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LUDERE DOCENDO Il gioco degli SCACCHI

LUDERE DOCENDO Il gioco degli SCACCHI. Etimologia. La parola scacco deriva dall’espressione arabo-persiana shâh mât che vuol dire “il re è morto”, ovvero scacco matto , lo scopo del gioco degli scacchi. Si noti inoltre che shâh era il nome del sovrano di Persia. . Origini .

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LUDERE DOCENDO Il gioco degli SCACCHI

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Presentation Transcript


  1. LUDERE DOCENDOIl gioco degli SCACCHI

  2. Etimologia La parola scacco deriva dall’espressione arabo-persiana shâhmât che vuol dire “il re è morto”, ovvero scacco matto, lo scopo del gioco degli scacchi. Si noti inoltre che shâh era il nome del sovrano di Persia.

  3. Origini Varie teorie ma l'ipotesi più accreditata pone il luogo d'origine in India. In particolare antichi poemi persiani descrivono un antico gioco da tavolo, lo Chatrang, che sembra avere notevoli tratti in comune con il moderno gioco degli scacchi. Il gioco persiano del Chatrang deriva da un gioco ancor più antico e di provenienza indiana, lo Chaturanga (VI sec d.C.)  ha i maggiori diritti di fregiarsi del titolo di progenitore originale del moderno gioco degli scacchi, in quanto i giochi più antichi presentavano solo alcuni tratti in comune con esso. In ogni caso la diffusione del nuovo gioco fu relativamente rapida, anche grazie ai mercanti ed ai carovanieri dell'epoca, ansiosi di portare nelle loro patrie ogni possibile novità. Con il trascorrere del tempo il nome e le regole dell'originale Chaturanga cambiarono in vari modi e secondo la regione di adozione: -nel Borneo il gioco venne denominato Chatur -nell'isola di Giava Chator e nella regione di BurmaChitareen. -In Persia un po' alla volta cambiarono non solo il nome, prima Chatrang e poi Shatranj, ma progressivamente anche le regole, che pertanto a piccoli passi si stavano avvicinando a quelle moderne.

  4. Diffusione del gioco Nel VI Secolo il gioco si diffuse dall'India alla Persia e più tardi raggiunse i popoli Arabi. Dagli arabi l’espansione proseguì verso nord, seguendo due direttrici: attraverso l’Oriente bizantino, verso la Russia e la Scandinavia e attraverso la Spagna araba e probabilmente la Sicilia in tutto l’Occidente europeo. Gli scacchi così raggiunsero l'Europa all'incirca nel X Secolo. Inizialmente in Europa le regole non differivano dal gioco arabo, lo Shatranj. Però nel corso dei secoli, la necessità di valorizzare il gioco comportò progressivamente l’adozione di movimenti più veloci. Verso la fine del XV secolo in Italia o per altri in Spagna, vengono fissate le regole moderne ovvero viene creata una variante che si impone sugli altri sistemi di gioco.

  5. Regole del gioco Regole di base: Gli scacchi sono un gioco per due giocatori, uno utilizza i pezzi bianchi e l’altro i neri. Ogni giocatore ha 16 pezzi per cominciare: un re, una regina, due torri, due alfieri, due cavalli e otto pedoni.

  6. Scopo del gioco: Lo scopo del gioco é prendere il re dell’avversario. La cattura avviene una volta che il re si trova sotto attacco, e non è più in grado di evitare di essere preso; si dice che è ‘scacco matto’ e la partita é finita.

  7. Come si gioca? Il gioco inizia quando il giocatore ‘bianco’ (ovvero quello che ha le pedine chiare) muove per primo la sua pedina su una scacchiera da 64 caselle in una griglia 8x8. Di seguito ogni giocatore muove a turni alterni le pedine; la mossa non può essere saltata. Un giocatore può catturare una delle pedine dell’avversario spostando una delle sue sulla casella che contiene il pezzo dell’avversario che si vuole prendere. A questo punto la pedina dell’avversario viene tolta dalla scacchiera e resta fuori gioco per tutto il resto della partita.

