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COMUNICAZIONE Deriva dal latino COMMUNIS

LA COMUNICAZIONE Parlare oscuramente lo sa fare ognuno. Chiaro pochissimi. G. Galilei Se riesci a tradurre in parole ciò che senti, ti appartiene. Henry Roth Non mi fido delle parole perché nascondono molto e rivelano poco di ciò che è realmente importante e significativo S. Feud. COMUNICAZIONE

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COMUNICAZIONE Deriva dal latino COMMUNIS

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Presentation Transcript


  1. LA COMUNICAZIONEParlare oscuramente lo sa fare ognuno.Chiaro pochissimi.G. GalileiSe riesci a tradurre in parole ciò che senti, ti appartiene.Henry RothNon mi fido delle parole perché nascondono molto e rivelano poco di ciò che è realmente importante e significativoS. Feud

  2. COMUNICAZIONE Deriva dal latino COMMUNIS CUM (con, insieme) e MUNIA ( doveri, vincoli) ma anche MOENIA (le mura) e MUNUS (il dono). COMMUNIS significa quindi essere legati insieme, collegati dall’avere comuni doveri,, dal condividere comuni sorti, dall’essersi scambiati un dono. Anche in greco antico comunicare è sinonimo di unire , congiungere, mentre in tedesco la parola rinvia a compartecipare, condividere. Comunicazione ha la stessa radice di “comune”, “comunità”, “comunione”, “condivisione” e difatti si comunica per compartecipare, per avvicinarsi fino a collegarsi.

  3. LE FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONELa soddisfazione dei bisogni di vario tipo: fisiologico, socio-affettivo, intellettuale, esistenzialeLa risposta a richieste e aspettative altrui, ivi inclusi lo svolgimento dei ruoli o do altri generi.

  4. CODICI ARBITRARI E CODICI ANALOGICI • Codici arbitrari: il linguaggio propriamente detto, il linguaggio dei sordomuti, i segnali di fumo. Il rapporto esistente tra i segni e le cose rappresentate è di tipo convenzionale.

  5. Codici analogici (tutti quei codici i cui segni presentano analogie e somiglianze con il concetto) • la gestualità, la mimica e i vari messaggi del corpo (es. “ti telefono”) • i codici iconici (basati su immagini e segni grafici) • i codici sonori

  6. LA COMUNICAZIONE NON VERBALE • La CNV non è arbitraria, esiste un rapporto di analogia tra i gesti e i loro significati. • È più probabile fraintendere i messaggi non verbali che quelli verbali.

  7. Le funzioni della CNV • Prosodica (di supporto al linguaggio verbale) • Espressiva • Emotivo/affettiva • Relazionale • Metacomunicativa (i segnali non verbali informano i comunicanti riguardo a come si sta svolgendo o si dovrà svolgere la loro interazione)

  8. CLASSIFICAZIONE DEGLI ASPETTI COMUNICATIVI NON VERBALI • ASPETTI STATICI (sfondo) • conformazione fisica • tratti somatici del volto • voce • vestiti e altri ornamenti • trucco • acconciatura dei capelli • ASPETTI DINAMICI (comunicano rispetto gli aspetti transitori degli interagenti e alla dinamica della interazione in corso) • orientazione • distanza • postura • gesti • movimenti del corpo • espressioni del volto • direzione dello sguardo • tono della voce • grado di loquacità e scioltezza del discorso

  9. Secondo altri autori (Sluzki), la distinzione andrebbe riguarderebbe l’apparato sensoriale coinvolto nella ricezione dell’aspetto staticità/dinamismo. • Livello uditivo-paralinguistico • il tono, il timbro e il volume • aspetti prosodici (accenti tonati, ecc.) • velocità e ritmo dell’eloquio • presenza di pause • Livello non uditivo-paralinguistico • la postura e l’orientamento del corpo • lo sguardo, il suo orientamento ed il contatto visivo • la gestualità, i movimenti del corpo ed i cenni del capo • l’aspetto esteriore, sia in senso corporeo che relativamente ad abbigliamento, trucco, acconciatura • l’espressione del volto • la distanza interpersonale e la disposizione dei corpi nello spazio

  10. FASI DEL PROCESSO COMUNICATIVO • 1 codifica del significato in segni • 2 espressione/trasmissione del messaggio mediante segnali • 3 ricezione/percezione sensoriale dei segnali • 4 traduzione di segnali in segni • 5 decodifica dei segni, delle strutture sintattiche e delle regole testuali • 6 interpretazione del significato di tale insieme di segni, in rapporto ai codici utilizzati • 7 accettazione o rifiuto, parziale o totale, dei contenuti e conseguente verifica o meno degli effetti voluti.

