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Scuola media statale DON G. MOROSINI Sezione Ospedaliera Bambino Gesù di Palidoro ANNO SCOLASTICO 2007/08 PROGETTO : F

Scuola media statale DON G. MOROSINI Sezione Ospedaliera Bambino Gesù di Palidoro ANNO SCOLASTICO 2007/08 PROGETTO : Folk & CO. Piccola storia del folclore e delle tradizioni popolari :. OBIETTIVI.

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Scuola media statale DON G. MOROSINI Sezione Ospedaliera Bambino Gesù di Palidoro ANNO SCOLASTICO 2007/08 PROGETTO : F

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Presentation Transcript


  1. Scuola media statale DON G. MOROSINI Sezione Ospedaliera Bambino Gesù di Palidoro ANNO SCOLASTICO 2007/08 PROGETTO : Folk & CO Piccolastoria del folclore e delletradizionipopolari:

  2. OBIETTIVI Il progetto è rivolto ai ragazzi frequentanti le sezioni ospedaliere: Opedale Bambino Gesù di Palidoro e le cliniche pediatriche del Policlinico Umberto I° di Roma Si intende suscitare l’interesse verso la ricerca delle tradizioni inglesi ed italiane nelle: sagre, feste dei patroni canti, musica, storia del costume, cucina. Obiettivi formativi: Gli elementi di conoscenza che si rileveranno attraverso questo progetto consentiranno di acquisire gli elementi che determinano le tradizioni dei due paesi in esame  Obiettivi cognitivi: Cogliere la valenza dei vari linguaggi in una prospettiva interculturale

  3. Mappaconcettuale: Le tradizioni popolari in Italia e in Europa. Concetto di folklore Storia del costume: Piccola antologia cronologica curiosità Storie popolari Canzoni e balli popolari Cucina: piatti tradizionali legati all’evento Pensieri dei ragazzi Disegni eseguiti dai ragazzi Feste popolari Album fotografico

  4. Il folklore Folklore: Le tradizioni popolari e la cultura tramandata nel tempo. Il termine folklore o folclore (dal sassone folk = "popolo", e lore = "sapere"), si riferisce alla scienza che studia le tradizioni arcaiche provenienti dal popolo, tramandate oralmente e riguardanti usi, costumi e leggende riferite ad una determinata area geografica o ad una determinata popolazione. Per Folklore si intendono quindi tutte quelle espressioni culturali comunemente denominate tradizioni popolari. Il Folklore racchiude quindi le usanze e tradizioni che abbracciano i temi del ciclo della vita umana, delle feste e sagre e usanze del calendario, delle dimore rurali, della vita agricola, marinara e pastorale, della letteratura, prosa, drammaturgia, canto, danza e musica, della magia, della superstizione e credenze popolari, della religiosità, dell'arte. Il termine Folklore è usato da molti per indicare esclusivamente quelle rievocazioni recenti antiche feste cittadinesche, sagre, esibizioni di gruppi che cantano e danzano su testi poetici e musicali non sempre con una adeguata preparazione storica e critica: tutto ciò ha diffuso un'erronea idea e una insufficiente valutazione della importanza del Folklore. Il termine comparve la prima volta il 22 agosto 1846 proposito dall'archeologo William John Thoms che l'aveva forgiato unendo due parole antiquate e di origine sassone: folk= popolo, e lore=sapere. Letteralmente, quindi, - sapere del popolo -, il complesso di quelle cognizioni e forme di vita tradizionale proprie delle classi popolari.Il termine inglese ha però trovato forti resistenze là dove è assai vivo il senso della nazionalità e della purezza della lingua. Cosi in Germania si usa il termine Volkskundv, introdotto fin dai primi dell'Ottocento attraverso la letteratura romantica; e vari altri termini troviamo in altri Paesi. In Italia per un certo periodo fu usato dagli studiosi il termine demopsicologia, sostituito poi con demologia; ma il termine che ormai si è imposto da noi (come, del resto anche in Francia, in Spagna, e altrove) è

  5. 2 quello di Tradizioni popolari, senza escludere il termine internazionale, ammesso anche da insigni filologi e che noi accettiamo senza sostituire con la folClore la folKlore che è lettera d'antica e nobile tradizione italiana. La tradizione popolare Esiste un'attività spirituale delle collettività, la quale crea, conserva, tramanda e rinnova la vita sociale e di cultura e le tradizioni che si dimostrano utili e congeniali alle collettività stesse, mentre elimina via via quelle che si rivelano ormai superate e non più funzionali. Questa forza spirituale, a cui si deve un patrimonio inestimabile di valori pratici, etici ed estetici, è la tradizione popolare. Perché essa si realizzi occorre che un costume, una credenza, un canto, un proverbio ecc. siano accolti e fatti propri da un numero più o meno grande di individui, si conservino nel tempo per una durata più o meno lunga, e si diffondano nello spazio per un'area che talvolta si estende a parecchie Nazioni e a interi continenti. Altro elemento è il tono psicologico di semplicità, di primitività che agevola l'assimilazione delle classi popolari. Talvolta, però, il termine popolare può assimilarsi al termine nazionale, perché, se certi usi non escono dalla cerchia delle classi popolari, altri invece si estendono a tutta la comunità: basti pensare agli usi natalizi, nuziali e funebri, alle principali feste dell'anno o anche alle superstizioni, ai proverbi e così via.. Molte usanze e credenze ritenute semplici curiosità si sono conservate ben saldamente nel popolo, anche se si è persa la coscienza del loro significato originario... Per esempio quando un gruppo di bambini fa il girotondo, riproducono la danza in tondo che nel Medioevo e nel Rinascimento si eseguiva come richiesta ufficiale di fidanzamento.

