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Brescia 7-14 marzo 2013

Storia, linguaggi e tecniche cinematografiche audiovisive Mod. 2: Elementi di base del linguaggio audiovisivo . Brescia 7-14 marzo 2013. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti. 1.1 L'INQUADRATURA.

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Brescia 7-14 marzo 2013

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  1. Storia, linguaggi e tecniche cinematografiche audiovisive Mod. 2: Elementi di base del linguaggio audiovisivo Brescia 7-14 marzo 2013 MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  2. 1.1 L'INQUADRATURA MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  3. L’Inquadratura Questo terminepuò rimandare a due significati:  A.  lo spazio visivo abbracciato dalla macchina da presa (field - frame); B. la serie di fotogrammi ottenuta con una singola ripresa (shot). MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  4. L’Inquadratura SCALA DEI CAMPI - DISTANZA (ingl. Subject Distance)  E' la distanza tra la macchina da presa e la scena rappresentata. Essa viene graduata secondo una scala di campi(quando l’inquadratura riprende un ambiente in cui possono esserci o meno figure umane) o di piani (quando l’inquadratura privilegia la figura umana). Tale scale assume come criterio classificatorio la quantità di spazio rappresentato e la distanza degli oggetti ripresi. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  5. L’Inquadratura CAMPO LUNGHISSIMO (C.L.L. Extreme long shot): è l'inquadratura più ampia che possa essere delimitata dalla macchina da presa e si utilizza per riprendere paesaggi lontanissimi; le persone, se ci sono, appaiono talmente lontane da essere quasi irriconoscibili MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  6. L’Inquadratura CAMPO LUNGO (C.L. Long Shot): è l'inquadratura che abbraccia un'ampia zona e in cui oggetti e persone, pur rimanendo lontani dalla macchina da presa (generalmente oltre i trenta metri), sono però distinguibili MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  7. L’Inquadratura CAMPO MEDIO (C.M. Medium long shot): gli elementi e le figure si distinguono bene e occupano quasi la metà dell’inquadratura. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  8. L’Inquadratura FIGURA INTERA (F.I. Full body shot): i piedi e la testa della figura umana sono molto vicini ai margini del quadro MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  9. L’Inquadratura PIANO AMERICANO (P.A. - Medium close shot): la figura dell'attore è tagliata all'altezza delle ginocchia MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  10. L’Inquadratura PIANO MEDIO (P.M. Medium close shot) o mezzo busto: la figura dell'attore è tagliata alla vita MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  11. L’Inquadratura PRIMO PIANO (P.P. Close Up): la figura dell'attore è tagliata all'altezza del petto MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  12. L’Inquadratura PRIMISSIMO PIANO (P.P.P. Ultra Close-up): l'inquadratura delimita il solo volto dell'attore MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  13. L’Inquadratura DETTAGLIO o PARTICOLARE (DETT. o PART. Ultra close-up): un particolare del corpo umano o un oggetto occupano tutto lo schermo MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  14. L’Inquadratura ANGOLAZIONE (ingl. Camera Angle) E’ il punto di vista della macchina da presa rispetto all’inquadratura. Possiamo distinguere: Posizione normale: la macchina è di faccia ai personaggi e alla loro altezza. E’ la posizione più comune e corrisponde ad un modo neutro, oggettivo di rappresentare le cose. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  15. L’Inquadratura ANGOLAZIONE (ingl. Camera Angle) E’ il punto di vista della macchina da presa rispetto all’inquadratura. Possiamo distinguere: Angolazione dall’alto (plongée - high-angle shot): la macchina da presa si trova più in alto rispetto alla scena. La scelta di questa angolazione può semplicemente dipendere dal fatto che essa consente di evidenziare meglio un’azione o un oggetto; tuttavia, poiché essapuò produrre un effetto di schiacciamento dei personaggi. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  16. L’Inquadratura ANGOLAZIONE (ingl. Camera Angle) E’ il punto di vista della macchina da presa rispetto all’inquadratura. Possiamo distinguere: Angolazione dal basso (contre-plongée - low-angle shot): posizione inversa alla precedente, spesso con effetti di esaltazione dei personaggi, di amplificazione della loro importanza MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  17. L’Inquadratura INCLINAZIONE (ingl. Camera Canted) Per lo più gli oggetti ripresi risultano disposti parallelamente rispetto ai margini laterali del quadro (inclinazione normale). E' anche possibile, però, che essi vengano filmati in modo da apparire variamente inclinati a destra o a sinistra. Talvolta l’inclinazione obliqua (oblique angle shot) dell’inquadratura viene utilizzata per comunicare una percezione alterata della realtà da parte di un personaggio o per accentuare l’anormalità o l’ambiguità di una situazione. