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Il trattamento integrato degli attacchi di panico. Una patologia che cronicizza.

Il trattamento integrato degli attacchi di panico. Una patologia che cronicizza. N. Anselmi, A. Merigliani, C.Fini Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica. Direttore: Prof. M. Biondi

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  1. Il trattamento integrato degli attacchi di panico. Una patologia che cronicizza. N. Anselmi, A. Merigliani, C.Fini Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica. Direttore: Prof. M. Biondi La ragione va aiutata a comprendere la realtà in quanto solo la conoscenza e l’esperienza di essa ci pone in un rapporto essenziale con la vita, dove la certezza dell’esperienza e l’esperienza della certezza tende alla risoluzione di ogni angoscia. Molti anni fa, in seguito alla presa di coscienza dei risultati deludenti nella pratica della psicoterapia analitica nel trattamento delle patologie mentali, pratica alla quale mi ero dedicato con impegno e passione nella struttura pubblica universitaria. Incalzato dalle richieste di aiuto per il trattamento del disturbo di ansia con attacchi di panico, avvalendomi della mia esperienza nel campo della psicoterapia analitica e farmacologia e dell’esperienza dei colleghi che lavoravano nella stessa struttura come cognitivisti, mi sono lasciato andare liberamente nella relazione a due con il paziente, in un rapporto empatico, intuitivo e creativo, abbandonando rigorosamente ogni schematismo nel superamento totale di ogni sovrastruttura e metodo, in un rapporto medico paziente basato sull’interesse e la partecipazione esistenziale avente come fine la “guarigione”, intesa come richiesta precisa e funzionale, adattamento nell’hinc et nunc del soggetto alle condizioni esistenziali. L’esperienza clinica aveva messo in evidenza che solo un interesse reale per il paziente e la capacità di uscire dai preconcetti di metodo, portava a dei risultati rapidi e positivi. Nel trattare casi di ansia con attacchi di panico si iniziò ad avere un rapporto più incisivo in un clima di intensa partecipazione emotiva, maggiore responsabilizzazione, collaborazione e soprattutto Attese più Realistiche. Il trattamento in tempi brevi è basato sull’integrazione dell’esperienza analitica, psicofarmacologica e cognitivo-comportamentale e richiede un clima di intensa partecipazione emotiva e di empatia che scaturisce dal bisogno di aiuto del paziente e dall’interesse del medico nella risposta. Si crea, così, un rapporto a due esclusivo in cui il paziente, avvertendo l’interesse del terapeuta per lui, fantastica con consapevolezza di essere il solo ad avere queste attenzioni. In questo contesto di interesse, comprensione, sicurezza, entusiasmo, fiducia e contenimento, cresce “l’alleanza terapeutica” in cui gli interventi del terapeuta vengono recepiti come esperienza correttiva o compito a cui assolvere per il raggiungimento del fine, avvertito dal paziente come un successo per entrambi. In questo clima di maggiore responsabilizzazione, di collaborazione, ma soprattutto di Attese Realistiche si affronta la definizione del disturbo, la eziopatogenesi, l’interazione dei fattori genetici, familiari, psicosociali e cognitivo comportamentali. Si danno spiegazioni sull’attacco acuto, sulla tendenza alla cronicizzazione, si elabora l’atteggiamento di rifiuto della malattia in quanto tale e si affronta l’atteggiamento oppositivo all’uso dei farmaci, spiegandone un uso corretto , gli effetti collaterali e soprattutto la parzialità dell’efficacia terapeutica. A tale proposito si è rilevato come l’attribuzione di un ruolo parziale al farmaco ed un utilizzo attivo di questo, insieme alla riconosciuta capacità di affrontare e controllare il disturbo, porti ad una riduzione delle ricadute, ed un migliore controllo dei sintomi residui, oltre ad un buon mantenimento nel tempo dei benefici ottenuti. Si aiuta il paziente a capire il significato di