte oltre la nostra coscienza, oltre la nostra consapevolezza. Ed è lo Spirito di Dio che ci manifesta quello che c’è nel profondo di noi, che ci fa vedere la realtà del nostro essere interiore » (A. Louf).

  3. La teologia paolina della predestinazione Il Mysterion divino: il piano di Dio Romani 8,28-30:la catena aurea Ef 1,3-14:la figliolanza adottiva Colossesi 1,26-28:la creazione in Cristo

  4. Il termine mistero? Nel greco profano: mystérion ha origine nella sfera cultuale (es. i misteri eleusini di Osiride, di Mitra). La radice my(myein: “non poter vedere”) indica la chiusura degli occhi o della bocca: reazione ad un’esperienza che si sottrae al pensiero discorsivo; è più una iniziazione pratica che razionale al mistero

  5. Nell’apocalittica: • molteplicità di «misteri» nel senso di “cose occulte” • sono il fondamento reale nascosto e ultraterreno di tutto ciò che esiste e accade • di ciò che diventerà manifesto alla fine del tempo, il piano divino degli eventi storici futuri (la sorte finale dei peccatori e dei giusti, gli sconvolgimenti e le catastrofi che precedono e seguono il giudizio divino) • piano che viene rivelato a singoli «veggenti» in esperienze straordinarie (rapimento, sogno, visione) e che anch’essi riescono a loro volta a comunicare solo in immagini • qui il termine assume un’accezione fortemente escatologica (cf Dn 2,18.27-30; Sap 2,22; Sap 6,22).

  6. Neitesti neotestamentari • il termine mystérion si riallaccia all’ambiente giudaico dei libri canonici ed extracanonici (es. Enoch etiopico) • mentre appare estraneo al mondo delle religioni misteriche. • Così, ad esempio, sono detti «mistero» la trasformazione degli uomini al momento della parusia di Cristo (1Cor15,51) e la futura storia d’Israele (Rm11,25s.) • Nei Vangeli: concentrazione sull’evento di Cristo: «A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio» (Mc4,11).

  7. Il Mysterion paolino = il piano divino Paolo approfondisce il disegno salvifico di Dio nelle riflessioni sul mysterion, ossia il mistero eterno della Sua volontà (Ef 1,9), che si è rivelato in Cristo. Testi di riferimentosul mysterion sono: Rom 16,25; 1Cor 2,7; Ef 1,9. 3,3; 4,9; 6,19; Col 1,26. Qui Paolo ritrova la verità dell’uomo ed il suo legame con Cristo. Testi di riferimento per l’antropologia paolina: Rom 8,28-30, Ef 1,9-10 (v.9); 3,3-6 (3 e 5); Col 1,26-28 che declinano progressivamente la teologia della predestinazione per Paolo.

  8. Ef 3,8 presenta il mysterion divino in questa dialettica di nascondimento-rivelazione: A me…è concesso di mettere in luce qual è il disegno contenuto nel mistero, nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo. In tal modo, per mezzo della Chiesa, è manifestata ora ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore (3,8-13)

  9. il mistero della volontà divina (Ef 1,9) non è più qualcosa di segreto e nascosto • Il termine mistero, biblicamente inteso, non equivale minimamente a qualcosa di “misterioso”, oscuro o incomprensibile. Non ha affatto un’accezione “intellettualistica” • indica il disegno eterno di Dio, ormai dis-velato e conosciuto: in Gesù Cristo. Anzi, pare identificarsicon Cristo stesso - secondo l’accezione di Col. In Lui la volontà salvifica di Dio si è manifestata, si è fatta conoscere e dunque, non è più né “oscura” né manipolabile/equivocabile. Per questo, alla luce delmysterionpossiamocogliere definitivamente chi sia l’uomo.

  10. Il contenuto del piano divino: la predestinazione Il contenuto di tale mistero – il progetto di salvezza - è declinato da Paolo nella tesi della predestinazione, la quale, a sua volta si specifica nella filiazione in Cristo. I testi di Ef1,3-14e 2,1-10, Rm8,28-30 presentano il mistero divino come elezione in Cristodi tutta l’umanitàprima ancora della creazione del mondo, come predestinazione in Cristo di tutta l’umanità adessere figlia di Dio, come offerta abbondante della grazia meritata dal sangue di Cristo per la nostra redenzione. Non solo in questa comunione sono vinte le dinamiche di divisione ma, in essa, è preannunciato e anticipato il compimento della storia umana: la riconciliazione, l’assunzione in Dio (G. Colzani)

  11.  Romani 8,28-30: la catena aurea 28 Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno [prothesis]. 29 Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati [proorisen] a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli. 30 Quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati”.