  8. Scacco Se un re é minacciato di essere preso, ma ha ancora la possibilità di scappare, allora si dice essere in scacco. Il giocatore non può muovere il proprio re mettendolo in scacco, ed ogni volta che il re si trova in scacco deve parare con la mossa che segue immediatamente (cioè muoversi subito verso un’altra casella non minacciata). Ci sono tre modi in cui si può parare uno scacco: • ‘mangiare’ la pedina che vi tiene in scacco • bloccare la linea di attacco mettendo uno dei vostri pezzi fra la pedina che vi tiene in scacco e il re. (Chiaramente un cavallo non può essere bloccato.) • muovere il re su una casella dove non è in scacco.

  9. Scaccomatto Lo scopo principale degli scacchi è mettere in scaccomatto il re del vostro avversario. Quando un re non può evitare la cattura, si dice che è in scaccomatto, e la partita finisce immediatamente.

  10. Stallo La partita finisce in parità e si dice in ‘stallo’, se: -restano sulla scacchiera soltanto i due re -la situazione è tale per cui nessuno dei due giocatori può dare scacco matto all'altro, anche in caso di difesa peggiore -se il giocatore a cui tocca muovere non può muovere alcun pezzo, ma il suo re non è sotto scacco (stallo) Un giocatore ha inoltre la facoltà di chiedere lo stallo nei seguenti casi: -se per cinquanta mosse consecutive (cinquanta mosse per ciascun giocatore) non viene catturato alcun pezzo e non viene mosso alcun pedone -se la posizione si ripete identica, e con il tratto al medesimo giocatore, per tre volte (anche non consecutive) durante la partita

  11. Le pedine Esse sono (in ordine di importanza crescente): • Pedone (n° pezzi = 8) • Cavallo (n° pezzi = 2) • Alfiere (n° pezzi = 2) • Torre (n° pezzi = 2) • Donna o Regina (n° pezzi = 1) • Re (n° pezzi = 1)

  12. Le mosse delle pedine Il Pedone- Un Pedone può avanzare di una casella, se questa è libera. Se non ha ancora mosso, il Pedone può anche spostarsi di 2 caselle in avanti, purché siano libere. Il Pedone non può muovere all'indietro. - I pedoni sono i soli pezzi che catturano diversamente da come si muovono. Possono catturare un pezzo nemico se questo si trova in una delle due caselle poste diagonalmente avanti (come nel caso delle due torri nere, nella foto a sinistra), ma non può muovere in queste caselle se esse sono libere. - Quando eseguendo la mossa iniziale di due caselle il Pedone viene a trovarsi di fianco ad un Pedone avversario, quest'ultimo può catturarlo "en passant", come se il primo avesse avanzato di una sola casella, ma solo nella mossa immediatamente successiva. - Se un Pedone avanza fino all'ottava traversa (cioè fino alla fine della scacchiera), viene promosso, ossia sostituito con una Regina, una Torre, un Alfiere o un Cavallo. Il pezzo scelto viene posto sulla scacchiera in sostituzione del Pedone promosso. Nella pratica, viene quasi sempre scambiato con la Regina che è il pezzo con maggiore libertà di movimento.

  13. Il CavalloIl Cavallo può muoversi su una qualunque delle caselle raggiungibili con uno spostamento orizzontale di una casella ed uno verticale di due (o viceversa), disegnando una specie di "L". Però tale traiettoria è "virtuale", nel senso che il Cavallo, a differenza di Torre, Alfiere e Regina, va direttamente sulla nuova casella senza necessità che il percorso descritto sia sgombro. Se la posizione d'arrivo è occupata da un pezzo avversario, il Cavallo lo cattura, e il pezzo avversario viene eliminato dalla scacchiera. Si noti che un Cavallo piazzato al centro della scacchiera può muovere al massimo in 8 differenti caselle e che ad ogni mossa il Cavallo cambia colore di casella.

  14. L'AlfiereL'alfiere può muoversi su una qualunque casella della stessa diagonale rispetto a quella in cui si trova, purché per raggiungerla non debba attraversare caselle occupate da pezzi (amici o avversari) e purché la casella d'arrivo non sia occupata da un pezzo amico. Ciascun alfiere non cambia mai il colore delle caselle su cui si muove: per questo, i giocatori parlano di alfieri "campochiaro" o "camposcuro", a seconda del colore delle caselle in cui si trovano.