  6. Storia del costume: Curiosità su: Camicia –Mutande-Reggiseno -L’abito da sposa – La gonna Si definisce moda la foggia, per lo più d'uso temporaneo, dei costumi, delle acconciature e degli ornamenti sia maschili che femminili. La moda viene a modificarsi continuamente, attraverso i secoli, suggerita da varie considerazioni di clima, di comodità, di economia e soprattutto di eleganza; in questo caso la moda può apparire capricciosa, sperpero inutile di denaro, ed in tal senso fu in varie epoche combattuta sia dalle chiese sia dai moralisti. Più opportune apparvero invece le leggi contro il lusso, contro l'abbondanza esagerata dei costumi e dei gioielli, mentre l'eleganza, che può essere economicamente non dannosa, venne in genere approvata sino a divenire, in alcuni stati moderni, una forma economica

  7. curiosità: piccolastoriadellemutande Etimologia del termine Sembra che il termine italiano "mutanda" (usato anche al plurale "mutande", inteso come un paio di mutande) derivi dal latino mutandus, gerundio del verbo mutare, che significa "cosa da cambiare" (riferito al fatto che è generalmente consigliato cambiare le proprie mutande almeno una volta al giorno). Anche se può sembrare una spiegazione scherzosa, la somiglianza tra le due parole è tale che sembra non lasciare dubbi sull'origine e sul significato originario del nome. Infatti molti termini moderni vengono dal gerundivo dei verbi: agenda( da ago-agis-egi-actum-agere, cose da fare), faccenda (facio-facis-feci-factum-facere, cose da fare), e tanti altri. il sesso maschile, appena iniziò a coprirsi per ripararsi dal freddo, inventò sin dai primordi della civiltà sorte di “pannoloni” via via sempre più lunghi, che diedero poi origine a pantaloni prima e mutandoni poi, quello femminile per molto tempo non fece uso della biancheria intima.Il perché è dovuto alla moda dei lunghi vestiti femminili; se erano strettissimi e a tubo, nessun colpo di vento avrebbe potuto giocare brutti scherzi; se erano dotati di larghissime gonne, le tonnellate di sottovesti e crinoline che le sorreggevano erano ugualmente una buona difesa.Le mutande, per molto tempo, sono state dei calzoncini di tela, cotone o seta che le gentildonne non dovevano mai mostrare in pubblico e che venivano nascoste sotto le gonne. Erano due cannoni di stoffa fermati alle caviglie da un volant più o meno elaborato. Agli inizi dell’ottocento i mutandoni divennero più raffinati arricchendosi di pizzi e ricami.ma il loro uso, anziché essere apprezzato nell’Europa e soprattutto nell’Inghilterra vittoriana, scatenò scandalizzate proteste..

  8. I medici dicevano che la stoffa avrebbe impedito il regolare passaggio d’aria nelle zone nascoste, favorendo malattie e conseguenti disturbi alla procreazione; i benpensanti contestavano il fatto che le donne osassero indossare indumenti fino ad allora riservati ai maschi; i moralisti facevano notare che, con quegli indumenti addosso, le donne avrebbero avuto più libertà di movimento, perdendo compostezza e modestia; i bigotti sottolineavano che le ballerine e le meretrici d’alto bordo erano state le prime a utilizzare con entusiasmo gli indumenti intimi.Ma in seguito, con l’evoluzione del costume e con il fatto che sempre più donne praticavano sport e amavano ballare balli in voga come il valzer e la polka, gran parte delle signore dell’alta società cominciarono a infischiarsene del giudizio maschile e ad indossare disinvolte i mutandoni, che venivano sempre più abbelliti nell’aspetto con merletti vezzosi. Le mutande, dunque, come un simbolo della emancipazione femminile e della evoluzione dei costumi.Poco per volta, i mutandoni si accorciarono: prima a metà polpaccio, poi sotto al ginocchio, poi a metà coscia. Però il loro utilizzo quotidiano rimase, sino ai primi decenni del Novecento, una prerogativa di nobili e borghesi, mentre popolane e contadine continuavano a considerarle un optional, un lusso senza senso. Poi finalmente, tutte si convertirono. Oggi le “mutandine” hanno vari tagli e varie forme: dalle culotte (che coprono tutti i fianchi e che sono spesso di tessuti pregiati come la seta), agli slip che sono caratterizzati da una mutandina stretta ai fianchi che taglia trasversalmente la coscia, al perizoma che è uno slip sgambatissimo la cui parte posteriore è ridotta ad una sottilissima striscia di tessuto. 2

  9. Curiosità: storiadellacamicia La camicia è unodegliindumentipiùantichiche ha subitopiùvariazioninelcorsodeisecolirestando, però, sostanzialmente, sempreugualenell’impostazionedifondo. E’ per questoche è semprestata, e presumibilmentecontinuerà ad esserlo, il capo piùimportantenelguardarobamaschile. Sonoalmenododicisecoliche la camiciaaccompagnal’uomonellasuagiornata, assumendonel tempo diversiruoli e differentisignificati: segnodieleganza, simbolodinobiltà o appartenenza ad unoschieramento politico, donogalante o diplomatico. Insomma, l’usoquotidianodellacamicial’haresaelementoindispensabile del "vestirecivile". La suaimportanzasipuòdesumereanchedaitantimodidi dire, più o menosalaci, giunti a noi sin dal Duecento, di cui la camicia è protagonista. "Nato con la camicia" chesta ad indicare un uomoestremamentefortunato, oppure "rimasto in camicia" come ultimo bene del povero prima dellarovinacompleta o, ancora, l’espressione del gergopopolare "sonoculo e camicia" chesta a significareun’amiciziastrettaedintrigantefra due persone. Infine "sudaresettecamicie" cheesprime la fatica per ottenere un qualsivogliarisultato, è un’espressioneche, documentatanellecronache del Trecentoforsederivadalconteggiareallaservitù, insieme al salariodipochisoldi, una o due camicieditelagrezza. E così, daantichecronache, risultaesserela camicia "donod’amore"; le fanciulle le ricamavano e poi le donavanoallosposo come donodinozze. Nelperiodorinascimentaleinvalsel’usotraicavalierichepartecipavanoaitorneidiindossaresullacorazzaunacamiciadonatadallapropriadama. Al terminevenivarestituitaqualemessaggiod’amore se indossatadalvincitore, qualemessaggiodimorte, se macchiata del sanguedellosconfitto. NarranoancoracronachemedioevalicheiGenovesidonasseroaimercantiorientali, in visitaallaRepubblica, camiciedi lino finissimoedaltre in "telad’Olanda" daportare al Khan diTartaria. La camicia, così, divienestrumentodiplomatico e nellostesso tempo oggettodipiacere. Ma, purtroppo, in alcunicasidolorosi, divienestrumentodisofferenza, come nel XVI secolo, durante la cacciaallestreghe, in cui fu in voga la "camiciaardente", che, intrisadizolfo, venivafattaindossareaicondannati al rogo, fino a giungere a tempi non tropporemoti con la ben nota "camiciadiforza".