  12. filiazione in Cristo predestinazione Il Mysterion = il piano divino

  13. Paolo presenta il progetto di Dio: il piano salvifico universale. • È la sintesi della storia della salvezza nelle sue tappedi sviluppo: la predestinazione si concretizza nella chiamata all’essere e alla storia e si realizza nella giustificazione la cui meta è la glorificazione. • questo è il disegno (pro-thesis), ciò che è “posto prima”, il progetto ab aeterno di Dio • i versetti suddivisi così: il v. 29 dice la creazione, la chiamata all’essere, il versetto 30 e il 31 indicano la chiamata storica ed il cammino dell’uomo.

  14. v 29. La chiamata all’essere, ossia la creazione Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati [proorisen] a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli.

  15. del progetto divino = si evidenzia ripetutamente l’eternità: da sempre • ma anche pre-conosciuti/pro-egno, predestinati/ pro-orísen • pro indica il “prima”, l’antecedenza • la sottolineatura dell’eternità afferma l’unicità e, dunque, l’unità del progetto divino (non ci sono “fasi scollegate”)

  16. esiste un piano solo che non è mai cambiato: l’ordine cristiano  è superato il problema di due momenti all’interno della storia della salvezza: la Bibbia non si pone neppure in questa prospettiva • il fatto che sia “eterno”non intende affermare tanto che sia al di fuori del tempo e della storia  piuttosto indicare che ne è ilfondamento e, coerentemente, che ne determina il senso.

  17. Concretamente, qual è il contenuto di tale disegno? La predestinazione: proorísen  Il termine proorízo deriva da óros, che significa “confine” • il verbo orízo – e il suo rafforzativo proorízo, dunque, “fissare, delimitare” e in senso traslato “decidere, stabilire” – significa: decidere, fissare, ordinare • il termine viene precisato nel suo contenuto cristologico: predestinazione significa per Paolo la chiamata ad essere conformi all’immagine del Figlio suo Gesù Cristo

  18. L’obiettivo è assumere la “forma” (o la figura) di Cristo, che concretamente è quella del “figlio”. • La relazione cristologica - filiale è il primo versante dell’intenzione di Dio • questa originaria relazione a Cristo ne porta in séun’altra: il Padre ci vuole figli perché egli[Gesù]siail primogenito tra molti fratelli • nella volontà originaria di Dio l’oggetto non è mai solo il singolo, bensì ognuno è visto da sempre come fratello in rapporto a Cristo

  19. relazione fraternanonestrinseca ed aggiuntiva all’identità dell’uomo • appartiene al progetto di Dio e alla stessa identità ontologica dell’uomo, non solo a una qualificazione morale. • Qui si fonda un’antropologia relazionale. Contenuto predestinazione:  figli nell’Unigenito  Fratelli nel Primogenito

  20. V. Solov’ev: Non c’è scisma nell’amore perchè l’Amore è uno solo. Quando amo il prossimo amo tutti quelli che Cristo ama e quando amo Cristo amo Colui che tutti ama.

  21. Si noti che nel v.29 il termine “immagine” è riferito direttamente a GesùCristo. l’uomo è immagine di Dio secondo Genesi 1-2  ma la rivelazione cristiana dà compimento alla figura dell’AT, mostrando nel NT che la vera imago Dei è Gesù Cristo e solo in maniera derivata l’uomo.

  22. v 30. La chiamata storica Quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati”.

  23. filiazione in Cristo predestinazione Il Mysterion = il piano divino Chiamati Giustificati Glorificati

  24. Il secondo momento indica invece la dinamica storica dell’attuazione di questa volontà di Dio: • l’elezione, chiamati/ ekalesen • quindi, giustificati / edikaiosen • e glorificati / edocsasen.  Si descrive, così, il cammino storico di realiz-zazione del progetto di salvezza di cui prota-gonista è lo Spirito di Cristo in sinergia con l’uomo.  Paolo sintetizza efficacemente il dinamismo della grazia nell’uomo, sino al suo compimento escatologico.