  11. ASPETTI STATICI • ASPETTI UDITIVI : voce • ASPETTI VISIVI :volto, conformazione fisica, abbigliamento, trucco, acconciatura

  12. ASPETTI DINAMICIUDUTIVIFISICI Tono, Volume di voce Pronuncia Velocità e ritmo dell’eloquio (inflessioni, intensità, scansione) Pause di silenzio e sospensione Postura, Orientazione Orientamento dello sguardo Espressione del volto Cenni del capo Distanza interpersonale Gestualità e movimenti del corpo

  13. IL RAPPORTO CON LO SPAZIO • Dimensione psicologica percezione che abbiamo di noi stessi e del nostro corpo, scelta dei colori e degli abiti, posizione degli arti • Di territorio come espressione di sicurezza, da marcare, da difendere, da conquistare, da occupare, da delimitare • Di distanza interpersonale (spazio prossemico) • Distanza intima (0-40cm) • Distanza personale (bolla) (40-120 cm) • Distanza sociale (120-200 cm) • Distanza pubblica (oltre 200cm)

  14. LE DISTANZE SONO INFLUENZATE DA: • Ambiente culturale • Differenze tra uomini e donne • Il carattere, la posizione sociale, lo stato d’animo

  15. E’ GRATUITO DARE PER SCONTATO CHE IL RICEVENTE COLGA LE STESSE INFORMAZIONI E LE ELABORI NELLO STESSO MODO DELL’EMITTENTE

  16. GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE • È impossibile non comunicare • Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto ed uno di relazione • La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione • Gli esseri umani comunicano sia col modulo numerico che col modulo analogico • In ogni comunicazione la relazione tra le parti può essere simmetrica o complementare

  17. FUNZIONE DELLA COMUNICAZIONE NELLE RELAZIONI DI AIUTOLA CURA

  18. LA CURA Un giorno, mentre attraversava il fiume, Cura vide un pezzo di fango. Le venne un’idea ispirata. Prese un po’ di quel fango e cominciò a dargli forma. Mentre completava quanto aveva fatto comparve Giove. Cura gli chiese che vi soffiasse il suo spirito e Giove lo fece di buon grado. Quando però cura volle dare un nome alla creatura che aveva plasmato, Giove glielo proibì e pretese che gli fosse imposto il suo nome. Mentre Cura e Giove discutevano apparve all’ improvviso Terra e volle anch’essa dare un nome alla creatura dal momento che era stata fatta di fango, cioè materiale preso dal corpo della Terra. Ne nacque una gran discussione. Di comune accordo chiesero a Saturno che fungesse da arbitro ed egli prese questa decisione, che sembrò giusta: “Tu, o Giove, gli hai dato lo spirito:alla morte di quella creatura riavrai di ritorno questo spirito. Tu, Terra, gli hai dato il corpo:riottenerai perciò il suo corpo quando questa creatura morirà. Siccome tu, Cura, per prima hai modellato la creatura, essa resterà sotto la tua cura finché vivrà. Dal momento poi che c’è un’animata discussione tra voi quanto al nome, decido io: questa creatura si chiamerà uomo, cioè fatta di “umo” (che significa fatta di terra fertile)”.

  19. I MEDICI CON UNO STILE DI COMUNICAZIONE “PARTECIPATIVO” HANNO PAZIENTI PIU’ COLLABORANTI, PIU’ SODDISFATTI E SEGUITI PIU’ A LUNGO. Con il termine “stile di comunicazione partecipativo” si intende una modalità di comunicazione centrata sui problemi, le aspettative e i modelli interpretativi del paziente e che, quindi, lo coinvolge direttamente nelle decisioni da prendere sin dall’inizio Tomamichel

  20. I MEDICI ED IL PERSONALE CURANTE INDICANO LE CARENZE NELLE TECNICHE DI COMUNICAZIONE COME UNO DEI MOTIVI MAGGIORI DI INSODDISFAZIONE PERSONALE Il disagio è particolarmente presente fra i giovani medici confrontati con malattie croniche o in situazioni di urgenza, e fra il personale infermieristico, più confrontato dei medici, con richieste di informazioni e domande “imbarazzanti” da parte dei pazienti e familiari Tomamichel

  21. LA CAUSA PIU’ IMPORTANTE DI DENUNCIA DA PARTE DEI PAZIENTI NEI CONFRONTI DEI MEDICI E’ UNA CATTIVA COMUNICAZIONE Studi americani ed europei mostrano come le carenze nell’informazioni trasmesse dal medico sono spesso la causa principale di denunce penali da parte dei pazienti e familiari Tomamichel

  22. IL TEMPO PER PARLARE Il medico interrompe il paziente in media 18 secondi dopo che ha incominciato a parlare Il primo disturbo che il paziente segnala non è, spesso, il più importante L’interruzione da parte del medico è spesso legata a chiarimenti riguardo a situazioni o problemi riferiti dal paziente senza attendere che il paziente possa riferire eventuali altri problemi, interpretazioni personali ed eventuali tentativi terapeutici da lui messi in atto Tomamichel

  23. FUNZIONE DELLA COMUNICAZIONE NELLE RELAZIONI DI AIUTO • Trasmissione di informazioni • Attenzione alle emozioni • Favorire il cambiamento terapeutico La comunicazione è intesa come processo circolare fra paziente, familiari e curanti ed è analizzata nei suoi tre aspetti fondamentali:la trasmissione di informazioni, l’attenzione alle emozioni, il proseguire di un obiettivo terapeutico. Le tre dimensioni permettono di mettere in evidenza la complessità del processo comunicativo e di distinguere le carenze che si manifestano ai differenti livelli