  10. -2- camicia, così, diviene strumento diplomatico e nello stesso tempo oggetto di piacere. Ma, purtroppo, in alcuni casi dolorosi, diviene strumento di sofferenza, come nel XVI secolo, durante la caccia alle streghe, in cui fu in voga la "camicia ardente", che, intrisa di zolfo, veniva fatta indossare ai condannati al rogo, fino a giungere a tempi non troppo remoti con la ben nota "camicia di forza". la camicia è stata usata dagli uomini per sottolineare le differenze di classe. Tra il XVI ed il XVII secolo segni di questa distinzione sono il giustacuore senza bottoni, la veste slacciata, la scollatura a V ed ancora i candidi polsini che distinguevano il signore dal lavoratore in quanto chi li indossava non aveva certo modo di sporcarsi le mani. La camicia, poi, negli ultimi centocinquanta anni ha assunto anche un significato politico a seconda del colore che più si allontanava dal bianco. Basta ricordare le gloriose "camicie rosse" dei garibaldini, quelle azzurre dei nazionalisti italiani e dei Franchisti spagnoli; quelle neremussoliniane e quelle brune naziste, di cattiva memoria. Altresì non possiamo dimenticare il movimento dei "descamisados" sudamericani che si vollero chiamare così per sottolineare la loro disperata mancanza di tutto e la Guayabera di Cuba, divenuta un vessillo della nomenklatura politica. Anche la camicia ha avuto un’antenata: è la tunica romana (tunica interior) di lino, nel suo colore naturale, provvista di maniche, che appare in Roma nei primi anni del III secolo d.C. Si tratta di un indumento ampio, fermato da una cintura e che si indossa direttamente sulla pelle infilandolo dalla testa.

  11. -3- cheibarbariarrivati con le loroscorrerieneiterritoriromani, stanchi e sporchi, oltre al piaceredelletermeapprezzasseroquellodiindossare la tunica interior. A definire le sue caratteristichestilistiche, pocociaiutano le fontiiconografichedell’epoca, perchéscarsissime. Piùesaurientisipresentano le fontiscritte. DalCodiceBarese, ad esempio, è possibilerilevare la presenzadellacamicianella vita quotidianadelle diverse classisociali. Essenzialmentel’interulamaschile era un indumentolungosino a metàcoscia con manichelarghe, tagliate in un solo Le lunghemigrazionidal Nord al Sudchecontraddistinguonol’AltoMedioevo, le guerre, le invasioni, determinaronosicuramenteilsuccessodella "interula" romana, la camicia. Sembrainfattipezzo, chearrivavanosinoaipolsi. Il tessutousato è disolitounateladi lino, dalpiùpesante al glizzumsottilissimofinoallatrasparenza, da cui derivailnome "glizzinae"chesta ad indicare, appunto, le camiciechefuronoindossateanchedaCarlo Magno e daicavalieridellasuacorte. E per finire, nemmeno la gastronomia ha potutosottrarsi al fascinodiquestoindumento: nascecosì l’"uovoin camicia", un raffinatomodo per cuocere le uova. Candido e lucente, l’albumeavvolgeiltuorlo come unacamicia e, come sempre, ilbellosta nell’aprirequestoinvolucro.

  12. Curiosità: la storia del reggiseno Il seno femminile ha avuto numerosissime avventure nel passare dei secoli. Prima I busti hanno strizzato il seno e torturato la vita, poi é arrivato un accessorio molto più comodo, il reggiseno. La prima scollatura della storia o forse la più audace, la indossavano le Cretesi. Elle avevano un corsetto che sosteneva il seno evidenziandolo e tenendolo completamente scoperto, stiamo parlando del secondo millennio A.C. . Nel primo millennio. le donne indossavano una piccola striscia di stoffa spesso rossa , che arrotolavano sotto il seno , era chiamata Apodesmo . Un incrocio di nastri sotto la tunica sosteneva e avvolgeva il seno nel periodo dell' impero romano. Lo Stato Romano riteneva i seni flosci intollerabili. Per secoli dopo la caduta dell'impero Romano il seno scompare. Le donne barbare lo lasciavano libero sotto la veste o la tunica Tornerà l'esigenza del reggiseno nel 1200, quando arrivano, abiti aderenti che sottolineano la figura. Nasce così il corsetto che durerà quasi fino ai nostri giorni. Nel XIII secolo la scollatura é nascosta da un triangolo di tessuto denominato "tassello". E' solo alla fine del medioevo che la sagoma del corpo può finalmente mostrarsi e si scopre l' inizio del seno. Le donne portavano una larga cintura sotto il petto per risaltare la forma del seno e renderlo più importante. Il secolo XVII lo troviamo pieno di sermoni che andavano contro le nudità del seno, ma allo stesso tempo la scollatura é sempre più profonda, iniziò anche l' uso delle stecche di balena, per sostenere i busti.