  15. La TorreLa Torre può muoversi su una qualunque casella situata in senso orizzontale o verticale rispetto a quella in cui si trova, purché per raggiungerla non debba attraversare caselle occupate da pezzi (amici o avversari) e purché la casella d'arrivo non sia occupata da un pezzo amico. Se la casella d'arrivo è occupata da un pezzo avversario, la Torre lo cattura ed il pezzo avversario viene eliminato dalla scacchiera. La Torre è anche coinvolta nella speciale mossa del Re chiamata Arrocco. L'Arrocco si realizza spostando il Re di due caselle orizzontalmente (verso destra o sinistra) e ponendo la Torre verso la quale si è mosso nella casella compresa tra quelle di partenza e di arrivo del Re. Questo si può fare solamente se le seguenti condizioni sono soddisfatte: 1. il giocatore non ha ancora mosso né il Re, né la Torre coinvolta nell'Arrocco;2. non devono esserci pezzi (amici o avversari) fra il Re e la Torre utilizzata;3. né la casella di partenza del Re, né la casella che esso deve attraversare, né quella di arrivo devono essere minacciate da un pezzo avversario (il Re non deve trovarsi, cioè, sotto scacco, sia prima, sia dopo, sia durante l'Arrocco).

  16. La ReginaLa Regina può scegliere ad ogni mossa se spostarsi come un Alfiere o come una Torre; in pratica, può spostarsi in tutte le direzioni seguendo linee rette. A differenza della Torre, però, non può prendere parte all'Arrocco.

  17. Il ReIl Re si può muovere in una delle caselle adiacenti (anche diagonalmente) a quella occupata. Una sola volta in tutta la partita ciascun Re può usufruire di una mossa speciale, nota come Arrocco. L'Arrocco si realizza spostando il Re di due caselle orizzontalmente (verso destra o sinistra) e ponendo la Torre verso la quale si è mosso nella casella compresa tra quelle di partenza e di arrivo del Re. Questo si può fare solamente se le seguenti condizioni sono soddisfatte: 1. il giocatore non ha ancora mosso né il Re, né la Torre coinvolta nell'Arrocco;2. non devono esserci pezzi (amici o avversari) fra il Re e la Torre utilizzata;3. né la casella di partenza del Re, né la casella che esso deve attraversare, né quella di arrivo devono essere minacciate da un pezzo avversario (il Re non deve trovarsi, cioè, sotto scacco, sia prima, sia dopo, sia durante l'Arrocco).

  18. Titolo della nostra presentazione: LUDERE DOCENDO Insegnare divertendo è uno dei segreti per accendere la mente e renderla aperta per l’apprendimento. Così l’apprendimento della tecnica elementare del gioco rappresenta un mezzo per facilitare la maturazione dello studente e per accelerare la crescita delle facoltà logiche, divertendolo nello stesso tempo.

  19. Cosa insegnano gli scacchi? • RAGIONARE per capire come la situazione sulla scacchiera cambi in ogni mossa • FLESSIBILITA’ MENTALE: rendersi conto che la situazione cambia continuamente. Quello che era prima non vale più, ad ogni mossa la scacchiere viene modificata, bisogna sapersi adeguare • PREVEDERE LE CONSEGUENZE: cercando i vantaggi immediati rendersi conto delle conseguenze a medio e lungo termine. • OGNUNO E’ RESPONSABILE DI QUELLO CHE FA: non si possono chiedere aiuti.

  20. Aspetti educativi e formativi Il gioco degli scacchi contribuisce, in aderenza a quanto previsto nella premessa ai programmi ministeriali del 1985, alla formazione globale del bambino in quanto stimola l’avvio di automatismi che influiscono sullo sviluppo mentale e sulla formazione del carattere. In particolare stimola: - l’attenzione - l’immaginazione - la memorizzazione nonché la creatività - lo sviluppo delle capacità logiche ed un giusto rapporto di causa effetto. Infine è anche utilizzabile metodologicamente per: far acquisire e approfondire concetti didattici quali quelli geometrici, matematici, topologici e relativi all’orientamento spaziotemporale insegna a organizzare il proprio lavoro e apprendere le altre materie scolastiche.

  21. Il Parlamento europeo infatti ha approvato infatti una dichiarazione in cui si invitano i paesi membri a inserirlo nelle materie curriculari. Per quanto espresso sopra il gioco degli scacchi non è fine a se stesso, ma è collegato strettamente alle varie discipline scolastiche e, pertanto, questo progetto si propone di promuovere un’attività inseribile nell’iter formativo scolastico al fine di offrire agli studenti occasioni per una crescita umana e civile e opportunità alternative per un proficuo utilizzo del tempo libero.