  24. COMUNICARE EFFICACEMENTE SIGNIFICA • Parlare chiaramente (la chiarezza espressiva agevola l’ascolto e la comprensione ed aumenta la probabilità che si fissi l’attenzione sulle cose dette) • Saper esprimere uno stesso concetto in modi differenti a seconda dell’interlocutore • Adottare comportamenti espansivi cioè modalità relazionali, verbali e non verbali che abbiano l’obiettivo di comunicare • Usare in modo attento ed efficace il silenzio • Saper ascoltare per comprendere le esigenze dei vari interlocutori • Saper utilizzare quanto emerge

  25. OBIETTIVI: • Raccolta dati accurata • Raccolta dati efficiente • Determinare la natura del problema

  26. TECNICHE: • Domande aperte/domande chiuse • Annunciare i temi di cui si vuole parlare • Facilitare, diriger, focalizzare • Ricapitolare (“cheking”) • Sorvegliare il campo: “cosa d’altro?” • Negoziare priorità • riassumere

  27. ATTENZIONE ALLE EMOZIONI: • Sviluppare e mantenere una relazione • Soddisfazione del paziente e della famiglia • Soddisfazione dell’operatore • Migliore collaborazione

  28. FAVORIRE CAMBIAMENTI TERAPEUTICI:OBIETTIVI • Comprensione della malattia, della sua fase e del piano terapeutico soggettivo • Coinvolgere il paziente, se possibile, e/o i suoi familiari nel le scelte terapeutiche • Cercare di raggiungere un’alta aderenza terapeutica

  29. FAVORIRE CAMBIAMENTI TERAPEUTICI: TECNICHE • Negoziare un piano terapeutico • Attenzione al linguaggio del corpo • Sostenere e motivare il paziente e la sua famiglia

  30. Strategie comunicativeStrategie direttive Strategie indirette rivolte a qualcunoStrategie indirette non esplicitamente rivolte al destinatario effettivo

  31. IL CONTATTO FISICO • Gesti che accompagnano il discorso • Gesti che indicano qualcosa • Segnali della pelle (odore, colorito, temperatura) • Toccare, toccarsi (personalità e contatto) La stretta di mano: differenze uomo/donna Palmo rivolto su/giù, forza/debolezza

  32. INDICAZIONI GENERALI PER MIGLIORARE ED OTTIMIZZARE IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI PREFISSATI:Formulare e veicolare il messaggio in modo fisicamente accessibile al destinatarioSuscitare e mantenere la sua attenzione affinché sia motivato a ricevere, decodificare e interpretare il messaggio.Utilizzare codici e concetti che si presume siano noti al destinatario e facilitare la comprensione del messaggio con appropriati indicatori di contesto, di genere, ecc.Scegliere contenuti compatibili con la struttura mentale del destinatario o adattarli ad essaStimolare la memorizzazione e l’assimilazione dei contenuti in modo da rendere stabile l’effetto.

  33. CRITERI GENERALI PER UNA MIGLIORE COMPRENSIBILITA’Utilizzare un lessico diretto, semplice, ampiamente condiviso, evitando termini tecnici, parole straniere, eccSe si è obbligati ad usare tali termini accertarsi che l’interlocutore li abbia capiti o spiegarli in un linguaggio coerenteImpostare le frasi secondo una sintassi lineare, chiara, che adotti principalmente le forme attive ed espliciteAvvalersi di registri e regole d’uso appropriate alla situazioneAssicurarsi che gli interventi prosodici siano congruenti al senso esplicitoAssicurarsi che le informazioni extralinguistiche siano coerenti al senso complessivo del messaggio

  34. L’ASCOLTO:TECNICHE PER L’ASCOLTO ATTIVOMANIFESTAZIONE DI INTERESSE:Tenere un contatto visivoUsare il linguaggio del corpoRidurre al minimo le distrazioniRICHIESTE DI INFORMAZIONEInvito ad iniziareDomande aperte e non difficiliInvito ad approfondireSEGNALI DI COMPRENSIONEParafrasare il contenutoRiflettere il sentimento e/l’intenzione dell’interlocutoreRiassumere

  35. I BUONI ASCOLTATORI: • HANNO UN ATTEGGIAMENTO POSITIVO • COMPRENDONO I VANTAGGI • APPREZZANO LA COMPLESSITA’ • SI CONCENTRANO SULLE ESIGENZE DELL’INTERLOCUTORE E NON SULLE PROPRIE • SONO PAZIENTI • NON INTERROMPONO • ASCOLTANO SIA I FATTI CHE GLI ELEMENTI EMOTIVI • ASCOLTANO SIA CON GLI OCCHI SIA CON LE ORECCHIE • NON PASSANO A POSIZIONI DIFENSIVE • DANNO UN FEEDBACK IMMEDIATO E SPECIFICO

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