  13. -2- Un' acerrima nemica del reggiseno fu Madame Tallien che nel 1759 era la regina della moda a Parigi. Il secolo XIX è stato un periodo molto pudico, ma negli abiti da sera non si rinuncia alla scollatura. A volte i vestiti delle nobil donne, per sostenere il seno, venivano cuciti addosso al mattino e scuciti lasera, questo perché gli eccessi del corsetto spesso arrivavano al parossismo. La prima che smise l' uso dei corsetti fu Madama Cadolle, a Parigi, che nel 1907 sospese il seno con due bretelle, lei fu la prima a cucire un reggiseno. Un appassionato di aereonautica nel 1944 creò nel reggiseno un rinforzo, per far sembrare più grandi le misure del seno. E' il 1994 quando viene lanciato il reggiseno più famoso e più utilizzato ancora oggi il Wonder Bra, è il reggiseno delle meraviglie che aiuta anche i seni meno grandi, ad apparire bellissimi e più voluminosi, ha inizio così la nuova era della biancheria intima.

  14. L’abito da sposa Semplici i costumi dei popoli più antichi, pur nella ricchezza del materiale, delle colorazioni e dei monili. Gli Egiziani portavano un corto gonnellino, una gonna più lunga le donne, poi ricoperta da una sopravveste trasparente; sul capo un fazzoletto rigato, piegato rigidamente dietro alle orecchie. Simile, almeno nelle sue linee generali, il costume degli altri popoli dell'antico Medio Oriente mentre nella Grecia classica appare una moda più armoniosa; le vesti erano in realtà assai semplici, il peplo per gli uomini e il chitone, più lungo, per le donne. Sopra di questo l'"imation" o il "pallio" o la "clamide" che venivano drappeggiati con la massima eleganza. Nel tardo Medioevo e nel primo Rinascimento: per gli uomini il farsetto o giustacuore, i calzoni di maglia attillati, normalmente a due colori, le lunghe pantofole, i vari copricapi; per le donne un abito lungo, dalla scollatura rotonda, una sopravveste senza maniche, variamente ornata ed il tipico cappello a cono poi abolito perchè considerato "diabolico Molto fastosa la moda rinascimentale, con indumenti di ogni genere: tipiche tra gli uomini le brache larghe e la giubba, quest'ultima dalle maniche tagliate in modo da far vedere la ricca fodera, e poi robe, roboni, lucchi, cappe, palandrane e tabarri; per le donne una gonna larga, il corpetto (falda) sul busto a stecche, la camicia ricamata ed infine la ricca zimarra. In questo periodo è l'Italia a dettare legge nel campo della moda, ma nei secoli successivi questo primato passa ad altri popoli, meno legati alle rigide disposizioni della Controriforma che ispirano costumi più severi e più semplici; nel '600 è specialmente il severo abito nero ravvivato solo dal candido, enorme colletto a pieghe, la gorgiera

  15. -2- Chi dirigerà la moda internazionale sarà da questo momento la Francia, specialmente nel secolo XVIII che rappresenta il culmine dell'eleganza sia maschile che femminile. E' il periodo dei ricchi guardinfanti (paniers) delle signore, della redingote, del gilet, delle culottes di seta o raso abbondantemente ornate dei felici regni dei Luigi di Francia. Al periodo del tutto negativo in materia di eleganza della Rivoluzione si contrappongono poi le svenevolezze delle "mervelleusses" e degli "incroyable" del Direttorio e le forme classicheggiantidell'età napoleonica. E' nell'800 che si stabilizza quella che sarà poi, salvo modificazioni dettate solo da una più dinamica forma di vita, la foggia della moda moderna: l'abito femminile, abolita le soverchie ornamentazioni e gli inutili rigonfiamenti, accorciato per permettere maggiore libertà di movimenti, non presenta sostanzialmente, se si eccettua la novità relativamente recente del tailleur di foggia maschile, nessun elemento spiccatamente originale. Lo stesso dicasi per l'abito maschile nel quale scompaiono, o si modificano profondamente, alcuni accessori, come ad esempio il cappello e la cravatta, mentre l'abito nel suo complesso, non viene ad assumere mai forme particolarmente nuove.

  16. Le gonne, che ora toccano di nuovo terra, al contrario acquistano volume e rotondita’, e per sostenerle in questa loro crescita nasce la crinolina, una sottogonna rigida in crine intessuto con fili di lana o seta. 1856/1866 In questo decennio le gonne si allargano a dismisura arrivando a raggiungere anche i sette metri di circonferenza. Per permettere di sostenere un tale volume le sottogonne rigide del periodo precedente vengono sostituite da gabbie di fili metallici leggere e pratiche che permettono una maggiore agilita’ di movimento nonostante il volume degli abiti. Le gabbie sono poi ricoperte ancora da una o piu' sottogonne di tessuto per ammorbidirne le forme e dare una migliore silhouette all’abito.Per lasciar spazio al volume delle gonne, la vita degli abiti si sposta leggermente in alto. Il corpetto e’ comunque ancora aderente e le maniche piu’ comuni sono a pagoda, ampie dal gomito in giu’ e indossate su sottomaniche in battista spesso ricamate. I decori piu’ comuni sono geometrici con abbondanti applicazioni di passamanerie alle maniche e in fondo alla gonna. La sera, per il ballo, le scollature sono ampie e a cuore con maniche cortissime spesso accompagnate da guanti altrettanto corti che quindi lasciano le braccia nude. La grande quantita' di tessuto necessario a confezionare le amplissime gonne fa si' che spesso per un’unica gonna vengano confezionati due corpetti, uno da giorno e uno da sera da usare alternativamente. Storia della gonna

  17. Il carnevale • Storia • Carnevale in toscana • Carnevale a Castrovillari • Dolci

  18. Il carnevale è una festa che si celebra nei paesi di tradizione cristiana (ed in modo particolare in quelli di tradizione cattolica) nel periodo di tempo immediatamente precedente alla Quaresima; I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare l'elemento più distintivo del carnevale è la tradizione del mascheramento. Benchè facente parte della tradizione cristiana, i caratteri della celebrazione carnevalesca hanno origini in festività ben più antiche che, ad esempio nelle dionisiache greche e nei saturnali romani, erano espressione del bisogno di un temporaneo scioglimento degli obblighi sociali e delle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo ed anche alla dissolutezza. Etimologicamente la parola carnevale deriva dal latino "carnem levare", popolarmente tradotto "carne-vale" o "carnasciale", perché anticamente indicava il banchetto di abolizione della carne che si teneva subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.