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  18. L’Inquadratura INCLINAZIONE (ingl. Camera Canted) MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  19. L’Inquadratura ILLUMINAZIONE (ingl. Lighting) La fonte di luce che illumina la scena può essere posta in posizioni diverse rispetto a ciò che si riprende ed anche questa scelta non è indifferente rispetto all’effetto che il regista vuole ottenere. Le due grandi possibilità che si offrono sono quella di: - una luce che fa vedere senza farsi vedere (neutra) - una luce che non si limita ad illuminare le cose ma si mostra in quanto presenza fisica (marcata e antinaturalistica). Per esempio un’illuminazione che accentua gli effetti di chiaroscuro si accompagna generalmente a situazioni cariche di drammaticità. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  20. L’Inquadratura ILLUMINAZIONE (ingl. Lighting) MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  21. L’Inquadratura COLORE (ingl. Color) Se però il colore nasce per accentuare l'aspetto realistico del film, poi diventa un ulteriore e complesso livello di significazione nell'inquadratura. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  22. L’Inquadratura FORMATO (ingl. Format/ Film Width) Questo terminepuò indicare:         il rapporto tra la base e l’altezza dell’immagine ripresa o proiettata. Il formato standard, utilizzato fin dalle origini del cinema, è quello 1:1,33.. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  23. L’Inquadratura FORMATO (ingl. Format/ Film Width)         la dimensione e la sensibilità della pellicola usata. Si dice “normale” il formato largo 35 millimetri, “ridotto” o “semiprofessionale” quello di 16 millimetri, “amatoriale” quello in 8 o super8.Ci sono pure formati maggiori come il 70millimetri. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  24. 1.2 LA COMPOSIZIONE DEL QUADRO MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  25. La composizione del quadro L'immagine statica (pittura, fotografia ecc) ha sempre fatto riferimento alle PESATURE COMPOSITIVE cioè al complesso rapporto esistente tra linee, forme e campiture di colore esistente nel quadro. Ma anche se il cinema possiede movimento l'occhio umano è direzionato dalle linee e dalle disposizioni dei volumi e questo implica la necessità di una composizione del quadro che crei dei valori di simmetria e armonia (o anche contrari) utili all'interpretazione dell'immagine. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  26. La composizione del quadro L'obiettivo principale è di solito quello di catalizzare la percezione e l'attenzione dello spettatore verso quelle parti dell'immagine che più si vogliono porre in evidenza. E i nostri occhi si localizzano in primo luogo al centro geometrico dell'immagine. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  27. La composizione del quadro La focalizzazione vera e propria si realizza però nel cosidetto RETTANGOLO DELL'ATTENZIONE che è una figura geometrica di forma analoga al quadro e in questo inscritta. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  28. La composizione del quadro La composizione può anche essere volontariamente portata verso i limiti del quadro. Si tratta di un uso più forte nel cinema rispetto alle arti visive statiche, grazie alla mobilità della mdp e al forte rapporto tra ciò che è inquadrato (CAMPO – Field) e ciò che lo circonda ma non è inquadrato (FUORICAMPO – Off Camera). Nel cinema si intende per fuori campo tutto ciò che accade fuori del campo visivo del quadro ma è presente nell'immaginario spazio adiacente (spazio diegetico). Il fuori campo viene spesso descritto, tramite le tecniche cinematografiche, in maniera che possa essere immaginato e ricreato dalla fantasia dello spettatore. Ma mentre il quadro pittorico tende a staccarsi dal fuoricampo (centripeto), quello cinematografico vi si rivolge molto spesso (centrifugo) MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  29. La composizione del quadro Campo (Field) Fuoricampo (Off Camera) MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  30. La composizione del quadro Il cinema evolvendo il suo linguaggio ha trovato vari modi per mettere in relazione (in modo che apparisse naturale) C e FC: - Entrate e uscite di campo dei personaggi - Sguardo, parola o gesto che colleghi verso il FC a cui si passa nell'inquadratura successiva - Il suono fuori campo - (Meno frequente) Il taglio di una o più parti di ciò che viene inquadrato per evocarne la mancanza (e quindi la presenza nel FC) MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  31. Profondità di campo (ingl. Depht of Field) In questo caso si parla dell'inquadratura in termini di nitidezza: la PC è lo spazio nitido posto davanti e dietro il punto di messa a fuoco della mdp. La regola tradizionale (Two-Third Rule) dice che un terzo della PC si situa davanti al soggetto e due terzi dietro di lui. A determinare la PC sono: - DIRETTAMENTE PROPORZIONALI: luminosità obiettivo, sensibilità pellicola, illuminazione della scena - INVERSAMENTE: PROPORZIONALI: lunghezza focale obiettivo, apertura del diaframma. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  32. Profondità di campo (ingl. Depht of Field) Il cinema appena nato era per lo più con un'immagine ad alta PC ma ciò non sempre risultava favorevole all'interpretazione di quanto mostrato nell'immagine cinematografica. Per questo motivo si sono evoluti diversi stili di uso della PC. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  33. Profondità di campo (ingl. Depht of Field) SOFT FOCUS E' tipico di tutto il cinema classico fino agli anni '40. E' la conseguenza di pellicole poco sensibili e obiettivi poco luminosi. Ma anche il mezzo espressivo per meglio direzionare l'attenzione dello spettatore. In tal modo di solito si elimina ogni problema sul livello di piano a cui porre attenzione. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  34. Profondità di campo (ingl. Depht of Field) DEEP FOCUS Torna in auge dopo gli anni '40 grazie ad obiettivi più luminosi ma mentre risulta più ostico per la comprensione offre al film la possibilità di «raccontare» sui vari piani dell'immagine (montando varie parti nella stessa immagine). MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  35. 1.3 MOVIMENTI DI MACCHINA MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  36. La dinamicità del quadro L'inquadratura cinematografica sente sin dai primi anni la necessità di collegamenti con l'esterno del quadro. Ma notevoli sono gli inconvenienti tecnici che si presentano nel raggiungerla. Le strade per raggiungere tale obiettivo sono due: 1) il movimento della mdp 2) il montaggio (il collegamento tra loro di più di una inquadratura). Entrambe vengono sviluppate nel periodo del cinema delle origini e codificate all'inizio del cinema classico. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  37. Movimenti di macchina I mdm sono un codice specifico del linguaggio dell'audiovisivo poichè non presenti nelle arti visive statiche. Un parametro fondamentale dell'inquadratura è costituito quindi anche dalla staticità o dinamicità della mdp. Tra i movimenti di macchina si distinguono due grandi tipologie: - PANORAMICA - CARRELLATA MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  38. Panoramica (ingl. Pan / Tilt) La panoramica si realizza facendo ruotare la macchina da presa fissata ad un cavalletto munito di testata. La rotazione della macchina può avvenire sia orizzontalmente che verticalmente. Nel primo caso si parlerà di panoramica orizzontale a destra o a sinistra e, se la rotazione è completa, di panoramica a 360°. Nel secondo caso avremo invece una panoramicaverticale dall'alto verso il basso o viceversa. Si può avere anche una panoramicaobliqua, attraverso un movimento che somma i due precedenti. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  39. Panoramica (ingl. Pan / Tilt) Generalmente la panoramica viene usata per descrivere un ambiente, sia esterno che interno, così che lo spettatore possa farsene un’idea d’insieme. Di conseguenza, la panoramica è generalmente lenta. Oppure può assolvere ad una funzione relazionale per raccordare due piani senza ricorrere allo stacco. A volte, però, per introdurre nel racconto un fatto inaspettato, la panoramica viene effettuata in modo rapidissimo e viene detta «a schiaffo». MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  40. Carrellata (ingl. Tracking shot) E' il movimento della macchina da presa collocata su un supporto mobile. Tale supporto può essere costituito da un carrello che scorre su binari predisposti o da un veicolo a pneumatici (camera-car). La carrellata avviene ogni qualvolta la mdp subisce uno spostamento nello spazio (in ognuna delle tre dimensioni spaziali quindi rispetto all'immagine laterale, frontale o in altezza). MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  41. Carrellata (ingl. Tracking shot) Qualsiasi sia il supporto grazie al quale viene realizzata, la carrellata può essere:         in avanti a stringere (track in), quando la macchina si avvicina al soggetto, restringendo il campo che viene inquadrato;         all’indietro ad allargare (track out), quando la macchina si allontana dal soggetto, allargando il campo ed includendo nuovi elementi;         ad accompagnare, precedere o seguire, quando la macchina si muove accompagnando il soggetto in movimento;         laterale, quando la macchina si muove trasversalmente all’asse di ripresa;         ad ascensore, quando la macchina si muove verticalmente rispetto al set;         circolare, quando la macchina gira intorno al soggetto, con movimento circolare. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  42. Carrellata La carrellata è un mezzo espressivo a forte potere CONNOTATIVO in quanto consente di aumentare o diminuire l'importanza degli elementi inquadrati. Inoltre è molto importante determinare l rapporto che si crea tra il movimento della mdp e degli elementi del profilmico (la carrellata può servire a seguire il personaggio o l'elemento principale). MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  43. Carrellata ZOOMATA (ingl. Zoom out/in) E' un modo di simulare la carrellata (carrellata ottica), attraverso l'impiego di un obiettivo a fuoco variabile, chiamato appunto zoom, che permette effetti di avvicinamento o allontanamento del soggetto inquadrato. Rispetto alla carrellata realizzata spostando fisicamente la macchina da presa prevede una deformazione dell'ottica e quindi una diversa resa prospettiva e di nitidezza dell'immagine. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  44. Mdm autonomi o complessi (Travelling) Le carrellate e i movimenti di macchina più complessi si effettuano anche utilizzando gru e dolly. In questo caso la macchina da presa viene sistemata all'estremità di un braccio mobile, sostenuto da una piattaforma munita di ruote o collocabile su un veicolo, così da consentire movimenti molto fluidi in tutte le direzioni. La differenza tra dolly e gru sta nella maggior complessità e capacità di elevazione che la seconda ha rispetto al primo. Carrellate e altri movimenti si effettuano anche da un mezzo in volo o grazie a una rete di cavi che coprono lo spazio da riprendere e lungo i quali la cinepresa viene fatta scorrere (skycam); si parla allora di carrellata aerea. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  45. Mdm autonomi o complessi (Travelling) Un'altra possibilità di realizzare carrellate è offerta dalla steadycam. Questo tipo di apparecchiatura è stato introdotto alla fine degli anni ’70. La cinepresa viene fissata al corpo dell'operatore mediante un sistema di molle e di contrappesi, così da compensare i movimenti bruschi che la persona può fare. Questo tipo di mdm solitamente è stato utilizzato per la creazione di soggettive prive di effetti di disturbo quali il tremolio e l'instabilità dell'immagine. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  46. Macchina a mano (ingl. Hand held camera) Si tratta di movimenti ottenuti attraverso spostamenti dell'operatore, che manovra la cinepresa senza l'aiuto dell'abituale strumentazione (cavalletto, carrello ecc.). Questo tipo di ripresa è diventato possibile grazie all’introduzione di attrezzature leggere e maneggevoli a partire dagli anni '50. Ciò ha dato vita a diverse estetiche legate sia all'idea di instabilità del visivo che (in tempi più recenti ) di imitazione dei formati non professionali MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  47. 1.4 IL MONTAGGIO: CONTINUITA' VISIVA MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  48. Tecniche di continuità visiva Quando il collegamento tra campo e fuoricampo avviene mediante un montaggio, spesso il cinema cerca di celare i propri artifici tecnici, presentando il mondo narrativo del film come un universo omologo a quello reale. Tale tipo di RETORICA prevale già a partire dagli anni '10. Per garantire l'impressione di continuità spazio-temporale il cinema dispone di una serie di regole piuttosto limitate, che derivano dal nostro modo di percepire la rappresentazione del visivo (e del sonoro). MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  49. I tipi di raccordo Se il cinema necessita di un collegamento tra le sue inquadrature nascono quindi anche delle prassi che consentono di far percepire in misura maggiore o minore la transizione. > PERCEZIONE = passaggio innaturale < PERCEZIONE = passaggio naturale e logico Tali modalità di collegamento visivo/sonoro tra inquadrature vengono generalmente definite RACCORDO. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

  50. I tipi di raccordo I caratteri necessari per la creazione dei raccordi (visti nella singola inquadratura) si presentano a volte come SBILANCIATURE del quadro che rimandano in modo molto forte dal CAMPO ad un FUORICAMPO che diventa «naturale» passare ad inquadrare. Per esempio guardando o ascoltando qualcosa che non è inquadrato, oppure inseguendo un elemento che esce dal campo e che occorre seguire per capire l'azione. MIUR e ANEC-AGIScuola Matteo Asti

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