malattia, a percorrere le circostanze scatenanti l’attacco: pensieri, sentimenti, conflitti, crisi ed eventuali fattori strettamente organici. Si fornisce al paziente sostegno, rassicurazione ed incoraggiamento. Si ripercorrono insieme le manifestazioni delle crisi, definendo l’ansia anticipatoria, le paure di fondo, le sensazioni fisiche e la loro genesi, spiegando con dovizia di particolari il funzionamento del nostro sistema neurovegetativo in funzione dell’emozione, il senso di derealizzazione, depersonalizzazione, le vertigini e l’importanza della respirazione, la spasmofilia e le parestesie, il senso di stanchezza e la spossatezza. Si spiega bene al paziente il funzionamento Biologico e Neurotrasmettitoriale del sistema nervoso e su come la compromissione di tali sistemi può portare ad un calo dell’energia vitale, con manifestazioni dolorose quali l’ansia e la depressione. Si analizzano le modalità e come il soggetto si pone nell’affrontare situazioni di tensione emotiva o stress, su come si gestiscono le sensazioni spiacevoli e di come le nostre reazioni agiscono da rinforzo sulle risposte che possono sfuggire completamente al controllo razionale. Al fine di riportare ordine nel disordine emotivo e comportamentale, si induce il paziente ripercorrere le varie situazioni critiche ed eventuali risposte, scandendo i sintomi per collegarli singolarmente alle emozioni. Si esplicita come i fattori biologici, emotivi e comportamentali interagiscano in un circolo chiuso potenziandosi a vicenda e si danno suggerimenti su cosa fare e cosa non fare. Ci si sofferma molto sulla sensazione di “paura” e sul ruolo giocato da questa nell’attacco di panico, cercando di comprendere ed apprendere a non avere paura della paura, controllando le emozioni e ridimensionandole senza annullarle. Si scopre, così, un modo nuovo di vivere le emozioni, si impara a sentire i propri stati d’animo, nelle diverse situazioni piuttosto che formulare domande. In questo rapporto a due, dove si sentono le emozioni insieme, nella certezza di avere qualcuno nel malessere, superare gli attacchi di panico o le diverse limitazioni diventa una sfida a superale con successo per il paziente e per il medico che trasferisce certezza, sicurezza, comprensione ed equilibrio. Il presidio farmacologico viene presentato come deterrente per uscire in pochi giorni dalla fase di acuzie e a lungo termine, quando non viene sospeso, come mantenimento di quell’equilibrio ideale che consente di elaborare attivamente sintomi residui ed eventuali riacutizzazioni. In questo contesto basato sull’interesse per il paziente e su un’adeguata comunicazione con il locutore che dice cose vere, significative, ordinate e concise, nasce la cooperazione che dà modo di riorganizzarsi adeguatamente per affrontare una sindrome che tende a cronicizzate e dove la migliore strategia è orientare il paziente verso attese realistiche e un potenziamento delle proprie capacità di controllo. Solo in questo modo non si creano false strade, può esserci cooperazione e si mette l’individuo in condizione di riorganizzarsi adeguatamente ed autonomamente per affrontare il disagio. Bibliografia L. Palazo, M. Biondi “Il problema delle ricadute nel disturbo da attacco di panico dopo il termine di un trattamento” Rivista di psichiatria Vol. 39 n°1 Gennaio /Febbraio 2004. M. Biondi “Psicobilogia e terapia dell’ansia nella pratica medica” Gennaio 1988. P. Pancheri “Terapia del disturbo di panico” Scientific Press 1997. G.Vella, A. Siracusano Nóos Aggiornamenti in psichiatria Vol. 7 n°1 Gennaio/Marzo 2001. N. Anselmi, A. Vento, G. Loverso “Struttura di una psicoterapia breve” Edizione Scientifiche Limiti 1994. A cura di E. Smeraldi “Rileggendo Minkowski. Nuove vie di approccio ed evoluzione delle vie antiche” Parte 1 Exepta Medica 2004. N. Valentini, Pavel A. Florenskij: La sapienza dell’amore.Teologia della bellezza e linguaggio della verità. Edizioni Dehoniane Bologna.

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