  25. Questo è il piano di Dio, il mistero della sua volontà: nel suo fondamento eterno e nella sua attuazione storica. Osservazione: • Quanto è astratta l’idea di una natura pura, poiché l’uomo appare da sempre voluto nel rapporto con Dio in Cristo • Il cristocentrismo è decisamente affermato da Paolo e dà unità coerente al progetto di Dio, al punto tale che lo stesso peccato non costi-tuisce un ostacolo, un’interruzione, ma sem-plicemente implica quel passaggioin più che è la liberazione dal peccato (giustificazione)

  26. Ef 1,3-14: La figliolanza adottiva

  27. Il testo è un inno liturgico il cui contenuto è il mistero di Dio = il piano salvifico • ritornello = categorie sovrapposte di: volontà di Dio e di predestinazione: è il contenuto della volontà di Dio • Il nucleo centrale (v. 9) = “ci ha fatto conoscere ilmistero della sua volontà”

  28. in Cristo abbiamo il disvelamento del mistero di Dio: egli è il rivelatore del Padre, è l’«esegesi» del Padre (Gv 1,18) tou patros ekeinos exêgêsato • in Lui si ri-vela finalmente il piano divino: un progetto, “prestabilito” dall’eternità, che viene qualificato da Paolo come benevolenza, benedizione, beneplacito della sua volontà del Mysterion si insiste sull’aspetto buono, benevolo, “grazioso” del suo contenuto.

  29. Il tema viene svolto nell’inno in tre tappe: • nel suo piano eterno (3-6) • nella sua attuazione storica (7-9) • e nel suo compimento escatologico (10). Il progetto divino è presentato lungo tutto il suoitinerario, nella sua dinamica che avvolge l’intera storia.

  30. piano eterno 3 Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. 4 In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, 5 predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, 6 secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto;

  31. v. 4:il disegno eterno (il beneplacito sua volontà) «in Cristo il Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo» • il progetto è eterno: sta prima della storia; dunque, la fonda e le dà senso • per l’ebreol’eternità è un concettoastratto: per questo viene espressa con l’idea del «prima»  non significa “al di fuori” della storia: al con-trario, è il modo per dire che la fonda • non si lascia condizionare, ma all’opposto sta all’origine e da vita alla storia, all’uomo.

  32.  In Cristo abbiamo conosciuto la volontà eter-na di Dio, ciò che ha dato origine alla creazio-ne dell’uomo e del mondo e che non è mai cambiata. v. 5: «predestinandoci ad essere suoi figli adottivi» La predestinazione ha per contenuto la figliolanzadivina, la figliolanzaadottiva  qui la differenza e la dipendenza rispetto a Gesù Cristo

  33. attuazione storica 7 nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia. 8 Egli l’ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, 9 poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenzaaveva in lui prestabilito

  34. v. 7: il piano di Dio, storicamente si è realizzato nella forma della redenzione: “nel Figlio …la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati”  Gesù Cristo: • «rivela» tale progetto: è colui che lo ha fatto conoscere • ma il suo ruolo è soprattutto quello di attuarlo

  35. poiché l’uomo, anziché conformarsi al piano, si è distanziatocon il peccato (a-loghikos) • il piano salvifico si attua nella forma della redenzione cruenta attraverso il sangue • anche di fronte al peccato il progetto di Dio non si è fermato, né è mutato • semplicemente ha trovato una nuova modalità di attuazione: quella redentiva.

  36. compimento escatologico 10 per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra. 11 In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, • perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.

  37. L’attuazione del piano di Dio = attraverso la storia verso la realizzazione nella pienezza dei tempi:l’escatologia. • compimento futuro è la ricapitolazione in Cristo di tutte le cose (cielo – terra), ricreando l’unione/comunione attorno a Gesù Cristo anakefalaiôsasthai ta panta en tôi Christôi

  38. il termine stesso ricapitolazione ha doppio valore: a) restaurare cioè quello di riportare all’ordine originario b) è molto più forte ed è preminente = portare all’unione attorno a quel caput che è Gesù Cristo (l’immagine di avvolgere attorno all’asta il rotolo) I due significati non si escludono, ma si integrano.