  22. Un progetto italiano ha mostrato che, a parità di preparazione scolastica, gli studenti che hanno seguito corsi di scacchi, migliorano il rendimento in matematica. La Federazione Scacchistica Italiana è stata tra le prime a lanciare il programma “Scacchi a Scuola”. I progetti di “Scacchi a scuola” prevedono l’utilizzo del gioco degli scacchi come strumento pedagogico, utile al miglioramento delle capacità di apprendimento degli alunni e formativo della loro personalità.

  23. Ad oggi, in Italia, i progetti già avviati raggiungono circa il 2% della popolazione scolastica nelle classi Primarie e Secondarie inferiori (stimati largamente per eccesso potremmo contare 100.000 alunni coinvolti su 5.000.000). In alcune regioni le percentuali sono più alte: per la messa in opera di progetti regionali coordinati da Comitati regionali F.S.I. si riesce a coprire anche il 10 % degli istituti scolastici, in alcune province addirittura il 50%.

  24. Gli scacchi: un gioco per crescere! Sono numerose le ricerche in ambito internazionale che testimoniano l’efficacia, della pratica scacchistica in ambito scolastico. In Italia si può senz’altro prendere spunto dagli esiti della ricerca “Gli scacchi: un gioco per crescere”(del dott. Roberto Trinchero e dott.sa Mariella Piscopo, del Dipartimento di Scienze dell’Educazione e della Formazione, Università degli Studi di Torino), che hanno confermato tutte le potenzialità della pratica degli scacchi come “strumento” di potenziamento cognitivo, oltre che per la sua componente educativa, se utilizzato con sufficiente continuità e con il fattivo coinvolgimento degli insegnanti di ruolo. A favore dell’inserimento del gioco degli scacchi in orario scolastico, inoltre, vi è la constatazione che ove è stata possibile la messa in opera di tali progetti, i corsi di scacchi hanno avuto molto successo. Questo non accade solo in Italia ma un po’ in tutto il mondo.

  25. “Bimbi più bravi con la lezione di scacchi” –Articolo de "La Repubblica" sull'esperienza di insegnamenti degli scacchi nelle scuole tedesche. Meglio imparare a giocare a scacchi che spremersi il cervello su astratte formule della matematica, meglio diventare bravi a dare scacco al re o alla regina che non sapere di due più due o simili. Lo dicono, sempre più numerosi, insegnanti, presidi di scuola e pedagoghi tedeschi. E il gioco degli scacchi, come nuovo trend didattico, si diffonde sempre più nelle scuole elementari. Aiuta i bambini a far di conto, sviluppa la loro logica matematica, ma non solo: è una delle migliori ginnastiche possibili per il cervello, e al tempo stesso è utile ad affrontare altri due problemi tipici dei primi anni di scuola. La lezione di gioco di scacchi aiuta i bimbi più timidi o taciturni ad aprirsi ed entrare nel gruppo, ed è utilissima per favorire l'integrazione degli scolari di origine straniera, numerosissimi visto che oltre otto milioni di residenti nella Repubblica federale sono immigrati o figli di immigrati.

  26. Uno degli istituti dove gli scacchi sono diventati materia d'insegnamento è la Grundschule (scuola elementare) della Genslerstrasse di Barmbek, quartiere periferico della ricca Amburgo. Da due anni a titolo esperimentale c'è nel programma un'ora di scacchi alla settimana. L'iniziativa ad Amburgo è partita da BjoernLengwenus, preside di una Hauptschule (scuola media generale) e appassionato scacchista. È stato lui a elaborare il programma di apprendimento degli scacchi chiamato "Fritz und fertig". I risultati sono interessanti e positivi: i bambini che dalla prima elementare hanno cominciato a imparare a giocare a scacchi, arrivati alla quarta si sono rivelati più bravi non solo in matematica, ma anche in grammatica tedesca o lingue. Inoltre i ragazzi acquistano una mente più svelta, imparano a mettere a fuoco più velocemente i problemi decisivi di ogni tema. infine gli scacchi aiutano l'integrazione multiculturale: non dipende quale sia la tua madrelingua se vinci o no.