  19. -2- In quantoimmediatamenteprecedenteallaQuaresima, ilperiododellacelebrazionevariadi anno in anno, mentre la duratadellafestapuòvariare a secondadellatradizionedeipaesidaunasettimana a qualchemese. sagre in onorediBacco, dio del vino e della vita. Le "Grandidionisiache"daltonoparticolarmenteorgiastico, sitenevanotrail15 marzoedil15 aprile, mesediElafebolione, in Atene, e segnavanoilpuntoculminante del lungoperiodocarnevalesco. I "Saturnali"furono, per iRomani, la prima espressione del carnevale[1] e gradualmente, perdendo

  20. -3- I "Saturnali" furono, per i Romani, la prima espressione del carnevale[1] e gradualmente, perdendo Le prime manifestazioni che ci ricordano il carnevale nel mondo risalgono a 4000 anni fa. Gli Egizi, furono i primi ad ufficializzare una tradizione carnevalesca, con feste, riti e pubbliche manifestazioni in onore della dea Iside, che presiedeva alla fertilità dei campi e simboleggiava il perpetuo rinnovarsi della vita. Il carnevale greco veniva celebrato, invece, in varie riprese, tra l'inverno e la primavera, con riti e l'iniziale significato rituale, assunsero la chiara impostazione delle feste popolari, i cui relitti sopravvivono nelle tradizioni di varie zone della penisola italica[2], soprattutto nel meridione e nelle Isole. Le feste in onore di Saturno, dio dell'età dell'oro, iniziavano il 17 dicembre e si prolungavanodapprima per tre giornie poi per un periodo più che raddoppiato corrispondendo all'epoca dell'annuale ciclo delle nostre feste natalizie e, per il loro contenuto, al nostro carnevale

  21. -4- aratteristica preminente dei "Saturnali" era la sospensione delle leggi e delle norme che regolavano allora i rapporti umani e sociali. Donde l'erompere della gioia quasi vendicativa della plebe e degli schiavi e la condiscendenza del patriziato, che si concedevano un periodo di frenetiche vacanze di costumi e di lascivia di ogni genere. Erano giorni di esplosione di rabbia e di frenesia incontrollata, di un'esuberanza festaiola che spesso degenerava in atti di intemperanza edi dissolutezza. La personificazione del carnevale in un essere umano o in un fantoccio risale, invece, al Medioevo. Ne furono responsabili i popoli barbari che, calando nei paesi mediterranei, determinarono una sovrapposizione, o meglio una simbiosi, di usi e di costumi, assorbiti quindi dalla tradizione locale, che ne ha tramandati alcuni fino ai giorni nostri, mentre altri si sono fatalmente perduti durante il lungo ed agitato andare del tempoLa personificazione del carnevale in un essere umano o in un fantoccio risale, invece, al Medioevo. Ne furono responsabili i popoli barbari che, calando nei paesi mediterranei, determinarono una sovrapposizione, o meglio una simbiosi, di usi e di costumi, assorbiti quindi dalla tradizione locale, che ne ha tramandati alcuni fino ai giorni nostri, mentre altri si sono fatalmente perduti durante il lungo ed agitato andare del tempo. • ./.

  22. -5- La Chiesa cattolica considera il tempo di Carnevale come momento essenziale di riflessione e di riconciliazione con Dio. Si celebrano le Sante Quarantore (o carnevale sacro), che si concludono, con qualche ora di anticipo, la sera dell'ultima domenica di carnevale. Il Carnevale ha termine il martedì grasso, giorno che precede il mercoledì delle Ceneri, quando ha inizio la Quaresima. Un'eccezione è data dal carnevale di Borgosesia che prevede un'appendice nei giorni di inizio della Quaresima con la festa detta del Mercu Scurot. Quando c'è il carnevale si costruiscono tanti carri quante sono le borgate della citta ed è noto il carnevale in Brasile che dura una settimana consecutivamente.

  23. CARNEVALE A CASTROVILLARI un'alunna che è ricoverata presso l'ospedale ci ha raccontato delle manifestazioni che si svolgono nella sua città: CASTROVILLARI in provincia di Cosenza.la manifestazione più importante è il Carnevale di Castrovillari che nel 2008 festeggerà il 50° anniversario.durante questa settimana (31 gennaio -6 febbraio) sfileranno i carri e i gruppi mascherati, coordinati dalla pro-loco. Molto suggestiva è l'incoronazione di Re Carnevale.Si mangiano le chiacchere, e si cantano le canzoni popolariA questa manifestazione partecipano anche dei gruppi folcloristici di musica folk.

  24. DOLCI TOSCANI la schiacciata alla fiorentina è un tipico dolce di Firenze che non ha niente a che vedere con la schiacciata salata tradizionale. Questa torta viene fatta tradizionalmente durante il periodo di Carnevale. Caratteristica peculiare è il disegno del giglio simbolo di Firenze che viene fatto al centro con la polvere di cacao, mentre tutt'intorno vi è sparso lo zucchero a velo. Esiste in diverse varianti e può essere riempita con panna montata, glassa o crema di cioccolato. Questo tipo di dolce non deve superare i 3cm di altezza quando cotto e deve rimanere morbidissimo. Solitamente viene cotta in mezza teglia tipo quelle utilizzate per la pizza a taglio

  25. Carnevale in toscana Berlingaccio è una festa che si celebra a Firenze e nei comuni limitrofi il "giovedì grasso" ovvero il giovedì precedente l'ultimo giorno di carnevale. Il termine potrebbe derivare dal tedesco "bretling" (tavola), dal latino per+ligere nel senso di mangiare gustosamente o, sempre dal latino, berlengo (tavola, mensa). Tutti i significati riportano tuttavia alla tavola, al cibo e in particolare ai dolci che era uso mangiare per questa festa. Oltre alla schiacciata alla fiorentina che comunque è dedicata più a tutto il periodo carnevalesco in genere, il dolce tipico di questa festa è il berlingozzo. Dedicato a tale festa anche una maschera con lo stesso nome e un verbo, "berlingare", con il significato di divertirsi e spassarsela a tavola ( citato da poeti cinquecenteschi). Per sottolineare la voglia e, in un certo senso, l'obbligo di far festa e di abbuffarsi con qualsiasi ). Per sottolineare la voglia e, in un certo senso, l'obbligo di far festa e di abbuffarsi con qualsiasi tipo di cibo, è d'uso il detto "per Berlingaccio chi non ha ciccia ammazzi il gatto!"