  39.  v. 13-14: avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso,il quale è caparra della nostra eredità,in attesa della completa redenzione • Il dono dello Spirito Santo appare quale anticipo e caparra di tale meta (o eredità) • è anticipo del compimento futuro e germe che già ora ne permette la realizzazione, quel “già e non ancora” che caratterizza l’oggi della salvezza. • Questa è l’esperienza storica della grazia.

  40. filiazione adottiva predestinazione Il Mysterion = il beneplacito redenzione remissione dei peccati ricapitolazione Caparra dello Spirito

  41. Colossesi 1,26-28: La creazione in Cristo

  42. Non ricorre in Colossesi il termine predestinazione • ma con chiarezza si espone il medesimo progetto divino. • Anzi, al termine del cap. 1 per due volte si esplicita il riferimento al mysterion (Col 1,25-28). • Il contenuto del mysterionè Cristo stesso.

  43. è un inno della comunità cristiana paolina • contrasta la prospettiva gnostica = controla materia e centrata sul culto degli angeli, quali mediatori tra Dio e gli uomini • oltre a svalutare il corpo e la materia (digiuni, astinenze) porta all’evanescenza del ruolo centrale di Cristo, a favore degli angeli.

  44. Paolo porta decisamente l’accento sul ruolo di Cristo: Cristo è il coordinatore di tutto l’essere, sia di quello creato visibile che degli angeli. • Il tema di fondo è il carattere universale, cosmico della salvezza di Cristo = è l’unità in Cristo già di Rom 8 e di Ef 1.  Anche qui si può distinguere un primo momento dedicato all’ordine della creazione e un secondo allo sviluppo storico della redenzione.

  45. 12 Ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. 13 E` lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, 14 per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati. 15 Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; 16 poiché per mezzodi lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

  46. vv 15-16: tutto è stato creato nel Cristo 15: imago/eikon = Cristo è l’immagine (visibilità) di Dio Nella teologia paolina, il termine, in relazione a Cristo, ha un triplice significato: • una reale partecipazionea Dio: indica più identità che differenza • una diversificazione: insinua qualcosa della distanza/relazione Padre/Figlio • insieme, dimostra la manifestazione: Cristo fa vedere il volto del Dio invisibile.  In altri termini, eikon vuol dire prima di tutto identità, non differenza.

  47. Osservazioni: a) nella nostra accezione comune, l’immagine non indica mai l’“originale”  in Paolo, all’opposto, in primo luogo sotto-linea un’identità tra l’immagine e colui che è significato da essa (nella visione antica l’im-magine derivata partecipa del prototipo)  gli studi di M. Eliade: se un essere non partecipa a un Essere superiore “non è” b) una distanza rimane: non si dà esattamente una sovrapposizione tra i due (immagine/realtà) c) il terzo significato afferma la visibilità: l’immagine è ciò che mostra, che rende visibile il Dio invisibile.

  48. valore della stratificazione di significati = per Paolo, l’eikon di Dio, l’immagine vera può essere solo Gesù Cristo • possiamo attribuire agli uomini il senso della distanza, la differenzatra noi e Cristo: non certamente l’identità e l’appartenenza • solo Gesù Cristo, dunque, è pienamente l’imago Dei, l’icona del Padre! • In questo modo, l’immagine è inequivocabilmente definita nel suo contenuto cristologico.

  49. Il punto di partenza della creazione è Cristo • Di Cristo si precisa l’antecedenza rispetto ad ogni creatura: l’avverbio prima • i verbi dicono la singolarità di Cristo rispetto alle creature: lui è generato, le creature sono create Paolo fornisce gli elementi essenziali per chiarire la natura di Cristo nel suo rapporto di comunione/differenza rispetto all’uomo. Il v. 15 esprime, dunque, chiè Cristo: immagine del Dio invisibile, generato prima delle creature

  50. Al v. 16: l’uso della preposizioni = eis, en, dià-permette di ricostruire la prospettiva teologica di Paolo sul ruolo di Cristo (simile a quello della Sapienza in AT): poiché per mezzo di lui [en auto] sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui [dià autou] e in vista di lui [eis auton].

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