  27. Gli scacchi come sport (di Sebastiano Paulesu) -SPORT < dal Latino “deportare”= uscire fuori porta, della propria casa o città. -Attualmente SPORT < dall’Inglese che a sua volta è mutuato dal Francese “desport” = svago, intrattenimento, ricreazione. E’ stato molto discusso se considerare gli scacchi come uno sport. Non è sufficiente infatti che essi siano da molto tempo riconosciuti come sport a tutti gli effetti dalle federazioni ed enti sportivi nazionali (in Italia dal CONI) e dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale). Infatti questo non può essere un criterio oggettivo, dal momento che tantissimi sport non sono riconosciuti da questi organismi. Nel contempo gli scacchi sono giudicati dalla gente come un semplice gioco da tavolo.

  28. Uno degli elementi secondo cui gli scacchi non sarebbero uno sport è l’assenza di movimento fisico, poiché si gioca seduti in quasi completa immobilità. Tutti possono osservare che l’unico intervento fisico è quello della mano che sposta i pezzi; talvolta neppure quello: basti pensare ad alcuni portatori di handicap che devono comunicare a voce le loro mosse, non potendole eseguire con le proprie mani.

  29. Ma allora che sport sarebbero gli scacchi se non è richiesta nessuna agilità fisica? Sebastiano risponde provocatoriamente: -ci sono sport dove il contributo fisico è di ben poco superiore a quello degli scacchisti. Oppure ci sono momenti cruciali negli scacchi dove la rapidità di pensiero-azione è sicuramente più spettacolare di molti sport dove il protagonista è solo passivamente trasportato da un mezzo estraneo (uno slittino, un cavallo, una moto o una macchina di formula 1). -le pulsazioni cardiache nei momenti clou possono essere simili a quelle di molti sportivi dell’atletica, della danza ritmica, dei tuffatori

  30. -l’impegno competitivo e agonistico e la volontà di vincere sull’avversario è pari a quello di qualsiasi lottatore, sia esso un pugile, uno schermidore, un campione di sumo o di karate -la resistenza allo sforzo di uno scacchista può essere paragonata a quella di un marciatore, di un ciclista, o di un maratoneta, dal momento che può essere sotto tensione in partite che durano 5 o più ore. -la concentrazione richiesta allo scacchista non è certo inferiore a quella di un tennista di professione, di un pattinatore artistico, di un saltatore in alto. -certe capacità di calcolo richiedono una visualizzazione e una profondità simili a quelle di un playmaker nel basket, o ad un regista del calcio, capaci di immaginare in anticipo l’andamento di un’azione in campo.

  31. Scacchi: sport della mente Da qualche anno, mentre continuano da oltre un secolo i campionati mondiali e le olimpiadi di scacchi, si è iniziato a parlare di “sport della mente”, dove sono rappresentate anche dama, go, bridge e altre discipline. Molti filosofi, tra cui Pascal,Leibniz, Voltaire, definiscono gli scacchi come palestra o ginnastica mentale. Il “muscolo” impegnato dagli scacchisti è il cervello, e come ogni altro muscolo è necessario tenerlo in costante allenamento quotidiano, 8 – 10 ore per i Grandi Maestri. Basti ricordare l’affermazione di Akiba Rubinstein: “Nel corso di un anno io gioco nei tornei per 60 giorni, mi riposo per 5 giorni e lavoro per 300 giorni sulle partite che ho fatto.” E non basta! E’ risaputo che tutti i grandi campioni hanno i loro allenatori per la preparazione tecnica e dei personal trainer per curare la loro forma fisica, dato che devono reggere lo stress psichico e nervoso di molte ore e settimane dei match o dei tornei.

  32. Il gioco degli scacchi è paragonato a uno sport: richiede costanza, pazienza e disciplina mentale. Oltre alla capacità di seguire un ragionamento logico e sviluppare strategie diverse. Questa disciplina sportiva può essere : -praticata anche da alunni svantaggiati e/o portatori di handicap -può essere utilizzata per il recupero di alunni con difficoltà di apprendimento e non richiede l’utilizzo di spazi particolarmente attrezzati. Itinerari metodologici e didattici Il gioco degli scacchi, nella scuola elementare, ha una doppia valenza: didattico-educativa e ludico-sportiva.