  26. Sagre e feste Castrovillari gruppi folcloristici agosto ROMA Festa de’ noantri luglio Gubbio festa dei ceri maggio La festa della Candelora febbraio Bacco nelle gnostre novembre

  27. Ad agosto a Castrovillari c'è una grande manifestazione annuale di gruppi folcloristici provenienti da ogni parte del mondo.Uno sguardo anche alla cucina:PIATTI TIPICI maccaroni a ferretto ( con sugo)lagane e ceci ( pasta fatta in casa con legumi)vecchiaredde ( palline di pasta di pane cresciuta fritte)ciotareddde o dolce della sposa ( pasta a forma di rombo con vino cotto)

  28. LA FESTA DE’ NOANTRI Anche Roma ha la sua festa tradizionale E’ la festa dell’estate e degli abitanti di Trastevere, uno dei più bei quartieri di Roma. La festa è de’ noantri in opposizione a “…voantri che abitate in altri quartieri…”Le origini della festa sono avvolte dalla leggenda: si racconta, infatti, che attorno al 1535, dopo una furiosa tempesta, nei pressi della foce del Tevere, fu rinvenuta da alcuni pescatori una statua della Vergine Maria, scolpita in legno di cedro.La “Madonna fiumarola” fu donata ai carmelitani (da qui il nome Madonna del Carmine) della chiesa di San Crisogono a Trastevere. Divenuta così la madonna protettrice dei trasteverini la statua fu sistemata in un oratorio.Da qui, ogni anno, il primo sabato dopo il 16 luglio, la statua della Vergine, ricoperta di gioielli e abiti preziosi,veniva portata in processione per le strade del rione fino alla chiesa di San Crisogono, dove rimaneva per otto giorni (l’ottavario dell’adorazione) per tornare poi nella chiesa di Sant’Agata.

  29. -2- Per un lungo periodo dei baldi giovanotti detti anche “cicoriari”, perché raccoglitori di cicoria a Campoli, un paese nei pressi di Frosinone, nelle due processioni portavano a spalla la pesante macchina sulla quale era sistemata la statua. In seguito fu istituita una speciale confraternita detta “dei portatori” che ogni anno si contendevano il privilegio di portare la Madonna, versando per questo ingenti somme di denaro. Le centinaia di persone che seguivano la processione si riversavano poi nelle strade, dove erano sistemati dei tavolini, per mangiare e bere vino. Numerosi erano anche i venditori di cocomeri , grattachecche e fusaje. Nel tempo la festa si è trasformata ed accanto agli eventi religiosi si alternano oggi spettacoli, iniziative culturali e passeggiate tra banchetti di dolciumi, giocattoli, artigianato e piccole curiosità. Uno spettacolo pirotecnico conclude i festeggiamenti

  30. La Calata ed il CorsoNella fase pomeridiana intorno alle 18:00, dopo la benedizione del Vescovo, inizia la vera e propria corsa dei Ceri. I tre Ceri corrono per la calata dei Neri attraversano Corso Garibaldi fino a raggiungere la prima sosta di 15 minuti in Via Cairo. Calata dei Ferranti e quartiere di S.MartinoNel secondo tratto i ceri affrontano la discesa di via Mazzatinti poi proseguono in pianura per Piazza 40 Martiri. Infine arrivano in cima a Via dei Consoli attraversando il quartiere di S.Martino ed effettuando un'altra sosta di 15 minuti circa.

  31. LA CANDELORA Avvenimento celebrato per la presentazione di Gesù Cristo al Tempio di Gerusalemme Chiamata anche Presentazione del Signore, Purificazione di Maria Il 2 febbraio la Chiesa Cattolica celebra la Presentazione del Signore, popolarmente chiamata festa della Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo "luce per illuminare le genti", come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme, che era prescritta dalla Legge giudaica per i primogeniti maschi.

  32. Eritrea: un piatto tipico In ospedale abbiamo conosciuto un ragazzo di nome Gianmarco che avendo un padre di origine Eritrea ci ha parlato di alcuni aspetti tipici di questo paese:musica, cibo, costumi.Gianmarco era molto entusiasto di raccontare un tipo di cibo che si chiama "zichinì": è un sugo fatto di carne, pomodoro , molto peperoncino, che si mette sopra ad un foglio di pasta spessa; essendo molto piccante ci si beve insieme uno sciroppo dolce.

  33. Preparazione dello Zichinì Zighinì EritreaIngredienti (per 5 persone):500gr polpa di manzo 500gr cipolle1 scatola di concentrato di pomodoroberberèoliosaleCos'è il berberé? Un insieme di spezie, finemente polverizzate, la cui base è il peperoncino. Più il berberè è rosso scuro, più sono state aggiunte spezie. Preparazione60 minutiSoffriggere le cipolle tagliata a fettine sottili in olio di oliva fino a doratura della cipolla, aggiungere la carne di manzo tagliata a dadolini e lasciare rosolare la carne. Aggiungere il pomodoro diluito con un poco d’acqua e lasciare cuocere per altri 5 minuti sempre a fuoco lento ed avendo cura di rimestare con frequenza; condire con berberè, aggiungere un poco d’acqua e lasciare cuocere per circa 50’ rimestando continuamente aggiungendo eventualmente altra acqua. Lo Zighini si può fare anche con carne di pollo o di agnello, sempre tagliate a pezzetti e lasciata cuocere molto. Questa è la ricetta dello Zighinì, piatto nazionale di tutto il Corno d’Africa.

  34. BACCO NELLE GNOSTRE Ogni anno ritorna la danza gioiosa del vino: profumi, sapori e colori della Puglia, e della Murgia dei trulli e delle grotte.Come da tradizione, nel centro storico del paese di Noci, si svolge la sagra "Bacco nelle gnostre: vino novello e caldarroste in sagra"; le strade di Noci le caratteristiche "Gnostre", sono piene di turisti, ornate di luci e magnifici colori che ravvivano ulteriormente la vita del centro urbano pugliese.Inebriati dal sapore dolciastro del nuovo vino ed accompagnati dai sapori dei caldi piatti delle tavole, i partecipanti a questa festa si abbandonano ad un percorso tortuoso che esplora, andando per gnostre, i ricordi del passato.Sensazioni che ripercorrono la cultura del vino, dalle viti agli uomini, nella gioia della festa popolare.Cantastorie, giocolieri, musicisti, gruppi folk, animano la serata in compagnia del "pane caldo" dei poveri: le caldarroste.I colori e soprattutto i profumi dell' autunno, che non ha esitato a bussare alle porte, dipingeranno di festa il paese, regalando agli ospiti, sempre più numerosi, il caloroso abbraccio di una terra di tradizioni antiche e di sapori forti .

  35. LE GNOSTRE DI NOCI -BARI Le gnostre sono piccoli spazi che si aprono nel centro antico di Noci,in provincia di Bari, tra le viuzze che lo caratterizzano. La loro peculiarità è la presenza di tre lati chiusi e di un solo lato aperto verso la strada principale. Sono dei vicoli chiusi che sfruttano l'interspazio tra le abitazioni circostanti per determinare un'area che è al tempo stesso semi-pubblica e semi-privata.In esse, durante le calde serate d'estate, gli abitanti del Centro Storico usavano (e ancora usano) sedersi e chiacchierare. Oggi costituiscono lo scenario privilegiato per le numerose manifestazioni enogastronomiche che caratterizzano la cittadina.Nelle Gnostre si celebrano varie sagre popolari alcune tipiche del paese di Noci.

  36. La Festa di Halloween Halloween (corrispondente alla vigilia della festa cristiana di Ognissanti) è il nome di una festa popolare di origine pre-cristiana che ha origine nel mondo celtico, quindi prevalentemente in Scozia e Irlanda (ma più in genere nelle Isole Britanniche). Oggi Halloween è una festa diffusa in tutto il mondo anche per effetto del fenomeno della globalizzazione. Le sue origini antichissime affondano nel più remoto passato delle tradizioni europee: viene fatta infatti risalire al 4000 a.C. quando le popolazioni tribali usavano dividere l'anno in due parti in base alla transumanza del bestiame. Nel periodo fra ottobre e novembre la terra si prepara all'inverno ed era necessario - allora come adesso - ricoverare il bestiame in luogo chiuso per garantirgli la sopravvivenza alla stagione fredda: è questo il periodo di Halloween. Si celebra il 31 ottobre.

  37. Halloween (some information in English) • Halloween, or Hallowe'en, is a holiday celebrated on the night of October 31. Traditional activities include trick-or-treating, Halloween festivals, bonfires, costume parties, visiting "haunted houses", carving jack-o-lanterns, and viewing horror films. Halloween originated from the Pagan festival Samhain, celebrated among the Celts of Ireland and Great Britain.Irish and Scottish immigrants carried versions of the tradition to North America in the nineteenth century. Other western countries embraced the holiday in the late twentieth century. Halloween is now celebrated in several parts of the western world, most commonly in Ireland, the United States, Canada, Puerto Rico, and the United Kingdom and occasionally in parts of Australia and New Zealand.

  38. More about Halloween! • The term Halloween (and its alternative rendering Hallowe'en) is shortened from All-hallow-even, as it is the eve of "All Hallows' Day", also which is now known as All Saints' Day. It was a day of religious festivities in various northern European Pagan traditions, until Popes Gregory III and Gregory IV moved the old Christian feast of All Saints' Day from May 13 to November 1. In the ninth century, the Church measured the day as starting at sunrise, in accordance with the Florentine calendar. Although All Saints' Day is now considered to occur one day after Halloween, the two holidays were, at that time, celebrated on the same day. Liturgically, the Church traditionally celebrated that day as the Vigil of All Saints, and, until 1970, a day of fasting as well. Like other vigils, it was celebrated on the previous day if it fell on a Sunday, although secular celebrations of the holiday remained on the 31st. The Vigil was suppressed in 1955, but was later restored in the post-Vatican II calendar.Many European cultural traditions, in particular Celtic cultures, hold that Halloween is one of the liminal times of the year when spirits can make contact with the physical world, and when magic is most potent (according to, for example, Catalan mythology about witches and Irish tales of the Sídhe).