  33. Studio dell’università di Costanza condotto sul funzionamento del cervello durante il gioco degli scacchi I principianti: attivano la regione del cervello del lobo temporale mediale per codificare nuove informazioni e analizzare le situazioni senza basarsi sull’esperienza di partite precedenti.

  34. I campioni: utilizzano la zona frontale parietale per memorizzare intere sequenze di una partita.

  35. Gli scacchi come strumento per la didattica della matematica Le relazioni tra matematica e scacchi sono ampiamente documentate. Gli scacchi possono essere efficacemente utilizzati per l’introduzione di concetti logici e matematici di diversa natura: la scacchiera rappresenta una esemplificazione del piano cartesiano ed attraverso il movimento dei pezzi viene introdotta l’equazione della retta e la relativa pendenza. E' possibile inoltre sviluppare alcuni elementi di logica e il pensiero laterale utilizzando il problema di scacchi: il problema di scacchi è simile ad un problema matematico: alle considerazioni precedenti, nella sostanza ancor valide, si aggiunge la coincidenza degli scopi (ora in entrambi i casi c'è un problema da risolvere) e della fase di impostazione; la formulazione del problema è univoca e rigorosa e occorre intraprendere il ragionamento studiando le proprietà. In definitiva si direbbe che le qualità del bravo scacchista sono le stesse caratterizzanti il buon matematico.

  36. Gli scacchi come l’esperienza matematica La partita a scacchi ha qualcosa in comune con l’esperienza dello studio matematico: nella fase di apertura il giocatore utilizza le sue conoscenze teoriche,necessarie ad impostare correttamente un particolare tipo di gioco; così come il matematico, affronta un problema dapprima attingendo dal proprio sapere quei particolari strumenti che occorrono nello specifico. Inquadrare nell'evolversi un'apertura è come sviscerare una questione matematica nei suoi vari aspetti. Nel centro partita la creatività e l'intuizione si fondono con le capacità logiche necessarie per 'vedere' una situazione in evoluzione, così come la scoperta matematica necessita di un coinvolgimento totale delle diverse capacità umane allo scopo di trovare un collegamento prima sconosciuto. II finale è la parte metodica della partita; è l'unica fase completamente teorizzabile:nelle varie circostanze si riesce a determinare il vincitore e in linea di principio il procedimento che porta alla vittoria. E' così anche in matematica ove, giunti incerte situazioni o scritte certe equazioni, si sa che il problema può essere portato a completa risoluzione utilizzando tecniche note.

  37. Un ulteriore elemento comune alle due discipline è il rapporto tra concretezza e astrazione. La capacità di astrazione necessaria per poter ‘far bene’ matematica deve essere opportunamente compenetrata nella fase didattica con l’esigenza di concretezza, così come nel gioco degli scacchi vanno giustamente calibrate l'esigenza di concretezza (spostare i pezzi sulla scacchiera) con la necessità di astrazione della regola del ‘pezzo toccato, pezzo mosso’, che impone di saper ‘vedere’ la posizione in evoluzione senza toccare i pezzi. Educare all'astrazione negli scacchi, dunque, è utile per l'acquisizione dell'astrazione matematica, che rappresenta una tappa decisiva nell'apprendimento in questo campo.

  38. La complessità negli scacchi “L'elemento che mi affascina maggiormente di questo gioco è il fatto che a partire da regole molto semplici, si possono originare scenari imprevedibili dati dalla enorme quantità di scelte possibili” (frase tratta da una tesi)

  39. La complessità degli scacchi deriva soprattutto dall’ enorme quantità di possibili combinazioni di gioco: -esistono 400 combinazioni di prime mosse: 20 per il Bianco e 20 per il Nero (ma solo 64 sono considerate combinazioni forti) -si calcolano oltre 300 miliardi di modi per giocare le prime quattro mosse e 10^30 per giocare le prime dieci mosse -il numero totale di possibili combinazioni posizionali è stimato in 10^120.

  40. “Gli scacchi sono utili all'esercizio della facoltà di pensare ed a quella dell'immaginazione, perchè noi dobbiamo possedere un metodo elaborato per raggiungere i nostri scopi dovunque dobbiamo condurre la nostra ragione”
 (Il filosofo Leibnitz)

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