  39. Alcuni ragazzi che hanno partecipato al progetto, sono stati invitati a riflettere sulle loro conoscenze ed esperienze musicali . L’utenza dei degenti è prevalentemente del centro sud e questo ha evidenziato una cultura delle tradizioni alquanto simile fra di loro. E’ emerso quindi un “ sapere “ ottenuto con recite scolastiche o per feste di paese. Come ballo è conosciuto da tutti LA TARANTELLA Quindi è emersa la necessità di saperne di più e di seguito ve ne diamo i risultati. Inoltre abbiamo pensato con i ragazzi di inserire come sottofondo musicale la tarantella!!!! Clicca per ascoltare un esempio di Tarantella >>

  40. LATARANTELLA Con il termine tarantella, detta anche còrea, vengono definite alcune danze popolari dell'Italia meridionale, in tempo veloce, in metro di 6/8 e per lo più in modo minore. Alcune tipologie hanno una metrica con dei fraseggi melodici e ritmici in 4/4 (una sestina ogni movimento, su bpm da 60 a 90); alcune pizziche, la pizzica scherma, alcune varianti peloritane ed agrigentine presentano fraseggi completi in 4, e, soprattutto, 16 movimenti. Diffusa tra la popolazione in Campania, già tra il Trecento e il Quattrocento. La trasposizione "colta" più famosa è probabilmente quella composta per pianoforte da Gioachino Rossini, intitolata La danza, che fu arrangiata per esecuzione orchestrale, insieme ad altri brani pianistici di Rossini, da Ottorino Respighi nel secolo XXI per il balletto La boutique fantasque, coreografato da Léonid Mjasin per i Ballets Russes di Serge Diaghilev. Il nome deriverebbe dalla tarantola o Lycosa tarentula, un ragno velenoso diffuso nell'Europa meridionale. Si riteneva che il veleno del ragno provocasse fenomeni di convulsione, per cui chi ballava questa danza sembrava morso dalla tarantola: da qui il nome "tarantella". Secondo altre interpretazioni deriverebbe invece dalla città di Taranto o dalfiume Tara.

  41. Tarantismo Il tarantismo o tarantolismo è considerato un fenomeno isterico convulsivo, proveniente da antiche culture popolari. In base ad alcune credenze dell'Italia meridionale, sarebbe provocato dal morso di un ragno chiamato taranta (probabilmente dal nome della città di Taranto, nel cui territorio é tuttora diffusa la tarantola mediterraneaIschnocolus). Il tarantismo comporterebbe una condizione di malessere generale e una sintomatologia psichiatrica simile all'epilessia. I sintomi sarebbero offuscamento dello stato di coscienza e turbe emotive. Lycosa tarentula Secondo la leggenda la tarantola con il suo morso provocherebbe delle crisi isteriche, il cui unico rimedio sarebbe una danza purificatrice, perchè ballando a lungo si eliminavano le tossine del veleno. Ancora oggi sono diffuse espressioni scherzose o di rimprovero del tipo "Ti ha morso la tarantola?" rivolte soprattutto a bambini vivaci o persone particolarmente irrequiete. Il tarantismo ha generato una forma musicale ed un ballo detto pizzica o tarantella, e in questa forma ha perso il legame con la religione e la superstizione, vivendo di vita propria Questa forma musicale recentemente è stata ripresa anche da autori internazionali.

  42. Storia ; Il tarantismosiconnotò come fenomenostoricoreligiosochecaratterizzòl'Italiameridionale e in particolare la Puglia fin dalMedioevo; visse un periodofelicefino al XVIII secolo, per subirenelXIX secolo un lento edinesorabiledeclino. Le vittimepiùfrequenti del tarantismoerano le donne, in quantodurante la stagionedellamietitura, le raccoglitricidigranoeranomaggiormenteesposte al rischiodiesseremorsicatedaquestofantomaticoragno. Attraverso la musica e la danza era peròpossibile dare guarigioneaitarantati, realizzando un vero e proprioesorcismo a carattere musicale. Ognivoltache un tarantatoesibivaisintomiassociati al tarantismo, deisuonatoriditamburello, violino, organetto, armonica a boccaedaltristrumentimusicaliandavanonell'abitazione del tarantatooppurenella piazza principale del paese. I musicisticominiciavano a suonare la pizzica, unamusicadalritmosfrenato, e iltarantatocominciava a danzare e cantare per lunghe ore sinoallosfinimento. La credenza volevainfatti, chementresiconsumavano le proprieenergienelladanza, anche la tarantasiconsumasse e soffrissesino ad essereannientata. Allaleggendapopolarepuòessere in realtàlegataancheunaspiegazionestrettamentescientifica: ilballoconvulso, accelerando ilbattitocardiaco, favoriscel'eliminazione del veleno e contribuisce ad alleviareildoloreprovocatodalmorso del ragno e disimiliinsetti. Non è quindidaescluderecheilballovenisseutilizzatooriginariamente come vero e propriorimediedio medico, a cui solo in seguitosonostatiaggiunticonnotatireligiosiedesoterici.

  43. -2- Come spessoaccade per irituali a caratteremagico e superstizioso, anche a questatradizionesicercòdi dare una "giustificazione" cristiana: cosìsispiegailruolodiSan Paolo, ritenutoilsantoprotettoredicolorochesonostati "pizzicati" da un animalevelenoso, capacediguarire per effettodellasuagrazia. La scelta del santo non è casualepoichéunatradizionevuolecheeglisiasopravvissuto al velenodi un serpentenell'isoladiMalta. Il tentativodicristianizzazione del tarantismo non riuscìperòcompletamente. Infatti, durante la trance le donnetarantateesibivanodeicomportamentidinaturaoscena, ad esempiomimandorapportisessualioppureorinandosuglialtari. Per questimotivi la chiesadi San Paolo diGalatina (LE), dove itarantativenivanocondotti a berel'acqua sacra del pozzodella cappella, vennesconsacrata e San Paolo dasantoprotettoredegliavvelenaticominciò ad esserericordato come ilsantodellasessualità. Il fenomeno del tarantismosi è andatoprogressivamenteestinguendo, ed è sopravvissutoesclusivamente in determinate zone del Salento. Esso era diffusonelle province diLecce, Brindisi, Taranto e probabilmenteanchenelsudbarese e nellaprovinciadi Matera. Per quantoriguardal'altoSalento, pare cheilcultodi San Paolo non fosse moltodiffuso, ma iltarantismoavevaconservatomaggiormenteilcaratterepagano. Quando la persona afflittadalmorsosiritenevaguarita, siusava fare un corteo, chiamatotarantolesco: sitornavaaccompagnatidaimusicisulposto dove la persona ritenevadiesserestatapizzicata e lìcompival'ultimoballo per quell'anno.

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